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Gli anni Settanta e Ottanta: Leone, Pertini e Cossiga

le visite in Italia dei presidenti della Repubblica (1948-2006)

3. Gli anni Settanta e Ottanta: Leone, Pertini e Cossiga

Anche il napoletano Giovanni Leone, eletto nel dicembre 1971, viaggiò poco in Italia: pur dotato di un carattere gioviale, la sua interpretazione rigorosamente ‘notarile’ della funzione presidenziale lo portò a non esporsi troppo, anche se paradossalmente il desti- no gli riservò un settennato travagliato sia sul piano pubblico sia su quello privato, fino a costringerlo alle dimissioni nel giugno 1978 sotto il peso di calunnie e accuse che non furono mai provate.

Il periodo in cui Leone effettuò il maggior numero di visite fu il primo biennio del mandato (1972-1973) – rispettivamente 18 e 28 – per poi diminuire nettamente nella seconda parte, quando si allontanò da Roma soltanto per eventi dolorosi come il sisma in Friuli del 1976, la caduta dell’Hercules C-130 a Livorno nel marzo 1977 o per parte- cipare ai primi funerali delle vittime del terrorismo. Era infatti iniziato quel periodo ter- ribile della storia repubblicana (la cui prima avvisaglia fu la strage di piazza Fontana a Milano nel 1969) che sarà definito ‘gli anni di piombo’ e che fu scandito, durante il set- tennato di Leone, dalle stragi di Fiumicino nel 1973 e di piazza della Loggia a Brescia nel maggio 1974, dall’attentato al treno “Italicus” nell’agosto successivo, dall’assassinio del procuratore generale di Genova Francesco Coco nel giugno 1976 e dal rapimento e uc- cisione di Aldo Moro nella primavera del 1978.

La città che Leone visitò più volte fu Firenze; andò poco nella sua Napoli e, in pie- na controtendenza rispetto ai predecessori, si recò soltanto due volte a Milano e una a Torino, in occasione dell’inaugurazione del nuovo Teatro Regio nel 1973. Interruppe la consuetudine di visitare la Fiera del Levante di Bari e non andò nelle isole; molto signi- ficativa storicamente è invece, nell’ambito dei festeggiamenti per il trentennale della Liberazione nel 1975, la sua visita (la prima di un presidente della Repubblica) alla Ri- siera di San Sabba, campo di sterminio nazista in Italia dichiarato da Saragat nel 1965 Monumento nazionale. Va rilevato che Leone dedicò ben dieci interventi a località ita- liane toccate da episodi drammatici della Resistenza, una proporzione molto alta nel to- tale di quelle effettuate: Montefiorino, Aosta, Valsesia, Argenta, Cassino, Mignano

Da Luigi Einaudi a Carlo Azeglio Ciampi 55 Monte Lungo sono solo alcuni dei luoghi in cui il presidente ricordò l’attività partigiana e le sofferenze subite dalla popolazione civile.

Dal punto di vista economico, invece, il periodo della crescita era finito ed erano iniziati gli anni della cosiddetta austerity, con la crisi petrolifera e le conseguenti ‘do- meniche a piedi’, con consumi drasticamente ridotti. Di conseguenza, in questo setten- nato registriamo soltanto la presenza di Leone all’inaugurazione dell’intero tracciato dell’Autostrada Adriatica nell’aprile 1973 (ultimo atto delle grandi realizzazioni infra- strutturali degli anni Sessanta) e una visita alla Fiera Campionaria di Milano. Legato al problema del costo del greggio è invece il sopralluogo ai nuovi giacimenti petroliferi dell’Eni in Val Padana nel 1974.

Dopo le dimissioni di Giovanni Leone, travolto da accuse pesantissime (ma egli af- fermò orgogliosamente nel messaggio televisivo del 15 giugno 1978 che l’Italia aveva sempre avuto un presidente onesto), e i terribili cinquanta giorni del rapimento e assas- sinio di Aldo Moro, il Paese aveva bisogno di una figura che riavvicinasse i cittadini al- le istituzioni: Sandro Pertini fu l’uomo giusto che assolse questo compito in modo mi- rabile, tanto da essere definito ‘il presidente più amato dagli italiani’. Il suo passato di antifascista esiliato, incarcerato, confinato e condannato a morte, le azioni di eroico par- tigiano, il carattere irruento ma diretto e spontaneo e l’amore per i giovani esercitarono un grandissimo fascino sull’opinione pubblica.

