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Il registro Instrumenta capitularia 8bis (1423-1437) Descrizione codicologica

Antonio da Borgonuovo al lavoro Tracce di diplomatica notarile

8. Il registro Instrumenta capitularia 8bis (1423-1437) Descrizione codicologica

Molte delle considerazioni fi nora svolte per il registro del Capitolo in relazione al modus operandi del notaio sono valide anche per Instrumenta capitularia 8bis, su cui ser Antonio redasse quasi 700 documenti in un arco temporale compreso fra il 142370 ed il 143771. Il codice che si andrà ora a descrivere consta di 266 carte,

della misura media di 440 mm in altezza per 345 mm in larghezza, distribuite in sedici fascicoli che non presentano numerazioni o segnature atte a identifi carne l’inizio72. Il margine superiore-destro del recto di ogni carta, comprese quelle bianche,

presenta una cartulazione realizzata con inchiostro di colore marrone chiaro attri- buibile, ma si tratta di un’ipotesi, alla mano di ser Antonio. La stessa numerazione si trova infatti anche nella tabula instrumentorum che il notaio pose all’inizio del registro; diversamente da Instrumenta capitularia 8, infatti, egli previde per questo codice un solo ‘indice’, predisponendo a tal scopo un certo numero di carte nel primo fascicolo del volume. A mano a mano che, con sequenza prevalentemente cronologica, inserì i documenti nel registro, egli aggiornò anche la tabula instrumen-

torum, aggiungendovi i nuovi rogiti con il numero della carta in cui furono redatti73.

La numerazione delle carte appare sostanzialmene corretta, con la sola eccezione della c. 46, la cui cartulazione viene iterata anche nel foglio successivo; una mano anonima databile al XVII-XVIII secolo ha pertanto provveduto ad aggiungere la 70 Si hanno due documenti datati rispettivamente 1421 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 9) e 1422 (ivi, n. 38) che il notaio dichiara di aver rilevato ex quaternelo e ex uno folio; per il resto la registrazione progressiva dei rogiti sembra aver inizio dall’anno 1423 (ivi, n. 321a).

71 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, nn. 665a-665b; l’ultimo documento in Instrumenta capitularia 8bis corrisponde all’ultimo documento redatto da ser Antonio di cui siamo a conoscenza. 72 Come per Instrumenta capitularia 8 si attribuisce per praticità ad ogni fascicolo una lettera dell’alfabeto maiuscola.

73 Probabilmente egli procedette a periodici aggiornamenti della tabula instrumentorum come si ricava dalle diverse tonalità dell’inchiostro impiegato.

specifi cazione «primo» e «secundo» così da distinguere le due carte. Per il resto soltanto laddove, a causa di cadute parziali del supporto, i numeri originari sono andati perduti, due diverse mani hanno provveduto ad integrarle. Si tratta della già citata mano di età moderna (XVII-XVIII secolo), riscontrabile anche sui registri pergamenacei della Prepositura, e – in anni recenti – degli interventi dell’archivista Ivo Leonardi.

Il registro presenta inizialmente due carte di guardia moderne, applicate in occasione del restauro del 198174; fa seguito il primo fascicolo (A) (cc. 1-17) che

consta di otto bifolia da cui, tuttavia, manca l’ultima carta. Il fascicolo seguente (B) è attualmente formato da sette bifolia e comprende le cc. 18-31. Analoga consistenza ha il quarto fascicolo (D) (cc. 51-64), mentre il precedente (C) consta di ben venti carte (cc. 32-50). Da c. 65 a c. 82 si ha il quinto fascicolo (E) che presenta nove

