Il ‘destino’ delle carte
2. Antonio da Borgonuovo relevator di documentazione capitolare
Lo spoglio sistematico dei fondi pergamenacei e l’analisi sulle note relative all’estrazione di redactiones in mundum sui registri notarili del Trecento hanno permesso di individuare alcuni notai di cui ser Antonio rilevò la documentazione. Si tratta, in larga parte, di professionisti attivi nel corso del XIV secolo per il Capitolo della cattedrale: Venturino de Trechis, Pietro de Stanchariis, Federico di Enrico da Albiano e Giacomo da Ravazzone, unico fra i notai citati a non essere qualifi cato come notaio capitolare.
Vista la quasi totale corrispondenza fra la documentazione rilevata da Antonio e gli esiti documentari di gran parte dei notai capitolari attivi nel corso del Tre-
7 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 179. Particolare sembra la locuzione impiegata dal notaio per descrivere e qualifi care le modalità di registrazione dei numerosi documenti sui suoi protocol- li: «instrumenta diversarum manierarum ... notavit et scripsit»; si potrebbero ricondurre queste ‘diverse maniere’, alle molteplici modalità di redazione dell’instrumentum notarile. In alcuni casi si sarà forse trattato di vere e proprie imbreviature, in altri di estesi molto simili ad eventuali redazioni in mundum.
8 Se per la città di Trento l’autorità competente per il rilascio delle licentie relevandi era il vicario/podestà vescovile, per i restanti territori della diocesi tale funzione fu attribuita all’autorità giudiziaria del relativo comitato o giurisdizione; ciò avvenne, ad esempio, quando ser Osvaldo detto
Sengel da San Michele all’Adige, vicario generale e ius publice redens in civilibus et criminalibus causis in toto comitatu Cunespergi nec non in Cimbrie iurisdictionis per il conte del Tirolo, concesse
a Nicolò, fi glio di ser Giovanni de Ligatis da Serso, cittadino di Trento ma residente a Cembra, di rilevare i rogiti del fu ser Giovanni da Giovo (BCTn, BCT3, capsa 32, mazzo 1, n. 1).
9 È il caso del testamento della domina Elica del fu ser Gabriele dal Borgonuovo di Trento, redatto il 25 agosto 1407 da ser Vigilio (ADTn, ACap, capsa testamenti, rotoli medi/a, n. 14).
Stefano Malfatti
191 190
Ad inizio Quattrocento, Antonio da Borgonuovo opera dunque in una fase di piena transizione, con un collegio notarile ancora incapace di esercitare il pieno controllo sulla produzione documentaria dei propri notai e, di rifl esso, sui procedimenti di trasmissione delle carte dei notai defunti.
La fortunata conservazione di due documenti relativi alla trasmissione di atti di notai sul registro Instrumenta capitularia 8bis consente di ricostruire almeno parzialmente le pratiche di affi damento delle carte ad un nuovo professionista. Il 10 dicembre 14253 Cristina, moglie del defunto notaio Giacomino da Posina4, fu
chiamata in episcopali palatio, ad banchum iuris civilis, alla presenza del vicario per le cause civili e criminali Antonio de Zivolis da Ledro e dei notai Antonio
de Castro, Antonio da Nogaredo, Antonio da Fai, Guglielmo Saraceno, Nicolò de Capris e Vito da Dambel. Costei, rappresentata dal notaio Antonio da Molveno,
giurisperito e, soprattutto, priore e rettore del collegio notarile di Trento5, fu in-
vitata ad esibire a un membro del collegio «imbreviaturas et prothocola» lasciati dal marito defunto, affi nché potessero essere rilevati da un professionista ritenuto «ydoneum et suffi cientem». Ricevuta, dunque, «ad instantiam et petitionem quam plurium» la disponiblità di «rogationes et imbreviaturas» del defunto Giacomino, il rettore scelse quale notaio relevator Nicolò del fu ser Pietro Baldovini de Capris, il quale ricevette dal vicario vescovile
licentiam ... et plenam auctoritatem relevandi, transcribendi et in publicam formam reddigendi rogationes, imbreviaturas et prothocolla dicti condam Iacobini notarii ... mandans et decernes ipse dominus vicarius rogationes et imbreviaturas quas ipse Nicholaus relevabit ex imbreviaturis et rogationibus ipsius condam Iacobini nota- rii illam vim habere et obtinere qua(s) habuissent si ipse Iacobinus notarius dum viveret perfi cisset6.