Pertini amava il contatto con la gente: fu il primo a istituire l’abitudine di ricevere ogni giorno al Quirinale scolaresche provenienti da tutta Italia, con cui s’intratteneva ri- spondendo liberamente alle domande dei ragazzi; del resto già a Montecitorio, come presidente della Camera, aveva ricevuto in otto anni circa 55.000 studenti. In occasione del suo primo discorso per l’apertura dell’anno scolastico nel settembre 1978, per esempio, ruppe la tradizione del messaggio televisivo per invitare una delegazione di docenti, studenti e genitori al Quirinale. Fu vicino ai cittadini sia nei momenti tristi (e nel suo settennato ce ne furono molti, tanto da essere definito ‘il presidente dei funerali di Stato’) sia in quelli felici: tutti ricordano la sua gioia, da vero tifoso, per la vittoria dell’Italia alla finale dei Campionati mondiali di calcio in Spagna nel 1982.

Coerentemente con questa concezione del suo ruolo Pertini viaggiò tanto, in Italia e all’estero (fu il primo capo di Stato italiano a visitare la Cina e il Giappone): il numero degli interventi interni toccò infatti la cifra di 203, con un incremento costante ogni an- no – tranne una lieve flessione nel 1983 – fino ai 40 del 1984. Inaugurò il settennato andando a Torrita Tiberina, due giorni dopo l’elezione, per rendere omaggio alla tomba di Aldo Moro e ripeté questo rito il 9 maggio di ogni anno del suo mandato: fu l’unico presidente a farlo, nonostante non fosse stato un compagno di partito dello statista de- mocristiano; la stima che evidentemente nutriva per Moro lo portò a partecipare in for- ma non ufficiale, l’anno seguente, a un convegno a Bari sulla sua figura. La stessa pie-

tas mostrò nei confronti di Enrico Berlinguer, deceduto a Padova dopo un malore im-

provviso, inviando un aereo per riportare a Roma la salma e i suoi familiari; tutti poi lo ricordiamo angosciato, accanto alla mamma di Alfredino Rampi, sul bordo del pozzo di Vermicino dove il bambino cadde e morì nel giugno 1981. Il presidente laico e sociali- sta, non religioso ma profondamente ‘credente’ nei sentimenti dell’amicizia e del ri- spetto delle idee altrui (a questo proposito citava spesso un celebre motto di Voltaire),

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ebbe anche un profondo rapporto di stima e affetto con il papa Giovanni Paolo II, che incontrò molte volte privatamente e con cui fece una gita sull’Adamello nel luglio 1984.

Durante il settennato di Pertini continuò il periodo tremendo della storia italiana apertosi con la strage di piazza Fontana: i funerali di Stato si susseguirono con l’uccisione dei giudici Fedele Calvosa e Emilio Alessandrini, con le vittime delle Briga- te Rosse come Guido Rossa e Giuseppe Taliercio, fino al terribile attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Iniziarono anche i delitti ‘eccellenti’ di mafia in Sicilia con l’assassinio del presidente della Regione Pier Santi Mattarella nel gennaio 1980 e – negli anni seguenti – di Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Gian Giacomo Ciac- cio Montalto, Rocco Chinnici e con l’attentato al rapido “904” Roma-Milano a San Be- nedetto Val di Sambro. Dovunque la figura magra e un po’ curva del vecchio presidente era in prima fila, a testimoniare la forza dello Stato che non si piegava alla violenza: certamente il suo straordinario carisma contribuì al superamento di quella profonda cri- si e a salvare la democrazia.

Nell’autunno del 1980 l’Irpinia fu colpita da un violento terremoto: anche fra quel- le macerie non mancò la presenza di Pertini.

