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I primi dati biografi ci su Antonio da Borgonuovo Cenni sulle proprietà immobiliar

Relativamente abbondanti, dato il periodo, sono le informazioni a disposizione per ricostruire la biografi a del notaio Antonio da Borgonuovo. La prima notizia sul professionista corrisponde alla sua sottoscrizione in calce a un documento redatto (Monumento funebre di Calepino Calepini), in E. Castelnuovo et alii (a cura di), Il duomo di Trento, Temi, Trento 1992, pp. 100-101 e L. Borrelli, Lo stemma dei Calepini, in de Finis, Borrelli, Lupo (a cura di), Palazzo Calepini a Trento, cit., p. 65. Nel duomo di Trento si trova il sarcofago del giurispe- rito Calepino Calepini (†1485), il nipote di Antonio da Borgonuovo; esso presenta, frontalmente, due putti che reggono altrettanti stemmi. A destra lo scudo della famiglia Calepini, a sinistra lo stemma che Nicolò Rasmo ha attribuito alla famiglia di Maddalena Bortolasi (o Bartolasi); Luciano Borrelli osserva invece che potrebbe trattarsi dello stemma della moglie di Calepino, il cui nome non è però noto, ma aggiunge che «è consuetudine che lo stemma della moglie sia collocato alla sinistra di quel- lo del marito (la destra per chi guarda) ma nel monumento di Calepino le posizioni sono invertite». Permane dunque l’incertezza dell’attribuzione, stante l’impossibilità di verifi care la corrispondenza di questo stemma ‘anonimo’ con quello visto dal Tovazzi nel 1795 nella chiesa dei francescani. Sulla questione dello stemma di famiglia di Maddalena Bortolasi è importante l’affermazione di Tovazzi che, trascrivendo la lapide funeraria della stessa Maddalena, ricorda: «Donatus Magdalenae Bartolasiae quondam Tertiariae sancti Francisci, Bonaventurae Calapini coniugi, ac matri suae dilectae, anno 1499 sepulchrum posuit in ecclesia Sancti Bernardini Fratrum Minorum Observantium apud Tridentum, cum duplici stemmate, scilicet calapiniano leonato, et bartolasiano. Lapis nunc est in ecclesia nova sancti Bernardini Fratrum Minorum Reformatorum apud Tridentum, non longe a porta principe» (BFSB, ms. 30, p. 138), il che sembra dimostrare, comunque, l’esistenza di uno stemma di famiglia anche per la fi glia del notaio Antonio da Borgonuovo.

144 ASTn, APV, Sezione latina, capsa 59, n. 152.

145 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 153r-v, n. 397.

Fig. 3. Il territorio trentino-tirolese intorno al 1430 (elaborazione grafi ca di G. Weber). /HJHQGD *LXULVGL]LRQLYHVFRYLOLWUHQWLQH *LXULVGL]LRQLWLUROHVL *LXULVGL]LRQLGHOYHVFRYRGL%UHVVDQRQH *LXULVGL]LRQLRFFXSDWHGD9HQH]LDLQL]LR;9VHF   3)HXGR&KLHVDGL7UHQWRDIILGDWRDO7LUROR

Giurisdizioni del vescovo di Trento Giurisdizioni tirolesi

Giurisdizioni del vescovo di Bressanone

Giurisdizioni del vescovo di Trento occupate da Venezia all’inizio del XV secolo Giurisdizioni del vescovo di Trento date in feudo ai conti del Tirolo

Stefano Malfatti

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Le notizie relative alla famiglia Calepini permettono di collocare questi perso- naggi nell’alveo del ‘partito antivescovile’ e, di fatto, essi ricoprirono un ruolo non secondario nelle rivolte del 1435-1437 contro Alessandro di Masovia.

