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La menopausa come malattia: storia di una mistificazione

Nel documento La medicalizzazione del corpo della donna (pagine 90-94)

Come la tecnica medica agisce sul corpo femminile

5. Quando “essere donna” significa “essere malata”

5.5. La menopausa come malattia: storia di una mistificazione

Il termine naturale del ciclo mestruale è denominato menopausa, evento fisiologico «che consiste nella cessazione dei flussi mestruali, in seguito al venir meno della funzione ormonale e produttrice di gameti delle ovaie; la menopausa avviene, alle nostre latitudini, per la maggior parte delle donne tra i 45 ed i 55 anni di età»70. La menopausa «si inserisce nel processo a lungo termine che è il climaterio, causato dall’involuzione ovarica, che può durare una ventina d’anni, dieci anni prima della menopausa e dieci anni dopo, all’incirca»71. «La menopausa si accompagna talvolta ad una serie di fastidi o veri e propri disturbi generali dell’organismo, che esprimono l’adattamento dell’organismo stesso al nuovo equilibrio fisiologico che si va instaurando. […] Insonnia, calo della libido, irritabilità e depressione, difficoltà alla concentrazione sono […] sintomi piuttosto frequenti. Un altro aspetto importante è l’osteoporosi, fenomeno naturale della senescenza ma accelerato, talvolta in maniera patologica, dall’ipoestrogenismo post-menopausale. […] La terapia più importante per la donna in menopausa – se di terapia si può parlare

visto che la menopausa non è, né deve mai essere percepita quale, una malattia – è la cura

di se stessa e l’osservanza di un certo numero di regole (quali lo svolgimento di una discreta attività fisica, l’astensione dal fumo e da alimentazioni scorrette o smodate, il monitoraggio della pressione arteriosa e del profilo lipidico) che, sole, permettono di vivere in uno stato di benessere e di soddisfazione quel lungo periodo della vita di ogni donna che, con le attuali aspettative di vita nel nostro paese, rappresenta oltre un terzo dell’intera esistenza»72

. Solo in tempi recenti la menopausa è diventata, per molti medici e per molte donne, una malattia73: solamente la moderna medicina occidentale avverte questo lungo periodo della vita delle donne come una fase problematica necessitante di cure.

L’interesse medico per la menopausa è recente e risale al periodo a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, epoca in cui si iniziano a descrivere scientificamente i suoi

70

AA. VV., Salute. Dizionario medico MEN-OTT, RCS Libri 2006, voce Menopausa.

71

A. M. Nenci, Il corpo femminile in evoluzione, Bollati Boringhieri 1992. Citato in: F. Pizzini, Corpo medico

e corpo femminile. Parto, riproduzione artificiale, menopausa, Franco Angeli 1999, p. 150.

72

AA. VV., Salute. Dizionario medico MEN-OTT, RCS Libri 2006, voce Menopausa.

73

La diffusione di questa visione distorta della menopausa spiega perché gli autori dell’enciclopedia medica da cui è tratta la citazione precedente hanno sentito la necessità di inserire, all’interno della trattazione della voce “menopausa”, quell’inciso riportato in corsivo.

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“sintomi” e a immaginare un legame tra l’utero e il sistema nervoso centrale74. L’inglese

Edward John Tilt, nel 1851, indicò nella rete nervosa delle ovaie l’origine dei disturbi che la menopausa poteva comportare. A quell’epoca, la menopausa non veniva ancora apertamente definita una patologia, anzi alcuni suoi aspetti, secondo Tilt, potevano essere considerati positivi75. A partire dal XIX secolo, comunque, la menopausa comincia ad essere dichiarata un “problema medico” a tutti gli effetti e si cerca di definirne la “sindrome”76

. Infatti, se per le mestruazioni si parla di sindrome premestruale (cfr. par. 5.3), per la menopausa si parla di sindrome post-menopausale. Questa presunta patologia è uno dei fenomeni più recenti tra quelli legati alla medicalizzazione del ciclo fisiologico femminile. Ciò è dovuto al fatto che, a differenza del passato, oggi si “convive” con la menopausa molto più a lungo, poiché le aspettative di vita sono andate via via aumentando e oggi le donne occidentali vivono in media oltre gli 80 anni77.