bifolia, analogamente al settimo (G), che va da c. 99 a c. 116. Più regolare in

quanto a conformazione il sesto fascicolo (F) che presenta sedici carte distribuite da c. 83 a c. 98. L’ottavo fascicolo (H) presenta una prima carta (c. 117) rilegata per errore in questa posizione in occasione dell’ultimo restauro; essa, sia per datazione sia per altri elementi su cui si dirà fra breve, andrebbe infatti posta all’inizio del primo fascicolo, probabilmente dopo le tabule instrumentorum. In seguito si ha un ottonione completo che occupa le cc. 118-132. Il nono fascicolo (I) è pure un ot- tonione, così come M (cc. 199-214), N (cc. 215-230) e P (cc. 249-264), dove sono rimaste bianche, seppur cartulate, le cc. 256-264. Il decimo fascicolo (J) presenta la seguente struttura: quattro bifolia completi + una carta aggiunta + ulteriori tre bifolia. Tale doveva essere, già al momento della cartulazione, la conformazione di questo fascicolo visto che non si rinvengono salti nella numerazione né sono riscontrabili mancanze o lacune. In analogia a quanto poc’anzi rilevato per il decimo fascicolo, il seguente (K) presenta un’organizzazione particolare. Anzitutto si hanno due bifolia, cui segue una carta e ulteriori sei bifolia completi. Come nel caso precedente non si riscontrano salti nella numerazione. Il dodicesimo fascicolo (L), da c. 181 a c. 198 e il quindicesimo (O), da c. 231 a c. 248, presentano 18 carte ciascuno. Il registro è chiuso da due ulteriori fogli di guardia in carta moderna, cui è stata allegata una tasca con i frammenti cartacei reperiti, in fase di restauro, fra le carte del codice75.

Non si può sapere con certezza se il notaio conservò, già in origine, i vari fascicoli rilegati oppure li mantenne in forma sciolta, tuttavia i frequenti rimandi a documenti redatti in precedenza con l’indicazione dell’esatto numero di carta fa ritenere che egli considerasse i fascicoli come parte di un intero ben defi nito. Basterà un solo esempio: a c. 81r (documento n. 229) Antonio registrò la refuta di una proprietà della Prepositura; nel margine sinistro, oltre alla consueta rubrica, si leggono tre ulteriori annotazioni: la nota relativa all’estrazione del mundum, la registrazione del documento «in quaterno continuatorum» della Prepositura e, in riferimento a un mandato citato nel testo del rogito, «Nota ad memoriam quod ipsum mandatum notavi super presenti libro in carta decima». Se si verifi ca la c. 10 di Instrumenta 74 Sul primo foglio di guardia l’archivista Ivo Leonardi ha scritto: «A������� ����� P���������� | Vol 91 | collocato per praticità | fra gli | “Instrumenta capitularia” | col n° 8bis | 1423-1437». Nel secondo foglio di guardia, la stessa mano ha scritto: «Notaio | Antonio da Borgonuovo | (SN) | Vedi questo segno ai fogli: 119v, 129v, 150v, 170r, 199r, 210v, | 214r, 218v, 245r, 245v, 249r, 253v, 255r».

75 A carta 264v del fascicolo P si trova una data («15.VIII.1939») vergata a matita probabilmente dalla mano di Vigilio Zanolini, il quale – come in Instrumenta capitularia 8 – ha numerato progres- sivamente i documenti del registro.

Stefano Malfatti

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cc. 85-112. Manca, a questo punto, l’ultima parte della tabula relativa alle prebende, che si trova a c.192bis; si tratta di un frammento gravemente danneggiato, pure posto in posizione errata, costituendo esso la prosecuzione dell’indice che oggi è a c. 77bis. Questo lacerto cartaceo veicola l’elenco degli instrumenta nn. 238-354 alle cc. 112-178 del registro e probabilmente era posto in origine prima dell’attuale c. 112/3, ovvero all’inizio del fascicolo H. In effetti, all’inizio di codesto fascicolo, si trova la prosecuzione della tabula oggi a c. 192bis; qui il notaio ha continuato l’elenco dei documenti relativi alle prebende che oggi si trovano alle cc. 178-192 (docc. nn. 355-388) e, sempre sulla stessa carta, dopo aver tracciato una linea di- visoria, ha posposto un’aggiunta di indice relativo ai documenti nn. 158-186, posti alle cc. 73-84; si tratta di quella documentazione relativa alle prebende, redatta dopo l’anno 1423, che ser Antonio dovette aggiungere dopo gli instrumenta della mensa comune e che in modo pressoché completo si trovano anche nella tabula oggi a c. 77bis. Fra l’altro, redigendo questa aggiunta all’indice di c. 112/3, ser Antonio aggiunse una nota che recita «Quere retro» ovvero ‘cerca indietro’, riferendosi con essa ai documenti che si trovavano nelle carte anteriori e non, come nell’elenco posto sopra, nei fogli successivi.

