La bioetica è dunque una disciplina che non vuole avere una propria opinione prestabilita ma, nascendo al fine di aiutare i medici e gli esperti della salute a realizzare il proprio fine, cioè il bene del paziente, cerca di porsi come metodo pratico-interrogativo e, facendo interagire i saperi, riesce a mediare tra le differenti posizioni specialistiche per giungere ad un parere su un caso prestabilito. In altre parole, la bioetica è una disciplina che valuta tutti i problemi dell’esistenza, in particolare quelli legati alla sfera dell’agire medico-terapeutico, come istanze problematiche che non possono essere risolte nella semplicità di una prescrizione singolare. Per fare ciò il primo quesito che essa deve porsi è quello relativo a cosa sia la salute, in quanto fare il bene del paziente in ambito medico porta con sé la volontà di ripristinare lo stato di salute alterato da parte del soggetto. Si può, inoltre, affermare che qualunque sia la questione che si affronta in medicina, da quelle più generali a quelle più specifiche, esse trovano sempre come punto di partenza la questione attorno a cosa sia la salute. Non è un caso che questa domanda sia stata affrontata da pensatori di tutte le epoche e di tutte le culture, producendo una serie ampia e variegata di riflessioni, che si possono, in linea di massima, riassumere in due posizioni: la prima fa riferimento ad un modello meccanico del corpo umano e la seconda si basa su una dimensione olistica, che considera il soggetto e il suo corpo sempre inseriti in contesti storico-sociali. Non bisogna cadere nell’errore di considerare queste due posizione come antitetiche rispetto all’obbiettivo dell’agire terapeutico, infatti sebbene gli autori che seguono tali correnti hanno delle modalità totalmente differenti di intendere il concetto di salute, ciò a cui essi mirano è in ogni caso fare il bene per l’uomo e riportarlo ad uno stato di totale salute, che solo permette di esprimere la propria naturalità nel mondo.
Uno dei maggior rappresentanti della prima corrente (modello meccanico) è Cristopher Boorse che introduce il problema dalla salute in questi termini: “è assioma tradizionale della
medicina che la salute sia assenza di malattia. Che cos’è una malattia? Qualcosa di incompatibile con la salute43”. Boorse suggerisce che una persona è sana se il suo corpo
funziona con efficienza specie-tipica e che essa soffre di una malattia se le funzioni sono depresse al di sotto dei livelli specie-tipici. In altri termini, se è normale mediamente che un uomo riesca a camminare senza provare dolore, qualora tale situazione non avvenga in un soggetto, esso è malato e quindi non presenta uno stato di salute. Se ne può dedurre che il modello meccanico si rifà al corpo umano considerandolo come un insieme di organi e stabilisce che la nozione di salute equivale all’assenza di patologie che affliggono gli stessi
organi. La malattia viene vista come una deviazione dal progetto della specie, che altro non è che la gerarchia tipica di sistemi funzionali interconnessi che mantengono la vita di un organismo di un dato tipo. Per determinare quali e quante siano le patologie, i seguaci del metodo meccanico si rifanno a delle medie statistiche, sostenendo che l’uomo deve comportarsi ed essere in grado di affrontare la vita secondo alcune modalità e quando le modalità di compiere determinate azioni sono inferiori alla media degli altri uomini un soggetto è definibile malato.
Di tutt’altro avviso è il secondo modo d’intendere il concetto di salute che possiamo nominare olistico, i rappresentanti di questa corrente sostengono che l’insieme dei sintomi di un malato può essere sintetizzato nel nome di una malattia solo per utilità schematica, ma non può esistere alcuna dissociazione concettuale tra malattia e malato, dunque una malattia non può essere intesa come sola alterazione organica, ma deve essere percepita come alterazione di un equilibrio esistenziale. A questo proposito assumono particolare importanza le riflessioni di Hans-Georg Gadamer, il quale si esprime in questo modo:“l’arte medica non coincide, a dire
il vero, con la creazione di una nuova situazione di stabilità, bensì consiste nell’assestare l’equilibrio precario già esistente. Ogni alterazione di esso, ogni malattia, condivisa anche da infiniti fattori legati al bilanciamento ancora in atto. Questa è la ragione per cui l’intervento del medico non deve essere inteso propriamente come la produzione o la determinazione di qualcosa, ma soprattutto come rafforzamento dei fattori che costituiscono la condizione di stabilità44”. In altri termini, per chiunque sostenga la definizione olistica del
concetto di salute, essa viene rappresentata da un equilibrio a cui partecipano una serie molteplice di fattori, poiché come sostiene lo stesso Gadamer:“la malattia, ossia la perdita
dell’equilibrio, non si riferisce soltanto ad un fatto medico biologico, bensì anche ad un avvenimento biografico e sociale […] in questo senso vale ciò a cui allude Platone, ovvero che il medico deve considerare la totalità della natura45”.
