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Se nella prima parte della tesi abbiamo colto come la medicalizzazione della vita costituisca una cornice entro cui avvengono e prendono forma tutte le azioni umane che si esplicano nella nostra epoca tanto che non è possibile contrapporre ad essa dei discorsi che puntino ad una demedicalizzazione del reale, nel primo capitolo di questa seconda parte abbiamo visto come la medicalizzazione doni vita e potere alla pratica psichiatrica. Essa infatti, grazie alla copia istinto-degenerazione, inizia ad interessarsi della sessualità discriminando tra atteggiamenti devianti (perversioni) e atteggiamenti sani. Così facendo riesce a far breccia nelle attività del singolo soggetto, assumendo come proprio oggetto d’intervento l’intera popolazione. Per tal ragione, essa si pone, secondo Foucault, quale disciplina della protezione scientifica della società e di protezione biologica della specie. Szasz condivide tale asserto foucaultiano e lo sviluppa affermando che la tendenza odierna della psichiatria sia rappresentata proprio da tale tendenza alla psichiatrizzazione crescente dei pericoli dati dall’anormalità che minaccia la società. Egli afferma, anche, che ciò si possa verificare tramite l’analisi dell’aumento costante di patologie inserite all’interno del DSM, il manuale psichiatrico che oggi definisce cosa è una patologia psichica e cosa non lo sia. Inoltre, egli fa notare come la psichiatria, intesa quale scienza medica, nonostante sia nata verso la fine del XVIII secolo si sia realmente imposta all’interno della società, assumendo un ruolo sempre più cruciale per la vita, proprio grazie alla comparsa del DSM, poiché esso ha donato il definitivo rigore scientifico a tale pratica. Dunque, risulta assolutamente indispensabile, per la tematica che stiamo affrontando, andare a studiare cosa sia tale manuale, come operi e quale diffusione ha avuto. Per intraprendere una ricostruzione di questo tipo, mi sembra necessario partire dal 1980, anno che rappresenta un simbolo per la storia della psichiatria, poiché in

quella data la psichiatria cessa definitivamente di essere considerata e di considerarsi una pseudo scienza per entrare definitivamente nell’olimpo della medicina scientifica. La svolta del 1980 in ambito psichiatrico può essere paragonabile solo alla rivoluzione compiuta dall’alienista francese Philippe Pinel che nel 1793, quando fu nominato direttore dell’ospizio dei folli di Bicêtre, ruppe con le tradizioni barbare di cura della malattia mentale che giungevano dal Medioevo, sciogliendo le catene fisiche che imprigionavano i folli e rendendo, per la prima volta nella storia umana, l’ospizio dei folli una struttura terapeutica dedita alla cura della malattia mentale317. Come il gesto operato da Pinel sancisce l’inizio

della psichiatria scientifica, ovvero di una disciplina votata in maniera rigorosa allo studio, all’osservazione e alla comprensione dei fenomeni legati alla follia, così il 1980 rappresenta l’anno in cui tale disciplina giunge finalmente al proprio compimento. L’evento cardine che segna in modo così indelebile la storia e il futuro della psichiatria è la pubblicazione della terza edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (comunemente chiamato DSM) da parte dell’American Psychiatric Association (APA). A questo proposito lo studioso Maxmen nel libro The new psychiatrists scrive: “il primo luglio 1980, la supremazia

della psichiatria scientifica diviene ufficiale. In quel giorno, l’APA pubblica un sistema di diagnosi psichiatrica radicalmente nuovo, il DSM-III. E adottando il DSM-III, dove le sue basi sono scientifiche, la psichiatria americana rompe con la tradizione cinquantenaria della diagnosi basata sulla psicoanalisi […] la pubblicazione del DSM-III […] rappresenta una vera rivoluzione318”. Per dar forza e allo stesso tempo chiarire le parole di Maxmen possiamo

far riferimento a quanto scrive il noto psichiatra Kendell: “il DSM è un pietra miliare. Per la

prima volta un glossario nazionale o internazionale, ha fornito definizioni dettagliate per quasi ogni categoria diagnostica e per la maggior parte dei termini tecnici usati in quelle definizioni. Così il DSM-III ha reso possibile per gli psichiatri fare diagnosi con un’attendibilità comparabile a quella ottenuta nelle altre branche della medicina319”.

Dunque, il DSM è un manuale redatto dell’American Psychiatric Association che serve a creare ed uniformare la modalità di diagnosi all’interno dell’ambito psichiatrico e Kendell fa riferimento alla terza edizione del DSM, poiché è stata proprio tale edizione, pubblicata nel 1980, a decretare e sancire il successo e la diffusione di tale manuale. Infatti la prima edizione del DSM vide la luce nel 1952, ma la pubblicazione di questo primo manuale non ebbe molta risonanza nella psichiatria mondiale e nemmeno l’uscita, nel 1968, del DSM-II riuscì a

317 All’interno delle ricerche condotte per la tesi di dottorato, ho studiato a lungo la figura di Pinel, poiché essa

rappresenta il simbolo della nascita della psichiatria. In particolare ho anche curato la traduzione e ho scritto la postfazione dell’opera: P. Pinel, Regole per il trattamento morale, Alboversorio, Milano 2015

318 J. Maxmen, The new psychiatrists, New American Library, New York 1985, p. 35

ribaltare tale situazione. Il problema di questi primi due manuali era la loro natura ibrida, in quanto mantenevano una forte componente psicoanalitica. Essi mescolavano teorie psicoanalitiche e teorie psichiatriche, creando una sorta di caos diagnostico che non agevolava la diffusione del manuale320. Si coglie come il problema dei primi due DSM fu quello di mettere assieme troppi sistemi diagnostici, infatti come affermò Ludwig Wittgenstein in psichiatria, nonostante la pubblicazione dei primi due DSM, continuava a persistere un’enorme confusione concettuale321. Tale situazione era dovuta, secondo il filosofo Ian

Hacking, al fatto che all’interno della pratica psichiatrica convivessero in maniera anarchica metodi clinici della medicina, metodi clinici propri della psichiatria, metodi di stampo psicologico e una serie infinita di varianti psicoanalitiche322. IL DSM-III muta completamente questa definizione riuscendo a creare uno strumento che, eliminando la psicanalisi, fornisce per la prima volta nell’intera storia della psichiatria un sistema tassonomico che uniforma le possibilità diagnostiche. Ne segue, che alla domanda che “Cos’è il DSM?” è possibile rispondere che esso è un manuale redatto dall’APA per la prima volta nel 1952, ma raggiunge la fama e la diffusione nel 1980, anno in cui si rivoluziona completamente il modo di porre la diagnosi in psichiatria tramite la creazione di un linguaggio univoco e la definizione di quadri patologici che non tengano conto delle influenze provenienti dalla psicoanalisi o da altre discipline, decretando di fatto una nuova modalità di esercitare la professione psichiatrica e la creazione di uno strumento specifico per operare all’interno della stessa.