Dalla seconda metà del XX secolo la medicalizzazione della menopausa è ormai la norma78: fin dagli anni Settanta, la medicina guarda alla menopausa come a una “carenza”, una “deficienza ormonale” dovuta alla cessazione dell’attività endocrina delle ovaie; i disturbi ad essa correlati, di conseguenza, sono diventati i sintomi di una nuova malattia, qualcosa che deve essere “curato” ricorrendo alla terapia adeguata. Terapia che venne presto individuata nella massiccia somministrazione di ormoni femminili79 (cfr. par. 5.7). «Soltanto nel Novecento, con lo sviluppo dell’endocrinologia e quindi con l’individuazione degli estrogeni e del progesterone, la medicina attribuisce ai cambiamenti ormonali il potere di agire in modo globale sulla salute femminile; ne consegue che, dopo

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La parola “menopausa” fu introdotta dal medico francese Charles Pierre Louis De Gardanne nel 1821, ma solo in seguito le sue cause sono state identificate con una carenza ormonale. Il termine è composto da due etimi greci: men (μήν, μηνός), “mese” e pausis (παυσις), “cessazione”, per cui non significa altro che “fine del (ciclo) mensile”. Il senso della prima parte della parola (meno-) viene spesso travisato e interpretato come un prefisso che denota qualcosa di negativo, di mancante. Questa parola ha infatti assunto, negli anni, un significato dai toni sempre più grigi, quando invece la sua etimologia, tradotta nel modo corretto, non ha niente di così spaventoso (F. Pizzini, Corpo medico e corpo femminile. Parto, riproduzione artificiale,

menopausa, Franco Angeli 1999, p. 149).

75

G. Ranisio, Corpo femminile e medicalizzazione, in D. Cozzi (a cura di), Le parole dell’antropologia medica.

Piccolo dizionario, Morlacchi 2012, pp. 67-84.

76

Ivi, pp. 67-84; F. Pizzini, Corpo medico e corpo femminile. Parto, riproduzione artificiale, menopausa, Franco Angeli 1999, p. 154.

77

Come rileva Franca Pizzini, fino a due generazioni fa l’aspettativa di vita femminile non andava oltre i 60 anni, perciò la maggior parte delle donne non aveva che una breve esperienza della menopausa, che inizia attorno ai 50 (F. Pizzini, Corpo medico e corpo femminile. Parto, riproduzione artificiale, menopausa, Franco Angeli 1999, p. 148).

78

G. Ranisio, Corpo femminile e medicalizzazione, in D. Cozzi (a cura di), Le parole dell’antropologia medica.

Piccolo dizionario, Morlacchi 2012, pp. 67-84.

79

F. Pizzini, Corpo medico e corpo femminile. Parto, riproduzione artificiale, menopausa, Franco Angeli 1999, pp. 153-154.

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questa scoperta, le donne in menopausa iniziano a essere curate con terapie ormonali»80. Da allora la medicina è sempre proceduta in questa direzione, anche perché le poche ricerche che hanno espresso opinioni divergenti dal pensiero dominante non sono state – e non sono tuttora – tenute in seria considerazione81.

«Spesso un evento diventa malattia per il fatto di essere pensato tale, scostato da un parametro di normalità»82 presunta. Lo snaturamento della menopausa si è definitivamente compiuto quando anche le donne si sono convinte che ci fosse qualcosa di anomalo, di patologico, in questo evento assolutamente fisiologico, per il quale hanno quindi iniziato a richiedere una cura specifica. Ma la cura a base di ormoni della “malattia della menopausa” ha ripercussioni assai negative per le donne, anche in considerazione del fatto che può protrarsi a lungo nel tempo, anche per decenni83 (cfr. parr. 3.5 e 5.7).

Per contrastare il senso di “decadenza” percepito dalle donne in menopausa, oltre ad offrire terapie ormonali, la medicina sostiene una versione moderna del mito dell’“eterna giovinezza”, dedicandosi a ricerche tese a ritardare sempre più l’invecchiamento84

. Proprio l’incapacità di accettare l’invecchiamento comporta per le donne una maggiore difficoltà nell’affrontare una fase di cambiamento così delicata qual è la menopausa e le fa confidare in un impossibile rallentamento dello scorrere del tempo grazie ai nuovi ritrovati della tecnica farmaceutica.

Affrontare la menopausa solo a livello medico-farmacologico riduce la sua portata, il suo significato anche esistenziale, che è indubbio, visto che essa mette in dubbio un equilibrio ottenuto negli anni e rimette in discussione molti punti fermi. Ma la situazione familiare, affettiva e sociale, fattori fondamentali per il benessere di una persona, nell’analisi della menopausa non vengono presi seriamente in considerazione, perché «viviamo in un tempo che tende a ridurre tutto a malattia e dipendente dalla medicina»85. Prima la medicina ha trasformato la menopausa – un evento che potrebbe rivelarsi un nuovo momento di libertà – in qualcosa di negativo e bisognoso di cure, poi si è offerta come la sola e unica speranza di salvezza.