Per cogliere meglio cosa s’intenda con il significato di olismo si può far riferimento allo psichiatra canadese George Engel il quale sostiene che la medicina è dominata da un modello biomedico che concettualizza la malattia unicamente sulla base di parametri somatici, per tal ragione la malattia viene definita come qualsiasi deviazione dalla norma di variabili biologiche misurabili46. Dunque, secondo Engel, l’approccio dominante della medicina non tiene conto dei fattori sociali, personali e comportamentali che conducono sia
44 H. G. Gadamer, Dove si nasconde la salute, Raffaello Cortina Editore, Milano 1994, pp. 45-46 45 Ivi, p. 50
46 G. Engel, The Need for a New Medical Model: A Challenge for Biomedicine, in Science, 196 (4286), pp. 129-
all’instaurazione della malattia sia all’evoluzione e alla cura della stessa. Per Engel una medicina che si voglia dire scientifica deve per forza dirsi olistica, poiché avendo ad oggetto l’uomo, non può dimenticarsi di considerare tutti gli aspetti che concorrono nell’edificazione della vita dello stesso. Perciò, se il modello meccanico sostiene che la salute sia da definirsi quale assenza di malattia, il modello olistico sostiene che la salute è qualcosa che riguarda l’intera vita del soggetto, determinata da tutti i fattori vitali e dalle espressioni che gli consentono di rapportarsi al mondo. Dunque, l’uomo ha un proprio equilibrio vitale che costituisce lo stato di salute, qualunque alterazione di questo stato determina una patologia, la quale è di difficile risoluzione, poiché non basta risolvere la patologia, ma bisogna riuscire a ricreare lo stato di perfetto equilibrio dell’uomo nel mondo.
Nonostante queste due grandi correnti abbiano una maniera totalmente diversa di concepire lo stato di salute, meccanicismo pura assenza di malattia, olismo intera vita del soggetto, esse concordano che sia del tutto possibile determinare uno stato di salute. Tale idea trova il proprio fondamento concettuale nell’opera di Claud Bernard, il quale ergendo la medicina a pratica scientifica e sostenendo che essa assuma a proprio oggetto la salute, determina che la stessa salute può essere colta osservando il soggetto e determinando statisticamente quali siano le possibilità da ritenere normali e naturali e quali siano patologiche47. Anche il celebre sociologo Durkheim condivide tale impianto, tanto che scrive: “chiameremo normali i fatti
che presentano le forme più generalizzate e daremo alle altre il nome di morbose o patologiche […] non è senza una ragione che i caratteri la cui riunione costituisce il tipo normale hanno potuto generarsi in una specie48”. Dunque secondo tali autori la normalità è
l’esito di una selezione evolutiva basata sull’adattamento all’ambiente, lo scopo del medico è quello di cogliere quale sia la normalità che le differenti epoche hanno decretato come frutto evoluzionistico, tentando di riportare le persone ad assecondare tale grado di normalità. In altre parole essi ritengono che sia del tutto possibile determinare uno stato di salute, osservando quello che è la naturalità dell’espressione umana determinata dall’evoluzione adattativa all’ambiente. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità segue questo ragionamento dedito alla possibilità di trovare una naturalità del concetto di salute, sposando però la teoria olistica, infatti dal 1948 essa definisce la salute come: “uno stato completo di
benessere fisico, psichico e sociale, e non come una mera assenza di malattia o infermità”.
Dunque il concetto di salute che oggi noi utilizziamo, derivante dalla definizione coniata dall’OMS, stabilisce che la salute è un attributo proprio dell’uomo che può e deve essere
47 Vedi C. Bernard, Introduction à l'étude de la médecine expérimentale, Flammarion, Paris 2008, pp. 327-336 48 É. Durkheim, Le regole del metodo sociologico, Edizioni Comunità, Torino 2001, pp. 65-68
rilevato, anche se esso stesso muta a seconda delle epoche umane e dai caratteri di specie che lo stesso uomo sviluppa adattandosi ad una particolare forma di mondo.