8. Il registro Instrumenta capitularia 8bis (1423-1437). Descrizione codicologica

Molte delle considerazioni fi nora svolte per il registro del Capitolo in relazione al modus operandi del notaio sono valide anche per Instrumenta capitularia 8bis, su cui ser Antonio redasse quasi 700 documenti in un arco temporale compreso fra il 142370 ed il 143771. Il codice che si andrà ora a descrivere consta di 266 carte,

della misura media di 440 mm in altezza per 345 mm in larghezza, distribuite in sedici fascicoli che non presentano numerazioni o segnature atte a identifi carne l’inizio72. Il margine superiore-destro del recto di ogni carta, comprese quelle bianche,

presenta una cartulazione realizzata con inchiostro di colore marrone chiaro attri- buibile, ma si tratta di un’ipotesi, alla mano di ser Antonio. La stessa numerazione si trova infatti anche nella tabula instrumentorum che il notaio pose all’inizio del registro; diversamente da Instrumenta capitularia 8, infatti, egli previde per questo codice un solo ‘indice’, predisponendo a tal scopo un certo numero di carte nel primo fascicolo del volume. A mano a mano che, con sequenza prevalentemente cronologica, inserì i documenti nel registro, egli aggiornò anche la tabula instrumen-

torum, aggiungendovi i nuovi rogiti con il numero della carta in cui furono redatti73.

La numerazione delle carte appare sostanzialmene corretta, con la sola eccezione della c. 46, la cui cartulazione viene iterata anche nel foglio successivo; una mano anonima databile al XVII-XVIII secolo ha pertanto provveduto ad aggiungere la 70 Si hanno due documenti datati rispettivamente 1421 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 9) e 1422 (ivi, n. 38) che il notaio dichiara di aver rilevato ex quaternelo e ex uno folio; per il resto la registrazione progressiva dei rogiti sembra aver inizio dall’anno 1423 (ivi, n. 321a).

71 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, nn. 665a-665b; l’ultimo documento in Instrumenta capitularia 8bis corrisponde all’ultimo documento redatto da ser Antonio di cui siamo a conoscenza. 72 Come per Instrumenta capitularia 8 si attribuisce per praticità ad ogni fascicolo una lettera dell’alfabeto maiuscola.

73 Probabilmente egli procedette a periodici aggiornamenti della tabula instrumentorum come si ricava dalle diverse tonalità dell’inchiostro impiegato.

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specifi cazione «primo» e «secundo» così da distinguere le due carte. Per il resto soltanto laddove, a causa di cadute parziali del supporto, i numeri originari sono andati perduti, due diverse mani hanno provveduto ad integrarle. Si tratta della già citata mano di età moderna (XVII-XVIII secolo), riscontrabile anche sui registri pergamenacei della Prepositura, e – in anni recenti – degli interventi dell’archivista Ivo Leonardi.

Il registro presenta inizialmente due carte di guardia moderne, applicate in occasione del restauro del 198174; fa seguito il primo fascicolo (A) (cc. 1-17) che

consta di otto bifolia da cui, tuttavia, manca l’ultima carta. Il fascicolo seguente (B) è attualmente formato da sette bifolia e comprende le cc. 18-31. Analoga consistenza ha il quarto fascicolo (D) (cc. 51-64), mentre il precedente (C) consta di ben venti carte (cc. 32-50). Da c. 65 a c. 82 si ha il quinto fascicolo (E) che presenta nove

