5. Il ruolo di Antonio nelle vicende politiche di inizio Quattrocento
5.1. La ‘parentesi’ veronese di Antonio da Borgonuovo
Se è vero, come si avrà modo di verifi care nel dettaglio, che ser Antonio mantenne sempre un forte radicamento cittadino, soprattutto dal punto di vista dell’attività notarile, risulta quanto meno singolare il suo spostamento, proprio dal 1408 in poi, da Trento a Verona (fi g. 4). I verbali del Consiglio cittadino della città scaligera registrano infatti come, il 25 gennaio di quell’anno189, ser Antonio
venne ammesso fra i nuovi cives di Verona, insieme a un nutrito gruppo di stranieri 187 C. Ausserer, Il castello di Stenico nelle Giudicarie coi suoi signori e capitani, Scotoni e Vitti, Trento 1911, pp. 51-56 (ed. orig. Schloss Stenico in Judicarien [Süd Tirol], seine Herren und seine
Hauptleute, «Jahrbuch der heraldischen Gesellschaft ‘Adler’ in Wien», 18, 1908), p. 50.
188 Cfr. Appendice, regesto n. 5 (ASTn, APV, Sezione latina, capsa 8, n. 11). La presa in possesso del castello di Stenico da parte di Negro venne sostenuta dall’intero consiglio dei sapientes del Comune di Trento. Infatti, nel 1414, gli otto rappresentanti del Comune che si erano schierati contro il duca Fede- rico furono puniti attraverso il sequestro dei beni. Si tratta di Odorico de Ruphalcatis da Arco, di Marco Calepini, di Francesco da Castel Campo, del notaio Paolo de Fatis da Terlago, dello speziale Nicolò di Benvenuto da Coredo, di Odorico a fecibus, di Bartolomeo detto Toscanelo, di Giovanni Mezaoveta e di Bonifacio da Chiusole (cfr. Brunelli, Cagol, Rodolfo Belenzani e la rivolta cittadina del 1407, cit., p. 48).
189 ASVr, Antico archivio del Comune, Atti del consiglio, n. 56, c. 97r.
fra cui anche il trentino Melchiorre del fu Domenico ab Oleo. Sulle motivazioni che spinsero ser Antonio a chiedere la cittadinanza veronese non si possono che formulare ipotesi. Un certo peso possono aver avuto ragioni di tipo economico, tuttavia, la concomitanza fra la concessione della cittadinanza veronese al notaio e il culmine delle rivolte antivescovili a Trento potrebbe far pensare che il notaio, insieme ad altri cittadini di Trento, avesse voluto assicurarsi un ‘riparo’ più sicuro nella città veneta. È proprio il cronista veronese Bartolomeo Lando ad annotare, in analogo scorcio d’anni, sul Liber dierum iuridicorum del Comune di Verona, come la città ospitò «misere mulieres cum parvulis» che erano fuggiti da Trento. Ricorda il cronista che i soldati tirolesi «omnes Tridentinos et Italicos quoscumque invenerunt sevientes gladio trucidarunt, civitatem diebus sequentibus depredaban- tur, maximam eius partem incendio consumpserunt»190; non menziona tuttavia la
presenza di esuli ‘politici’.
