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La casa come „tappa‟ nella transizione alla vita adulta

I. Giovani e riproduzione delle disuguaglianze sociali

4. Il rapporto tra giovani e casa nel dibattito sociologico nazionale e internazionale

4.1 La casa come „tappa‟ nella transizione alla vita adulta

Il primo filone di studi, come evidenziato anche da Heath (2008), ha esaminato il rapporto giovani e casa sopratutto in relazione ai più generali processi di trasformazione del percorso verso l‟adultità. Le ricerche ascrivibili a questa prospettiva hanno messo in luce come, a causa dei cambiamenti nel mercato del lavoro, dell‟allungamento dei percorsi formativi e i tagli alla spesa sociale, i presupposti socioeconomici necessari per i giovani per intraprendere percorsi abitativi autonomi siano venuti meno e, a partire dalla metà degli anni „80, abbiano prodotto sia un post-ponimento nel tempo, sia una frammentazione nei percorsi di housing delle giovani generazioni (Furlong e Cartmel 1997).

Il percorso di transizione ad una vita indipendente non solo è più lungo e frammentato, ma è anche più reversibile (Coles et al. 1999), come dimostrato dall‟aumento della percentuale di giovani che decidono (più o meno volentieri) di tornare a vivere con i genitori (la cosiddetta “boomerang generation”, Beer et al. 2011;

29 Barrington e Stone 2013).

Proprio a fronte dell‟aumento nelle percentuali di ritorni a casa, la questione della

boomerang generation è recentemente stata messa al centro dell‟attenzione accademica.

Oltre infatti a capire in termini quantitativi e qualitativi quanti fanno ritorno a casa “volontariamente” o contro la loro volontà (“willing” Vs “reluctant”, cfr. Coles et

al.1999), è interessante anche capire come avvenga la ridefinizione della vita familiare e

delle responsabilità tra genitori e giovani figli ormai adulti.

Oltre a ciò, è stato inoltre rilevato un aumento dei rischi che i giovani in cerca di una propria autonomia abitativa si trovano a dover affrontare. Tra le problematiche più frequenti che ci si trova a fronteggiare rientrano maggiori possibilità di sperimentare condizioni di vita al di sotto della soglia di povertà (o, come nel caso dei paesi anglosassoni, periodi di vera e propria homelessness, cfr. Rugg e Burrows 1999), problemi legati alla sostenibilità e accessibilità dei costi per la casa e, infine, disagi connessi ad accresciute esigenze di mobilità territoriale (Cnel 2010). Specialmente questo ultimo aspetto incide ancora una volta sull‟aumento dei costi che le giovani generazioni affrontare devono sostenere, in quanto lo spostamento dal territorio di origine per motivi di lavoro li allontana dalla propria famiglia e dai vantaggi, in termini di “benefit” economici, derivanti dalla vicinanza al proprio family net.

Prima di procedere con l‟analisi, è necessario introdurre una importante distinzione. Esistono, infatti, diverse transizioni abitative. Storicamente, la principale, che in passato demarcava anche il passaggio all‟adultità, è l‟uscita da casa („leaving the parental

home‟). Un‟altra transizione abitativa è identificabile con l‟accesso alla casa di proprietà (Calvert 2010).

Di volta in volta le ricerche si sono concentrate quindi su una di queste due transizioni abitative dei giovani. In particolare, nell‟ambito degli studi sulle transizioni alla vita adulta, lo studio delle problematiche abitative giovanili è stato affrontato prevalentemente da un punto di vista quantitativo (Goldscheider e Goldscheider 1999; Mencarini e Tanturri 2006; Furlong 2009; Micheli e Rosina 2010), concentrando l‟attenzione specificatamente sulla questione dell‟accesso alla casa di proprietà, presa – in maniera forse un po‟ troppo semplicistica - come indicatore del raggiungimento (o mancato raggiungimento) di una tappa fondamentale per potersi definire adulti.

Gli studiosi, anche grazie alla presenza e disponibilità di banche dati come la British

Household Panel Survey o Eu-Silc, hanno focalizzato la loro attenzione specialmente

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fattori strutturali (ad esempio, il peso della famiglia di origine), andando ad evidenziare somiglianze o differenze nel contesto europeo (Iacovou 2001) e nazionale (Filandri 2010). Ciò ha anche permesso di raggiungere un livello di conoscenza maggiore sia sui modelli di formazione dei nuclei familiari sia sui luoghi di residenza scelti dai giovani (Rugg e Burrows 1999; Ermisch 2000).

Queste banche dati inoltre hanno permesso di evidenziare diversi cluster di paesi europei in base al timing di uscita, al supporto della famiglia e al ruolo delle politiche pubbliche, clusterizzazione che rimane in linea con le “famiglie” di welfare state individuate da Esping-Andersen (1990) e con i diversi regimi di transizione alla vita adulta delineati da Walther (2006)18.

Come si evince anche dai dati riportati nelle Tab. 3 e 4, vi sono profonde differenze nell‟età media in cui i giovani escono da casa e variazioni regionali. Tendenzialmente, nei paesi scandinavi si esce molto presto da casa, e relativamente presto anche nei paesi del regime definito “liberale”. L‟uscita da casa risulta invece avvenire più tardi nei paesi del Sud d‟Europa, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Inoltre, in tutti i paesi europei i giovani di sesso maschile abbandonano la casa dei genitori tendenzialmente più tardi rispetto alle loro coetanee (cfr. Tab. 2 e 3, cfr. anche Iacovou 2011).

Le ragioni di queste differenze vanno ricercate, oltre che nei fattori strutturali, derivanti dalle caratteristiche del mercato immobiliare e dal diverso funzionamento del mercato del credito, anche nelle differenze in termini di regolazione del mercato del lavoro e occupazione, e nei differenziali salariali tipici di ciascun paese. È necessario, inoltre, pensare anche alla differente forza dei legami famigliari, e il diverso orientamento che i giovani europei hanno nei confronti della indipendence (ovvero, l‟abilità di mantenersi), e della togetherness, (ovvero il senso di appartenenza verso i propri consanguinei) (Reher 1998; Beer et al. 2011; Iacovou 2011).

Le differenze in termini di outcome abitativi dei giovani, inoltre, dipendono molto anche dalla classe sociale della famiglia di origine. Filandri (2009) sottolinea ad esempio come in Italia lo svantaggio abitativo colpisca in misura maggiore la classe operaria, rispetto al ceto medio e alle classi più benestanti.

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I regimi di transizione all‟età adulta secondo lo studioso tedesco sono quattro: universalistico (Danimarca, Svezia), centrato sull‟occupazione (Germania, Francia, Olanda), liberale (Regno Unito, Olanda), sub-protettivo (Italia, Spagna, Portogallo), cfr. Walther 2006, p. 126.

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