• Non ci sono risultati.

Smartphone, tablet e App: la nuova frontiera della medicalizzazione

L’analisi di Clark porta a proprio supporto anche una lettura dei cambiamenti che sono intercorsi tra gli anni ’80, anni in cui Foucault formalizza la sua riflessione sulla medicalizzazione, e i tempi odierni attorno all’evoluzione dei meccanismi d’informazione. Secondo tale autrice tali cambiamenti rientrano nelle innovazioni tecnologiche proprie del paradigma di biomedicalizzazione e sono uno degli elementi che aiutano il passaggio dal paradigma della medicalizzazione a quello della biomedicalizzazione. Ovviamente, Clarke ha totalmente ragione nel sostenere che il nostro modo di comunicare è radicalmente mutato, basta notare come oggi nessuno possa fare a meno di relazionarsi con un computer, uno smartphone, un tablet e di utilizzare le cosiddette App, situazioni che erano impensabili nel 1984, anno della morte di Foucault. Per tal ragione è corretto affermare che la rivoluzione digitale ha portato delle notevoli differenze anche nel modo di pensare e di relazionarci alla

salute, infatti come mette in luce la studiosa francese di filosofia e diritto, Demichel271, è di capitale importanza comprendere il ruolo che hanno assunto internet, le App e le attrezzature ad esse connesse per cogliere l’impatto della medicalizzazione nell’etere. Effettivamente tali nuove frontiere ci consentono di tenere in continuo aggiornamento l’andamento della mobilità giornaliera, ci monitorano le funzioni vitali primarie, controllano l’andamento del ciclo mestruale in una donna, controllano il ritmo sonno-veglia ecc. A questo proposito in una recente pubblicazione Howard Gadner e Katie Davis272 mettono in luce come nella nostra

epoca i giovani, e non solo, siano giunti a vedere il mondo come una realtà da poter monitorare e quantificare continuamente facendo ricorso alle App. In particolare si può notare come siamo totalmente assuefatti dalle informazioni che ci provengono da questi particolari marchingegni elettronici, tanto che sentiamo il bisogno di rivolgerci ad un medico se i dati forniti dalle nostre App non rispettano lo standard di normalità, ad esempio se esse ci dicono che il nostro cuore batte troppo velocemente, oppure che il ciclo mestruale è in ritardo rispetto ad una durata statistica. In altri termini, proprio come asserisce Clark, il linguaggio rispetto agli anni ’80 è radicalmente mutato, ma bisogna notare come esso non ha mutato le proprie modalità di senso che si radicano tuttora nella normalizzazione-medicalizzazione. Anche in questo caso il cuore della differenza tra biomedicalizzazione e medicalizzazione dipende da cosa s’intenda con il termine postumano, infatti esso può essere pensato come la possibilità che il soggetto si riferisca continuamente al computer e alle App per monitorare la propria naturale salute, ma dall'altro canto si deve notare che proprio come per le pratiche di enhancement, anche l’evoluzione dei meccanismi d’informazione avviene all’interno di una cornice di senso medicalizzata che ne attribuisce e ne legittima il significato. Infatti, le App rappresentano la massima espressione di quella che Foucault ha definito medicalizzazione della vita, poiché esse funzionano da elementi che instaurano l’esame biologico permanente, ovvero il continuo tentativo di assicurarsi una permanenza nel grado di normalità mediante l’esame delle funzioni biologiche richieste dall’ambito sociale che ha decretato l’assolutizzazione del concetto di salute ponendolo a base indispensabile per essere cittadini normali e membri della popolazione. Per cogliere tale ragionamento basta fare riferimento al fatto che tutti i giorni riceviamo, tramite lo smartphon o il tablet, una serie incredibile di dati sulle nostre funzioni vitali, i quali si basano su calcoli matematici impostati su un criterio di normalità prestabilita (il cuore umano deve battere un tot. numero di volte al minuto altrimenti si ha una qualche forma di patologia, il numero di passi minimi da fare ogni giorno

