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La presenza nella confraternita dei Battuti laic

A partire dalla metà degli anni Ottanta del Trecento, come ricordato, il nome del notaio ricorre in numerosi instrumenta; fra il 1387 e il 1393 egli compare, ad esempio, in qualità di testimone in diverse investiture feudali dei vescovi Alberto di Ortenburg, redatte dal notaio e scriba vescovile Marco di ser Odorico da Trento173,

e Georg Liechtenstein174.

Il suo cursus honorum prende avvio nel 1395 quando, sotto la reggenza di Giovannino Girardi175, ricopre il ruolo di massaro della confraternita dei Battuti

laici176 insieme al magister Francesco barberius.

Die XXV iulii M°IIIC LXXXXV creavimus masarios domus nostre Antonium nota- rium Bartolaxii et magistrum Francischum barberium qui receperunt a predecesoribus suis XXXIIII° solidos Veronensium, videlicet ab Antonio notario condam ser Pauli et a magistro Antonio sartore de Pederxano olim massarii domus suprascripte177.

Un confronto fra i nomi di quanti ricoprirono cariche entro il sodalizio e quanti, nella prima metà del Quattrocento, rivestirono incarichi pubblici negli uffi ci cit- tadini, sembra infatti portare alla luce una serie di corrispondenze interessanti178;

emerge infatti una sovrapposizione non trascurabile fra gli offi ciali del Comune e i 171 In riferimento ad un personaggio attivo circa un secolo prima, cfr. E. Curzel, Delaìto da Noar- na, notaio e “civis Tridentinus” († 1323), in F. Leonardelli, G. Rossi (a cura di), Offi cina humanitatis. Studi in onore di Lia de Finis, Società di Studi trentini di scienze storiche, Trento 2010, pp. 345-356.

172 Il probabile affi damento della registrazione di molti di questi contratti ad altri notai di cui oggi non si conservano più i rogiti non permette di seguire nel dettaglio le scelte economiche del notaio Antonio da Borgonuovo.

173 Stenico, Notai che operarono nel Trentino, cit., p. 225, sub voce.

174 Cfr. Codicis Clesiani archivi episcopalis regesta, a cura di M. Morizzo, D. Reich, Comitato diocesano tridentino, Trento [s.d.], pp. 233, 234, 236, 240, 244.

175 Costui fu nominato ministro della confraternita il 25 ottobre 1394 e conservò l’incarico almeno fi no al marzo del 1414: Dal Piaz, La confraternita dei Battuti laici, cit., p. 67.

176 Ivi e, più recentemente, D. Ressegotti, Gli antichi statuti della confraternita dei Battuti, «Studi trentini. Storia», 92, 2013, pp. 65-96.

177 BCT, BCT1, n. 2387, Quaderno dei lasciti concessi alla casa della Misericordia.

178 Lorenza Pamato evidenzia una considerevole presenza di gruppi familiari ai vertici delle con- fraternite laiche italiane; in molti casi queste famiglie esercitarono funzioni di rilievo anche nella vita pubblica della città: cfr. L. Pamato, Le confraternite medievali. Studi e tendenze storiogra che, in G. De Sandre Gasparini, G.G. Merlo, A. Rigon (a cura di), Il buon fedele. Le confraternite tra medioevo

e prima età moderna, Cierre, Sommacampagna (Vr) 1998 («Quaderni di storia religiosa», V), p. 27,

Stefano Malfatti

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terreni. La prima notizia161 di una sua attività in questo senso risale al 18 marzo

1401162, quando acquistò per 50 ducati d’oro da Giovanni detto Zibechino il domi-

nio utile su una casa posta nella contrada di San Marco a Trento, per la quale si pagava al Capitolo della cattedrale un affi tto annuo di 40 denari163; non passarono,

tuttavia, molti mesi prima che, il 17 febbraio del 1402164, il notaio cedesse, ancora

per 50 ducati, a Francesco di Giovanni detto dela Massa il dominio utile sulla casa in San Marco. Pochi mesi più tardi, il 5 maggio 1402165 il notaio riconsegnò

al Capitolo il dominio utile su una clausura vignata situata in località a Brusa

Laste, per 60 ducati d’oro in favore di Giovanni detto Feragu, fi glio del professor

gramatice Stefano da Cles166.