Mentre nell’esempio qui preso in considerazione si è messo in luce uno dei casi forse più usuali, ovvero la comissio delle carte di un notaio defunto, il documento che si andrà ora ad esaminare, cronologicamente di poco successivo, mostra una circostanza meno attestata nelle fonti; è infatti il caso di un notaio, Vigilio del fu ser Enrico Rigaie da Trento, ancora vivente ma, «gravi infi rmitate oppressus», e dunque inabile a proseguire la propria attività.
Il 29 aprile 1426 ser Vigilio si presenta infatti dinanzi al già citato vicario vescovile Antonio de Zivolis da Ledro. Sede dell’atto, in quest’occasione, non è il
3 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 142.
4 Cfr. Stenico, Notai che operarono nel Trentino, cit., sub voce Giacomino da Posina. Il notaio Giacomino era fi glio di Albertino, un tabernarius proveniente da Posina, nel vicentino, e fu attivo a Trento fra la fi ne del Trecento e la metà degli anni Venti del Quattrocento. All’inizio del XV secolo fu in più occasioni procuratore con il compito di refutare proprietà immobiliari al Capitolo della cattedrale di Trento: ADTn, ACap, capsa 22, n. 2; capsa 22, nn. 3 e 3.1; capsa anniversari, rotoli lunghi/b, n. 15; di mano di Giacomino si conservano due pergamene presso l’archivio della Prepositura: ADTn, AP, Tomo III, nn. 5 e 9.
5 Per quanto oggi è noto, il rettore o priore del collegio esercitava funzioni di rappresentanza dinanzi ad autorità esterne e coordinava le attività del collegio; veniva eletto dalla maggioranza dei votanti e restava in carica per un anno. Coadiuvavano il rettore quattro consiglieri, eletti secondo ana- loghe modalità, un massaro, che amministrava il patrimonio, un notaio e due bidelli che mantenevano la carica per la durata di quattro mesi. Poco altro si conosce, ad inizio XV secolo, relativamente al collegio e alla sua struttura (cfr. Varanini, Il Collegio notarile di Trento, cit.).
6 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 142.
191
palazzo vescovile, ma la stazione delle bollette, poco distante; presenziano in qualità di testimoni i notai Antonio de Castro, Iosio del fu ser Francesco da Trento e Marco
domine Zinele dal Borgonuovo. In quell’occasione il notaio Vigilio:
asseruit et proposuit et dixit quod plurima et plurima instrumenta diversarum ma- nierarum et rogationes notavit et scripsit in suis prothocollis, que et quas tamen in publicam formam non redegit nec redigere potet propter eius gravem infi rmitatem, ex quo supplicavit et petivit ab ipso domino vicario ut dignaretur concedere licen- tiam et plenam auctoritatem Gasparino notario fi lio Antonii notarii de Nogaredo civi Tridentino relevandi et in publicam formam redigendi eius Vigilii notas et rogationes et imbreviaturas7.
Di fronte alla necessità di estrarre da questi protocolli numerosi documenti su pergamena, vista la grave infermità, ser Vigilio fu dunque costretto ad affi dare le proprie carte al notaio Gasparino, fi glio del notaio Antonio da Nogaredo. La petizione fu rivolta direttamente al vicario vescovile8, senza alcuna apparente ‘mediazione’
da parte del collegio notarile. Udita la richiesta e ritenuto Gasparino adeguato al compito, il vicario concesse a quest’ultimo la licenza e la piena autorità di rilevare, trascrivere e redigere in forma pubblica «rogationes et imbreviaturas». L’atto si concluse con l’usuale giuramento prestato dal notaio relevator dinanzi al vicario, al notaio rogante e a ser Vigilio. L’autorizzazione concessa a Gasparino diede a quest’ultimo la possibilità di rilevare le carte del notaio Vigilio, dalle quali – su richiesta dei committenti – poté trascrivere pergamene in mundum9.