271 F. Demichelis, Pouvoir, santé et société, in Journées d'histoire du droit de la santé, 1, 2006; Au nom de quoi...?: libres propos d'une juriste sur la médicalisation de la vie, Les Études hospitalières 2006

deve corrispondere ad un numero prestabilito altrimenti si possono instaurare nel nostro organismo una serie molteplice di patologie ecc.), il quale se violato richiede l’immediata consultazione di un medico. In altri termini, nonostante Clark abbia ragione nell’affermare che il linguaggio e la trasmissione delle informazioni sia radicalmente mutato, tale cambiamento sembra essere totalmente coerente con lo sviluppo della normalizzazione e della regolazione della popolazione così come descritta da Foucault. Precisamente le App e i loro relativi oggetti non producono una modalità diversa rispetto a quella stabilita da una norma, ma, anzi, divengono dei mezzi che portano l’esame normalizzante, elemento fondamentale della società della medicalizzazione-normalizzazione, nel cuore della vita di tutti i giorni. Le App non solo permettono, tramite il nostro continuo avallo di persone che le scaricano e le usano, di monitorare la nostra vita, ma raggiungono sempre nuove sfere273 che permettono di dilatare la medicalizzazione stessa e dunque la normalizzazione della vita. Ne segue che nonostante a prima vista le rivoluzioni biomediche e la rivoluzione tecnologica sembrano far mutare il paradigma proposto da Foucault, il quale lasciandoci negli anni ’80 non ha potuto assistere a tutte queste riforme, tale cambiamento è solo di superficie, poiché le logiche che lo governano e le modalità a cui esso dona vita sono radicate in quella cornice medicalizzata, che altro non è che la forma con cui sin dal XVIII secolo il potere ha preso forma regolandando la vita della popolazione tramite la riconduzione degli elementi vitali entro norme naturali di funzionamento. Per tal ragione si può affermare che la medicina, in quanto fonte di legittimazione delle modalità di esercitare il potere, non si riferisce al singolo in quanto obbiettivo primario del suo agire, ma ha di mira la salute del singolo al fine di normalizzare e rendere governabile la popolazione. Proprio come sostiene Foucault, ad oggi la cornice teorico-morale della medicalizzazione sembra ancora non essere e non poter essere superata, poiché è proprio essa che determina e dona senso a tutte le nostre azioni.

In conclusione di questa prima parte è possibile, dunque, affermare che la medicalizzazione della vita corrisponda ancora alle caratteristiche teorizzate da Foucault, le quali prevedono che essa sia la cornice di riferimento all’interno di un ordine di verità che, a sua volta, legittima alcuni discorsi, i quali non donano possibilità veritativa a pratiche di demedicalizzazione o a situazioni di biomedicalizzazione, dove l’accento viene messo sulla volontà del singolo soggetto e non sulla popolazione. Perciò, demedicalizzazione e ottimizzazione sono parole che assumono senso solo all’interno di una cornice interpretativa

273 Di particolare importanza oggi sono le App che monitorizzano il sonno e decretano quando si sta dormendo

male tanto che se ricevono queste informazioni dal nostro corpo inviano una sveglia automatica al nostro smartphone in modo che possiamo cessare di dormire male e riprendere a dormire meglio

relativa alla medicalizzazione e lungi da poterla superare o riformare, esse ne rappresentano delle sfere totalmente interne e senza via, ad ora, di uscita.

Seconda Parte

La psichiatrizzazione della sessualità

Il sesso non si giudica solo, si amministra. Esso riguarda il potere politico. Richiede procedure di gestione; deve essere preso in considerazione da discorsi analitici. Il sesso, nel XVIII secolo, diventa una questione di polizia. Ma nel senso pieno e forte che si dava allora a questa parola – non repressione del disordine, ma sviluppo ordinato delle forze collettive ed individuali […] Polizia del sesso: il che non vuol dire rigore di una proibizione, ma necessità di regolare il sesso attraverso discorsi utili e pubblici. M. Foucault, La volontà di sapere, Feltrinelli, Milano 2010, p. 26

5.

