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Aspetti bioetici della diagnostica prenatale: gli effetti sulla madre, sulla coppia, sul feto

Nel documento La medicalizzazione del corpo della donna (pagine 128-131)

Come la tecnica medica agisce sul corpo femminile

7. La diagnostica prenatale

7.5. Aspetti bioetici della diagnostica prenatale: gli effetti sulla madre, sulla coppia, sul feto

Secondo Luisella Battaglia, gli aspetti bioetici della diagnostica prenatale – intesa come «l’insieme delle tecniche e dei metodi che consentono di mettere in evidenza anomalie e malformazioni presenti nell’embrione e nel feto»50 – riguardano tre diversi ambiti. Il

primo è l’ambito privato, che prende in considerazione «i problemi etici relativi alla coppia e al feto inteso come paziente»51. Il secondo è l’ambito professionale, che si occupa delle questioni morali che affronta chi esegue in prima persona gli esami diagnostici prenatali, solitamente un medico o un tecnico di laboratorio. Il terzo e ultimo ambito, invece, è quello sociale, relativo alle «problematiche di etica pubblica connesse agli interventi di politica sociale e sanitaria»52. Questi tre ambiti, però, non vanno considerati separatamente l’uno dall’altro, poiché sono strettamente collegati e interagiscono tra loro, a volte in maniera conflittuale. La bioetica nasce e trae alimentazione proprio da questo continuo confronto53.

Per quel che riguarda l’ambito privato, la diagnostica prenatale ha un profondo significato esistenziale per la donna e per la coppia. Attraverso di essa la tecnica interferisce direttamente con l’esperienza della gravidanza. In alcuni casi è stato rilevato come la visione dell’immagine del proprio figlio sullo schermo dell’apparecchio

47

B. Duden, I geni in testa e il feto nel grembo. Sguardo storico sul corpo delle donne, Bollati Boringhieri 2006, p. 96.

48

B. Duden, Il corpo della donna come luogo pubblico. Sull’abuso del concetto di vita, Bollati Boringhieri 1994, p. 85.

49

Ivi, cit. pp. 85-86.

50

L. Battaglia, Dimensioni della bioetica. La filosofia morale dinanzi alle sfide delle scienze della vita, Name 1999, cit. p. 75. 51 Ivi, cit. p. 75. 52 Ivi, cit. p. 75. 53 Ivi, p. 75.

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ecografico abbia un effetto consolidante sulla relazione di coppia; in altri, constatare la “normalità” del proprio figlio rassicura gli animi inquieti dei genitori più apprensivi54. Può

però accadere anche, al contrario, che l’ecografia sia percepita negativamente dalla coppia, come un’intrusione nella loro sfera privata più intima55. Battaglia ritiene che «il

confronto tra l’immagine fantasmatica del nascituro e la sua visualizzazione sullo schermo possa produrre atteggiamenti ambivalenti»56: da una parte c’è il rischio che la madre veda il feto come qualcosa di estraneo a sé; dall’altra, invece, può provare una sensazione piacevole nello scorgere per la prima volta i suoi movimenti, quasi che questo le permettesse di conoscerlo in anticipo57.

Come detto, l’ecografia condiziona l’immagine che del nascituro si fanno sia la futura madre sia il padre. Per questo, tra le critiche mosse contro le metodiche di diagnostica prenatale, c’è quella di creare l’aspettativa di un figlio perfetto. Una degenerazione forse più realistica è data dalla cosiddetta “medicina dei desideri”. La diagnostica prenatale, infatti, ha dato la possibilità di controllare un numero sempre maggiore di aspetti della gravidanza, ma può purtroppo andare incontro ad un uso distorto; aprendo una finestra su un mondo rimasto per millenni inaccessibile, ha contribuito ad alimentare desideri un tempo impensabili. Una cosa è volere un bambino sano – aspirazione del tutto legittima – altra è volerne uno “su misura”, che assecondi le preferenze dei genitori. Grazie ai mezzi concessi dalla tecnica, c’è stata una rivoluzione rispetto ai primi anni in cui iniziava ad essere esercitato un controllo tecnologico sulla gravidanza. Oggi, attraverso la diagnosi prenatale, è possibile agire direttamente in utero: se per certi versi questo è chiaramente positivo, c’è sempre il rischio di scadere nella selezione di caratteristiche non patologiche58. Inizialmente «la ricerca delle “aberrazioni cromosomiche del feto” era limitata alle donne che rimanevano incinte dopo i trentacinque anni. Ma […] le cose sono

54

Per quanto limitato, il timore che possano esserci anomalie nel feto accompagna ogni gravidanza.

55

L. Battaglia, Dimensioni della bioetica. La filosofia morale dinanzi alle sfide delle scienze della vita, Name 1999, pp. 75-76.

