L’attività professionale di Antonio da Borgonuovo
8. Produzione e conservazione della documentazione: monasteri, conventi e confraternite cittadine fra XIV e XV secolo
La documentazione superstite di monasteri, conventi e confraternite cittadine, per quanto riguarda il XII e il XIII secolo, rivela modalità organizzative del tutto assimilabili a quelle dei maggiori enti della città: si hanno cioè pergamene sciolte conservate da ciascun ente a garanzia dei propri diritti; i monaci di San Lorenzo, così come le Clarisse di San Michele e gli Agostiniani di San Marco si rivolgono ai notai attivi sulla piazza di Trento, servendosi prevalentemente di professionisti già impegnati per il vescovo e il Capitolo130. Non esiste, anche in questo caso,
alcun elemento che lasci intravedere un pur minimo rapporto di fi delizzazione fra gli enti e i notai chiamati, di volta in volta, a dare formalizzazione scritta ai loro negozi giuridici.
La fase più antica di questi enti, dunque, sembra essere attestata soltanto at- traverso redactiones in mundum, nemmeno numericamente molto consistenti. Per trovare forme di registrazione diverse dalla pergamena sciolta si deve attendere la seconda metà del XIV secolo, allorquando – ma non ovunque, come si vedrà – cominciano ad essere attestati, direttamente o indirettamente, anche dei registri.
Ciò accade, ad esempio, dal 1369 nel monastero di San Lorenzo, allorquando inizia la compilazione di una serie di registri pergamenacei (1369-1430) prevalente- mente con documentazione di natura patrimoniale131 la cui redazione fu affi data ad
un gruppo piuttosto ristretto di notai. Continuava frattanto, seppur forse in misura meno rilevante, una parallela produzione di munda accanto alla registrazione nei fascicoli pergamenacei. Fra i tredici notai132 al servizio dell’ente è utile notare come,
data topica informa inoltre che, nella piazza del Comune, presso il portico della stazione esisteva, oltre alla già nota ‘stazione delle bollette’, anche un «offi cium duorum sindicorum» (ivi, n. 394).
127 Ivi, n. 400.
128 Cagol, Dal palatium episcopatus al palatium comunis, cit., p. 213.
129 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 316 e ASCTn, Comune di Trento, Antico regime, sezione antica, ACT1-3002.
130 E. Curzel, S. Gentilini, G.M. Varanini (a cura di), Le pergamene dell’archivio della Prepositura di Trento (1154-1297), Il Mulino, Bologna 2004 (Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento.
Fonti, 2, p. 53).
131 Prima di questa data si ha a disposizione un solo frammento (si tratta di un bifolio pergame- naceo) che una mano non identifi cabile del secolo XIV ha defi nito «Quaternus iurium ecclesie Sancti Nicolay»: Curzel, Gentilini, Varanini (a cura di), Le pergamene dell’Archivio della Prepositura, cit., p. 56. Esso è conservato fra le carte dell’ospedale di San Nicolò, poi confl uite nell’archivio di San Lorenzo e della Prepositura, e attesterebbe la presenza di forme di registrazione diversifi cate rispetto alle pergamene sciolte in un periodo molto risalente.
132 Si tratta di Pietro Paolo di ser Giovanni detto Ianes macellaio da Trento, Francesco di ser Tomeo de Cazuffo, Giacomo di Pietro da Revò, Francesco del fu Martino da Volano, Martino di ser
in alcuni casi circoscritti, vi furono quanti in sottoscrizione qualifi carono il proprio rapporto con l’autorità, defi nendosi «scriba dicti domini abbatis»133.
Il percorso evolutivo verso forme documentarie simili, se non analoghe, a quelle descritte ad esempio per il Capitolo, si compirà per la Prepositura soltanto nella seconda metà del XV secolo con la compilazione di registri di investiture notarili134
«contenenti documentazione notarile relativa all’amministrazione dei beni e delle rendite»135 disposta generalmente in ordine cronologico e diplomaticamente affi ne
agli Instrumenta capitularia.