bifolia, analogamente al settimo (G), che va da c. 99 a c. 116. Più regolare in

quanto a conformazione il sesto fascicolo (F) che presenta sedici carte distribuite da c. 83 a c. 98. L’ottavo fascicolo (H) presenta una prima carta (c. 117) rilegata per errore in questa posizione in occasione dell’ultimo restauro; essa, sia per datazione sia per altri elementi su cui si dirà fra breve, andrebbe infatti posta all’inizio del primo fascicolo, probabilmente dopo le tabule instrumentorum. In seguito si ha un ottonione completo che occupa le cc. 118-132. Il nono fascicolo (I) è pure un ot- tonione, così come M (cc. 199-214), N (cc. 215-230) e P (cc. 249-264), dove sono rimaste bianche, seppur cartulate, le cc. 256-264. Il decimo fascicolo (J) presenta la seguente struttura: quattro bifolia completi + una carta aggiunta + ulteriori tre bifolia. Tale doveva essere, già al momento della cartulazione, la conformazione di questo fascicolo visto che non si rinvengono salti nella numerazione né sono riscontrabili mancanze o lacune. In analogia a quanto poc’anzi rilevato per il decimo fascicolo, il seguente (K) presenta un’organizzazione particolare. Anzitutto si hanno due bifolia, cui segue una carta e ulteriori sei bifolia completi. Come nel caso precedente non si riscontrano salti nella numerazione. Il dodicesimo fascicolo (L), da c. 181 a c. 198 e il quindicesimo (O), da c. 231 a c. 248, presentano 18 carte ciascuno. Il registro è chiuso da due ulteriori fogli di guardia in carta moderna, cui è stata allegata una tasca con i frammenti cartacei reperiti, in fase di restauro, fra le carte del codice75.

Non si può sapere con certezza se il notaio conservò, già in origine, i vari fascicoli rilegati oppure li mantenne in forma sciolta, tuttavia i frequenti rimandi a documenti redatti in precedenza con l’indicazione dell’esatto numero di carta fa ritenere che egli considerasse i fascicoli come parte di un intero ben defi nito. Basterà un solo esempio: a c. 81r (documento n. 229) Antonio registrò la refuta di una proprietà della Prepositura; nel margine sinistro, oltre alla consueta rubrica, si leggono tre ulteriori annotazioni: la nota relativa all’estrazione del mundum, la registrazione del documento «in quaterno continuatorum» della Prepositura e, in riferimento a un mandato citato nel testo del rogito, «Nota ad memoriam quod ipsum mandatum notavi super presenti libro in carta decima». Se si verifi ca la c. 10 di Instrumenta 74 Sul primo foglio di guardia l’archivista Ivo Leonardi ha scritto: «A������� ����� P���������� | Vol 91 | collocato per praticità | fra gli | “Instrumenta capitularia” | col n° 8bis | 1423-1437». Nel secondo foglio di guardia, la stessa mano ha scritto: «Notaio | Antonio da Borgonuovo | (SN) | Vedi questo segno ai fogli: 119v, 129v, 150v, 170r, 199r, 210v, | 214r, 218v, 245r, 245v, 249r, 253v, 255r».

75 A carta 264v del fascicolo P si trova una data («15.VIII.1939») vergata a matita probabilmente dalla mano di Vigilio Zanolini, il quale – come in Instrumenta capitularia 8 – ha numerato progres- sivamente i documenti del registro.

Antonio da Borgonuovo al lavoro

capitularia 8bis, posta fra i documenti 30 e 31, si legge proprio la procura citata da

ser Antonio, che egli aggiunse probabilmente in un secondo momento nello stretto spazio che separava i due rogiti76.

L’esempio suesposto permette di svolgere una considerazione relativamente ai termini impiegati da ser Antonio per defi nire questo registro. In analogia a quanto appurato per il volume del Capitolo, egli sembra, anche in questo caso, attribuire lo stesso signifi cato ai termini quaternus e liber; se infatti, come nell’esempio a c. 81r, egli defi nisce Instrumenta capitularia 8 un liber, altrove impiega quaternus. Parlando del modus operandi si è verifi cata la defi nizione che egli stesso pone a principio del volume ove, lo si ricorda nuovamente, formula la seguente intestazione: «Quaternus instrumentorum notatorum et continuatorum»77.

