Antonio da Borgonuovo al lavoro Tracce di diplomatica notarile
4. I quaterni o libr
Si svolgerà ora un rapido esame sulla terminologia adottata da ser Antonio per defi nire i registri che oggi si chiamano Instrumenta capitularia. Il termine im- piegato dal notaio con maggiore frequenza è quaternus18, talvolta sostituito da
liber19. Così, ad esempio, nell’intestazione posta nella prima carta del registro
Instrumenta capitularia 8bis20, dopo l’usuale invocazione alla divinità, In Christi
nomine, amen, il notaio esordisce con le parole: «Quaternus instrumentorum nota-
torum et continuatorum per me Antonium notarium ser Bartholasii de Burgonovo de Tridento etc». I termini utilizzati dal notaio non sono casuali. Il registro 8bis, ma lo stesso vale anche per il volume del Capitolo, raccoglie instrumenta secondo due modalità: per annotazione (notatorum) e per esteso (continuatorum). Scorrendo le carte dei due volumi, infatti, si distinguono chiaramente documenti redatti in forma estesa, molto simili alle eventuali redactiones in mundum, e talvolta addirit- tura muniti di signum e sottoscrizione del notaio, da atti invece privi di qualunque elemento formulare, sostanzialmente abbreviati. Defi nire Instrumenta capitularia 8 e 8bis due registri di estesi sarebbe pertanto fuorviante, vista la duplice modalità di presentazione dei documenti. Non mancano, inoltre, riferimenti da parte di ser 18 Per l’uso del termine quaternus, che nel lessico medievale viene utilizzato per defi nire ge- nericamente il fascicolo, senza tenere conto della sua reale consistenza (ossia se sia un ternione, un quinterno ecc.), cfr. S. Rizzo, Il lessico lologico degli umanisti, Edizioni di storia e letteratura, Roma 1984, p. 45; già nella tarda antichità il termine indica anche soltanto l’unione di più fogli, senza riferimento specifi co al loro numero; nel medioevo, in particolare, ci sono esempi di quaternio per indicare un intero manoscritto o per un solo foglio; cfr. anche O. Weijers, Vocabulaire du livre et de
l’écriture au moyen âge. Etudes sur le vocabulaire intellectuel du Moyen âge, Actes de la table tonde
(Paris 24-26 septembre 1987), Brepol, Turnhout 1989, II, pp. 208-211. Ulteriore conferma a quanto detto sulla diversa consistenza del quaternus, ma applicata all’ambito archivistico, si riscontra in Romiti, L’armarium comunis della Camara actorum, cit., pp. CLXXXV-CXC; come è noto il quaternus dovrebbe consistere in otto carte, ma alla luce delle registrazioni in inventario questa affermazione non trova più riscontro materiale poiché talora il numero delle carte assegnate a questa unità archivistica è più basso di otto, talora è leggermente più elevato, talaltra si riferisce addirittura a numeri molto più alti. Secondo Romiti questa ‘incoerenza’ è dettata da una certa incertezza metodologica alla base dell’operare dei notai-archivisti della Camara Actorum di Bologna.
19 Secondo quanto afferma Romiti, L’armarium comunis della Camara actorum, cit., pp. CLXXXI- CLXXXV, il liber rappresentava un’entità già predisposta in tale forma prima del suo impiego, per il quale «non esistono tuttavia defi nite delimitazioni di consistenza». Ciò che emerge dall’analisi della terminologia impiegata da Antonio da Borgonuovo è che il termine quaternus e il termine liber per riferirsi a registri del tipo di Instrumenta capitularia 8 e 8bis siano fra loro interscambiabili.
20 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 117r; la carta in questione, fortemente danneg- giata, è stata posta per errore a c. 117 anziché a c. 1 durante il restauro compiuto nel 1981.
Stefano Malfatti
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Fig. 18. ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, bifolio fra le cc. 77 e 78.
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la ‘scheda’ in fase di rogatio, tappa probabile ma forse non sempre praticata. Successivamente, da questa prima redazione nella forma di appunti, egli poteva passare a una forma redazionale ormai quasi completa, talvolta addirittura munita di sottoscrizione, che poteva concretizzarsi su fogli singoli o bifolia, oppure in quelli che egli defi nisce prothocolli. Si trattava di una ‘tappa’ non obbligata e non sempre praticata da Antonio, il quale, come sembra, poteva scegliere di passare direttamente o alla redazione su registri come Instrumenta capitularia 8 e 8bis, o alla redazione di una forma abbreviata dell’atto – assimilabile a una vera e propria imbreviatura – sempre sulle carte dei suddetti volumi.