2. Antonio da Borgonuovo relevator di documentazione capitolare
Lo spoglio sistematico dei fondi pergamenacei e l’analisi sulle note relative all’estrazione di redactiones in mundum sui registri notarili del Trecento hanno permesso di individuare alcuni notai di cui ser Antonio rilevò la documentazione. Si tratta, in larga parte, di professionisti attivi nel corso del XIV secolo per il Capitolo della cattedrale: Venturino de Trechis, Pietro de Stanchariis, Federico di Enrico da Albiano e Giacomo da Ravazzone, unico fra i notai citati a non essere qualifi cato come notaio capitolare.
Vista la quasi totale corrispondenza fra la documentazione rilevata da Antonio e gli esiti documentari di gran parte dei notai capitolari attivi nel corso del Tre-
7 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 179. Particolare sembra la locuzione impiegata dal notaio per descrivere e qualifi care le modalità di registrazione dei numerosi documenti sui suoi protocol- li: «instrumenta diversarum manierarum ... notavit et scripsit»; si potrebbero ricondurre queste ‘diverse maniere’, alle molteplici modalità di redazione dell’instrumentum notarile. In alcuni casi si sarà forse trattato di vere e proprie imbreviature, in altri di estesi molto simili ad eventuali redazioni in mundum.
8 Se per la città di Trento l’autorità competente per il rilascio delle licentie relevandi era il vicario/podestà vescovile, per i restanti territori della diocesi tale funzione fu attribuita all’autorità giudiziaria del relativo comitato o giurisdizione; ciò avvenne, ad esempio, quando ser Osvaldo detto
Sengel da San Michele all’Adige, vicario generale e ius publice redens in civilibus et criminalibus causis in toto comitatu Cunespergi nec non in Cimbrie iurisdictionis per il conte del Tirolo, concesse
a Nicolò, fi glio di ser Giovanni de Ligatis da Serso, cittadino di Trento ma residente a Cembra, di rilevare i rogiti del fu ser Giovanni da Giovo (BCTn, BCT3, capsa 32, mazzo 1, n. 1).
9 È il caso del testamento della domina Elica del fu ser Gabriele dal Borgonuovo di Trento, redatto il 25 agosto 1407 da ser Vigilio (ADTn, ACap, capsa testamenti, rotoli medi/a, n. 14).
Il ‘destino’ delle carte
cento, l’analisi sulle comissiones del professionista non potrà che intrecciarsi con analoghe licentie relevandi concesse nei decenni precedenti, per le stesse carte, agli altri notai dell’ente.
Si inizierà con l’autorizzazione ad estrarre dalle «rogationes, prothocolla, instru- menta et imbreviaturas» redatte fra il 1354 e il 1392 dal canonico e notaio Pietro del fu Stefano de Stanchariis da Teglie di Brescia ottenuta da ser Antonio il 14 luglio 141110 per concessione del vicario vescovile Antonio Schichignoli da Trento. Ciò
che distingue nella sostanza le licenze esaminate in precedenza da quelle relative a documentazione capitolare è il fatto che queste ultime avvennero, praticamente sempre, su richiesta, ovvero «ab instanciam et petitionem», degli stessi canonici. Così, ad esempio, l’estrazione di redactiones in mundum dalle rogazioni, dai pro- tocolli, dagli instrumenta e dalle imbreviature di Pietro de Stanchariis fu concessa ad Antonio da Borgonuovo su richiesta di Florio da Denno, sindaco e massaro del Capitolo della cattedrale11. La licenza conferita ad Antonio è oggi leggibile sia in
calce ad una locazione su pergamena posta presso il fondo capitolare dell’Archivio diocesano tridentino, sia alla c. 606r del volume del de Stanchariis Instrumenta
capitularia 7.