Più complicata è la ricostruzione delle vicende documentarie del convento degli Eremitani di San Marco136. Anche in questo caso, soltanto dalla metà del XIV se-
colo iniziano a comparire alcuni notai impiegati in più di un’occasione. Fra questi Dionisio del fu Pietro becarius da Trento e il più noto Guglielmo del fu Antonio
ab Equabus, attivo per il convento fra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo137.
Negli anni Novanta del Trecento fa invece la sua comparsa Antonio da Borgonuovo. Alcuni atti in Instrumenta capitularia 8bis fatti redigere al notaio trentino dai frati di San Marco recano marginalmente delle note di mano dello stesso ser An- tonio; si tratta di annotazioni relative all’estrazione di un’ulteriore redazione dello stesso documento, che oltre ad essere esemplato sul registro personale del notaio, ed eventualmente anche in publicam formam su pergamena sciolta, venne pure redatto su un non meglio noto registro di proprietà dello stesso convento. Si trovano così note del tipo, «Posita continua super libro auctentico instrumentorum infrascripti monasterii cum meis signo et subscriptione»138, «Posita continua cum meis signo
et subscriptione super libro instrumentorum dicti monasterii»139, «Posita continua
super libro auctentico dicti monasterii cum signo et subscriptione meis; item etiam Francesco notaio da Volano, Antonio di ser Bartolasio da Borgonuovo, Giovanni del fu ser Guglielmo
ab Equabus, Guglielmo del fu ser Guglielmo de Balzaninis da Verona, Graziadeo del fu ser Antonio
del fu ser Biagio da Castel Terlago, Antonio del fu ser Giovanni da Fai, Nicolò del fu Ognibene da Trento, Nicolò del fu Pietro Baldovino de Capris da Maderno e Antonio del fu ser Bonifacio da No- garedo: Ioppi, I registri del monastero di San Lorenzo, cit., p. 54. Per brevi biografi e relative a questi professionisti cfr. ivi, pp. 55-63.
133 ADTn, AP, reg. 1, doc. n. 22 (1374 febbraio 26): si tratta del già noto Pietro Paolo di Ianes, già scriba della curia vescovile.
134 Ioppi, I registri del monastero di San Lorenzo, cit., pp. 63-64.
135 Ivi, p. 63. L’archivio prepositurale ospita in tutto diciannove registri per il periodo che copre gli anni fra il 1472 ed il 1818.
136 Quanto oggi rimane dell’antico archivio degli Eremitani di San Marco è ricostruibile virtualmente assemblando la documentazione conservata presso il fondo BCT3 della Biblioteca comunale di Trento e presso il fondo Capitolo del Duomo dell’Archivio di Stato. Si hanno così a disposizione poco meno di 60 documenti, tutti in forma sciolta, redatti fra il 1275 (BCTn, BCT3, capsa 1, mazzo 1, n. 63) e il 1498 (ASTn, ACD, n. 1211). La documentazione superstite, infatti, risulta alquanto lacunosa soprattutto per quanto riguarda il XIII secolo, di cui rimangono soltanto tre pergamene (BCTn, BCT3, capsa 1, mazzo 1, nn. 63, 69, 90); soltanto a partire dagli anni Quaranta del Trecento si assiste a un progressivo aumento degli instrumenta, sebbene sempre su livelli assolutamente non consistenti. Oltre a ciò va ricordato che la conformazione dell’archivio degli Eremitani, così come oggi si presenta, deriva solo in parte dalla conservazione di carte prodotte su richiesta dei frati Agostiniani; in molti casi, infatti, si è in presenza di pergamene da essi conservate per dimostrare e tenere memoria dei diritti acquisiti. Si ha dunque un buon numero di testamenti (14), seguiti dalle donazioni e dalle compravendite. Si tratta pertanto, anche in questo caso, di un archivio thesaurus, molto simile per conformazione a quello degli altri enti presi in considerazione.