LA SCIENTIA SEXUALIS COME CARDINE

DELLA SOCIETÀ DELLA NORMA

Quando si studia la sovrapproduzione di sapere teorico sulla sessualità, la prima cosa evidente, il primo elemento che colpisce è che i discorsi della cultura occidentale sulla sessualità hanno assunto molto rapidamente e molto presto, una forma che può essere definita scientifica. M. Foucault, Sexualité et pouvoir, in Dits et Écrits, V. II, Gallimard, Parigi 2001, pp. 555-556

1) Il sesso come dispositivo biopolitico: dall’oggetto sessualità al dispositivo di

sessualità

Nella prima parte abbiamo tracciato le coordinate miranti a mettere in luce cosa voglia dire medicalizzazione della vita, quale tipo di teoria filosofica ci sia alle spalle, come essa non possa ad oggi ammettere alcuna forma di demedicalizzazione (riappropriazione di alcune dimensioni di vita svincolate dall’ordine del discorso medico) e come il termine biomedicalizzazione - coniato al fine di metter in luce i nuovi processi di ottimizzazione, derivanti dall’ingegneria genetica e dall’enhancement - non riesca a spostare l’obbiettivo proprio della medicalizzazione dall’oggetto popolazione verso la volontà del singolo soggetto. Michel Foucault, proprio per il fatto che la medicalizzazione assume la regolazione e la protezione della popolazione quale fine del proprio agire, afferma che la medicalizzazione s’inserisce all’interno di un quadro politico che prende il nome di biopolitica, ovvero di una forma di governo che, sottomettendo le istituzioni disciplinari, le quali governano e normalizzano gli individui, vuole governare e regolare l’insieme dei viventi costituiti in popolazione. Dunque, la biopolitica si occupa della gestione della salute, dell’igiene, dell’alimentazione, della natalità e di tutte quelle situazioni riconducibili al benessere e alla difesa della popolazione, le quali ubbidiscono alla volontà di normalizzazione che sola permette, tramite la cura dei singoli, la protezione di tutta la popolazione. In particolare, nelle lezioni tenute presso il Collège de France nel 1976 e raccolte nell’opera Bisogna difendere la

società, egli elenca tre grandi ambiti d’intervento propri della biopolitica: 1)

riproduzione e della natalità274; 2) La sicurezza sociale mediante l’intervento sugli incidenti, sugli infortuni da lavoro e sulle infermità275; 3) La gestione e la pianificazione dell’ambiente naturale, tramite atti di urbanizzazione, creazione delle fognature, bonifica paludi per la salubrità degli ambienti abitativi276. Inoltre, come abbiamo già visto nei precedenti capitoli, la grande riforma del potere politico è dovuta al passaggio dalla dimensione del diritto, regolata dalla legge, alla dimensione della normalizzazione regolata dal discorso medico. Dunque, la biopolitica muta l’obbiettivo del potere dal voler punire un singolo reato, al voler costituire dei criteri di normalità-naturalità che devono essere rispettati dai soggetti, i quali riconoscendosi in tale normalità non commettono delle azioni che potrebbero mettere a repentaglio l’esistenza e la sussistenza della popolazione intera. L’esempio per eccellenza indicato da Foucault relativo a questo investimento politico della vita è rappresentato dalla sfera sessuale, tanto che scrive: “da un lato, in quanto comportamento esattamente corporeo,

la sessualità dipende da un controllo disciplinare, individualizzante, condotto in forma di sorveglianza permanente […] da un altro lato però, attraverso i suoi effetti di procreazione, la sessualità si inscrive e acquista efficacia all’interno di processi biologici più ampi, che non riguardano più il corpo dell’individuo, ma riguardano quell’elemento, quell’unità molteplice costituita dalla popolazione. La sessualità si colloca dunque proprio nel punto in cui si intersecano il corpo e la popolazione277”.

Foucault dedica al tema della sessualità - intesa quale dispositivo biopolitico che permette attraverso la cura e l’interesse sui singoli di regolarizzare e garantire la sicurezza della popolazione – il testo del 1976 dal titolo La volontà di sapere. Come egli stesso scrive, la sessualità sino alla fine del XVIII secolo era regolata da tre grandi codici: pastorale cristiana, diritto canonico e legge civile, le quali ponevano l’accento sulla trattazione sessuale all’interno della relazione matrimoniale. In altri termini ogni “devianza sessuale” era

274 Foucault scrive: “i primi obbiettivi di controllo della biopolitica, sono stati quei processi, quell’insieme di processi – come la proporzione delle nascite e dei decessi, il tasso di riproduzione, la fecondità di una popolazione e così via- che, nella seconda metà del XVIII secolo, erano, come è noto, in connessione con tutto un insieme di problemi economici e politici. Oggetti di sapere e obbiettivi di controllo della biopolitica erano dunque, in generale, i problemi della natalità, della mortalità, della longevità. […] Tutto ciò ha rappresentato l’abbozzo di una politica di incremento demografico. In ogni caso ha consentito l’approntamento di schemi di intervento sui fenomeni globali della natalità”. M. Foucault, Bisogna difendere la società, Feltrinelli, Milano