Nulla si dirà in merito all’impostazione della pagina scritta, vista la corrispon- denza con quanto già rilevato per Instrumenta capitularia 8. Sarà invece necessario, dopo aver parlato della consistenza dei fascicoli, soffermarsi brevemente su alcuni aspetti estrinseci del registro, a partire dalla coperta. Essa è realizzata in cuoio di colore marrone scuro, liscio e uniforme al tatto; il piatto superiore presenta un prolungamento, detto ribalta, che sormonta il taglio laterale delle carte e copre per la misura di circa un terzo il piatto posteriore. In corrispondenza del dorso si notano quattro contrafforti, di materiale analogo alla coperta, che sono stati applicati mediante cuciture a vista; essi presentano una serie di intrecci a disegni geometrizzanti, realizzati mediante sottili strisce di pelle. La chiusura del registro avveniva, con ogni probabilità, mediante una stringa in cuoio cucita direttamente sulla coperta, come si deduce dai frammenti ancora rinvenibili78. La legatura così

descritta è caratterizzata anche dalla presenza di due controguardie di forma ret- tangolare in pergamena, entrambe assicurate alla coperta mediante cuciture realiz- zate con stringhe di pelle allumata. La controguardia anteriore misura 470 mm in altezza per 410 mm in larghezza e ricalca, almeno nella forma la coperta di cuoio esterna. Si nota infatti la presenza di una ribalta applicata attraverso cuciture di colore azzurro al lato più lungo del foglio di pergamena, mentre sul lato carne si possono leggere alcune annotazioni riconducibili alla seconda metà del XV secolo79.

In generale la coperta si presenta in buono stato di conservazione; più diversifi cata, invece, la condizione delle carte interne, dove in un contesto generale abbastanza buono, si devono tuttavia evidenziare consistenti perdite nel supporto, soprattutto in corrispondenza delle prime carte80, nonché gore, frequenti strappi e lacerazioni.

76 Leggermente più tenue è la tonalità dell’inchiostro e visibilmente più piccolo il corpo delle lettere.

77 Anche in margine al documento n. 582 a c. 221v egli scrive: «Quere venditionem factam de predictis factam ipsi Francisco in hoc quaterno in carta 97a»; per quaternus egli intende quindi l’intero registro. Se si verifi ca a c. 97, sul recto si trova proprio la compravendita citata, molti fascicoli più avanti, da ser Antonio.

78 Si trattava probabilmente di una cintura in cuoio dipinta di colore rosso vivo, come sembra dimostrare un piccolo frammento della stessa in corrispondenza della sezione centrale della coperta.

79 Al centro si legge: «Nota ad memoriam quod hic in ista coperta est quedam scripture | ut ad predictum devenire non possint et ad melius cognoscendum et | memoria adducendum in coperta exteriori suprascripti etc». Più in basso, un’altra mano anonima della metà del XV secolo, scrisse: «Desiderat(us)». La controguardia posteriore presenta invece una sola annotazione, pure attribuibile ad una mano anonima del XV secolo: «Iacob(us)».

80 Fortemente danneggiata risulta anche l’attuale c. 117 che, come poc’anzi ipotizzato, doveva trovarsi in origine all’inizio del registro. I tagli sulla carta e le cadute del supporto corrispondono infatti ai danni che si rilevano sulle prime carte del codice.

Nulla si dirà, invece, in questa fase sulle etichette, ovvero le segnature, poste sulla coperta del registro; ad esse si dedicherà infatti specifi ca attenzione parlando della trasmissione documentaria di tale volume81.

