La formazione di Antonio da Borgonuovo
1. Sulla formazione di Antonio da Borgonuovo Alcune considerazioni introduttive
Fino alla metà degli anni Venti del Quattrocento manca a Trento una matricola dei notai e si deve attendere almeno fi no alla metà del secolo prima di avere a disposizione le verbalizzazioni del Collegio notarile; considerate queste premesse, in assenza di altre fonti specifi che (ad esempio elenchi con i nomi degli ammessi alla matricola), non è possibile allo stato attuale della ricerca conoscere tempi e modalità in cui ser Antonio divenne notaio.
Quanto è noto della formazione del professionista si può dunque ricavare unicamente dall’analisi dei suoi documenti. Da questo punto di vista egli non sembra introdurre nel formulario impiegato nelle diverse tipologie documentarie alcun elemento di novità; non vi sono variazioni che possano lasciar intravedere modalità operative diverse rispetto a quelle dei colleghi. Per ciascuna tipologia documentaria, dalla locazione, alla refuta, fi no alla compravendita e al testamento i documenti rogati da Antonio sono conformi a modelli ben consolidati. Se variazioni nelle formule e nei termini utilizzati possono talvolta emergere, si tratta invero di fl uttuazioni lievissime, riscontrabili anche nella documentazione redatta dallo stesso notaio. Gli instrumenta dei notai trentini presentano infatti una struttura uniforme, con un formulario che subisce un’evoluzione, dovuta ad esempio all’inserimento di specifi che clausole, soltanto sul lungo periodo, tendendo ad arricchirsi scendendo lungo i secoli.
Anche il notariato trentino mostrava di conoscere le formule raccolte nel XIII secolo dai giuristi e notai bolognesi, in primis Rolandino Passeggeri, tanto da po- terne riscontrare talvolta un impiego letterale nelle forme e nella loro successione. Che le opere del notaio bolognese non fossero sconosciute in area trentina lo prova, peraltro, la presenza nel fondo Manoscritti della biblioteca comunale di Trento1 di
1 BCT, BCT1, ms. 2892; cfr. M.A. Casagrande Mazzoli et alii (a cura di), I manoscritti datati della provincia di Trento, Sismel, Firenze 1996 (Manoscritti datati d’Italia, 1), p. 50, n. 46. La Summa
di Rolandino continuò a diffondersi, non solo in Italia, per tutto il medioevo e per buona parte dell’età moderna; la sua fortuna accrebbe ancor più dopo l’introduzione della stampa a fi ne Quattrocento. L’e-
ditio princeps della Rolandina fu stampata a Modena nel 1476: cfr. F.C. von Savigny, Geschichte des Römischen Rechts im Mittelalter, Scientia, Aalen 1986, V, pp. 544-545; II, p. 513 e, più recentemente,
sulla diffusione dell’opera di Rolandino: G. Tamba (a cura di), Rolandino e l’ars notaria da Bologna
all’Europa, Atti del convegno internazionale di studi storici sulla fi gura e l’opera di Rolandino (Bologna
9-10 ottobre 2000), Giuffrè, Milano 2002 (Per una storia del notariato nella civiltà europea, 5). Non mancano, anche nelle biblioteche trentine, copie a stampa della Rolandina, la cui edizione più antica è datata 1485.
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Capitolo 2
La formazione di Antonio da Borgonuovo
1. Sulla formazione di Antonio da Borgonuovo. Alcune considerazioni introduttive
Fino alla metà degli anni Venti del Quattrocento manca a Trento una matricola dei notai e si deve attendere almeno fi no alla metà del secolo prima di avere a disposizione le verbalizzazioni del Collegio notarile; considerate queste premesse, in assenza di altre fonti specifi che (ad esempio elenchi con i nomi degli ammessi alla matricola), non è possibile allo stato attuale della ricerca conoscere tempi e modalità in cui ser Antonio divenne notaio.