Sulle attività veronesi di ser Antonio poco si può dire. Le fonti veronesi con- sultate, fra cui le verbalizzazioni del Comune, gli estimi cittadini, le anagrafi di epoca veneziana e, infi ne, i documenti notarili copiati sui volumi dell’Uffi cio del Registro a partire dal 1408191, non forniscono molte informazioni. Ne emerge così
che Antonio fu registrato una prima volta nell’estimo del 1409, residente nella cen- tralissima contrada di San Giovanni in Foro, nelle immediate vicinanze dell’attuale piazza delle Erbe192, avendo come suo responsalis il notaio veronese Giacomo de
Bonalinis. Due dati si possono ricavare dalla registrazione: il fatto che, nel 1409,
gli venisse affi ancato un responsalis può dipendere da un lato dalla sua recente acquisizione della cittadinanza veronese, dall’altro dal fatto che in realtà ser Antonio non fosse stabilmente residente in città, e dunque avesse bisogno di un garante che rispondesse fi scalmente di fronte all’amministrazione cittadina del suo patrimonio; tipicamente – non si può dire con certezza se questo è il caso – il responsalis era un socio in affari ma, allo stato attuale, non si conosce il rapporto fra il notaio trentino e il veronese. Il secondo, importante dato che si deduce dall’allibramento del 1409 è la cifra d’estimo che viene associata a ser Antonio: 1 lira. Si tratta, come si ricava dagli studi di Amelio Tagliaferri193, di un coeffi ciente di buon livel-
lo, raggiunto, nel 1409, da poco più del 9% degli estimati veronesi. Gli viene poi confermato, nell’estimo del 1418, il medesimo livello contributivo194, mentre risulta
190 Varanini, Rodolfo Belenzani e il comune di Trento agli inizi del Quattrocento, cit.; in partico- lare, le note sulla cronaca veronese del Lando, in G.M. Varanini, Le annotazioni cronistiche del notaio
Bartolomeo Lando sul Liber dierum iuridicorum del comune di Verona (1405-1412), in A. Castagnetti,
A. Ciaralli, G.M. Varanini, Medioevo. Studi e documenti, II, Libreria Universitaria Editrice, Verona 2007, pp. 551-604.
191 Come noto, nel 1723 un rogo distrusse quasi completamente l’archivio del Collegio dei notai di Verona; ciò che rimane della documentazione notarile veronese è quanto, in copia autentica, venne registrato nei volumi dell’Uffi cio del Registro: ciò che nei volumi oggi si legge è tuttavia una parte di quanto venne in origine rogato dai notai veronesi, per di più copiato senza rispettare un preciso ordine cronologico. Sul tema cfr. G. Sancassani, Il Collegio dei Notai di Verona, in G. Sancassani, M. Carrara, L. Magagnato (a cura di), Il notariato veronese attraverso i secoli. Catalogo della mostra in Castelvec-
chio, Collegio Notarile di Verona, Verona 1966, p. 19. Sull’Uffi cio del Registro cfr. A. Vitaliani, L’or- ganizzazione e il funzionamento dell’Uf cio del Registro in Verona nei primi decenni del sec. XV, «Atti
dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona», s. V, 16, 1938, pp. 199-218 e G. Sancassani,
L’archivio dell’Antico Uf cio del Registro di Verona, «Vita veronese», 10, 1957, pp. 481-490. 192 ASVr, Antico archivio del Comune, Estimi, reg. 249, c. 99r.
193 A. Tagliaferri, L’economia veronese secondo gli estimi dal 1409 al 1635, Giuffrè, Milano 1966, p. 64.
Stefano Malfatti
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quel castello almeno dal 1406187. Il nobile trentino ne mantenne il controllo fi no al
febbraio del 1408, quando il duca Federico IV, ormai in rotta con il Belenzani, ne ordinò la riconsegna188. Di fronte al rifi uto di Negro di restituire il castello, Fede-
rico fece arrestare alcuni cittadini di Trento, prendendo in ostaggio «specialiter qui erant de consilio civium ipsius civitatis Tridenti», e li rinchiuse «in quadam rocha Tirolenssi cum aliquibus aliis civibus» in modo che «facilius posse recuperari per intercessionem, solertiam et operationes infrascriptorum detentorum». Si tratta del medico Odorico da Arco, di Marco Calepini, di Francesco da Campo, dello speziale ser Giovanni e di Nicolò di Benvenuto da Coredo.