L’opposizione di queste famiglie nei confronti della politica del presule e dei suoi uffi ciali non riguardò però, da quanto si può ricavare dalle fonti, i primi anni di governo del vescovo Alessandro; nel 1425, ad esempio, i fratelli Adelperio, Ca- lepino e Odorico «attendentes eciam sincerum affectum quem predicti fratres ad nos et ecclesiam nostram gerere comprobantur» ottennero dal vescovo numerosi feudi a Terlago144, il che dimostra, quanto meno, un certo rapporto di fi ducia da parte di

Alessandro nei confronti della famiglia. Allo stesso modo, anche Antonio da Bor- gonuovo, seppur piuttosto sporadicamente come si vedrà, prestò la propria opera di pubblico notaio ad Alessandro di Masovia e ciò avvenne almeno fi no all’anno 1430145. Pertanto, pur se la divergenza andò crescendo nel corso degli anni, soltanto

nel periodo immediatamente precedente alla rivolta si arrivò all’aperta separazione fra quanti continuarono a sostenere il vescovo e quanti, coagulando attorno a sé il malcontento generale, si ribellarono al potere vescovile cercando l’appoggio del duca d’Austria Federico IV; fra questi ultimi si annoverano certamente anche i membri della famiglia Calepini. Non per nulla, sia l’anonimo autore delle Rime sia la memoria del 1435 non mancheranno di additare gli artefi ci della rivolta come proditores del vescovo, rimarcando ancor più il tradimento di quel probabile rapporto di fi ducia che il presule aveva instaurato con molti di loro dopo il suo arrivo a Trento (fi g. 3).

3. I primi dati biografi ci su Antonio da Borgonuovo. Cenni sulle proprietà immobiliari

Relativamente abbondanti, dato il periodo, sono le informazioni a disposizione per ricostruire la biografi a del notaio Antonio da Borgonuovo. La prima notizia sul professionista corrisponde alla sua sottoscrizione in calce a un documento redatto (Monumento funebre di Calepino Calepini), in E. Castelnuovo et alii (a cura di), Il duomo di Trento, Temi, Trento 1992, pp. 100-101 e L. Borrelli, Lo stemma dei Calepini, in de Finis, Borrelli, Lupo (a cura di), Palazzo Calepini a Trento, cit., p. 65. Nel duomo di Trento si trova il sarcofago del giurispe- rito Calepino Calepini (†1485), il nipote di Antonio da Borgonuovo; esso presenta, frontalmente, due putti che reggono altrettanti stemmi. A destra lo scudo della famiglia Calepini, a sinistra lo stemma che Nicolò Rasmo ha attribuito alla famiglia di Maddalena Bortolasi (o Bartolasi); Luciano Borrelli osserva invece che potrebbe trattarsi dello stemma della moglie di Calepino, il cui nome non è però noto, ma aggiunge che «è consuetudine che lo stemma della moglie sia collocato alla sinistra di quel- lo del marito (la destra per chi guarda) ma nel monumento di Calepino le posizioni sono invertite». Permane dunque l’incertezza dell’attribuzione, stante l’impossibilità di verifi care la corrispondenza di questo stemma ‘anonimo’ con quello visto dal Tovazzi nel 1795 nella chiesa dei francescani. Sulla questione dello stemma di famiglia di Maddalena Bortolasi è importante l’affermazione di Tovazzi che, trascrivendo la lapide funeraria della stessa Maddalena, ricorda: «Donatus Magdalenae Bartolasiae quondam Tertiariae sancti Francisci, Bonaventurae Calapini coniugi, ac matri suae dilectae, anno 1499 sepulchrum posuit in ecclesia Sancti Bernardini Fratrum Minorum Observantium apud Tridentum, cum duplici stemmate, scilicet calapiniano leonato, et bartolasiano. Lapis nunc est in ecclesia nova sancti Bernardini Fratrum Minorum Reformatorum apud Tridentum, non longe a porta principe» (BFSB, ms. 30, p. 138), il che sembra dimostrare, comunque, l’esistenza di uno stemma di famiglia anche per la fi glia del notaio Antonio da Borgonuovo.

144 ASTn, APV, Sezione latina, capsa 59, n. 152.

145 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 153r-v, n. 397.

