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Le discipline introducono la società della normalizzazione, nella quale il soggetto è prodotto quale caso, ovvero viene fatto oggetto di esame, quindi indagato, misurato e classificato, e solo tale oggettivazione produce la soggettività dello stesso, che si riconosce tramite l’appartenenza ad alcune norme quale elemento interno e funzionale all’ordine veritativo della società. Perciò, la società della norma si basa sull’edificazione di alcune conoscenze che possano rendere conto di questa creazione dell’individualità e la forma prediletta di tale sapere che genera, ma allo stesso tempo è generata dal meccanismo disciplinare, è la medicina. A questo proposito Foucault scrive: “è proprio nell’estensione della medicina che

vediamo non tanto combinarsi, ma piuttosto scambiarsi o scontrarsi perpetuamente la meccanica della disciplina e il principio di diritto. Gli sviluppi della medicina, la medicalizzazione generale del comportamento delle condotte, dei discorsi, dei desideri ecc., si operano là dove vengono ad incontrarsi i due piani eterogenei della disciplina e della sovranità183”.

Il potere disciplinare basandosi sulla norma, quindi sostituendo al modello giuridico quello biologico, non può che trovare nella medicina il proprio sapere fondamentale, infatti Foucault precisa che: “per pensiero medico, intendo un modo di percepire le cose che si organizza

attorno alla norma, ovvero che cerca di separare ciò che è normale da ciò che è anormale, ciò che non fa giustamente il lecito e l’illecito; il pensiero giuridico distingue il lecito dall’illecito, il pensiero medico distingue il normale e l’anormale; esso si dona e cerca di donarsi dei modi di correzione che non sono esattamente dei mezzi di punizione, ma dei mezzi di trasformazione dell’individuo, tutta una tecnologia del comportamento umano che è legato a ciò184”.

182 Ivi., p. 212

183 M. Foucault, Bisogna difendere la società, Feltrinelli, Milano 2009, p. 41

Proprio il processo di normalizzazione che si basa nella distinzione tra normale e anormale trova le proprie fondamenta nell’atteggiamento teso all’esame e allo scrutare tipico dell’ambito medico, tanto che nel XVIII secolo nasce, secondo Foucault, il fenomeno che prende il nome di medicalizzazione della vita, descritto con le seguenti parole: “la

medicalizzazione, cioè il fatto che l’esistenza, la condotta, il comportamento, il corpo umano si integrano a partire dal XVIII secolo in una rete di medicalizzazione sempre più densa e importatane che lascia sfuggire sempre meno cose185”. Il fenomeno della medicalizzazione

viene tratteggiato in maniera lucida all’interno di un testo del 1976, intitolato La Politique de

la santé au XVIII siècle, nel quale viene rimarcato come lo strutturarsi progressivo della

grande medicina non poteva in alcun modo essere scisso dall’organizzazione, avvenuta nella medesima epoca, di una politica della salute e d’intendere le malattie come problema politico ed economico, che si pone alle collettività e che deve essere risolto a livello delle loro decisioni d’insieme186. In altri termini, nel medesimo momento si pone il problema di una medicina “privata” e di una “socializzata”: la prima si occupa di esaminare, diagnosticare e catalogare i problemi medici del singolo soggetto, la seconda esamina, diagnostica e cataloga le malattie quali espressione degli individui riuniti in popolazioni. Per spiegarsi meglio, Foucault sostiene che il potere in epoca medioevale esercitava due funzioni: 1) il controllo della guerra e della pace gestito tramite il monopolio delle armi; 2) l’arbitraggio delle liti e delle punizione dei delitti, garantito mediante il controllo della funzioni giudiziarie. Alla fine del Medioevo si aggiunge una nuova funzione del potere dedita al mantenimento dell’ordine e dell’organizzazione dell’arricchimento. In seguito nasce nel XVIII secolo una nuova modalità di amministrazione dello stesso potere, il quale si dovrà occupare della pianificazione delle società come ambito di benessere fisico, di salute e longevità. L’esercizio di queste tre funzioni (ordine, arricchimento, salute) viene garantito da ciò che prende il nome di police, ovvero dall’insieme dei meccanismi medianti i quali sono assicurati l’ordine, la crescita della ricchezza di una nazione e la regolazione delle situazioni che mantengono la produttività che sola porta a tale ricchezza, ovvero la salute dei singoli. Il problema della malattia si inserisce allora all’interno del problema generale della salute della popolazione, poiché dal XVIII secolo il potere assume il nuovo compito di conservare la forza lavoro. Per fare ciò diventa essenziale porre sotto esame il corpo biologico degli individui partecipanti alla totalità della popolazione, poiché non basta più dividere gli uomini in ricchi e poveri, sottomessi o non, ma