4. I quaterni o libri
Si svolgerà ora un rapido esame sulla terminologia adottata da ser Antonio per defi nire i registri che oggi si chiamano Instrumenta capitularia. Il termine im- piegato dal notaio con maggiore frequenza è quaternus18, talvolta sostituito da
liber19. Così, ad esempio, nell’intestazione posta nella prima carta del registro
Instrumenta capitularia 8bis20, dopo l’usuale invocazione alla divinità, In Christi
nomine, amen, il notaio esordisce con le parole: «Quaternus instrumentorum nota-
torum et continuatorum per me Antonium notarium ser Bartholasii de Burgonovo de Tridento etc». I termini utilizzati dal notaio non sono casuali. Il registro 8bis, ma lo stesso vale anche per il volume del Capitolo, raccoglie instrumenta secondo due modalità: per annotazione (notatorum) e per esteso (continuatorum). Scorrendo le carte dei due volumi, infatti, si distinguono chiaramente documenti redatti in forma estesa, molto simili alle eventuali redactiones in mundum, e talvolta addirit- tura muniti di signum e sottoscrizione del notaio, da atti invece privi di qualunque elemento formulare, sostanzialmente abbreviati. Defi nire Instrumenta capitularia 8 e 8bis due registri di estesi sarebbe pertanto fuorviante, vista la duplice modalità di presentazione dei documenti. Non mancano, inoltre, riferimenti da parte di ser 18 Per l’uso del termine quaternus, che nel lessico medievale viene utilizzato per defi nire ge- nericamente il fascicolo, senza tenere conto della sua reale consistenza (ossia se sia un ternione, un quinterno ecc.), cfr. S. Rizzo, Il lessico lologico degli umanisti, Edizioni di storia e letteratura, Roma 1984, p. 45; già nella tarda antichità il termine indica anche soltanto l’unione di più fogli, senza riferimento specifi co al loro numero; nel medioevo, in particolare, ci sono esempi di quaternio per indicare un intero manoscritto o per un solo foglio; cfr. anche O. Weijers, Vocabulaire du livre et de
l’écriture au moyen âge. Etudes sur le vocabulaire intellectuel du Moyen âge, Actes de la table tonde
(Paris 24-26 septembre 1987), Brepol, Turnhout 1989, II, pp. 208-211. Ulteriore conferma a quanto detto sulla diversa consistenza del quaternus, ma applicata all’ambito archivistico, si riscontra in Romiti, L’armarium comunis della Camara actorum, cit., pp. CLXXXV-CXC; come è noto il quaternus dovrebbe consistere in otto carte, ma alla luce delle registrazioni in inventario questa affermazione non trova più riscontro materiale poiché talora il numero delle carte assegnate a questa unità archivistica è più basso di otto, talora è leggermente più elevato, talaltra si riferisce addirittura a numeri molto più alti. Secondo Romiti questa ‘incoerenza’ è dettata da una certa incertezza metodologica alla base dell’operare dei notai-archivisti della Camara Actorum di Bologna.
19 Secondo quanto afferma Romiti, L’armarium comunis della Camara actorum, cit., pp. CLXXXI- CLXXXV, il liber rappresentava un’entità già predisposta in tale forma prima del suo impiego, per il quale «non esistono tuttavia defi nite delimitazioni di consistenza». Ciò che emerge dall’analisi della terminologia impiegata da Antonio da Borgonuovo è che il termine quaternus e il termine liber per riferirsi a registri del tipo di Instrumenta capitularia 8 e 8bis siano fra loro interscambiabili.
20 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 117r; la carta in questione, fortemente danneg- giata, è stata posta per errore a c. 117 anziché a c. 1 durante il restauro compiuto nel 1981.
Antonio da Borgonuovo al lavoro
Antonio a volumi, defi niti libri o quaterni, oggi deperditi, probabilmente simili nella loro facies ai registri 8 e 8bis. A tal proposito si può riportare un’annotazione che il professionista pose in corrispondenza di un’emptio su Instrumenta capitularia 8bis21.
Facendo riferimento ad un atto dotale menzionato nella compravendita ivi redatta, Antonio ricorda: «Nota ad memoriam quod instrumentum huius dotis notatum est per me et continuatum super altero precedenti libro a carta 91», e certamente non può trattarsi di Instrumenta capitularia 8 che trasmette esclusivamente documenti capitolari. Ancor più esplicita della precedente è una nota posta in calce ad una refuta del 1416 sul registro del Capitolo della cattedrale:
Et nota ad memoriam quod dicta Beatrix ratifi cavit eadem die omnia suprascripta et aliam refutationem factam per dictum eius maritum de uno alio vineto continuatam per me super alio meo quaterno magno ut notavi in fi ne dicte refutationis, quam ratifi cationem debeo scribere in fi ne ambarum refutationum quas intendo facere super uno rodulo et in fi ne ipsius roduli postea eam ratifi cationem ponere etc22.
L’annotazione rivela dunque l’esistenza di un altro quaternus magnus, che si deve supporre essere stato simile, quantomeno nelle dimensioni, ad Instrumenta
capitularia 8 e 8bis; il documento menzionato da ser Antonio venne redatto prima
del 1416, dunque, in forma ‘continuata’ e non si trattava certo né dello stesso re- gistro n. 8, che inizia sì nel 1402 ma non contiene questo atto, né tanto meno del n. 8bis che principia soltanto nel 1423. Difatti, che il notaio possedesse almeno un altro registro, per committenza forse simile al n. 8bis, pare verosimile, tenuto conto della totale assenza di registrazioni su carta per il periodo precedente al 1423.