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Fig. 3. Il territorio trentino-tirolese intorno al 1430 (elaborazione grafi ca di G. Weber). /HJHQGD *LXULVGL]LRQLYHVFRYLOLWUHQWLQH *LXULVGL]LRQLWLUROHVL *LXULVGL]LRQLGHOYHVFRYRGL%UHVVDQRQH *LXULVGL]LRQLRFFXSDWHGD9HQH]LDLQL]LR;9VHF   3)HXGR&KLHVDGL7UHQWRDIILGDWRDO7LUROR

Giurisdizioni del vescovo di Trento Giurisdizioni tirolesi

Giurisdizioni del vescovo di Bressanone

Giurisdizioni del vescovo di Trento occupate da Venezia all’inizio del XV secolo Giurisdizioni del vescovo di Trento date in feudo ai conti del Tirolo

Per una biografia di Antonio da Borgonuovo

il 13 febbraio del 1386146, una sentenza arbitrale emessa in episcopali palatio dai

notai Vigilio da Seregnano, fi glio del fu Guglielmo da Roccabruna, Alberto del fu ser Negratus da Sacco e Federico fi glio di ser Ognibene da Povo, arbitri scelti per dirimere la controversia fra il canonico Morandino e Loisio detto dal Dosso. Nulla è noto prima di quella data; il suo nome non compare nelle fonti reperite né in qualità di testimone né tantomeno in qualità di notaio rogatario.

A partire dalla metà degli anni Ottanta, e con frequenza sempre maggiore dagli anni Novanta del Trecento, il nome del professionista si presenta nelle sottoscrizio- ni di un largo numero di documenti, prevalentemente rogati per il Capitolo della cattedrale, ma anche per privati cittadini, per l’autorità vescovile e per il Comune di Trento. Mettendo, per il momento, da parte il tema della clientela del notaio trentino, che sarà oggetto di trattazione in un capitolo specifi co147, si analizzeranno

ora alcune fasi nella vita del professionista che possono contribuire a mettere in luce la fi tta trama di rapporti politici, economici e sociali fra i membri del ceto dirigente cittadino.

Lasciata la casa paterna, Antonio si stabilì a poca distanza dal padre Bartolasio, nel quartiere del Borgonuovo. Un paio di documenti, in particolare, consentono di individuare con una certa precisione la posizione della casa del professionista. Il primo è la riconsegna del dominio utile di uno stabulum da parte di Antonio in favore di Ognibene del fu Azzio da Calliano. Lo stabulum è posto nella contrada del Borgonuovo «apud heredes condam Bonifacii de Clusolis ab una parte versus sero, apud me Antonium ab alia parte versus mane, apud patrem meum ser Bartho- lasium ab alia parte de retro versus septentrionem et apud viam comunis de ante versus meridiem»148. Un ulteriore documento consente di delimitare con precisione

ancora maggiore la probabile residenza del notaio: Bella, moglie del fu Pietro da Sant’Orsola, vende al magister Giovanni detto Darvino da Como il dominio utile su una casa situata a Trento «in contrata ecclesie kathedralis predicte ex opposito dicte sacrestie medietate via comunis, apud Michaelem Fenutoli de Sporo ab una parte et partim de retro, apud heredes condam Mucii baraterii de Tridento ab alia parte, apud me Antonium notarium infrascriptum partim de retro et apud dictam viam comunis de ante»149. Il massaro del Capitolo Bartolomeo Bonetti (fi ne XVI

secolo) specifi ca ulteriormente la posizione della casa oggetto di refuta in un breve regesto posto sul verso della pergamena, affermando che essa si trova «ex opposito ecclesie Sancti Iohannis et Blasii». Le confi nazioni permettono quindi di indivi- duare nel gruppo di case poste ad oriente della cattedrale, nei pressi del cimitero di San Vigilio, l’abitazione del notaio Antonio. La sacrestia del duomo citata nel documento, oggi non più esistente, corrispondeva infatti a una struttura posta in prossimità dell’abside maggiore della basilica wangiana e accostata alla cappella dei Santi Giovanni e Biagio, la cui parte superiore è oggi nota con il nome di Castel- letto150. Immediatamente a ridosso del complesso trovava posto il cimitero di San

Vigilio, che si estendeva lungo le mura meridionali e orientali della cattedrale151.