Numerosi rogiti contenuti nel suddetto registro recano annotazioni relative all’e- strazione di munda da parte dei notai che, in epoche diverse, furono autorizzati a lavorarvi: in primis Alberto del fu ser Negratus da Sacco12, del quale si hanno ben
trentadue annotazioni in margine a rogiti estratti13; in seconda posizione, Antonio
da Borgonuovo, del quale si trovano dodici note14 del tipo Relevata est, oltre a un
intero documento rogato da ser Antonio l’11 maggio 1412 e posto in uno spazio rimasto bianco della c. 31v15. Il professionista si premurò, in talune occasioni, di
specifi care per quale ragione, oppure su istanza di quale autorità, dovette estrarre il
mundum. Si hanno così annotazioni del tipo: «Relevata per me Antonium notarium ser
Bartholasii pro Capitulo etc»16, «Relevata per me Antonium notarium ser Bartolasii
ad instanciam Otolini conductoris infrascripti et sibi data»17 oppure «Relevata per
me Antonium notarium ser Bartholasii ex licentia michi data et data ipsi Bartolo ex eo quia in sachemano amisit sibi factam et datam etc»18 e ancora «Relevata per
10 Cfr. ADTn, ACap, capsa 32, n. 224 e ASTn, ACD, n. 1398-01, c. 306r (ex Instrumenta ca- pitularia 7).
11 Su Florio da Denno cfr. la scheda biografi ca in Curzel, I canonici e il Capitolo, cit., pp. 529-531. 12 Cfr. le sottoscrizioni con la licentia relevandi di Alberto da Sacco in calce ai documenti in ADTn, ACap, capsa 3, n. 8 e BCTn, BCT3, capsa 3, mazzo 1, n. 22. L’autorizzazione fu concessa da Bartolomeo da Bologna, decretorum doctor e abate di San Lorenzo, vicario generale in spiritualibus per il vescovo di Trento Georg Liechtenstein e da Nicolò de Tanuciis da Levico legum doctor, come attestato dal documento rogato da Antonio di ser Paolo Pevrada notaio cittadino di Trento.
13 Le note relative all’estrazione di munda di Alberto da Sacco si trovano in margine ai documenti posti alle carte: 50r-v, 51r, 67v-68r, 89r-v, 89v-90r, 90r-v, 93v, 98v-99r, 108r-v, 133v-134v, 148v-149r, 153r-v, 167r-v, 169v-170r, 171v-172r, 177v-178r, 206v-207v, 209v-210r, 210r-v, 220r-221r, 243r-v, 245v-246r, 265r-v, 273r-274r, 283r-v, 292v-293v, 295v, 298r-v, 300v-301r, 301r-v, 304v, 305r-v. I documenti sul registro non sono numerati.
14 Le note relative all’estrazione di munda di Antonio da Borgonuovo si trovano in margine ai documenti posti alle carte: 12r-v, 30v-31v, 34v-35v, 35v-36r, 48r-v, 57r, 102r, 142r-v, 204r-205r, 240r-v, 257v, 281r-v.
15 ASTn, ACD, n. 1398-01, c. 31v; si tratta di una dichiarazione collegata al documento posto immediatamente sopra e rogato da Pietro de Stanchariis il 3 dicembre 1380.
16 Ivi, c. 12r-v. 17 Ivi, cc. 30v-31v. 18 Ivi, cc. 34v-35v.
me Antonium ser Bartholasii ad petitionem domini Marquardi in causa quam movit contra heredes condam ser Federici de Gardulis pretextu affi ctus non soluti etc»19.
L’analisi sui Relevata e sulle sottoscrizioni di Antonio da Borgonuovo e di Alberto da Sacco forniscono ulteriori informazioni: anzitutto si nota come gli interventi dei notai sul registro di Pietro de Stanchariis siano piuttosto frequenti negli anni immediatamente successivi alla sua morte, mentre si facciano sempre più radi con il trascorrere degli anni, fi no a divenire quasi del tutto assenti alla metà del Quattrocento, quando è Odorico da Brez a lavorare sul quel registro. Ciò è assolutamente naturale poiché, come osservava Marino Berengo relativamente alle fonti notarili piemontesi e nel Ducato di Milano fra Trecento e Quattrocento,
il valore venale degli atti diminuiva in proporzione diretta col loro grado d’invec- chiamento poiché l’unico utile che potevano offrire, quello delle copie, scemava progressivamente col trascorrere degli anni. A distanza di una generazione, o al massimo di due, dal decesso del notaio che li aveva rogati, veniva a mancare ogni convenienza non solo al loro acquisto, ma anche alla loro ingombrante conserva- zione20.