La carta impiegata per confezionare il registro è uniforme per qualità; si indi- vidua infatti una sola tipologia di fi ligrana, ovvero la testa di cervo sormontata da un tratto con in apice un fi ore a cinque petali già riscontrato e descritto nell’ultimo fascicolo di Instrumenta capitularia 8. Essa è posta all’incirca al centro della carta ed è compresa esattamente fra due fi loni distanti 43 mm.

8.1. L’organizzazione del registro

Il primo fascicolo del codice, come ricordato, inizia con una tabula instrumen-

torum82 dove il notaio registrò progressivamente le rubriche dei documenti stesi.

Essa, tuttavia, si presenta allo stato attuale mutila di almeno una carta, cosicché vi risultano registrati soltanto i documenti vergati dalla c. 183 compresa in poi. La struttura dell’indice non si discosta sostanzialmente da quella descritta per Instru-

menta capitularia 8; in questo caso, tuttavia, ser Antonio non provvide a segnalare

mediante le usuali sigle f e ff, all’inizio di ciascuna rubrica, l’avvenuta estrazione della pergamena (o delle pergamene) in mundum.

Per quanto concerne invece la progressione cronologica dei documenti raccolti nel registro, l’analisi sulle date croniche dei rogiti mostra in sostanza il rispetto dell’or- dine cronologico, con alcune eccezioni (fi g. 25): anzitutto, si è già avuto modo di sottolinearlo, interrompono il consueto ordine cronologico della documentazione quei rogiti che ser Antonio dichiata di aver relevato dai suoi protocolli, da fogli sciolti o da bifolia. Sul motivo di questo modus operandi si è già ampiamente discusso e dunque non ci si soffermerà oltre. Non mancano poi i documenti in forma di copia semplice; si tratta di documentazione che, in larga misura, il notaio ritenne doveroso esemplare sul proprio registro in quanto utile a suffragare altri rogiti lì registrati. Sarà utile proporre almeno un esempio. Nel 1430 il vescovo Alessandro di Masovia vendette l’intera eredità del fu Antonio Belenzani a ser Pietro di Nanni da Siena83, il

quale nei mesi immediatamente successivi procedette alla vendita dell’intero patri- monio a vari cittadini di Trento e dintorni. È interessante notare in proposito come ser Antonio ritenne opportuno copiare anche il testamento di Antonio Belenzani e ciò avvenne, per sua stessa ammissione, «ad avisamentum et deffenssionem eorum qui emerunt de bonis suis ab antedicto ser Petro de Senis qui emit a domino nostro executore dicti testamenti»84.

Un’altra serie di rogiti sembra interrompere il normale ordine cronologico; si tratta solitamente di quelle tipologie documentarie (quali, ad esempio, le quietan- ze (solutio debiti) o quelle che egli defi nisce «mandatum ad canzelandum»), che andavano a modifi care o annullare il dispositivo di un documento precedente. A c. 161v Antonio registrò il 9 ottobre 143085 un creditum, ovvero la promessa da parte

di Felicia, vedova di Giovanni Belenzani, di versare nei termini stabiliti (entro il Natale successivo) 125 ducati d’oro a ser Pietro di Nanni da Siena, come prezzo

81 Cfr. infra, capitolo 5.

82 Rispetto alle altre carte del registro la tabula non presenta cartulazione. 83 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 395. Cfr. supra, § 10.1.

84 Cfr. Appendice, regesti nn. 1, 2 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 498). 85 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 416b.

Stefano Malfatti

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capitularia 8bis, posta fra i documenti 30 e 31, si legge proprio la procura citata da

ser Antonio, che egli aggiunse probabilmente in un secondo momento nello stretto spazio che separava i due rogiti76.

L’esempio suesposto permette di svolgere una considerazione relativamente ai termini impiegati da ser Antonio per defi nire questo registro. In analogia a quanto appurato per il volume del Capitolo, egli sembra, anche in questo caso, attribuire lo stesso signifi cato ai termini quaternus e liber; se infatti, come nell’esempio a c. 81r, egli defi nisce Instrumenta capitularia 8 un liber, altrove impiega quaternus. Parlando del modus operandi si è verifi cata la defi nizione che egli stesso pone a

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