2010, pp. 209-210

275 Foucault scrive: “a partire dal XIX secolo, all’epoca dell’industrializzazione, diventano infatti fondamentali, o comunque assai importanti, i problemi degli incidenti, degli infortuni, delle infermità; quelli delle diverse anomalie; quelli della vecchiaia e dell’individuo che si trova, di conseguenza, espulso dal campo delle capacità e delle attività. […] Nascono proprio allora infatti i meccanismi assai più sottili, dettagliati e razionali, costituiti dalle assicurazioni, dal risparmio individuale e collettivo, dalla sicurezza sociale e così via”. Ivi., pp. 210-211 276 Foucault scrive: “l’ultimo ambito d’intervento […] è quello che prende in considerazione le relazioni tra la specie umana, gli esseri umani in quanto specie, in quanto esseri viventi, e il loro ambiente di esistenza. Verranno allora presi in esame gli effetti elementari dell’ambiente geografico, climatico, idrografico, e i problemi ad essa connessi”. Ivi., p. 211

pensabile solo come infrazione del codice del diritto, invece dalla fine del XVIII secolo la sessualità, come ogni altro fenomeno di vita, rientra all’interno di quella cornice di senso che prende il nome di medicalizzazione, dunque ogni forma di devianza assume un significato profondamente diverso che la muta dall’ordine del diritto al piano della violazione di una regola naturale. Ciò che Foucault mette in risalto è che questo passaggio non corrisponde ad un naturale sviluppo del sapere scientifico attorno ad un oggetto preesistente ad esso (la sessualità), ma risulta essere l’emergere di una prassi discorsiva (la scienza sexualis) che porta alla comparsa della sessualità quale oggetto specifico del campo del sapere. Infatti, scrive: “la

sessualità si è costituita come campo di conoscenza a partire da relazioni di potere che l’hanno costituita come oggetto possibile; e a sua volta il potere ha potuto prenderla come bersaglio perché tecniche di sapere e procedure del discorso sono stati capaci d’investirla278”.

Per far cogliere come la sessualità non sia un oggetto naturale, ma corrisponda ad un dispositivo biopolitico, il filosofo francese sostiene che la politica relativa al bios ha ereditato dalla tradizione cristiana l’interesse e la preoccupazione per la salvezza dell’anima dei suoi fedeli, trasferendo tale situazione all’interno del concetto di salute e il relativo concetto di benessere economico. In altri termini Foucault sostiene che la biopolitica abbia provveduto ad una secolarizzazione del potere pastorale, ovvero proprio come il pastore veglia sul gregge occupandosi delle singole pecore, così il potere veglia sulla salute della popolazione occupandosi della cura dei singoli soggetti. A questo proposito Foucault scrive: “vorrei

sottolineare il fatto che quella dello Stato (ed è una delle ragioni della sua forza) è una forma di potere sia individualizzante che totalizzante. Non è mai esistita, penso, nella storia delle società umane (neppure nell’antica società cinese) una combinazione così abile di tecniche di individualizzazione e di procedure di totalizzazione all’interno delle medesime strutture politiche. Ciò è dovuto al fatto che lo Stato occidentale moderno ha integrato in una nuova forma politica una vecchia tecnica di potere che aveva origine nelle istituzioni cristiane. Possiamo chiamare questa tecnica: potere pastorale279”. In particolare, il filosofo francese

sostiene che il potere biopolitico erediti e secolarizzi il meccanismo pastorale della confessione, la cui obbligatorietà nel mondo cristiano fu sancita dal Concilio di Trento. La confessione cominciò a diffondersi anche al di fuori del solo ambito religioso e culminò nel XVIII secolo nella perdita della sua localizzazione rituale espandendosi, per mezzo delle discipline, all’interno di una serie di rapporti: figli e genitori, allievi e pedagoghi, malati e