Nessun altro documento consente di seguire le attività economiche di ser Antonio fi no al 1420167, quando egli stesso registra sul volume Instrumenta capitularia 8 la

già citata refuta, per 18 ducati e mezzo, dello stabulum situato in Borgonuovo in favore di Ognibene del fu Azzio da Calliano168.

Il notaio doveva intrattenere rapporti economici anche con i membri della fa- miglia Calepini, come si deduce dal documento che attesta la dote versata per la fi glia Maddalena169. Oltre a ricordare i 400 ducati d’oro consegnati ad Adelperio

e Bonaventura Calepini a titolo di dote per la fi glia, egli annota infatti l’acquisto dal genero Adelperio della metà pro indiviso di un affi tto perpetuo di 24 staia di cereali che venivano pagate annualmente dai fratelli Antonio Sumptag e Federico per un manso di 20 piovi. Nel 1425 ser Antonio aveva inoltre acquistato per 16 ducati d’oro da Nicolò de Capris il dominio utile su un appezzamento di terra coltivata ad orto posta nella contrada del ponte dell’Adige, il cui dominio eminente apparteneva al monastero di San Lorenzo170.

Ciò che si conosce dell’attività economica di Antonio da Borgonuovo è quindi solo un esiguo frammento di un possibile più vasto insieme di proprietà e affi tti versus setentrionem, apud Anthonium Bertholasii versus meridiem, apud viam consortallem de subtus, apud Petrum de Burmo habitatorem in Burgonovo et apud ipsa affi ctalinam»: Codex Wangianus. I

cartulari della Chiesa trentina (secoli XIII-XIV), a cura di E. Curzel, G.M. Varanini, con la collabo-

razione di D. Frioli, Il Mulino, Bologna 2007 (Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento. Fonti, 5), doc. n. 249.

162 Cfr. Appendice, regesto n. 4 (BCT, BCT1, n. 1868, cc. 119-120).

163 Si tratta probabilmente di una cifra puramente simbolica, visto il valore reale del bene. 164 BCT, BCT1, n. 1868, cc. 173-175; regesto in Zamboni, Economia e società in una piccola città alpina, cit., doc. n. 96.

165 ADTn, ACap, capsa 23, n. 117; il documento è rogato dal notaio Melchiorre fi glio del magister Leonardo sarto da Trento. Nel verso della pergamena si legge: «Nunc magister Iohannes barberius de Arimino habitator Tridenti tenet dictam clausuram | et bene solvit monete Tridentine libras IX, vide in Bertolasio folio CCLXXXXIX° et alibi est in libro dicto Bertholasio folio XXVI°. In carnerio non inveni instrumentum nove locationis facte dicto magistro Iohanni manu ser Antonii Bertholasii de anno Domini M°CCCC°XXXII° quia hec instrumenta insimul colligata diversis temporibus et per diversos notarios scripta idem signifi cant».

166 La cifra di 60 ducati d’oro non è irrilevante, soprattutto se si tiene conto che, soltanto cinque anni più tardi, nel 1406, lo stesso Giovanni Feragu rivendette al padre Stefano il dominio utile su quel terreno per ‘soli’ 10 ducati.

167 Cfr. Appendice, regesto n. 6 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8, c. 47r-v, n. 95, 1418 dicembre 7); fra le confi nazioni di una proprietà a San Bartolamé che il padre Bartolasio dona alla fi glia Domenica e al genero Desiderato, si annovera anche un bosco (nemus) di proprietà del notaio Antonio.

168 Il documento, datato 15 luglio 1420, si trova in appendice, regesto n. 7 (ADTn, ACap, In- strumenta capitularia 8, c. 181v, n. 362).

169 Cfr. Appendice, regesto n. 42 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 145v, n. 380). 170 ADTn, AP, Tomo II, n. 68.2.