56

Ivi, cit. p. 76.

57

Durante l’ecografia la madre può partecipare ai movimenti del bambino sia direttamente, percependoli nel suo ventre, che indirettamente, vedendoli proiettati sullo schermo.

58

L. Battaglia, Dimensioni della bioetica. La filosofia morale dinanzi alle sfide delle scienze della vita, Name 1999, p. 77.

Selezionare il sesso del nascituro, desiderare che sia maschio piuttosto che femmina, ad esempio, è eticamente inaccettabile e pericoloso. Dal punto di vista etico ci sono varie ragioni per opporsi a una tale pratica: innanzitutto, non si può in alcun modo definire il sesso come un’anomalia genetica; inoltre, preferire un sesso piuttosto che l’altro va a violare il principio di uguaglianza tra maschi e femmine; infine, può prefigurare un ricorso all’eugenetica (L. Battaglia, Dimensioni della bioetica. La filosofia morale dinanzi alle

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cambiate: dalla paura di un bambino malformato si è giunti alla “pretesa di un bambino di qualità”. Dal diritto alla consulenza e alla ponderazione è nata l’esperienza della “gravidanza su ordinazione”»59

. Secondo Paola Borgna, «l’applicazione della diagnostica prenatale classica […], divenuta routinaria nelle gravidanze non tecnologicamente indotte60, lavora […] da tempo nella direzione di forme di eugenetica individuale. Con le modificazioni di situazioni e relative rappresentazioni sospinte dalle tecniche di diagnostica prenatale si confronta oggi ogni coppia (al minimo, ogni donna) in attesa di un bambino»61 e per loro è emerso un nuovo dovere, «quello di prendere una “decisione” sulla nascita»62 del figlio sulla base dei risultati degli esami prenatali.

Si pongono interrogativi anche sull’effettiva necessità di questi esami dal punto di vista clinico. Pratiche come l’amniocentesi possono davvero essere considerate delle procedure mediche? Vengono eseguiti per scrupolo, per avere una maggiore sicurezza, per eventualmente agire in tempi brevi, ma il loro maggiore effetto collaterale è la possibilità che il loro esito, se dovessero risultare malformazioni o malattie ereditarie, comporti la decisione, da parte della donna, di interrompere la gravidanza63.

Secondo Battaglia, l’unico modo possibile per leggere correttamente gli effetti della diagnostica prenatale è tenere ben distinte le due pratiche, l’atto diagnostico in sé e l’eventuale atto abortivo che può derivarne. Non è infatti corretto identificare la diagnosi prenatale con l’aborto selettivo, non dobbiamo dimenticare i suoi molti meriti: essa permette la nascita di bambini sani figli di genitori malati, che senza le dovute rassicurazioni non li avrebbero fatti nascere e sempre grazie ad essa è possibile curare certe affezioni già in utero o preparare in anticipo una cura pediatrica che la diagnosi ha dimostrato necessaria. Ma perché i due processi vengono così spesso assimilati? Questa identificazione nasce dal fatto che all’inizio, quando ha preso piede la diagnosi prenatale, i macchinari non erano avanzati come quelli attuali e le tecniche impiegate permettevano perciò di riconoscere solo patologie molto gravi, per le quali non era possibile intervenire in alcun modo; per questo motivo, rispetto ad oggi, era forse più facile optare per l’aborto.

59

B. Duden, I geni in testa e il feto nel grembo. Sguardo storico sul corpo delle donne, Bollati Boringhieri

2006, cit. p. 154.

60

Per gravidanze tecnologicamente indotte si intendono quelle procurate mediante l’impiego delle tecnologie della procreazione medicalmente assistita (PMA).

61

P. Borgna, Sociologia del corpo, Laterza 2005, cit. pp. 70-71.

62

B. Duden, I geni in testa e il feto nel grembo. Sguardo storico sul corpo delle donne, Bollati Boringhieri

2006, cit. p. 92.

63

L. Battaglia, Dimensioni della bioetica. La filosofia morale dinanzi alle sfide delle scienze della vita, Name 1999, p. 77.

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Ancora oggi, d’altronde, la richiesta di abortire viene avanzata per la mancanza di alternative terapeutiche, non per la scoperta in sé di anomalie nel feto64.

La diagnostica prenatale ha contribuito all’affermazione del concetto di feto come

paziente, che ha comportato la ridefinizione dei ruoli di tutti coloro che hanno a che fare

con lui: madre, medico e società. Essendo la salute un suo diritto, come lo è per qualunque paziente, è possibile giustificare ogni intervento terapeutico che lo riguardi, purché garantisca un equo rapporto tra rischi e benefici65.

Nel documento La medicalizzazione del corpo della donna (pagine 128-131)

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