137 Cfr., ad esempio, BCTn, BCT3, capsa 2, mazzo 2, nn. 16, 25; capsa 2, mazzo 1, n. 83. 138 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 105v, n. 290.
Stefano Malfatti
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zione dell’esenzione concessa al magister Guglielmo da Roncegno dal pagamento di ogni tassa dovuta al Comune per un periodo di tre anni quale ricompensa per non aver mai abbandonato la città durante l’epidemia di peste allora in corso127. Proprio
l’uffi cio, o stazione, delle bollette divenne in quegli anni luogo privilegiato, o per lo meno alternativo al palazzo vescovile, per la stipulazione di locazioni, «per la riscossione del dazio, per la misurazione del sale e di altre merci o per concludere i contratti di appalto dei pubblici servizi»128; due refute, stipulate nel 1429, presen-
tano infatti quale data topica la statio buletarum posta nella piazza del Comune129.
8. Produzione e conservazione della documentazione: monasteri, conventi e confraternite cittadine fra XIV e XV secolo
La documentazione superstite di monasteri, conventi e confraternite cittadine, per quanto riguarda il XII e il XIII secolo, rivela modalità organizzative del tutto assimilabili a quelle dei maggiori enti della città: si hanno cioè pergamene sciolte conservate da ciascun ente a garanzia dei propri diritti; i monaci di San Lorenzo, così come le Clarisse di San Michele e gli Agostiniani di San Marco si rivolgono ai notai attivi sulla piazza di Trento, servendosi prevalentemente di professionisti già impegnati per il vescovo e il Capitolo130. Non esiste, anche in questo caso,
alcun elemento che lasci intravedere un pur minimo rapporto di fi delizzazione fra gli enti e i notai chiamati, di volta in volta, a dare formalizzazione scritta ai loro negozi giuridici.
La fase più antica di questi enti, dunque, sembra essere attestata soltanto at- traverso redactiones in mundum, nemmeno numericamente molto consistenti. Per trovare forme di registrazione diverse dalla pergamena sciolta si deve attendere la seconda metà del XIV secolo, allorquando – ma non ovunque, come si vedrà – cominciano ad essere attestati, direttamente o indirettamente, anche dei registri.
Ciò accade, ad esempio, dal 1369 nel monastero di San Lorenzo, allorquando inizia la compilazione di una serie di registri pergamenacei (1369-1430) prevalente- mente con documentazione di natura patrimoniale131 la cui redazione fu affi data ad
un gruppo piuttosto ristretto di notai. Continuava frattanto, seppur forse in misura meno rilevante, una parallela produzione di munda accanto alla registrazione nei fascicoli pergamenacei. Fra i tredici notai132 al servizio dell’ente è utile notare come,
data topica informa inoltre che, nella piazza del Comune, presso il portico della stazione esisteva, oltre alla già nota ‘stazione delle bollette’, anche un «offi cium duorum sindicorum» (ivi, n. 394).
127 Ivi, n. 400.
128 Cagol, Dal palatium episcopatus al palatium comunis, cit., p. 213.
129 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 316 e ASCTn, Comune di Trento, Antico regime, sezione antica, ACT1-3002.
130 E. Curzel, S. Gentilini, G.M. Varanini (a cura di), Le pergamene dell’archivio della Prepositura di Trento (1154-1297), Il Mulino, Bologna 2004 (Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento.
Fonti, 2, p. 53).
131 Prima di questa data si ha a disposizione un solo frammento (si tratta di un bifolio pergame- naceo) che una mano non identifi cabile del secolo XIV ha defi nito «Quaternus iurium ecclesie Sancti Nicolay»: Curzel, Gentilini, Varanini (a cura di), Le pergamene dell’Archivio della Prepositura, cit., p. 56. Esso è conservato fra le carte dell’ospedale di San Nicolò, poi confl uite nell’archivio di San Lorenzo e della Prepositura, e attesterebbe la presenza di forme di registrazione diversifi cate rispetto alle pergamene sciolte in un periodo molto risalente.