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che il professionista dovette accumulare nell’arco dei circa cinquant’anni di attivi- tà. È noto, infatti, che l’acquisto di rendite immobiliari era un mezzo consueto di investimento; le poche tracce dell’attività economica di Antonio sembrano confer- mare questo modus operandi171. Le posizioni di prim’ordine che, come si vedrà,

egli poté ricoprire in città nei primi decenni del Quattrocento, i matrimoni delle fi glie con due membri della famiglia Calepini, nonché l’esercizio ininterrotto della professione notarile per i più importanti enti dell’episcopato e per privati cittadini gli consentirono indubbiamente di consolidare nel corso degli anni la propria con- dizione economica172.

4. La presenza nella confraternita dei Battuti laici

A partire dalla metà degli anni Ottanta del Trecento, come ricordato, il nome del notaio ricorre in numerosi instrumenta; fra il 1387 e il 1393 egli compare, ad esempio, in qualità di testimone in diverse investiture feudali dei vescovi Alberto di Ortenburg, redatte dal notaio e scriba vescovile Marco di ser Odorico da Trento173,

e Georg Liechtenstein174.

Il suo cursus honorum prende avvio nel 1395 quando, sotto la reggenza di Giovannino Girardi175, ricopre il ruolo di massaro della confraternita dei Battuti

laici176 insieme al magister Francesco barberius.

Die XXV iulii M°IIIC LXXXXV creavimus masarios domus nostre Antonium nota- rium Bartolaxii et magistrum Francischum barberium qui receperunt a predecesoribus suis XXXIIII° solidos Veronensium, videlicet ab Antonio notario condam ser Pauli et a magistro Antonio sartore de Pederxano olim massarii domus suprascripte177.

Un confronto fra i nomi di quanti ricoprirono cariche entro il sodalizio e quanti, nella prima metà del Quattrocento, rivestirono incarichi pubblici negli uffi ci cit- tadini, sembra infatti portare alla luce una serie di corrispondenze interessanti178;

emerge infatti una sovrapposizione non trascurabile fra gli offi ciali del Comune e i 171 In riferimento ad un personaggio attivo circa un secolo prima, cfr. E. Curzel, Delaìto da Noar- na, notaio e “civis Tridentinus” († 1323), in F. Leonardelli, G. Rossi (a cura di), Offi cina humanitatis. Studi in onore di Lia de Finis, Società di Studi trentini di scienze storiche, Trento 2010, pp. 345-356.

172 Il probabile affi damento della registrazione di molti di questi contratti ad altri notai di cui oggi non si conservano più i rogiti non permette di seguire nel dettaglio le scelte economiche del notaio Antonio da Borgonuovo.

173 Stenico, Notai che operarono nel Trentino, cit., p. 225, sub voce.

174 Cfr. Codicis Clesiani archivi episcopalis regesta, a cura di M. Morizzo, D. Reich, Comitato diocesano tridentino, Trento [s.d.], pp. 233, 234, 236, 240, 244.

175 Costui fu nominato ministro della confraternita il 25 ottobre 1394 e conservò l’incarico almeno fi no al marzo del 1414: Dal Piaz, La confraternita dei Battuti laici, cit., p. 67.

176 Ivi e, più recentemente, D. Ressegotti, Gli antichi statuti della confraternita dei Battuti, «Studi trentini. Storia», 92, 2013, pp. 65-96.

177 BCT, BCT1, n. 2387, Quaderno dei lasciti concessi alla casa della Misericordia.

178 Lorenza Pamato evidenzia una considerevole presenza di gruppi familiari ai vertici delle con- fraternite laiche italiane; in molti casi queste famiglie esercitarono funzioni di rilievo anche nella vita pubblica della città: cfr. L. Pamato, Le confraternite medievali. Studi e tendenze storiogra che, in G. De Sandre Gasparini, G.G. Merlo, A. Rigon (a cura di), Il buon fedele. Le confraternite tra medioevo

e prima età moderna, Cierre, Sommacampagna (Vr) 1998 («Quaderni di storia religiosa», V), p. 27,

citato in Ressegotti, Gli antichi statuti della confraternita dei Battuti, cit., p. 70. 39

Per una biografia di Antonio da Borgonuovo

membri della confraternita, una relazione «fra l’ambiente politico-civile e i gruppi istituzionalizzati di penitenti laici»179.