Il capitano Wilhelm von Matsch, luogotenente e capitano di Trento, e i suoi consiglieri fi ssarono inoltre il termine della successiva domenica delle Palme (8 aprile) del 1408 per la consegna del castello da parte di Negro al duca Federico. Nel caso la trattativa avesse avuto esito positivo i cittadini prigionieri sarebbero stati rimessi in libertà, in caso contrario essi avrebbero dovuto riconsegnarsi nelle mani del duca d’Austria. Per ciascuno dei prigionieri si costituirono inoltre fi deiussori «sponte et precibus amicorum dictorum detentorum» alcuni cittadini di Trento, i cui nomi si ritroveranno nelle vicende politiche trentine di inizio Quattrocento. Costoro, in caso di mancata restituzione del castello al duca Federico, avrebbero dovuto presentarsi presso il Buonconsiglio alla scadenza stabilita consegnando al luogotenente la considerevole somma di 4.000 ducati d’oro per ciascun ostaggio. Antonio di Bartolasio da Borgonuovo, insieme al miles Giacomo da Roccabruna, al massaro vescovile Antonio da Molveno, al magister ciroycus Giovanni di Luca, all’apotecarius Gabriele del fu Ivano, ai fratelli Bonomo e Giacomo da Arco, e a Franceschino a candelis prestarono garanzia. Non è noto con precisione come si svolsero in seguito i fatti, tuttavia, pochi mesi più tardi, il castello pervenne nelle mani del duca Federico. Ad inizio Quattrocento, dunque, ser Antonio sembrava ave- re a disposizione un capitale fi nanziario piuttosto consolidato e aver acquisito una certa posizione in seno alla società trentina, posizione che si tradurrà negli anni a seguire, come si è visto, nell’esercizio di importanti cariche nel Comune di Trento.
5.1. La ‘parentesi’ veronese di Antonio da Borgonuovo
Se è vero, come si avrà modo di verifi care nel dettaglio, che ser Antonio mantenne sempre un forte radicamento cittadino, soprattutto dal punto di vista dell’attività notarile, risulta quanto meno singolare il suo spostamento, proprio dal 1408 in poi, da Trento a Verona (fi g. 4). I verbali del Consiglio cittadino della città scaligera registrano infatti come, il 25 gennaio di quell’anno189, ser Antonio
venne ammesso fra i nuovi cives di Verona, insieme a un nutrito gruppo di stranieri 187 C. Ausserer, Il castello di Stenico nelle Giudicarie coi suoi signori e capitani, Scotoni e Vitti, Trento 1911, pp. 51-56 (ed. orig. Schloss Stenico in Judicarien [Süd Tirol], seine Herren und seine
Hauptleute, «Jahrbuch der heraldischen Gesellschaft ‘Adler’ in Wien», 18, 1908), p. 50.
188 Cfr. Appendice, regesto n. 5 (ASTn, APV, Sezione latina, capsa 8, n. 11). La presa in possesso del castello di Stenico da parte di Negro venne sostenuta dall’intero consiglio dei sapientes del Comune di Trento. Infatti, nel 1414, gli otto rappresentanti del Comune che si erano schierati contro il duca Fede- rico furono puniti attraverso il sequestro dei beni. Si tratta di Odorico de Ruphalcatis da Arco, di Marco Calepini, di Francesco da Castel Campo, del notaio Paolo de Fatis da Terlago, dello speziale Nicolò di Benvenuto da Coredo, di Odorico a fecibus, di Bartolomeo detto Toscanelo, di Giovanni Mezaoveta e di Bonifacio da Chiusole (cfr. Brunelli, Cagol, Rodolfo Belenzani e la rivolta cittadina del 1407, cit., p. 48).
