• Non ci sono risultati.

Nel paragrafo precedente si è messo in luce come sia del tutto legittimo accostare il vasto e ricco pensiero di Michel Foucault attraverso le problematizzazioni, ovvero sia possibile ricercare come lo stesso autore abbia trattato il tema della medicalizzazione nel suo lavoro intellettuale. Di pari passo abbiamo evidenziato come sia del tutto legittimo servirsi di tali dati per costruire una propria visione e una propria istanza critica che permetta di articolare una particolare forma di pensiero atta ad indagare cosa sia il reale e come tale reale si costituisca. Non è dunque un caso che svariati autori si siano cimentati in tale pratica interrogando il pensiero foucaultiano attorno al fenomeno della medicalizzazione della vita. In particolare i tre autori che maggiormente vengono presi a riferimento quando si parla di queste tematiche sono lo storico della medicina Nye, la studiosa di “Cultural Studies” Lupton e il filosofo della scienza Vandewalle.

Nye131 ha compiuto numerosi studi che hanno messo in luce come il concetto di medicalizzazione si sia formato e si sia affermato all’interno della nostra società. In particolare le pubblicazioni di tale autore si rivelano preziose per quanto riguarda la costruzione storica della medicalizzazione, in quanto egli tratteggia una ricostruzione della medicalizzazione facendole prendere forma attorno al concetto foucaultiano di governamentalità, infatti Foucault, all’interno del corso del 1978132, aveva messo in evidenza l’evoluzione nell’arte di governare, che avviene tra il XVI secolo e il XVII secolo, momento in cui dal governo proprio del Medioevo - diritto sovrano -, si passa ad un governo che si pone la questione di come poter governare i singoli riuniti in popolazione. In particolare Foucault sostiene che con il termine governamentalità s’intende l’insieme delle istituzioni, delle procedure, delle analisi, delle riflessioni, dei calcoli e delle tattiche che permettono di esercitare un determinato tipo di potere che prende in carico la popolazione e garantisce il governo dei viventi133. In altri termini, porsi il problema del governo della popolazione vuol dire che la politica s’interessa alla vita biologica dei soggetti (biopolitica) e così facendo essa attua non solo una gestione della popolazione, ma mettere in pratica un controllo delle strategie che gli individui, nella loro libertà, utilizzano sia pensando loro stessi che agendo con gli altri. Per questa ragione la governamentalità diviene una forma di governo dei viventi che ha a cuore l’educazione degli individui attraverso le istituzioni e le famiglie che a loro volta interiorizzano le idee politiche proprie delle istituzioni. In altri termini ciò che emerge

131 R. A. Nye, The evolution of the concept of medicalization in the late twentieth century. In Journal of History of the Behavioural Science, 39, 2, 2003, pp. 115-129

132Vedi M. Foucault, Sicurezza, territorio e popolazione, corso al College De France (1977-1978), Feltrinelli,

Milano 2005

dall’analisi foucaultiana è che il soggetto non è libero, ma viene prodotto come libero, ovvero formato e disciplinato al fine di mettere in pratica quali atti volontari e liberi delle azioni utili al sistema in cui esso è inserito. Dunque, governamentalità per Foucault vuol dire governare non attraverso la disposizione del soggetto, ad esempio imponendogli o vietandogli alcune situazioni, ma vuol dire condurre, orientare, indirizzare alla finalità che convengono al potere i comportamenti e le condotte, assunte come totalmente libere134. Nye non sbaglia nel legare il