132 Si tratta di Pietro Paolo di ser Giovanni detto Ianes macellaio da Trento, Francesco di ser Tomeo de Cazuffo, Giacomo di Pietro da Revò, Francesco del fu Martino da Volano, Martino di ser
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in alcuni casi circoscritti, vi furono quanti in sottoscrizione qualifi carono il proprio rapporto con l’autorità, defi nendosi «scriba dicti domini abbatis»133.
Il percorso evolutivo verso forme documentarie simili, se non analoghe, a quelle descritte ad esempio per il Capitolo, si compirà per la Prepositura soltanto nella seconda metà del XV secolo con la compilazione di registri di investiture notarili134
«contenenti documentazione notarile relativa all’amministrazione dei beni e delle rendite»135 disposta generalmente in ordine cronologico e diplomaticamente affi ne
agli Instrumenta capitularia.
Più complicata è la ricostruzione delle vicende documentarie del convento degli Eremitani di San Marco136. Anche in questo caso, soltanto dalla metà del XIV se-
colo iniziano a comparire alcuni notai impiegati in più di un’occasione. Fra questi Dionisio del fu Pietro becarius da Trento e il più noto Guglielmo del fu Antonio
ab Equabus, attivo per il convento fra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo137.
Negli anni Novanta del Trecento fa invece la sua comparsa Antonio da Borgonuovo. Alcuni atti in Instrumenta capitularia 8bis fatti redigere al notaio trentino dai frati di San Marco recano marginalmente delle note di mano dello stesso ser An- tonio; si tratta di annotazioni relative all’estrazione di un’ulteriore redazione dello stesso documento, che oltre ad essere esemplato sul registro personale del notaio, ed eventualmente anche in publicam formam su pergamena sciolta, venne pure redatto su un non meglio noto registro di proprietà dello stesso convento. Si trovano così note del tipo, «Posita continua super libro auctentico instrumentorum infrascripti monasterii cum meis signo et subscriptione»138, «Posita continua cum meis signo
et subscriptione super libro instrumentorum dicti monasterii»139, «Posita continua
super libro auctentico dicti monasterii cum signo et subscriptione meis; item etiam Francesco notaio da Volano, Antonio di ser Bartolasio da Borgonuovo, Giovanni del fu ser Guglielmo
ab Equabus, Guglielmo del fu ser Guglielmo de Balzaninis da Verona, Graziadeo del fu ser Antonio
del fu ser Biagio da Castel Terlago, Antonio del fu ser Giovanni da Fai, Nicolò del fu Ognibene da Trento, Nicolò del fu Pietro Baldovino de Capris da Maderno e Antonio del fu ser Bonifacio da No- garedo: Ioppi, I registri del monastero di San Lorenzo, cit., p. 54. Per brevi biografi e relative a questi professionisti cfr. ivi, pp. 55-63.
133 ADTn, AP, reg. 1, doc. n. 22 (1374 febbraio 26): si tratta del già noto Pietro Paolo di Ianes, già scriba della curia vescovile.
134 Ioppi, I registri del monastero di San Lorenzo, cit., pp. 63-64.
135 Ivi, p. 63. L’archivio prepositurale ospita in tutto diciannove registri per il periodo che copre gli anni fra il 1472 ed il 1818.