Accanto a quei dolorosi impegni, il capo dello Stato – come i predecessori – compì molte visite in tutto il paese (ben 63) per partecipare a eventi di carattere culturale. Fi- renze (dove compì la sua prima visita ufficiale nel settembre 1978) fu la città in cui si recò più volte, sia in forma privata che ufficiale, seguita da Milano e Genova. Grandis- sima era infatti la passione di Pertini per l’arte e per la musica: visitò dunque numerose mostre, in anni in cui si organizzarono in Italia eventi di eccezionale rilevanza come le esposizioni di Emilio Greco a Orvieto, la Raccolta Manzù ad Ardea, le mostre di André Masson e Umberto Mastroianni – ma anche di Raffaello e Chagall – a Firenze, la Mo- stra sull’arte del vetro e l’antologica di Guttuso a Venezia, i Codici di Leonardo a Mi- lano e Firenze, la Mostra sulla Cina ancora a Firenze e quella di George Braque a Bari ecc. Eccellente musicofilo, il presidente riprese la tradizione, interrottasi nel 1963 con Segni, di partecipare ogni anno alla serata inaugurale della stagione della Scala a Mila- no nel giorno di S. Ambrogio, così come andò all’Arena di Verona e a Vicenza e Bre- scia per importanti eventi musicali.

Naturalmente, per l’esperienza personale vissuta in prima linea, Pertini partecipò a molte cerimonie rievocative di episodi della Resistenza come gli eccidi di Boves e Marzabotto, della Benedicta e di Sant’Anna di Stazzema, la distruzione di Cassino, la fucilazione dei fratelli Cervi e così via, anche perché nel biennio1983-1984 ricorsero i quarant’anni da quei tragici fatti. Il 24 e 25 aprile 1980 festeggiò il 35° anniversario della Liberazione presenziando a due giorni di eventi a Milano; con la stessa partecipa- zione emotiva il presidente andò in Friuli e Veneto il 4 novembre 1978 per i 60 anni della Vittoria nella Grande guerra, durante la quale – soldato ventenne – aveva combat- tuto sul fronte dell’Isonzo meritando nel 1917 una Medaglia d’argento al valor militare. Questo passato militare fece sì che Pertini dedicasse molta attenzione anche a eventi re- lativi alle Forze armate: andò quasi tutti gli anni a Ostia per l’anniversario della fonda- zione della Guardia di Finanza; a Livorno, Civitavecchia e Pozzuoli per il giuramento degli allievi dell’Accademia navale; alla Scuola di fanteria di Cesano, all’Accademia Militare di Modena ecc. Forse anche il difficilissimo momento che stava vivendo

Da Luigi Einaudi a Carlo Azeglio Ciampi 57 l’Italia lo spinse a mostrarsi particolarmente vicino ai Corpi armati che, con diversi ruo- li, avevano il compito della difesa del Paese.

Legato alla sua formazione socialista è l’interesse che Pertini mostrò per il mondo del lavoro, soprattutto operaio, visitando molte fabbriche e stabilimenti industriali: nel Sud il nuovo stabilimento della Fiat a Termoli, l’Italsider a Taranto e la Montedison a Brindisi; nel Nord il Petrolchimico di Porto Marghera, la Merloni di Fabriano, la Breda di Pistoia, i Cantieri navali di Monfalcone, la Zanussi di Pordenone e così via. Cessò invece la consuetudine che avevano instaurato i primi presidenti della Repubblica di andare ogni anno alla Fiera campionaria di Milano e al Salone dell’automobile di Tori- no, vetrine che avevano rappresentato lo slancio economico del dopoguerra.

Anche Pertini, come i predecessori, onorò i due maggiori eroi del Risorgimento: il 27 settembre 1981 intervenne in forma privata a Savona alla celebrazione del 150° an- niversario della fondazione della “Giovine Italia” di Mazzini; il 2 giugno1982 dedicò la Festa della Repubblica al centenario della morte di Giuseppe Garibaldi, con un omag- gio personale a Caprera.