185 M. Foucault, La politica della salute nel XVIII secolo in Archivio Foucault 2, Feltrinelli, Milano 1997, p. 200,

contenuto anche in Dits et Écrits, V. II, Gallimard, Parigi 2001, pp. 13-27 (si prenderà a riferimento la traduzione italiana)

diviene essenziale suddividerli in più o meno utilizzabili, con maggiori o minori possibilità di vita, più inclini a contrarre malattie, dunque più o meno vicini a sottomettersi alle norme che prescrivono la naturale predisposizione umana. A questo proposito Foucault scrive: “i tratti

biologici di una popolazione diventano elementi pertinenti per una gestione economica ed è necessario organizzare intorno a essi un dispositivo che assicuri non solo il loro assoggettamento, ma il continuo aumento della loro utilità187”. Per fare ciò le tecniche di

potere dal XVIII secolo accordano valore e s’innestano su due assi principali: 1) Il privilegio dell’infanzia e la medicalizzazione della famiglia; 2) il privilegio dell’igiene e il funzionamento della medicina come istanza di controllo sociale.

Il primo punto è spiegato da Foucault come la possibilità che la famiglia funga per i bambini da prima esperienza di trasmissione dei concetti di norma e salute, al fine che gli stessi, regolando il proprio corpo e interiorizzando le prassi legate al continuo mettersi sotto esame, possano contribuire alla sussistenza generale della permanenza della buona salute del corpo sociale. Il secondo punto si spiega proprio con la volontà di assicurare la permanenza della salute della popolazione attraverso un controllo dell’igiene, in base al quale i medici diventano coloro che devono insegnare agli individui le regole igieniche da rispettare per la loro salute e per quella degli altri, situazione che porta la medicina ad interessarsi di una serie sempre crescente di fattori, quali le condizioni abitative, le diete alimentari, la regolamentazione degli stili di vita ecc., trasformando l’istanza medica in un’istanza di controllo e sicurezza sociale. A questo proposito Foucault spiega: “la medicina come tecnica

generale della salute, ancor più che come servizio delle malattie e arte della guarigione, assume un posto sempre più importante nelle strutture amministrative e in questo macchinario di potere, che non cessa di estendersi e di affermarsi nel corso del secolo XVIII. Il medico si fa largo nelle differenti istanze del potere. […] a proposito della società, della sua salute e delle sue malattie, delle sue condizioni di vita, delle sue abitazioni e delle sue abitudini comincia a formarsi un sapere medico-amministrativo […] si costituisce una presa medico-sociale su una popolazione che viene inquadrata in tutta una serie di prescrizioni che riguardano non soltanto la malattia, ma le forme generali dell’esistenze e del comportamento188”.

Per tal ragione si assiste ad un’entrata di sempre maggiori aspetti della vita entro il campo d’esame della medicina, la quale attraverso l’istituzione del meccanismo di medicalizzazione, volto alla salvaguardia della salute che si esplica nel controllo della demografia, dell’alimentazione e dei comportamenti, permette di applicare a tutta la società una

187 Ivi., p. 192 188 Ivi., p. 196

distinzione permanente tra il normale e il patologico, imponendo un sistema di normalizzazione dei comportamenti e dell’esistenza. Dunque, Foucault sostiene che da una microfisica del potere si passa ad una macrofisica del potere, ovvero la normalizzazione si traduce in politiche sanitarie volte alla medicalizzazione della vita, la quale assicura un raccordo tra i singoli (garantito dalla discipline) e la totalità della specie umana. In altri termini, con l’analisi della medicalizzazione il discorso foucaultiano passa dall’analisi dell’azione del potere delle discipline sul corpo e l’interiorità dei singoli individui, all’analisi dell’azione del potere dell’amministrazione statale, attraverso la medicina, sull’intero corpo sociale. Si può così asserire che la medicalizzazione sociale, la quale si occupa del singolo, poiché assume ad oggetto i problemi dell’intera popolazione, dovendo garantire il perdurare dei comportamenti utili al proseguo della forza lavoro, della sussistenza della popolazione e del potere stesso, rappresenta secondo Foucault la tecnologia e il regime veritativo che sono ancora in vigore nella nostra società. Tanto che lo stesso Foucault scrive: “con la

medicalizzazione, la normalizzazione, si arriva a ottenere una sorta di gerarchia degli individui più o meno capaci, quello che obbedisce a una certa norma, quello che devia, quello che può essere corretto, l’incorreggibile, quello che può essere corretto con un certo mezzo, quello per il quale vanno usati altri strumenti. È tutto qua, questo spazio di presa in conto degli individui in funzione della loro normalità che è, io credo, uno dei grandi strumenti del potere nella società contemporanea189”.