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Fondata nel 1981, la Marcos y Marcos si è distinta fra le case editrici per l'attenzione posta alla qualità delle proposte editoriali. Riconoscibile per la scelta di carta pregiata e per l'ottima composizione grafica, ha perseguito con successo logiche in controtendenza con un mercato editoriale afflitto dalla crisi. Nel 2007, sceglie di pubblicare 13 libri all'anno, praticamente uno al mese, concentrando le energie nella scelta delle opere, nella cura della produzione, nella diffusione, nel far conoscere al pubblico i testi, puntando a vendere tutte le copie, a sprecare il meno possibile, a non mandare mai al macero i volumi, a ristampare quelli esauriti.

Si caratterizza anche per le proposte educative e culturali. Fra i primi in Italia a proporre un corso di editoria, organizza corsi di scrittura creativa e di traduzione. Grande spazio viene dato alle attività con le scuole e ai progetti di promozione della lettura. Fra le iniziative più recenti: Letti di notte, la notte bianca delle librerie indipendenti, che si ripete dal 2014 nel solstizio di Giugno.

Fin dalla sua nascita, la casa Marcos y Marcos ha un rapporto particolare con la poesia. La raccolta E da segrete scale, del poeta espressionista Georg Heym, è il primo libro pubblicato nel 1981, tradotto personalmente da Marco Zapparoli, fondatore della casa.

Fieri di aver lanciato poeti del calibro di Fabio Pusterla, Umberto Fiori, Cristina Alziati, oltre alle raccolte dei singoli autori pubblicano un Quaderno italiano di poesia contemporanea, sotto la curatela di Franco Buffoni, che ospita ad ogni uscita sette giovani esordienti, selezionati fra centinaia di proposte. Il Quaderno è arrivato al tredicesimo numero. L'intera politica editoriale di poesia, messa a confronto con le grandi case editrici, si distingue per coraggio e innovazione.

Claudia Tatolo dirige, insieme a Marco Zapparoli, la casa editrice. Dopo un breve scambio di mail acconsente all'intervista e m’invita nella sede della Marcos y Marcos, presso gli edifici dei Frigoriferi Milanesi, spazio storico della città ristrutturato radicalmente con gusto di design a testimonianza della sua attuale destinazione all'arte e alla creatività. I locali sono in una graziosa palazzina che contrasta con il rosso chiassoso dell'edificio principale. Piccoli e accoglienti, raccontano la vitalità della casa editrice attraverso immagini e gadget, sparsi un po’ ovunque. Sono accolto da un collaboratore e accompagnato attraverso una saletta stretta e lunga, su cui appoggiano longitudinalmente due spettacolari librerie di legno ricolme di volumi. Le copertine porose e dai colori caldi solleticano il pensiero di carezzarli. La qualità della carta delle edizioni Marcos Y Marcos genera una pulsione tattile che si congiunge al piacere della lettura.

Claudia mi raggiunge in una sala che ha l'aspetto di un luogo di riunioni. Ci separa un solido tavolo di legno intonato con le librerie della stanza accanto. Libri e oggetti colorati sono distribuiti in vari angoli con curata nonchalance. Posata a una parete c’è una bicicletta. L'ambiente rende allegri e mette a proprio agio. I severi fasciami del tavolo invitano a contenere la disinvoltura.

Claudia ci tiene a precisare, in premessa, che "non fa l'intellettuale". Il suo lavoro è quello di editore. Nel suo caso – in quanto editore di narrativa e poesia, "cose che hanno una vocazione prettamente artistica" – questo significa mettere insieme in modo "abbastanza acrobatico" un'indispensabile sensibilità letteraria con altre sensibilità apparentemente in contrapposizione frontale. "I libri vanno diffusi, vanno promossi e per promuovere i libri non si può sempre dire esattamente quello che si pensa e bisogna soprattutto venderli e fare i conti con il mercato", afferma Claudia. La Marcos Y Marcos non ha finanziamenti pubblici, è una casa editrice totalmente indipendente. La copertura delle spese dell'attività deriva strettamente dalla vendita dei libri. Molto spesso quando si pubblicano "libri davvero belli e innovativi" è difficile che si sia subito un riconoscimento. La storia della letteratura è piena di casi di grande opere che hanno avuto un iniziale insuccesso. Claudia è però soddisfatta dell'attuale situazione della casa editrice: "Finché riusciamo ad esistere è una situazione stimolante". Una situazione che obbliga a un atteggiamento realistico, pragmatico e a un confronto coi lettori. La loro strategia è quella di proporre cose su cui si ha una relativa certezza che saranno ben accolte e cose di cui si presume siano destinate a essere in perdita, perdite che vengono compensate dalle altre: "questo vale sicuramente per tutto ciò che concerne la poesia".