Quanto è noto della formazione del professionista si può dunque ricavare unicamente dall’analisi dei suoi documenti. Da questo punto di vista egli non sembra introdurre nel formulario impiegato nelle diverse tipologie documentarie alcun elemento di novità; non vi sono variazioni che possano lasciar intravedere modalità operative diverse rispetto a quelle dei colleghi. Per ciascuna tipologia documentaria, dalla locazione, alla refuta, fi no alla compravendita e al testamento i documenti rogati da Antonio sono conformi a modelli ben consolidati. Se variazioni nelle formule e nei termini utilizzati possono talvolta emergere, si tratta invero di fl uttuazioni lievissime, riscontrabili anche nella documentazione redatta dallo stesso notaio. Gli instrumenta dei notai trentini presentano infatti una struttura uniforme, con un formulario che subisce un’evoluzione, dovuta ad esempio all’inserimento di specifi che clausole, soltanto sul lungo periodo, tendendo ad arricchirsi scendendo lungo i secoli.
Anche il notariato trentino mostrava di conoscere le formule raccolte nel XIII secolo dai giuristi e notai bolognesi, in primis Rolandino Passeggeri, tanto da po- terne riscontrare talvolta un impiego letterale nelle forme e nella loro successione. Che le opere del notaio bolognese non fossero sconosciute in area trentina lo prova, peraltro, la presenza nel fondo Manoscritti della biblioteca comunale di Trento1 di
1 BCT, BCT1, ms. 2892; cfr. M.A. Casagrande Mazzoli et alii (a cura di), I manoscritti datati della provincia di Trento, Sismel, Firenze 1996 (Manoscritti datati d’Italia, 1), p. 50, n. 46. La Summa
di Rolandino continuò a diffondersi, non solo in Italia, per tutto il medioevo e per buona parte dell’età moderna; la sua fortuna accrebbe ancor più dopo l’introduzione della stampa a fi ne Quattrocento. L’e-
ditio princeps della Rolandina fu stampata a Modena nel 1476: cfr. F.C. von Savigny, Geschichte des Römischen Rechts im Mittelalter, Scientia, Aalen 1986, V, pp. 544-545; II, p. 513 e, più recentemente,
sulla diffusione dell’opera di Rolandino: G. Tamba (a cura di), Rolandino e l’ars notaria da Bologna
all’Europa, Atti del convegno internazionale di studi storici sulla fi gura e l’opera di Rolandino (Bologna
9-10 ottobre 2000), Giuffrè, Milano 2002 (Per una storia del notariato nella civiltà europea, 5). Non mancano, anche nelle biblioteche trentine, copie a stampa della Rolandina, la cui edizione più antica è datata 1485.
Stefano Malfatti, Antonio da Borgonuovo. L’ascesa di un notaio a Trento fra Trecento e Quattrocento, ISBN 978-88-6453-820-4 (print), ISBN 978-88-6453-821-1 (online) CC BY 4.0, 2018, Firenze University Press
La formazione di Antonio da Borgonuovo
una copia databile al 1457 del Flos ultimarum voluntatum di Rolandino2. È anche
su questi testi che probabilmente i giovani aspiranti notai trentini si formarono a partire dalla fi ne del Duecento, è a partire da questi exempla che i professionisti improntarono i loro formulari, traendone formule specifi che per ciascuna tipologia documentaria da adattare alle particolari necessità del luogo. Gli esempi raccolti nella Summa rolandiniana fi nirono così, col tempo, per «regionalizzarsi»3, armo-
nizzandosi con il sistema giuridico locale.
L’adesione alle formule della scuola notarile bolognese può essere effi cacemente rilevata mettendo a confronto il formulario adottato da ser Antonio per redigere, ad esempio, una semplice compravendita con quello utilizzato da altri colleghi trentini, fra cui ad esempio Venturino de Trechis4, notaio del Capitolo fra gli anni Venti e
Quaranta del Trecento, e Alberto da Sacco5, attivo alla fi ne del XIV secolo. I testi
delle compravendite ricalcano, praticamente de verbo ad verbum, il formulario della venditio simplex contenuta nella Summa di Rolandino Passeggeri6, tanto da
far ipotizzare che, in tutti i casi, i notai abbiano avuto davanti agli occhi proprio il formulario del notaio bolognese nel momento in cui redassero tali negozi.