80

G. Ranisio, Corpo femminile e medicalizzazione, in D. Cozzi (a cura di), Le parole dell’antropologia medica.

Piccolo dizionario, Morlacchi 2012, cit. p. .

81

F. Pizzini, Corpo medico e corpo femminile. Parto, riproduzione artificiale, menopausa, Franco Angeli 1999, p. 154.

82

Ivi, cit. p. 177.

83

L. M. Chiechi, Donna, etica e salute, Aracne 2006, p. 104.

84

F. Pizzini, Corpo medico e corpo femminile. Parto, riproduzione artificiale, menopausa, Franco Angeli 1999, p. 177.

85

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Esistono diversi motivi che hanno portato all’equivalenza tra “essere in menopausa” ed “essere malate”: se vengono proposte delle cure per la menopausa, è perché si identificano dei sintomi ad essa attribuibili. Ma «sintomi non è una parola appropriata per descrivere i cambiamenti che avvengono con la menopausa, perché sintomo è un cambiamento dovuto a una malattia»86. In realtà molti di quelli che sono indicati come “sintomi della menopausa” spesso sono disturbi e malesseri che non hanno poco o nulla a che fare con la cessazione dell’attività ovarica, essendo legati piuttosto all’invecchiamento. Gli unici

segni che si possano sicuramente associare alla menopausa sono la fine delle mestruazioni

e le vampate di calore87.

Nonostante questo, altri elementi inducono a vedere nella menopausa un rischio per la salute88. Un ruolo sicuramente decisivo, specialmente presso l’opinione pubblica, ce l’ha l’indubbia diffusione dell’osteoporosi tra le donne in menopausa89. L’osteoporosi è una

«condizione patologica delle ossa caratterizzata da una rarefazione del tessuto osseo […]; come conseguenza, l’osso risulta meno resistente a ogni forma di sollecitazione meccanica e quindi predisposto alle fratture. […] Una forma molto comune di osteoporosi si ha nella senescenza […], specie nelle donne dopo la menopausa [osteoporosi post-menopausale]. […] è una osteoporosi naturale, fisiologica»90. L’osteoporosi però colpisce anche gli

uomini, perciò non è una conseguenza necessariamente riconducibile alla menopausa. Nella definizione clinica dell’osteoporosi, inoltre, ci si basa su dei parametri ottimali di densità ossea identificati con quelli dell’individuo giovane; poiché è con questi valori che si confrontano le ossa di cui si vuole valutare la qualità, ne deriva che un qualsiasi corpo maturo sarà quasi sicuramente malato di osteoporosi91.

Una delle cause dell’osteoporosi è la diminuzione della produzione di estrogeni, che favoriscono la mineralizzazione delle ossa. Ma osservando le statistiche ufficiali sul rischio di fratture osteoporotiche e sul grado effettivo di infermità e di mortalità che queste comportano, siamo portati a chiederci se tali dati siano sufficienti per giustificare

86 Ivi, cit. p. 181. 87 Ivi, p. 181. 88

Alcune ricerche, ad esempio, hanno messo in relazione con la menopausa, soprattutto se precoce, la possibilità di incorrere in malattie cardiovascolari (F. Pizzini, Corpo medico e corpo femminile. Parto,

riproduzione artificiale, menopausa, Franco Angeli 1999, p. 190).

89

Si tratta, in effetti, di un dato riferito alle sole donne occidentali – soltanto quelle bianche, oltretutto – alle quali la medicalizzazione della menopausa si è rivolta fin dalle sue origini.

90

AA. VV., Salute. Dizionario medico MEN-OTT, RCS Libri 2006, voce Osteoporosi.

91

F. Pizzini, Corpo medico e corpo femminile. Parto, riproduzione artificiale, menopausa, Franco Angeli 1999, p. 186.

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quei medici che consigliano o prescrivono alle donne l’assunzione di ormoni o altri farmaci fino al termine della loro vita, sapendo quali siano i rischi che tale terapia comporta92 (cfr. parr. 3.5 e 5.7). Oltre alla cessazione della funzione ovarica, ci sono diversi fattori che influenzano la possibilità di soffrire di osteoporosi e quindi di subire fratture ossee in età avanzata: tra questi, un’alimentazione che non fornisca le dosi adeguate di calcio e di vitamina D, lo scarso esercizio fisico, uno stile di vita errato93. Lo stesso luogo in cui si vive è una componente fondamentale, visto che l’osteoporosi non ha

un’uguale incidenza ovunque nel mondo94

.

Nel documento La medicalizzazione del corpo della donna (pagine 90-94)

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