146 Cfr. Appendice, regesto n. 3 (ASTn, APV, Sezione latina, capsa miscellanea I, n. 126). 147 Cfr. infra, capitolo 3.

148 Cfr. Appendice, regesto n. 7 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8, c. 181v, n. 362). 149 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 184v, n. 369a e in ADTn, ACap, capsa 1, n. 10. 150 Cfr. Curzel, I canonici e il Capitolo, cit., p. 312 e, in particolare, la nota 238.

151 Cfr. W. Landi, Il palatium episcopatus di Trento fra XI e XIII secolo. Dato documentario ed evidenze architettoniche, in Cagol, Groff, Luzzi (a cura di), La torre di piazza, cit., pp. 141-203.

Si tratta di un gruppo di abitazioni situato nei pressi della Roggia Grande152, le

cui evidenze documentarie attestano la presenza di numerose proprietà capitolari e vescovili. L’abitazione del notaio si trovava a brevissima distanza da quella della famiglia Calepini e, per la precisione, da quel palazzo in cui, almeno dal 1430153 in

poi, trovarono stabilmente residenza la fi glia Maddalena e Bonaventura Calepini154.

Per quanto concerne la struttura dell’abitazione del professionista, le poche informazioni disponibili, ricavabili prevalentemente dalle datazioni topiche dei documenti redatti, attestano la presenza di un broilo, ossia un piccolo giardino pro- babilmente recintato e situato nei pressi dell’abitazione155, e di scale in pietra che,

presumibilmente, potevano condurre ai piani superiori156. Molti fra gli atti stesi per

i privati risultano inoltre rogati in una stupa parva o vetia157 da contrapporre, con

ogni probabilità, a una stupa nova che fa la sua comparsa nella documentazione del notaio a partire dal novembre del 1427158.

Quasi nulla, invece, è noto sulla moglie di ser Antonio; un unico documento, reperito sul registro Instrumenta capitularia 8, permette comunque di formulare qualche ipotesi al riguardo. L’atto in questione è la locazione di una casa di proprietà del Capitolo al notaio Gioacchino Mezzasoma, che ne aveva ereditato il dominio utile da Francesco di ser Endrico da Albiano159. Nell’usuale rubrica che ser Antonio

appone in margine all’atto egli ricorda che la casa fu «condam soceri sui». Non si conosce con certezza chi sia il suocero di Antonio da Borgonuovo, tuttavia il documento informa che sull’abitazione insisteva un affi tto di 5 lire di denari trentini da versare annualmente al Capitolo per la celebrazione dell’anniversario della morte di Nicolò Goseto dal Borgonuovo che ne aveva lasciato il dominio eminente ai canonici. Le possibilità sono dunque due: il notaio potrebbe aver sposato la fi glia di Francesco di ser Endrico da Albiano, che deteneva il dominio utile sulla casa in Borgonuovo prima di Gioacchino Mezzasoma, oppure la fi glia di Nicolò Goseto da Albiano. Si tratta indubbiamente di un’ipotesi, ma non sembra del tutto casuale il fatto che fra i testimoni al testamento di quest’ultimo personaggio, il 10 agosto del 1399, fi guri in prima posizione proprio il padre del notaio Antonio, Bartolasio del fu Cristiano da Mori160. Questo secondo indizio porterebbe, dunque, a individuare

nella fi glia di Nicolò Goseto la moglie di Antonio da Borgonuovo.

Un tema altrettanto importante nella ricostruzione della biografi a di ser Antonio è quello relativo alle sue attività economiche, ricostruibili attraverso esili tracce documentarie che attestano le sue scelte in tema di acquisto e locazione di case e

152 Corrispondente all’attuale via Carlo Dordi.

153 Anno dal quale è certamente attestato il matrimonio fra la fi glia Maddalena e Bonaventura Calepini. Cfr. Appendice, regesto n. 42.