Infine, per quanto riguarda lo sport, non si può non ricordare il vecchio presidente esultante nel 1982 allo stadio di Madrid, accanto a un molto meno soddisfatto re Juan Carlos, per la vittoria della nazionale italiana ai Mondiali di calcio.

Il successore Francesco Cossiga (divenuto il 3 luglio 1985 l’ottavo capo dello Sta- to italiano) si presentò subito come una figura completamente opposta, per indole e per passato politico, a quella di Pertini: sardo, introverso, è stato il più giovane presidente della Repubblica eletto fino a oggi (a 57 anni). Per evidenti ragioni anagrafiche fu il primo inquilino del Quirinale a non avere partecipato ai lavori dell’Assemblea costi- tuente: docente universitario di diritto costituzionale, si era iscritto fin dal 1945 alla Democrazia cristiana; al momento dell’elezione alla più alta carica dello Stato aveva bruciato le tappe di una folgorante carriera politica ricoprendo – giovanissimo – i mag- giori incarichi istituzionali: sottosegretario, ministro dell’interno, presidente del Consi- glio, presidente del Senato.

Il settennato di Cossiga fu particolare perché caratterizzato da un primo periodo in cui egli esercitò il suo ruolo in modo molto formale e da una seconda fase in cui, dopo la caduta del muro di Berlino e il cambiamento dello scenario politico internazionale, cominciò a intervenire nella vita pubblica con ‘esternazioni’ in cui attaccò pesantemen- te i partiti, la magistratura e altre istituzioni, guadagnandosi l’appellativo di ‘grande picconatore’.

Questo duplice atteggiamento si riflette anche nella distribuzione dei viaggi, sia in Italia sia all’estero. Cossiga si spostò molto, effettuando circa 50 viaggi fuori dall’Italia e 201 interventi in località italiane (più o meno lo stesso numero di quelli di Pertini): ma sia gli uni che gli altri aumentarono molto nella seconda parte del mandato presi- denziale. Fu il primo capo di Stato italiano che visitò Israele, ebbe un legame particola- re – anche di affinità culturale – con la Germania, fece una lunga visita di Stato in alcu- ni Paesi dell’Africa centrale e un’altra in Australia. Dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica e dell’ex Jugoslavia visitò gli Stati dell’Europa Orientale nati dal nuovo asset- to mondiale e, unico tra tutti i presidenti, compì nella primavera del 1992 una serie di

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visite di commiato nei principali Stati europei e negli Usa prima delle dimissioni, an- nunciate polemicamente il 25 aprile 1992.

Per quanto riguarda l’Italia, oltre la metà degli interventi furono effettuati da Cos- siga negli ultimi due anni e mezzo, con il picco di 44 visite nel 1991. Non privilegiò al- cuna città in particolare (come era accaduto con i primi presidenti), ma preferì visitare un numero maggiore di località, inaugurando una tendenza che si confermerà con i suc- cessori fino ad arrivare a Ciampi, che riuscirà ad andare in tutti i capoluoghi di provin- cia d’Italia.

Cossiga iniziò e terminò il suo mandato rendendo omaggio alla tomba di Aldo Mo- ro, dalla cui terribile vicenda fu profondamente segnato perché durante il rapimento era ministro dell’interno (carica da cui si dimise dopo il ritrovamento del corpo dello stati- sta in via Caetani). La scia di sangue che attraversava l’Italia da tanti anni continuò pe- raltro anche durante il suo mandato, quando cessò l’attività delle Brigate Rosse (che comunque colpirono un’ultima volta assassinando a Forlì nell’aprile 1988 il professor Roberto Ruffilli), ma contemporaneamente la mafia sferrò l’attacco più duro al cuore dello Stato con gli assassini del capo della squadra mobile di Palermo Antonino Cassarà e del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, dell’imprenditore Libero Grassi e dei giudici Antonio Saetta, Rosario Livatino, Antonino Scopelliti, Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo. Cossiga assistette a tutti i funerali, portando la presenza delle istituzioni in un susseguirsi di tragedie che minacciarono seriamente la stabilità dello Stato. Durante la sua presidenza, inoltre, morì Sandro Pertini e scomparvero alcu- ni importanti esponenti politici della Democrazia cristiana come Zaccagnini, Rumor, Donat Cattin e Malfatti.