concetto di medicalizzazione a quello di governamentalità, ma enfatizzando troppo la questione politica governamentale, sostiene che il tema della medicalizzazione in Foucault assuma le caratteristiche di una denuncia delle funzioni di dominio esercitate dalla medicina, giocate dagli stati sociali più alti verso gli stati sociali più bassi. Infatti, egli sostiene che le classi più ricche creino dei criteri di normalità atti ad estendere il proprio dominio, dunque a governare gli altri in proprio favore, ed estendano tali criteri grazie allo sconfinamento delle pratiche mediche nella vita. Si può asserire che Nye leghi il fenomeno della medicalizzazione descritto da Foucault, per il tramite del concetto di governamentalità, all’analisi del sapere medico quale strumento imprescindibile in mano ai ceti dominanti per asservire quelli marginali, proponendo così una cornice nella quale la medicalizzazione è una forma di guerra tra gli stati sociali. Non è, infatti, un caso che lo stesso Nye leghi il pensiero di Foucault a quello di Laing e Cooper i quali offrono delle analisi tendenti a mostrare il ruolo della famiglia quale mezzo di condizionamento ideologico, attraverso cui il potere economico imperante nella società agisce sui soggetti instaurando in loro la coscienza di classe. In particolare Cooper, in The death of the Family, sostiene che dietro la famiglia si celi il nucleo fondante della società, che toglie spontaneità e autenticità alla vita, al fine di normalizzare i soggetti al proprio disegno. In altri termini per Cooper la famiglia è la prima istanza governamentale che impone dei comportamenti ben codificati, che il soggetto deve interiorizzare e riuscire ad esercitare entro tutte le altre istituzioni siano esse fabbriche, università ecc. In questo modo Cooper sostiene che il soggetto appartenente agli stati sociali più bassi venga reso schiavo senza sapere di essere schiavo, per tal ragione egli sostiene che bisogna reagire contro questi meccanismi che instaurano una differenza sociale così ampia. Nye, sovrapponendo nelle loro differenze tali pensieri, non restituisce a mio avviso una reale dimensione della tematica della medicalizzazione in Foucault, poiché ne fa coincidere la sua portata a quella di un meccanismo di assoggettamento nelle mani dei più forti. Dall’analisi di Nye sembra che la medicalizzazione teorizzata da Foucault sia una forma di potere che una classe esercita sull’altra, dove si possa identificare un vincitore e un vinto e dove chiunque

possa utilizzare tale schema per sottomettere gli altri. La medicalizzazione viene così ridotta ad arte della guerra, da imparare ad utilizzare per aver ragione governamentale degli altri135. La seconda analisi che qui prendo ad esame è quella di Lupton136, la quale, proprio come Nye, ricostruisce una sorta di storia della medicalizzazione, anzi più precisamente una storia concettuale della tematica della medicalizzazione della vita. Infatti, a differenza di Nye, - che sebbene afferma che Foucault sia stato colui che ha fornito il concetto fondamentale per l’instaurazione della teoria della medicalizzazione, ne tratteggia una storia in cui il pensiero di Foucault si fonde con quello degli altri studiosi della medicalizzazione -, Lupton sostiene che esista una netta differenza tra il concetto di medicalizzazione critica proposto da Zola, Freidson, Aïach e dagli altri autori rispetto a quello proposto da Michel Foucault. In particolare la studiosa mette in luce come il concetto di medicalizzazione in Foucault non possa in nessun modo essere ridotto ad un potere in mano ai medici o ad alcune particolari classi sociali che ne gestiscono il controllo. La frattura tra gli autori che scrivono di medicalizzazione e la teoria della medicalizzazione coniata da Foucault si situa proprio nella descrizione diversa dei meccanismi di potere, infatti per Foucault il potere non è posseduto da un gruppo particolare, ma è una relazione, una strategia che investe e si trasmette a tutti i gruppi sociali. A questo proposito Lupton scrive: “la dimensione fondamentale della comprensione foucaultiana del potere nel contesto medico è l'accento che egli pone sulla

natura dispersiva del potere, dunque sulla sua mancanza di una logica politica centrale. Invece i fautori della tesi della medicalizzazione ortodossi tendono a considerare i membri della professione medica come dei professionisti che coscientemente cercando di guadagnare potere per aumentare il proprio status e guadagnare potere sulle altre categorie sociali, e lo fanno godendo del sostegno dello Stato. Al contrario, Foucault sostiene che lo sguardo clinico non è intenzionale, ovvero non è originato da un particolare tipo di gruppo che ne vuole dominare un altro […] Foucault ha sottolineato che il campo e le preoccupazioni della medicina sono variegate ed eterogenee, rivolgendosi a luoghi di lavoro, scuola, case, supermercati ecc.. Lo Stato è, ovviamente, implicato nella riproduzione della dominanza medica, ma non è l’unico elemento ci sono anche altre agenzie e istituzioni interessate a ciò137”.