136 Quanto oggi rimane dell’antico archivio degli Eremitani di San Marco è ricostruibile virtualmente assemblando la documentazione conservata presso il fondo BCT3 della Biblioteca comunale di Trento e presso il fondo Capitolo del Duomo dell’Archivio di Stato. Si hanno così a disposizione poco meno di 60 documenti, tutti in forma sciolta, redatti fra il 1275 (BCTn, BCT3, capsa 1, mazzo 1, n. 63) e il 1498 (ASTn, ACD, n. 1211). La documentazione superstite, infatti, risulta alquanto lacunosa soprattutto per quanto riguarda il XIII secolo, di cui rimangono soltanto tre pergamene (BCTn, BCT3, capsa 1, mazzo 1, nn. 63, 69, 90); soltanto a partire dagli anni Quaranta del Trecento si assiste a un progressivo aumento degli instrumenta, sebbene sempre su livelli assolutamente non consistenti. Oltre a ciò va ricordato che la conformazione dell’archivio degli Eremitani, così come oggi si presenta, deriva solo in parte dalla conservazione di carte prodotte su richiesta dei frati Agostiniani; in molti casi, infatti, si è in presenza di pergamene da essi conservate per dimostrare e tenere memoria dei diritti acquisiti. Si ha dunque un buon numero di testamenti (14), seguiti dalle donazioni e dalle compravendite. Si tratta pertanto, anche in questo caso, di un archivio thesaurus, molto simile per conformazione a quello degli altri enti presi in considerazione.
137 Cfr., ad esempio, BCTn, BCT3, capsa 2, mazzo 2, nn. 16, 25; capsa 2, mazzo 1, n. 83. 138 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 105v, n. 290.
139 Ivi, c. 120r, n. 324.
L’attività professionale di Antonio da Borgonuovo
facta extra distincte dicto conductori»140, in margine a documenti datati alla fi ne
degli anni Venti del Quattrocento. Il notaio, dunque, sembrerebbe far riferimento a
quaterni contenenti instrumenta dotati, come affermato dallo stesso professionista,
di ogni elemento di convalida, signum e sottoscrizione compresi. Il documento è inoltre redatto per esteso (continua). Un archivio, quello degli Eremitani, che dunque pur nella sua attuale conformazione, lacunosa e quanto mai depauperata, sembrerebbe rivelare forme organizzative del tutto assimilabili a quello dei bene- dettini di San Lorenzo.
Diversa, per certi aspetti, è la situazione riscontrabile nell’archivio delle Cla- risse di San Michele, per le quali si deve constatare l’assenza di qualsiasi forma di registrazione in libro141. Qualche dato, semmai, si può aggiungere sul tema dei
notai al servizio del convento; a partire dagli anni Settanta del XIV secolo, infatti, il già più volte citato notaio Alberto fi glio di Negratus da Sacco divenne redattore quasi esclusivo del convento delle Clarisse. Per il periodo compreso fra il 1379 e il 1394142 si hanno a disposizione 21 redactiones in mundum e ben 18 presentano
in escatocollo la sottoscrizione di Alberto da Sacco. L’attività del notaio proseguì con ogni probabilità fi no alla fi ne del secolo, così come era avvenuto per il Capitolo della cattedrale, tuttavia, già sul fi nire degli anni Ottanta, le suore cominciarono a servirsi anche di Antonio da Borgonuovo. A partire dal 1431, invece, fece la sua comparsa Graziadeo fi glio del fu ser Antonio da Castel Terlago, il quale produsse un buon numero di instrumenta fra il 1431 ed il 1452. Questi fu prima affi ancato, poi defi nitivamente sostituito dal notaio e conte palatino Cristoforo da Molveno, fi glio del noto giusperito Antonio, che venne chiamato a rogare dalle Clarisse al- meno fi no agli anni Sessanta del Quattrocento.