Anche Cossiga, come i presidenti che lo avevano preceduto, dedicò gran parte dei suoi interventi a eventi di carattere culturale: tra quelli che ebbero particolare risonanza ricordiamo l’inaugurazione del ricostruito Teatro alla Scala, la mostra sulla civiltà degli Etruschi a Firenze, il 50° anniversario della morte di Pirandello, il restauro dell’Arco di trionfo al Castel Nuovo a Napoli, l’antologica di Manzù a Milano, le mostre su Russia e Cina a Torino e a Stupinigi, sugli splendori di Bisanzio a Ravenna, su Masaccio a Fi- renze ecc.

Cossiga presenziò a molte cerimonie di carattere militare, cui volle assistere per- ché era un ambiente al quale era legato sia per passate esperienze personali (era capita- no di corvetta e di fregata), sia perché aveva una vera ossessione per la sicurezza pro- pria e delle sedi delle istituzioni: intervenne a cerimonie di giuramento di allievi di vari Corsi o Scuole militari, visitò porti e aeroporti, assistette a esercitazioni alpine e navali ecc. Invece, probabilmente per la diversità della storia personale derivante dall’ap- partenere a una generazione che non aveva partecipato alla guerra egli, a differenza dei predecessori, partecipò a poche cerimonie rievocative della Resistenza, anche se molto significative: visitò il Museo Cervi a Gattatico e la Risiera di San Sabba; conferì alcune Medaglie d’oro; accolse il ritorno delle spoglie di un soldato ignoto caduto in Russia; rievocò l’eccidio delle Malghe di Porzus. Celebrò poi a Vittorio Veneto il 70° anniver- sario della fine della prima guerra mondiale.

Dal punto di vista economico l’epoca del boom e della costruzione di grandi infra- strutture era finita da tempo e infatti Cossiga, come già Pertini, non dedicò molti inter-

Da Luigi Einaudi a Carlo Azeglio Ciampi 59 venti a questo settore: andò due volte alla Mostra-mercato dell’antiquariato a Firenze; incontrò i capi di Stato partecipanti al Vertice economico dei Paesi del G7 a Venezia nel 1987; visitò in forma privata il Salone nautico internazionale di Genova. Nel settore delle grandi opere si segnala in questo settennato l’inaugurazione del tratto autostradale Fiano-San Cesareo e di un nuovo impianto idroelettrico vicino a Caserta.

Il presidente mostrò interesse per le categorie sociali più deboli, le cui difficoltà andavano aumentando in un periodo come gli anni Ottanta in cui l’edonismo e il ram- pantismo, finalizzati al successo personale, lasciavano poco spazio alla solidarietà verso chi era ai margini della società. Cossiga, per esempio, fu il primo capo di Stato a visita- re l’Istituto di osservazione maschile “Filangeri” di Nisida, mostrando un’attenzione che sarà confermata dai successori; partecipò al VII Congresso dell’Onu sul tema della prevenzione del crimine che si svolse a Milano nel 1985; visitò comunità per il recupe- ro dalla tossicodipendenza e centri di assistenza per handicappati; intervenne a Firenze all’inaugurazione della VII Conferenza internazionale sull’Aids; partecipò in forma privata al Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini nel 1991. Inoltre, a differenza dei predecessori, esplicitò la sua formazione cattolica partecipando a svariate cerimonie di carattere religioso.

In campo sportivo è da ricordare che nel 1990 si svolsero in Italia i Campionati mondiali di calcio: il presidente assistette ad alcune partite a Milano, incontrando i capi di Stato venuti ad assistere alle partite delle Nazionali dei loro Paesi.

Cossiga, infine, onorò le figure dei presidenti che lo avevano preceduto commemo- rando Luigi Einaudi nel 25° e nel 30° anniversario della scomparsa, Giovanni Gronchi nel centenario della nascita e Sandro Pertini un anno dopo la morte, avvenuta nel 1990, con una visita al cimitero di Stella.

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