135 Sull’analisi del tema della medicalizzazione in Foucault da parte di Nye si può far riferimento anche a L.

Mori, Al centro della vita. La medicalizzazione della società secondo Foucault, in La medicalizzazione della

vita, Franco Angeli, Milano 2009, p. 87

136D. Lupton, Foucault and the medicalisation critique, in Foucault Health and Medicine, Routledge 1998, pp.

94-110

Dalle parole di Lupton emerge chiaramente una netta separazione tra gli studiosi “ortodossi” della medicalizzazione e Foucault e la differenza risiede, al contrario di quanto sostiene Nye, nella diversa modalità di guardare al potere insito nel meccanismo di medicalizzazione. Infatti, per i primi tale situazione serve a perpetuare la volontà del più forte di aver ragione del più debole, per Foucault forti e deboli sono presi in egual misura all’interno della rete del sapere-potere prodotto dalla medicina, la quale non si erge a fonte di soggettivazione e di disciplinazione dei corpi da sola, ma viene decretata e issata da una serie di situazioni che ne legittimano, quasi inconsapevolmente, il suo procedere. Lupton restituisce così una lettura importante del concetto di medicalizzazione in Foucault mostrando come esso non possa venire paragonato a quello degli altri autori, poiché la sua disamina è completamente diversa, tanto che potremo affermare che per i cultori della tesi “ortodossa” della medicalizzazione, in particolare negli anni ‘60-70, la medicalizzazione sia un fenomeno indotto e che si forma su altre situazioni, quali il capitalismo, mentre per Foucault la medicalizzazione rappresenta una cornice morale su cui prendono vita tutti gli altri fenomeni e per tal ragione, essa non deriva dal capitalismo, ma ne fornisce la chiave per la sua stessa instaurazione e sussistenza.

Lupton, oltre a mettere in luce la differenza tra le due modalità di riferirsi al concetto di medicalizzazione, sostiene anche che tutti i fraintendimenti legati all’interpretazione Foucaultiana derivino dal fatto che si leggano solo le prime opera foucaultiane138. In particolare la studiosa si riferisce a Storia della follia e Nascita della clinica, opere che, se non inserite a giusto titolo all’interno di un’inchiesta sulla problematizzazione della medicalizzazione nell’opera di Foucault sembrano poter giustificare la tesi secondo la quale anche Foucault parli di medicalizzazione nei termini di dominio di una classe (quella medica o quella più generale dei capitalisti) su le altre. Tale spunto offerto da Lupton è stato ripreso da Vandewalle139, il quale accosta il problema della medicalizzazione in Foucault indagando cosa le opere del filosofo francese ci possono dire sulla medicina. In altri termini, Vandewalle compie uno sforzo maggiore rispetto alla sola ricostruzione del termine medicalizzazione, sostenendo che lo stesso non possa essere desunto da una sola opera di Foucault, facendogli assumere significati come quelli espressi da Nye, ma sia necessario leggere le varie opere foucaultiane tenendo presente come in tutte esse la medicina venga trattata. Quindi, Vandewalle chiarisce il pensiero che ho espresso nel paragrafo precedente asserendo che sia legittimo parlare dell’opera di Foucault attraverso interrogazioni su specifici problemi che lo stesso ha trattato, ma non sia possibile compiere tale sforzo senza una lettura complessiva di come tale tema sia stato affrontato nell’arco di tutti i periodi foucaultiani. Io ritengo, in

138 Ivi, p. 102

accordo con Vandewalle, che compiere un’analisi di questo tipo sia una delle poche possibilità, forse l’unica, per rendere giustizia al pensiero di Foucault e per riuscire a trovare dei filoni argomentativi e di ricerca che possano essere letti come dei lavori completi e coerenti, nonostante i vari periodi e i vari interessi esercitati in vita da Foucault. In particolare il lavoro di Vandewalle condotto sulla medicina ha il pregio di restituire forza teorica all’analisi della medicalizzazione in Foucault, già espressa da Lupton, e riesce a cogliere come questa possa rappresentare una linea coesa di ricerca all’interno della vasta opera foucaultiana.