Un secondo tema di rifl essione che si ricava dalla sottoscrizione di ser Antonio in calce ai documenti rilevati dai registri del suo predecessore de Stanchariis è relativo alla presunta proprietà di questi registri veicolanti unicamente documenta- zione capitolare. Il notaio, riferendosi proprio ai registri di Pietro de Stanchariis, parla infatti di:
rogationes, prothocolla, instrumenta et imbreviaturas Petri nati condam Stephani de Stanchariis de Telliis Brixiensis diocesis habitatoris Tridenti publici imperiali auctoritate notarii ex quaterno auctentico instrumentorum dicti Capituli scripto sub signo et nomine et manu dicti Petri notarii ut de dicta licentia et comissione michi datis et concessis patet publico documento scripto sub signo et nomine Gratiadei fi lii ser Antonii de Castello publici imperiali auctoritate notarii die martis quartode- cimo mensis iullii M°CCCC°XI°, indictione quarta, suprascriptam rogationem sive instrumentum ex dicto quaterno instrumentorum dicti Capituli scripto sub signo et nomine et manu dicti Petri notarii21.
I volumi redatti dai notai nell’esercizio delle loro funzioni di pubblici auten- ticatori della memoria documentaria di enti e privati erano di piena proprietà del professionista che li aveva posti in essere, il quale – come spesso veniva ribadito negli statuti delle matricole – aveva l’obbligo di conservarli con cura affi nché in futuro fosse possibile reperire un documento su richiesta di qualche cliente. Ma nel caso qui preso in esame, il notaio parla esplicitamente di «quaternus auctenticus instrumentorum dicti Capituli», ribadendolo poi poche righe dopo, «ex dicto quaterno instrumentorum dicti Capituli». L’affermazione di Antonio, dunque, sembrerebbe attribuire la proprietà del registro, scritto «sub signo et nomine» da Pietro de Stan-
19 Ivi, c. 57r.
20 M. Berengo, Lo studio degli atti notarili dal XIV al XVI secolo, in Fonti medioevali e pro- blematica storiogra ca, Atti del congresso internazionale per il 90° anniversario della fondazione
dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo (Roma 22-27 ottobre 1973), Istituto Storico Italiano per il Medioevo, Roma 1976, I, pp. 149-172.
Stefano Malfatti
193 192
cento, l’analisi sulle comissiones del professionista non potrà che intrecciarsi con analoghe licentie relevandi concesse nei decenni precedenti, per le stesse carte, agli altri notai dell’ente.
Si inizierà con l’autorizzazione ad estrarre dalle «rogationes, prothocolla, instru- menta et imbreviaturas» redatte fra il 1354 e il 1392 dal canonico e notaio Pietro del fu Stefano de Stanchariis da Teglie di Brescia ottenuta da ser Antonio il 14 luglio 141110 per concessione del vicario vescovile Antonio Schichignoli da Trento. Ciò
che distingue nella sostanza le licenze esaminate in precedenza da quelle relative a documentazione capitolare è il fatto che queste ultime avvennero, praticamente sempre, su richiesta, ovvero «ab instanciam et petitionem», degli stessi canonici. Così, ad esempio, l’estrazione di redactiones in mundum dalle rogazioni, dai pro- tocolli, dagli instrumenta e dalle imbreviature di Pietro de Stanchariis fu concessa ad Antonio da Borgonuovo su richiesta di Florio da Denno, sindaco e massaro del Capitolo della cattedrale11. La licenza conferita ad Antonio è oggi leggibile sia in
calce ad una locazione su pergamena posta presso il fondo capitolare dell’Archivio diocesano tridentino, sia alla c. 606r del volume del de Stanchariis Instrumenta
capitularia 7.
