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La realtà del corpo mediata dalla tecnica medica

Nel documento La medicalizzazione del corpo della donna (pagine 115-117)

Come la tecnica medica agisce sul corpo femminile

6. La percezione della gravidanza mediata dalla tecnica

6.8. La realtà del corpo mediata dalla tecnica medica

Nuova rispetto al passato è anche la mediazione tecnogena della realtà, che implica un coinvolgimento così profondo dell’individuo al punto che vediamo solo quello che ci viene mostrato, che crediamo reale ciò che è solamente una simulazione della realtà98. Duden è sconvolta dal fatto che venga «sempre più spesso imposto di basare la nostra esperienza su visualizzazioni, cioè su misurazioni, esami, proiezioni, analisi: si visualizza il feto, il cancro, il livello ormonale e così via»99.

Ormai da diversi decenni «l’esperienza della propria corporeità è mediata dalla tecnica»100. Al giorno d’oggi «ci percepiamo secondo le diagnosi che ci vengono fatte, e nella creazione di questa nuova percezione di noi stessi la visualizzazione ha un ruolo fondamentale»101. La medicina utilizza largamente la tecnica dei media, per cui noi siamo abituati a vedere immagini del nostro “dentro” e «l’esperienza del corpo viene plasmata dalla simulazione della visibilità degli organi interni»102. È negli anni Ottanta del secolo scorso che si realizza il sogno dell’“uomo di vetro” di Leonardo da Vinci, con l’affermarsi della visualizzazione dell’interno del corpo. La pelle non è più un confine invalicabile. Ciò che oggi si riesce a mostrare «è un’immagine dell’invisibile»103

.

Dice ancora Duden: «Quando cerco di interpretare la gravidanza moderna ponendomi nella prospettiva di un’altra epoca, mi appare inaudito il potere somatogeno, cioè la capacità di plasmare il corpo, che appartiene alla simbolica tecnica»104. Le donne di oggi

96 Ivi, cit. p. 171. 97 Ivi, cit. p. 171. 98 Ivi, p. 85. 99 Ivi, cit. p. 190. 100 Ivi, cit. p. 88. 101 Ivi, cit. p. 88. 102 Ivi, cit. p. 88. 103 Ivi, cit. p. 89. 104 Ivi, cit. p. 88.

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«hanno sperimentato sul proprio corpo il potere somatogeno della tecnica e della mentalità statistica: […] le osservazioni di controllo dell’embrione, gli interventi intrauterini, la regolazione del sistema immunitario in gravidanza […] sono diventati in pochi anni talmente ovvi da non poter essere ignorati»105.

Prima che tutto questo avvenisse, anche il bambino celato nel grembo materno restava nell’ombra, sottopelle, al buio; all’interno del proprio corpo le cose accadevano senza che per la donna ci fosse la necessità di “vederle”, di crearsene un’immagine. Duden afferma che «dal punto di vista della storia della cultura, il nascituro fa parte della categoria dell’“occulto”, come i morti, i santi, gli angeli, gli spiriti elementari e altri»106

. Esso «è nascosto nel corpo della donna […]; vi sono molti segnali che possono indicare il suo esserci, ma prima che il neonato venga alla luce è per sua natura invisibile, un non-ancora per l’occhio […]. Ciò che lo distingue dagli altri invisibili è il suo essere sulla soglia dell’esistenza»107. «Il nascituro […] si trova per natura in un campo del non ancora

presente»108. Ebbene, nel mondo razionale di oggi non è più questa la percezione che la donna incinta ha del figlio che sta crescendo dentro di lei: il suo sguardo è ormai conquistato, quasi affascinato, da un’immagine tangibile creata dalla tecnica (cfr. par. 7.6). La gravidanza ha perso quel senso di mistero e di trascendenza con cui era vissuta un tempo: non ha più niente a che fare con la Natura o la divinità, non c’è più nessuno spirito divino che instilla la vita, che la fa “essere” a partire dalla materia inerte. Per una donna del nostro tempo, più che un’esperienza naturale la gravidanza è «una costruzione mediata dalla tecnica»109 che la donna attribuisce a se stessa. Il profilo sgranato che compare su una foto stampata dopo un’ecografia acquisisce lo status di un’esperienza concreta, viene identificato con la nuova vita che la donna porta dentro di sé110.

Duden concentra la sua attenzione «sul modo in cui la tecnica della visualizzazione, per esempio attraverso gli ultrasuoni, ha contribuito a determinare lo stato di realtà sociale del

Nel corso degli esami prenatali il feto viene studiato, analizzato, visualizzato: in questo caso la somatogenesi si manifesta con «l’inedita trasformazione di un’immagine in corpo vivente dentro il corpo della donna» (B. Duden, I geni in testa e il feto nel grembo. Sguardo storico sul corpo delle donne, Bollati Boringhieri 2006, cit. p. 118).

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B. Duden, I geni in testa e il feto nel grembo. Sguardo storico sul corpo delle donne, Bollati Boringhieri

2006, cit. p. 118.

106

B. Duden, Il corpo della donna come luogo pubblico. Sull’abuso del concetto di vita, Bollati Boringhieri 1994, cit. p. 19. 107 Ivi, cit. p. 19. 108 Ivi, cit. p. 20. 109 Ivi, cit. p.123. 110 Ivi, p. 123.

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feto»111. Quelli della madre e del nascituro sono due corpi tra loro intimamente correlati: in una moderna ecografia prenatale, l’uno è scandagliato dagli ultrasuoni emessi da una sonda, l’altro viene visualizzato sul monitor dell’apparecchio ecografico. Del feto, così come appare sullo schermo, è stato detto che «non costituisce una creatura di Dio, né della Natura, bensì della società moderna»112. Tutto è cambiato: con la costruzione di un simulacro tecnogeno «il nascituro, invisibile per principio, è diventato un feto, anche per la donna»113 che lo porta in grembo, sua madre.

In questi ultimi due secoli si è compiuta «l’autocreazione vera e propria della donna in due processi tra loro collegati: da un lato l’interiorizzazione di concetti scientifici, dall’altro l’ascrizione di se stessa a immagini tecnogene»114. Fino all’inizio del XIX

secolo «la gravidanza [era] uno stato di dolce attesa, non una sindrome causata dalla fecondazione. […] Il nascituro era un bambino sperato, non un prodotto calcolato in base alle probabilità»115 dedotte da dei test di laboratorio.

Nel documento La medicalizzazione del corpo della donna (pagine 115-117)

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