154 In particolare, si osservi come l’edifi cio, anche oggi noto come palazzo Calepini, avesse annesso, già in età basso medievale, un orto (broilo), un pozzo, magazzini per lo stoccaggio dei rifor- nimenti agricoli e stabula, che si trovano menzionati in molti documenti coevi: cfr. Costisella, Rasmo,

Il palazzo Calepini a Trento, cit., p. 329.

155 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 166.

156 BCT, BCT3, capsa 4, mazzo 1, p. 2, con data topica «Tridentum, in contrata Sancti Vigilii, super via publica, iuxta scalas lapideas domus habitationis mei Antonii notarii infrascripti».

157 Cfr., fra i molti esempi, ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, nn. 71, 102, 241. 158 Ivi, n. 260.

159 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8, n. 403a. 160 ADTn, ACap, capsa testamenti, rotoli lunghi/a, n. 11.

161 Nel 1396 Antonio da Borgonuovo è citato nelle confi nazioni di un terreno vignato e arativo situato a San Bartolomeo, ad Planum (il terreno si trova «apud heredes … condam Guillielmi Ropreti

Stefano Malfatti

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il 13 febbraio del 1386146, una sentenza arbitrale emessa in episcopali palatio dai

notai Vigilio da Seregnano, fi glio del fu Guglielmo da Roccabruna, Alberto del fu ser Negratus da Sacco e Federico fi glio di ser Ognibene da Povo, arbitri scelti per dirimere la controversia fra il canonico Morandino e Loisio detto dal Dosso. Nulla è noto prima di quella data; il suo nome non compare nelle fonti reperite né in qualità di testimone né tantomeno in qualità di notaio rogatario.

A partire dalla metà degli anni Ottanta, e con frequenza sempre maggiore dagli anni Novanta del Trecento, il nome del professionista si presenta nelle sottoscrizio- ni di un largo numero di documenti, prevalentemente rogati per il Capitolo della cattedrale, ma anche per privati cittadini, per l’autorità vescovile e per il Comune di Trento. Mettendo, per il momento, da parte il tema della clientela del notaio trentino, che sarà oggetto di trattazione in un capitolo specifi co147, si analizzeranno

ora alcune fasi nella vita del professionista che possono contribuire a mettere in luce la fi tta trama di rapporti politici, economici e sociali fra i membri del ceto dirigente cittadino.

Lasciata la casa paterna, Antonio si stabilì a poca distanza dal padre Bartolasio, nel quartiere del Borgonuovo. Un paio di documenti, in particolare, consentono di individuare con una certa precisione la posizione della casa del professionista. Il primo è la riconsegna del dominio utile di uno stabulum da parte di Antonio in favore di Ognibene del fu Azzio da Calliano. Lo stabulum è posto nella contrada del Borgonuovo «apud heredes condam Bonifacii de Clusolis ab una parte versus sero, apud me Antonium ab alia parte versus mane, apud patrem meum ser Bartho- lasium ab alia parte de retro versus septentrionem et apud viam comunis de ante versus meridiem»148. Un ulteriore documento consente di delimitare con precisione

ancora maggiore la probabile residenza del notaio: Bella, moglie del fu Pietro da Sant’Orsola, vende al magister Giovanni detto Darvino da Como il dominio utile su una casa situata a Trento «in contrata ecclesie kathedralis predicte ex opposito dicte sacrestie medietate via comunis, apud Michaelem Fenutoli de Sporo ab una parte et partim de retro, apud heredes condam Mucii baraterii de Tridento ab alia parte, apud me Antonium notarium infrascriptum partim de retro et apud dictam viam comunis de ante»149. Il massaro del Capitolo Bartolomeo Bonetti (fi ne XVI

secolo) specifi ca ulteriormente la posizione della casa oggetto di refuta in un breve regesto posto sul verso della pergamena, affermando che essa si trova «ex opposito ecclesie Sancti Iohannis et Blasii». Le confi nazioni permettono quindi di indivi- duare nel gruppo di case poste ad oriente della cattedrale, nei pressi del cimitero di San Vigilio, l’abitazione del notaio Antonio. La sacrestia del duomo citata nel documento, oggi non più esistente, corrispondeva infatti a una struttura posta in prossimità dell’abside maggiore della basilica wangiana e accostata alla cappella dei Santi Giovanni e Biagio, la cui parte superiore è oggi nota con il nome di Castel- letto150. Immediatamente a ridosso del complesso trovava posto il cimitero di San