Alla luce delle considerazioni svolte sulle rivolte antimasoviane del 1435, non può passare inosservato il fatto che molti fra i membri del partito fi loducale rico- prissero cariche di rilievo nella confraternita dei Battuti. Con l’esclusione del solo Antonio da Molveno, che sembrò parteggiare per il Masovia, molti dei confratelli risultano infatti fra i proditores che, nel febbraio del 1435, occuparono la città. È noto come spesso le confraternite furono «luoghi di costruzione e di consolidamento degli schieramenti politici»180; a Trento non vi sono però prove dirette che consen-

tano di considerare il sodalizio dei Battuti il luogo attorno al quale si coagularono i motivi di scontento di una parte dei cives nei confronti del proprio vescovo. Si trattava, piuttosto, dell’immagine rifl essa di un ceto cittadino, quello trentino di inizio Quattrocento, che pur manifestando evidenti e precise necessità di rinnovamento e autocoscienza, non si dimostrò suffi cientemente coeso e autonomo per porsi in maniera univoca di fronte al vescovo e ai suoi uffi ciali181.

Dopo aver ricoperto la carica di massaro della confraternita nel 1395, Antonio da Borgonuovo rivestì il ruolo di console nel 1415, nel 1418, nel 1422 e nel 1427. Giovanni Alde, già massaro dei Battuti nel 1404182 e in seguito più volte sindaco

e procuratore della confraternita, esercitò la carica di console in due occasioni, nel 1423 e nel 1427. Nicolò a Sale, massaro dal 1404 e poi nel 1418, nel 1425 e nel 1434, risulta contemporaneamente nella cerchia dei consules et provisores del Comune di Trento nel 1425. Il ministro della confraternita ser Pietro Iacob, in carica sicuramente dal 1417 al 1433, esercitò pure numerosi uffi ci comunitari, fra cui quello di console nel 1418 e nel 1422 e quello di giudice degli appelli nel 1417. Battista da Bologna, già vicario del ministro dei Battuti nel 1428, fu console in ben cinque occasioni: nel 1418, nel 1422, nel 1427, nel 1430 e nel 1433. Fra i personaggi degni di nota vanno inoltre ricordati Francesco del fu Adelperio de

Sichis, il quale ricoprì la carica di ministro della confraternita per l’anno 1437, e

fu console nel 1417, nel 1430, nel 1435 e nel 1442; il notaio Nicolò de Capris, che nel 1441 prese il posto di Battista da Bologna quale nuovo vicario dei Battuti, esercitò la carica consolare per tre volte, negli anni 1428, 1436 e 1443, mentre fra il 1435 e il 1438 fu massaro dei sindici, giudice degli appelli, procuratore e giudice delle tutele183. Anche il ministro Bonaventura Calepini, attivo nella confraternita

laica dal 1446, venne nominato console nel 1454 e nel 1458, mentre Antonio da Molveno, che ricoprì per i Battuti la carica di sindaco in una sola occasione, nel 1433, fu console già nel 1426, nel 1429 e nello stesso 1433.

179 Dal Piaz, La confraternita dei Battuti laici, cit., p. 111.

180 Cfr. ad esempio quanto rilevato da M. Berengo, L’Europa delle città. Il volto della società urbana europea tra Medioevo ed Età moderna, Einaudi, Torino 1999 (Biblioteca di cultura storica,

224), pp. 858-866.

181 Come sottolineato da Ida Dal Piaz, «le esigenze ‘nuove’ tipiche di questo gruppo sono dunque riconducibili non tanto ad un’opposizione di fondo alla struttura politica tradizionale, quanto piuttosto al bisogno di affermazione e di prestigio che solo la partecipazione attiva alla vita civile poteva con- ferire»: Dal Piaz, La confraternita dei Battuti laici, cit., p. 123.

182 Dal Piaz, La confraternita dei Battuti laici, cit., p. 66. 183 Brandstätter, Vescovi, città e signori, cit., p. 225.

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