189 ASVr, Antico archivio del Comune, Atti del consiglio, n. 56, c. 97r.
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fra cui anche il trentino Melchiorre del fu Domenico ab Oleo. Sulle motivazioni che spinsero ser Antonio a chiedere la cittadinanza veronese non si possono che formulare ipotesi. Un certo peso possono aver avuto ragioni di tipo economico, tuttavia, la concomitanza fra la concessione della cittadinanza veronese al notaio e il culmine delle rivolte antivescovili a Trento potrebbe far pensare che il notaio, insieme ad altri cittadini di Trento, avesse voluto assicurarsi un ‘riparo’ più sicuro nella città veneta. È proprio il cronista veronese Bartolomeo Lando ad annotare, in analogo scorcio d’anni, sul Liber dierum iuridicorum del Comune di Verona, come la città ospitò «misere mulieres cum parvulis» che erano fuggiti da Trento. Ricorda il cronista che i soldati tirolesi «omnes Tridentinos et Italicos quoscumque invenerunt sevientes gladio trucidarunt, civitatem diebus sequentibus depredaban- tur, maximam eius partem incendio consumpserunt»190; non menziona tuttavia la
presenza di esuli ‘politici’.
Sulle attività veronesi di ser Antonio poco si può dire. Le fonti veronesi con- sultate, fra cui le verbalizzazioni del Comune, gli estimi cittadini, le anagrafi di epoca veneziana e, infi ne, i documenti notarili copiati sui volumi dell’Uffi cio del Registro a partire dal 1408191, non forniscono molte informazioni. Ne emerge così
che Antonio fu registrato una prima volta nell’estimo del 1409, residente nella cen- tralissima contrada di San Giovanni in Foro, nelle immediate vicinanze dell’attuale piazza delle Erbe192, avendo come suo responsalis il notaio veronese Giacomo de
Bonalinis. Due dati si possono ricavare dalla registrazione: il fatto che, nel 1409,
gli venisse affi ancato un responsalis può dipendere da un lato dalla sua recente acquisizione della cittadinanza veronese, dall’altro dal fatto che in realtà ser Antonio non fosse stabilmente residente in città, e dunque avesse bisogno di un garante che rispondesse fi scalmente di fronte all’amministrazione cittadina del suo patrimonio; tipicamente – non si può dire con certezza se questo è il caso – il responsalis era un socio in affari ma, allo stato attuale, non si conosce il rapporto fra il notaio trentino e il veronese. Il secondo, importante dato che si deduce dall’allibramento del 1409 è la cifra d’estimo che viene associata a ser Antonio: 1 lira. Si tratta, come si ricava dagli studi di Amelio Tagliaferri193, di un coeffi ciente di buon livel-
lo, raggiunto, nel 1409, da poco più del 9% degli estimati veronesi. Gli viene poi confermato, nell’estimo del 1418, il medesimo livello contributivo194, mentre risulta
190 Varanini, Rodolfo Belenzani e il comune di Trento agli inizi del Quattrocento, cit.; in partico- lare, le note sulla cronaca veronese del Lando, in G.M. Varanini, Le annotazioni cronistiche del notaio
Bartolomeo Lando sul Liber dierum iuridicorum del comune di Verona (1405-1412), in A. Castagnetti,
A. Ciaralli, G.M. Varanini, Medioevo. Studi e documenti, II, Libreria Universitaria Editrice, Verona 2007, pp. 551-604.
191 Come noto, nel 1723 un rogo distrusse quasi completamente l’archivio del Collegio dei notai di Verona; ciò che rimane della documentazione notarile veronese è quanto, in copia autentica, venne registrato nei volumi dell’Uffi cio del Registro: ciò che nei volumi oggi si legge è tuttavia una parte di quanto venne in origine rogato dai notai veronesi, per di più copiato senza rispettare un preciso ordine cronologico. Sul tema cfr. G. Sancassani, Il Collegio dei Notai di Verona, in G. Sancassani, M. Carrara, L. Magagnato (a cura di), Il notariato veronese attraverso i secoli. Catalogo della mostra in Castelvec-
chio, Collegio Notarile di Verona, Verona 1966, p. 19. Sull’Uffi cio del Registro cfr. A. Vitaliani, L’or- ganizzazione e il funzionamento dell’Uf cio del Registro in Verona nei primi decenni del sec. XV, «Atti
dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona», s. V, 16, 1938, pp. 199-218 e G. Sancassani,
L’archivio dell’Antico Uf cio del Registro di Verona, «Vita veronese», 10, 1957, pp. 481-490. 192 ASVr, Antico archivio del Comune, Estimi, reg. 249, c. 99r.