278 M. Foucault, La volontà di sapere, Feltrinelli, Milano 2010, p. 87

279 M. Foucault, Perché studiare il potere: la questione del soggetto, in Poteri e strategie, Mimesis, Milano

psichiatri, delinquenti ed esperti280. Tale situazione costituisce anche l’elemento chiave della medicalizzazione, infatti la medicina adotta la confessione clinica (ascolto clinico) quale pratica scientifico-veritativa, la quale viene utilizzata anche nelle tematiche relative alla sfera della sessualità. Dunque, Foucault sostiene che la sessualità sia un dispositivo biopolitico, ovvero essa non è un oggetto preesistente all’insieme discorsivo che la ordina e la costituisce quale oggetto di sapere, per tal ragione, seguendo l’obbiettivo primo della sua filosofia, egli ricerca non la verità della sessualità, ma la modalità attraverso la quale la produzione di discorsi a cui si è attribuito valore di verità ha decretato la comparsa della scienza sexualis, ovvero della medicalizzazione e naturalizzazione della sessualità quale oggetto esistente. A questo proposito sostiene che dal XVIII secolo, con la nascita dello Stato moderno, il potere muti e diventi un biopotere, il quale deriva da una secolarizzazione del potere pastorale proprio della cultura cristiana, mutandone l’intento da salvezza dell’anima a prosperità della salute. L’emersione di tale scopo del potere deriva dalla comparsa di un nuovo soggetto politico, la popolazione, la quale si decreta a partire dalle esigenze economiche derivanti dalla comparsa della borghesia, che portano ad un interesse costante verso la sfera biologica che determina la sussistenza della forza lavoro e la prosperità dello Stato stesso. La biopolitica si prefissa, perciò, di prendere in cura il singolo per proteggere la popolazione tutta, e, così facendo, affronta il problema del sesso, inteso quale emblema della dimensione economica (garantire la prosperità tramite l’aumento delle nascite) e di quella politica (produrre una sicurezza della popolazione tramite l’instaurazione di norme legate alla naturalità dei propri gesti come quelli sessuali). Per tal ragione Foucault afferma: “è la prima volta che una

società afferma, almeno in modo costante, che il suo avvenire e la sua fortuna sono legati non solo al numero ed alla virtù dei cittadini, non solo alle regole dei loro matrimoni e dall’organizzazione delle famiglie, ma all’uso che ciascuno fa del sesso. Si passa dalla desolazione rituale sulla sterile dissolutezza dei ricchi, degli scapoli e dei libertini, a un discorso in cui il comportamento sessuale della popolazione è considerato contemporaneamente come oggetto di analisi e di intervento […] attraverso l’economia politica della popolazione si forma tutta una rete di osservazioni sul sesso. Nasce l’analisi dei comportamenti sessuali, delle loro determinazioni e dei loro effetti, al limite tra il biologico e l’economico281”.

Come abbiamo capito tutto ciò si determina a partire dalla trasposizione del meccanismo di confessione all’interno degli schemi della regolarità scientifica, i quali si organizzano attorno al dispositivo di sessualità decretando, così, la nascita della scienza sexualis in base alla

280 Cfr. M. Foucault, La volontà di sapere, Feltrinelli, Milano 2010, p. 58 281 Ivi., p. 28

fissazione di 5 punti fondamentali. Il primo punto elencato da Foucault è relativo alla

codificazione clinica del far parlare, ovvero la combinazione della confessione con l’esame,

che conduce il racconto di se stessi a divenire il dispiegamento di un insieme di segni e di sintomi decifrabili282. Il secondo punto, che prende il nome di postulato di una causalità

generale, si traduce nella possibilità di interrogarsi su tutto, poiché non esiste malattia o

disturbo fisico per il quale dal XIX secolo non si sia immaginato, almeno in parte, un’eziologia sessuale283. Il terzo, nominato latenza intrinseca alla sessualità, postula che il

sesso è oscuro e che la confessione deve essere strappata con la forza e con l’ingegno da esperti nella pratica scientifica dedita all’interrogazione dello stesso, perché il sesso cela sempre delle parti che non sono conoscibili ai soggetti singoli. Il quarto è il metodo

dell’interpretazione, ovvero bisogna associare a ciò che la confessione rivela l’interpretazione

di quel che vi è detto. In altri termini colui che ascolta, il medico o lo psichiatra, sarà il padrone della verità del sesso che tramite l’analisi della confessione interpreta i segni della devianza o della normalità del soggetto. Il quinto, che rappresenta l’approdo finale della creazione del dispositivo di sessualità, viene nominato la medicalizzazione degli effetti della