Vigilio, che si estendeva lungo le mura meridionali e orientali della cattedrale151.

146 Cfr. Appendice, regesto n. 3 (ASTn, APV, Sezione latina, capsa miscellanea I, n. 126). 147 Cfr. infra, capitolo 3.

148 Cfr. Appendice, regesto n. 7 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8, c. 181v, n. 362). 149 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 184v, n. 369a e in ADTn, ACap, capsa 1, n. 10. 150 Cfr. Curzel, I canonici e il Capitolo, cit., p. 312 e, in particolare, la nota 238.

151 Cfr. W. Landi, Il palatium episcopatus di Trento fra XI e XIII secolo. Dato documentario ed evidenze architettoniche, in Cagol, Groff, Luzzi (a cura di), La torre di piazza, cit., pp. 141-203.

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Si tratta di un gruppo di abitazioni situato nei pressi della Roggia Grande152, le

cui evidenze documentarie attestano la presenza di numerose proprietà capitolari e vescovili. L’abitazione del notaio si trovava a brevissima distanza da quella della famiglia Calepini e, per la precisione, da quel palazzo in cui, almeno dal 1430153 in

poi, trovarono stabilmente residenza la fi glia Maddalena e Bonaventura Calepini154.

Per quanto concerne la struttura dell’abitazione del professionista, le poche informazioni disponibili, ricavabili prevalentemente dalle datazioni topiche dei documenti redatti, attestano la presenza di un broilo, ossia un piccolo giardino pro- babilmente recintato e situato nei pressi dell’abitazione155, e di scale in pietra che,

presumibilmente, potevano condurre ai piani superiori156. Molti fra gli atti stesi per

i privati risultano inoltre rogati in una stupa parva o vetia157 da contrapporre, con

ogni probabilità, a una stupa nova che fa la sua comparsa nella documentazione del notaio a partire dal novembre del 1427158.

Quasi nulla, invece, è noto sulla moglie di ser Antonio; un unico documento, reperito sul registro Instrumenta capitularia 8, permette comunque di formulare qualche ipotesi al riguardo. L’atto in questione è la locazione di una casa di proprietà del Capitolo al notaio Gioacchino Mezzasoma, che ne aveva ereditato il dominio utile da Francesco di ser Endrico da Albiano159. Nell’usuale rubrica che ser Antonio

appone in margine all’atto egli ricorda che la casa fu «condam soceri sui». Non si conosce con certezza chi sia il suocero di Antonio da Borgonuovo, tuttavia il documento informa che sull’abitazione insisteva un affi tto di 5 lire di denari trentini da versare annualmente al Capitolo per la celebrazione dell’anniversario della morte di Nicolò Goseto dal Borgonuovo che ne aveva lasciato il dominio eminente ai canonici. Le possibilità sono dunque due: il notaio potrebbe aver sposato la fi glia di Francesco di ser Endrico da Albiano, che deteneva il dominio utile sulla casa in Borgonuovo prima di Gioacchino Mezzasoma, oppure la fi glia di Nicolò Goseto da Albiano. Si tratta indubbiamente di un’ipotesi, ma non sembra del tutto casuale il fatto che fra i testimoni al testamento di quest’ultimo personaggio, il 10 agosto del 1399, fi guri in prima posizione proprio il padre del notaio Antonio, Bartolasio del fu Cristiano da Mori160. Questo secondo indizio porterebbe, dunque, a individuare

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