Numerosi rogiti contenuti nel suddetto registro recano annotazioni relative all’e- strazione di munda da parte dei notai che, in epoche diverse, furono autorizzati a lavorarvi: in primis Alberto del fu ser Negratus da Sacco12, del quale si hanno ben
trentadue annotazioni in margine a rogiti estratti13; in seconda posizione, Antonio
da Borgonuovo, del quale si trovano dodici note14 del tipo Relevata est, oltre a un
intero documento rogato da ser Antonio l’11 maggio 1412 e posto in uno spazio rimasto bianco della c. 31v15. Il professionista si premurò, in talune occasioni, di
specifi care per quale ragione, oppure su istanza di quale autorità, dovette estrarre il
mundum. Si hanno così annotazioni del tipo: «Relevata per me Antonium notarium ser
Bartholasii pro Capitulo etc»16, «Relevata per me Antonium notarium ser Bartolasii
ad instanciam Otolini conductoris infrascripti et sibi data»17 oppure «Relevata per
me Antonium notarium ser Bartholasii ex licentia michi data et data ipsi Bartolo ex eo quia in sachemano amisit sibi factam et datam etc»18 e ancora «Relevata per
10 Cfr. ADTn, ACap, capsa 32, n. 224 e ASTn, ACD, n. 1398-01, c. 306r (ex Instrumenta ca- pitularia 7).
11 Su Florio da Denno cfr. la scheda biografi ca in Curzel, I canonici e il Capitolo, cit., pp. 529-531. 12 Cfr. le sottoscrizioni con la licentia relevandi di Alberto da Sacco in calce ai documenti in ADTn, ACap, capsa 3, n. 8 e BCTn, BCT3, capsa 3, mazzo 1, n. 22. L’autorizzazione fu concessa da Bartolomeo da Bologna, decretorum doctor e abate di San Lorenzo, vicario generale in spiritualibus per il vescovo di Trento Georg Liechtenstein e da Nicolò de Tanuciis da Levico legum doctor, come attestato dal documento rogato da Antonio di ser Paolo Pevrada notaio cittadino di Trento.
13 Le note relative all’estrazione di munda di Alberto da Sacco si trovano in margine ai documenti posti alle carte: 50r-v, 51r, 67v-68r, 89r-v, 89v-90r, 90r-v, 93v, 98v-99r, 108r-v, 133v-134v, 148v-149r, 153r-v, 167r-v, 169v-170r, 171v-172r, 177v-178r, 206v-207v, 209v-210r, 210r-v, 220r-221r, 243r-v, 245v-246r, 265r-v, 273r-274r, 283r-v, 292v-293v, 295v, 298r-v, 300v-301r, 301r-v, 304v, 305r-v. I documenti sul registro non sono numerati.
14 Le note relative all’estrazione di munda di Antonio da Borgonuovo si trovano in margine ai documenti posti alle carte: 12r-v, 30v-31v, 34v-35v, 35v-36r, 48r-v, 57r, 102r, 142r-v, 204r-205r, 240r-v, 257v, 281r-v.
15 ASTn, ACD, n. 1398-01, c. 31v; si tratta di una dichiarazione collegata al documento posto immediatamente sopra e rogato da Pietro de Stanchariis il 3 dicembre 1380.
16 Ivi, c. 12r-v. 17 Ivi, cc. 30v-31v. 18 Ivi, cc. 34v-35v.
193
me Antonium ser Bartholasii ad petitionem domini Marquardi in causa quam movit contra heredes condam ser Federici de Gardulis pretextu affi ctus non soluti etc»19.
L’analisi sui Relevata e sulle sottoscrizioni di Antonio da Borgonuovo e di Alberto da Sacco forniscono ulteriori informazioni: anzitutto si nota come gli interventi dei notai sul registro di Pietro de Stanchariis siano piuttosto frequenti negli anni immediatamente successivi alla sua morte, mentre si facciano sempre più radi con il trascorrere degli anni, fi no a divenire quasi del tutto assenti alla metà del Quattrocento, quando è Odorico da Brez a lavorare sul quel registro. Ciò è assolutamente naturale poiché, come osservava Marino Berengo relativamente alle fonti notarili piemontesi e nel Ducato di Milano fra Trecento e Quattrocento,
il valore venale degli atti diminuiva in proporzione diretta col loro grado d’invec- chiamento poiché l’unico utile che potevano offrire, quello delle copie, scemava progressivamente col trascorrere degli anni. A distanza di una generazione, o al