193 A. Tagliaferri, L’economia veronese secondo gli estimi dal 1409 al 1635, Giuffrè, Milano 1966, p. 64.
194 ASVr, Antico archivio del Comune, Estimi, reg. 250, c. 52v. 43
Per una biografia di Antonio da Borgonuovo
Fig. 4. ASVr, Antico archivio del Comune, Atti del Consiglio, reg. 56, c. 97r, 1408 gennaio 25. Concessione della cittadinanza veronese al notaio Antonio da Borgonuovo (settima riga dal basso della c. 97r). Ricevono la cittadinanza anche: Matteo, Domenico e Marco da Siena, mercanti; Antonio del fu *** da Milano da Sant’Eufemia di Verona hospes a Sant’Antonio; Pietro detto Perozzo del fu Angelo qui fuit da Firenze, abitante a Trento; Clara theutonica del fu Federico de Mercatonovo e Giacoma sua fi glia; Melchiorre del fu Domenico ab Oleo da Trento; Antonio del fu Giovanni notaio da Piacenza da Santa Maria in Organo; Simone da Como garzator abitante in Santa Maria in Organo; Bonomo drappiere del fu Federico da Brescia da San Tommaso; Pietro Antonio del fu d. Panzalotus de Abbatibus de Carpo; Francesca vedova del fu d. Giovanni de Paganis e moglie del fu Nicolò da Bandino.
Fig. 4. ASVr, Antico archivio del Comune, Atti del Consiglio, reg. 56, c. 97v.
ancora residente nella contrada di San Giovanni in Foro. La registrazione nell’e- stimo del 1418 è l’ultima notizia che testimonia la presenza del notaio Antonio da Borgonuovo in Verona; un unico documento, risalente ancora al 5 settembre 1409, lo vede nominato, insieme al suo responsalis Giacomo de Bonalinis, curatore di un certo Melchiorre del fu Domenico da Sasso di Vigolo Baselga195.
Stefano Malfatti
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Fig. 4. ASVr, Antico archivio del Comune, Atti del Consiglio, reg. 56, c. 97r, 1408 gennaio 25. Concessione della cittadinanza veronese al notaio Antonio da Borgonuovo (settima riga dal basso della c. 97r). Ricevono la cittadinanza anche: Matteo, Domenico e Marco da Siena, mercanti; Antonio del fu *** da Milano da Sant’Eufemia di Verona hospes a Sant’Antonio; Pietro detto Perozzo del fu Angelo qui fuit da Firenze, abitante a Trento; Clara theutonica del fu Federico de Mercatonovo e Giacoma sua fi glia; Melchiorre del fu Domenico ab Oleo da Trento; Antonio del fu Giovanni notaio da Piacenza da Santa Maria in Organo; Simone da Como garzator abitante in Santa Maria in Organo; Bonomo drappiere del fu Federico da Brescia da San Tommaso; Pietro Antonio del fu d. Panzalotus de Abbatibus de Carpo; Francesca vedova del fu d. Giovanni de Paganis e moglie del fu Nicolò da Bandino.
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Fig. 4. ASVr, Antico archivio del Comune, Atti del Consiglio, reg. 56, c. 97v.
ancora residente nella contrada di San Giovanni in Foro. La registrazione nell’e- stimo del 1418 è l’ultima notizia che testimonia la presenza del notaio Antonio da Borgonuovo in Verona; un unico documento, risalente ancora al 5 settembre 1409, lo vede nominato, insieme al suo responsalis Giacomo de Bonalinis, curatore di un certo Melchiorre del fu Domenico da Sasso di Vigolo Baselga195.
195 ASVr, Uf cio del Registro, Istrumenti, reg. 24, c. 1220v. 45
Per una biografia di Antonio da Borgonuovo