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Lo spostamento dal metodo archeologico a quello genealogico ha messo in luce l’urgenza di valutare le dinamiche di potere che legittimano la comparsa di alcuni discorsi e ne vietano altri. Tale tematica sarà affrontata da Foucault in particolare nel testo Sorvegliare e punire (1975), nel quale chiarisce che potere e sapere si implicano direttamente l’un l’altro, poiché non può sussistere una relazione di potere senza una correlativa costituzione di un campo di sapere, né può esistere un sapere che non supponga e costituisca nello stesso tempo relazioni di potere. Bisogna, però, cogliere che questi rapporti sapere-potere non devono essere analizzati a partire da un soggetto di conoscenza, ma bisogna considerare il soggetto che conosce, gli oggetti da conoscere e le modalità della conoscenza quali effetti delle implicazioni del potere-sapere. Infatti, Foucault sostiene che: “non sarebbe l’attività del

soggetto di conoscenza a produrre un sapere utile o ostile al potere, ma, a determinare le forme ed i possibili campi della conoscenza sarebbero il potere-sapere, e i processi e le lotte che lo attraversano e da cui è costituito166”. Si coglie come dallo studio proprio

dell’Archeologia del sapere e dei libri precedenti del Sapere-Soggetto, si passi allo studio del trio Sapere-Potere-Soggetto, ovvero il centro di Foucault rimane sempre il soggetto, ma la domanda sulle modalità attorno alle quali si sono costituiti, nella modernità, i saperi che hanno preso ad oggetto la soggettività umana si perfeziona tramite l’uso del metodo genealogico, mutando in una ricerca attorno all’emergere di quel complesso di istituzioni politiche e sociali che, attraverso la loro capacità di far presa sul corpo umano, hanno contribuito in maniera decisiva all’impresa di assoggettamento che è anche vera e propria produzione di soggettività167. Questa ricerca di tipo genealogico mostra come il potere nella modernità muti, in particolare nei corsi tenuti presso il Collège de France nell’annata 1973- 1974 dal titolo Il potere psichiatrico e nell’annata 1974-1975 dal titolo Gli Anormali uniti ai successivi libri Sorvegliare e punire (1975) e La volontà di sapere (1986), Foucault sostiene che si assista ad un passaggio epocale del potere politico, il quale non si esercita più unicamente punendo i soggetti, ma si applica ai corpi individuali disciplinandone le condotte. In altri termini, Foucault osserva come il potere assuma il corpo umano quale bersaglio privilegiato, provocando uno spostamento dalla capacità di riparazione (che si esercita tramite la punizione corporale davanti alle folle) alla capacità di produzione (ovvero nell’addestramento del corpo). A questo proposito scrive: “gli apparati corporali che

avevano come funzione essenziale quella di manifestare, e marcare al contempo, la forza del

166 M. Foucault, Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino 1993, p. 31

167 G. Campesi, Soggetto, disciplina, Governo. Michel Foucault e le tecnologie politiche moderne, Mimesis,

potere […] mentre nel corso del XIX secolo vediamo comparire un quarto tipo di strumenti che mi sembrano appartengano propriamente a quest’epoca […] potremo dar loro il nome di strumenti ortopedici, intendendo con ciò tutti quegli strumenti la cui funzione non è imprimere il marchio del potere, estorcere la verità, ottenere garanzie, ma correggere e addestrare il corpo168”. Nasce così, secondo Foucault, una nuova modalità di esplicazione del

potere che passa da una metafisica del potere ad una microfisica del potere che pervade il soggetto al fine di crearne i comportamenti. In altri termini, il potere si vuole insinuare nel corpo non per reprimerlo, ma per manipolare, modificare e determinarne i suoi comportamenti mirando alla possibilità di creare un corpo docile. Foucault nomina questo complesso di tecniche che agiscono direttamente sul corpo discipline, spiegandone il significato tramite queste parole: “metodi che permettono il controllo minuzioso delle

operazioni del corpo, che assicurano l’assoggettamento costante delle sue forze ed impongono loro un rapporto di docilità-utilità169”. Foucault chiarisce che molti dei

procedimenti disciplinari esistevano già da tempo in ambito religioso170, ma essi divennero forme di dominazione generale solo alla fine del XVIII secolo, dove non si parla più di un potere che rende schiavi, ma prolifera il discorso attorno al potere che tramite la disciplina dei corpi non vuole sottometterli con la sola paura del castigo, ma agisce al fine che essi producano in maniera naturale le sue volontà. In altri termini, il potere fabbrica corpi sottomessi ed addestrati, ovvero né aumenta le forze (in termini economici di utilità) e diminuisce le stesse forze (in termini politici di obbedienza)171. Nonostante ciò non bisogna mai dimenticare che tale mutazione del potere non proviene da un soggetto cosciente, ma come lo stesso Foucault scrive: “l’invenzione di questa nuova anatomia politica non deve

essere certo intesa come un’improvvisa scoperta, ma come una molteplicità di processi spesso minori, di diversa origine, a localizzazione sparsa, che si intersecano si ripetono o si imitano, si appoggiano gli uni sugli altri, entrano in convergenza e disegnano, poco a poco,

168 M. Foucault, Il potere psichiatrico, Feltrinelli, Milano 2010, p. 106 169 M. Foucault, Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino 1993, p. 149