Un secondo importante dato che emerge dall’esame sulla documentazione pro- dotta da Antonio è il fatto che egli non si defi nisce mai, né in sottoscrizione né altrove, doctor o iuris peritus, né lo fanno gli altri notai a lui coevi o successivi, quando menzionano il professionista del Borgonuovo. Antonio è semplicemente
publicus imperiali auctoritate notarius, come buona parte dei colleghi del tempo.
Se è vero che non molti tabellioni dell’epoca ricordano in sottoscrizione il titolo acquisito presso una qualsiasi università dell’epoca, va detto comunque che costoro, o i loro colleghi, non scordano di farne menzione altrove, fuori dall’escatocollo. È il caso, ad esempio, del notaio Gioacchino Mezzasoma, che in sottoscrizione si chiama imperiali auctoritate notarius7, ma che dalla documentazione coeva sap-
piamo essere uno iuris peritus8. Queste considerazioni relative alla sottoscrizione
e alle ‘defi nizioni’ attribuite a ser Antonio, unitamente alle informazioni tratte dal suo formulario contribuiscono a rendere plausibile, seppur non dimostrabile con certezza, una formazione locale del notaio trentino.
L’affermazione, come detto, non può che rimanere al livello della semplice ipo- tesi; il notariato trentino di fi ne Trecento e inizio Quattrocento è ben lontano dalle
2 Il manoscritto presenta inoltre la particolarità di recare, sul primo foglio di guarda, una serie di citazioni tratte dal De amicitia di Cicerone, vergate da una mano databile alla metà del Quattrocento. Il fondo diplomatico (BCT2) della Biblioteca comunale di Trento conserva inoltre alcuni frammenti di testi scolastici e di diritto con glosse (BCTn, BCT2, n. 1087, testo di diritto con glossa del XIV-XV secolo, frammento di 2 cc.; ivi, n. 1088, testo scolastico con glossa del XIV-XV secolo, frammento di 1 c.; ivi, n. 1085, frammento pergamenaceo di coperta che reca l’iscrizione, solo parzialmente de- cifrabile, Formulare instrumen(torum) (...) Stilus Romane curie. | De arte notariatus (...).
3 L. Sinisi, Formulari e cultura giuridica notarile nell’età moderna: l’esperienza genovese, Giuffrè, Milano 1997 (Fonti e strumenti per la storia del notariato italiano, 8), p. 176.
4 S. Malfatti, Il registro del notaio Venturino de Trechis nell’archivio del Capitolo della cattedrale di Trento - Instrumenta capitularia 3 (1324-1347). Edizione e commento, tesi di laurea, Università degli
Studi di Trento, a.a. 2011-2012, rel. A. Giorgi, n. 178.
5 Zamboni, Economia e società in una piccola città alpina, cit., n. 40.
6 Rolandini Passaggerii Summa totius artis notariae, Forni, Sala Bolognese (Bo) 1977 (rist. anastatica a cura del Consiglio nazionale del notariato).
7 Cfr., ad esempio, BCTn, BCT3, capsa 29, mazzo 1, n. 26.
8 Cfr., ad esempio, ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 62r, n. 168.
forme organizzative dei collegi notarili di altre città dell’Italia centro-settentrionale; come recentemente ha avuto modo di sottolineare Gian Maria Varanini, infatti,
quello del Collegio notarile trentino è … semplicemente l’esito in ritardo di un processo di consolidamento e di affermazione che risaliva a due secoli prima: l’associazione professionale si consolida e si assesta in ritardo, in armonia con lo sviluppo lento e contrastato delle istituzioni comunali, e in condizioni di ineliminabile subalternità rispetto al potere vescovile, che resta la fonte di legittimità tanto per l’amministrazione cittadina quanto per la publica des dei notai9.
Questa «subalternità» non poteva che rispecchiarsi nella mancanza di norme ben defi nite per la regolazione dell’accesso alla professione, sulle quali si deve atten- dere ben oltre la metà del secolo per avere notizie un po’ più precise. Prima non si possono che formulare ipotesi, il che dimostra – anche in questo settore – come Trento si trovasse ad inizio Quattrocento in una fase ancora pienamente transitoria e dai contorni non ben defi niti.