Un’ultima considerazione potrà essere svolta sulla documentazione della confraternita dei Battuti di Trento; anche i disciplinati, per i quali si conserva do- cumentazione a partire dalla seconda metà del Trecento143, si servirono dei notai
140 Ivi, c. 128r-v, n. 345.
141 L’assenza di un sistema documentario organizzato non deve tuttavia stupire se è vero che, come evidenzia Attilio Bartoli Langeli, «i mendicanti in quanto tali non potevano sviluppare una organica strategia documentaria. Lo fanno intravedere quelle fondazioni che, essendo proprietarie, “usarono” la documentazione in funzione della salvaguardia e dello sviluppo delle proprie risorse patrimoniali. [...] Il documento è strumento e fonte di iura; perciò esso pretende un uso elementare e minimale, ossia di esser conservato» (A. Bartoli Langeli, N. D’Acunto, I documenti degli Ordini mendicanti, in G. Avarucci, R.M. Borraccini Verducci, G. Borri (a cura di), Libro, scrittura, documento della civiltà
monastica e conventuale nel basso Medioevo, Atti del convegno della Associazione Italiana dei Paleografi
e dei Diplomatisti [Fermo, settembre 1997], CISAM, Spoleto 1999 [Studi e ricerche. Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1], p. 390). Nessun cartulario, dunque, né tantomeno alcun registro sembra emergere dall’archivio di San Michele; ciò non signifi ca, ovviamente, che non possano essere esistite forme di registrazione differenti rispetto alle pergamene sciolte. La Biblioteca di San Bernardino conserva infatti una sorta di ‘libro di conti’ cartaceo del convento relativo agli anni 1476-1477, inerente ai beni e agli affi tti di beni situati fra Trento, Civezzano e Piné (FSBN, ms. 324, in originale. Edito in Polli, Le
Clarisse di San Michele, cit., appendice, n. 15). Si tratta di cinque fogli cartacei, appartenenti con ogni
probabilità a un originario fascicolo unitario, su cui due mani diverse, una anonima, l’altra attribuibile alla badessa suor Fina da Folgaria, vergarono in lingua volgare due distinti elenchi: la colonna sinistra contiene gli affi tti dovuti al convento, la colonna destra i pagamenti effettuati.
142 Fra il 1394 e il 1400 si assiste ad un calo considerevole della documentazione conservata. 143 Dal 1350, fi no alla fi ne del XV secolo, si sono rinvenuti circa 70 instrumenta riconducibili all’archivio dei Battuti, oggi per intero conservati presso il fondo BCT3 della Biblioteca comunale di Trento.
attivi in città, privilegiando sin da subito pochi professionisti con i quali sembra di poter intravvedere un qualche elemento di fi delizzazione: Giovannino fi glio del fu Marchetto detto de la Porta da Trento, attivo negli anni Settanta del XIV secolo, Pietro fi glio del fu Gioacchino Mezzasoma negli anni Ottanta e, a partire dagli anni Novanta del secolo, Antonio di Bartolasio da Borgonuovo. L’attività di ser Antonio al servizio dell’ente proseguì almeno fi no al 1433144 ma non mancano, nello stesso
periodo, documenti fatti redigere ad altri notai cittadini; ‘collaborano’ infatti con i disciplinati anche Nicolò fi glio del fu magister Ognibene sarto dal Borgonuo- vo di Trento, Martino fi glio del fu ser Francesco da Volano, Antonio del fu ser Bonifacio da Nogaredo e, soprattutto dagli anni Trenta del Quattrocento, Graziadeo da Terlago, Nicolò de Capris, Antonio del fu Guglielmo Gallo e Cristoforo da Molveno. La Casa della Misericordia sembra dunque aver fatto affi damento su un ristretto numero di professionisti, seguendo modalità operative già in uso presso le principali istituzioni; peraltro, non si può fare a meno di notare il ripetersi di nomi più volte menzionati quali ‘redattori di fi ducia’ per l’Episcopato, il Capitolo, la Prepositura. Si tratta, è bene ribadirlo, di notai di primo livello nel panorama del notariato cittadino che, probabilmente in virtù delle capacità tecniche, ma anche grazie alle posizioni di rilievo che occuparono nella società trentina, furono oggetto di preferenza da parte delle varie istituzioni.