170 Foucault asserisce che le discipline nascano in un terreno religioso decretato dai monasteri medioevali, si

diffondo successivamente nelle scuole e negli eserciti, nelle fabbriche, ecc. Ciò avviene tramite dei processi di imitazione e di osmosi che non vengono provocati in maniera spontanea da nessun soggetto. In altri termini, Foucault mostra come le discipline passino da una situazione puramente religiosa ad una situazione che investe ogni momento dell’esistenza. A questo proposito assumono fondamentale importanza le parole scritte da Lorenzo Bernini: “secondo la descrizione di Foucault, le discipline fabbricano l’individuo moderno attraverso

un meticoloso addestramento finalizzato non a reprimere le forze, ma al contrario a moltiplicarle, a renderle produttive. Esse agiscono sul corpo dei singoli, ne scompongono i movimenti in piccole unità prive di significato per ricomporli su larga scala (si pensi alla parata militare, o alla catena di montaggio), organizzando la scansione del tempo della vita di ognuno per massimizzarne l’utilizzazione […] le discipline sono tecniche del materiale umano: nel loro esercizio la pratica si intreccia alla teoria, il potere al sapere”. Le pecore e il pastore, Liguori editore, Napoli 2008, p. 136

lo schema di un metodo generale172”. Ne segue che Foucault metta in luce come il potere

disciplinare non nasca in un momento preciso, a causa di un calcolo determinato, ma esso prenda forma da una serie molteplice di micro-eventi storici che strutturano la storia stessa. Il potere si articola così attraverso il sapere e il sapere prende forma grazie al potere, formando un reticolo di cui il soggetto non è l’autore, ma è unicamente ciò che è vissuto dallo stesso reticolo, tanto che Foucault sostiene che il potere disciplinare agisca secondo due modalità: organizzando una ripartizione spaziale degli individui e regolando il tempo individuale. Perciò, la tecnologia politica disciplinare si prefigge come obbiettivo fondamentale l’addestrare i corpi, al fine non di ridurre le forze, ma di moltiplicare ed espanderle per utilizzarle al proprio scopo. Riesce a realizzare ciò per mezzo di una struttura istituzionale che assicuri allo stesso tempo una sorveglianza costante e una visibilità generale dei soggetti. Infatti, a questo proposito Foucault scrive: “la sorveglianza gerarchizzata, continua e

funzionale non è, senza dubbio, una delle grandi invenzioni tecniche del secolo XVIII, ma la sua insidiosa estensione deve l’importanza che le è propria in questo periodo ai nuovi meccanismi di potere che porta con sé. Grazie ad essa, il potere disciplinare diviene un sistema integrato, legato dall’interno all’economia ed ai fini del dispositivo in cui si esercita. Esso si organizza come potere multiplo, automatico ed anonimo; poiché, se è vero che la sorveglianza riposa su individui, il suo funzionamento è quello di una rete di relazioni […] questa rete fa tenere l’insieme e lo attraversa integralmente come effetti di potere che si appoggiano gli uni sugli altri: sorveglianti perpetuamente sorvegliati173”. Queste parole

scritte dal filosofo francese sono fondamentali per cogliere come il potere non si possiede come una cosa, non si plasma secondo una volontà, ma funziona come un meccanismo che non lascia zone d’ombra e riesce a controllare anche i soggetti incaricati di controllare gli altri. Questa nuova modalità di espressione del potere non avrà più a che fare con un solo discorso giuridico, ovvero con delle regole intese quali effetti della volontà sovrana, ma essa darà vita a delle proprie regole naturali: le norme. A questo proposito risulta di fondamentale importanza la lezione tenuta al Collége de France il 14 gennaio 1976, raccolta in Bisogna

difendere la società, nella quale il filosofo francese afferma che le discipline alla fine del

XVIII secolo hanno definito un codice che non è più quello della legge, ma è quello della normalizzazione, dunque si riferiscono ad un orizzonte teorico che non sarà più determinato dal solo diritto, ma sarà implementato della medicina. A questo proposito in un testo del 1976 dal titolo L’Extension sociale de la norme sostiene che si entra dal XVIII secolo all’interno di una società in cui il potere della legge non basta più alla produzione del potere, ma esso viene

172 Ibidem 173 Ivi., p. 194

alimentato da quello della norma. Bisogna, dunque, notare come Foucault sostenga che il potere sovrano non sia più in grado di esercitare da solo la sfera del potere, ma si accompagna, al fine di legittimarsi, al potere disciplinare. Per cogliere ciò basta far riferimento, secondo Foucault, alla difficoltà che l’istituzione penale presenta quando deve emettere una sentenza, poiché essa tratta i colpevoli di un crimine come dei malati che devono essere aiutati in maniera terapeutica174. Tale situazione è caratteristica della società che sta

mutando da un potere sovrano ad un potere disciplinare, ovvero da un potere della sola legge ad un potere della legge aumentato da quello della norma. Per tal ragione scrive: “stiamo

diventando una società articolata essenzialmente sulla norma. Questo implica un sistema di sorveglianza e di controllo completamente diverso. Una visibilità costante, una classificazione continua degli individui, una gerarchizzazione, una qualificazione, la creazione dei limiti, la formulazioni di diagnosi. La norma diventa il criterio di suddivisione degli individui. Dal momento che è proprio una società della norma quella che si va costruendo, la medicina, in quanto scienza del normale e del patologico per eccellenza, sarà la scienza regina175”.