Claudia rievoca la nascita un po' folle e un po' epica della casa editrice. I due fondatori allora ventenni erano grandi lettori di poesia, "avevano un amore particolare anche per la bellezza del libro, della carta, del carattere tipografico". Il loro desiderio era di "prendere delle parole che risuonassero molto e metterle in un contenitore degno di loro". Il primo libro, quello che per loro rappresenta affettivamente ciò che "per Zio Paperone era il primo cent", era appunto una piccola raccolta di poesie di Georg Heym. Nel tempo si è dato sempre più spazio alla narrativa. Si è anche capito che erano necessarie capacità diverse da quelle del puro letterato. Questo è uno dei motivi che hanno portato uno dei due fondatori a abbandonare la casa editrice. Per fare gli editori bisogna esser capaci di mediare. Claudia non sente questa mediazione come una rinuncia. La sua regola – che è ancora la regola della casa editrice – era quella di pubblicare "cose che ci piacevano e il cui valore era per noi un fatto indiscusso". La mediazione deriva dal fatto che Marco Zapparoli e Claudia Tatolo sono lettori "onnivori" e pieni di curiosità, per loro può aver valore un thriller che invece fa storcere il naso a un purista della poesia.

Approfitto di una breve pausa dell'intenso e piacevole eloquio di Claudia per un approfondimento autobiografico (in fondo stiamo facendo l'autobiografia della casa editrice). Domando: "Come sei pervenuta a questa passione per la lettura?".

Racconta dell'influenza della sua famiglia. Per i suoi genitori "Leggere era come mangiare e bere... era un fatto che riguardava la sopravvivenza". Al tal punto che ha imparato a leggere a due anni e mezzo con un metodo sperimentale che circolava allora in America e in Inghilterra. A quattro anni leggeva correntemente libri per bambini. In seconda aveva già letto Lessico famigliare della Ginzburg. Quando scrisse la cosa in un tema, i suoi genitori furono convocati dal preside che non credeva alla cosa.

Racconta un episodio a suo parere "cardinale": a sei anni è stata colpita da una forma di meningite con rischi anche mortali. Costretta al letto d'ospedale tutto le faceva male, rumori, musica... "eppure avendo la testa che era diventata così sensibile a qualsiasi stimolo... l'unica cosa che riusciva a farmi bene era mia madre che leggeva... dopo un po’ che mia mamma leggeva, io vedevo delle cose che mi portavano via, che mi allontanavano dalla mia condizione di sofferenza". Questo è stato a suo parere un’episodio rivelatore per il resto della sua vita, "anche quando avevo pochi soldi, non ce n'era, per il libri bisognava spendere... piuttosto mangiavo cose che costavan poco". Il liceo classico le ha poi fornito ulteriori strumenti, come l'importanza dell'esercizio di traduzione. Non si è però laureata in lettere ma in giurisprudenza. In questo modo ha acquisto strumenti analitici. Ha lavorato come dirigente d'azienda e ha portato questa esperienza nella Marcos y Marcos coniugandola con la passione per la lettura, per i libri, per la parola scritta.

Dopo questa digressione personale, Claudia ritorna a parlare della casa editrice. Nasce, come detto, sulla poesia e poi si apre moltissimo alla narrativa. Quando lei arriva, nel 2000, la poesia è qualcosa che era rimasta nei cuori, ma era di fatto confinata. A quell'epoca pubblicavano "i due poeti d'eccezione", dice sorridendo, "Umberto Fiori e Fabio Pusterla", ma non c'era in atto una ricerca come quella che aveva portato a pubblicare Fiori e Pusterla dieci anni prima. Si andava sul consolidato, proponendo l'opera di questi poeti. Parallelamente Franco Buffoni portava avanti l'iniziativa "meravigliosa" dei Quaderni di poesia contemporanea, che ha dato la possibilità di esordire, a oggi, a quasi 100 poeti. Le chiedo la distribuzione di uomini e donne. Claudia mi dice che sono in prevalenza uomini. Nell'ultima raccolta le donne sono due su sette, questo a suo parere corrisponde alla percentuale di "quelle che si fanno avanti", non è legato a una loro scelta. Rifletto con lei sul fatto che la scena pubblica e dominata quantitativamente dalle voci maschili, eppure le donne sono grandi lettrici di poesia, grandi scrittrici nella propria intimità, ma conclude Claudia, "non frequentemente si propongono".

Fatto salvo di ciò, negli ultimi anni si è deciso di riprendere il lavoro sulle scoperte di nuovi autori. Chiedo se la scelta sia stata fatta solo per desiderio personale, o perché abbiano avvertito qualche cambiamento. Claudia è convinta che ci siano degli spiragli promettenti per una nuova attenzione alla poesia. Cosa positiva, ma che, a suo parere, appartiene a un atteggiamento di fondo che ha dei risvolti negativi. Ad esempio, "il desiderio che le cose siano molto veloci e che abbiano

dei confini molto precisi; e questo sta creando problemi alla narrativa". Per leggere un romanzo "occorre del tempo... bisogna seguire una trama... andare in fondo a un’operazione complicata e lunga". È un po' paradossale, nota, perché la poesia ha "uno spessore, un radicamento, una profondità anche superiore a quella che può avere un romanzo", però è anche vero che per apprezzare una poesia "occorre meno sviluppo temporale".

Claudia, espone però anche un altro punto di vista, che ritengo altrettanto interessante: "sempre di più è apprezzata la lettura ad alta voce... il fatto di incontrarsi in più persone e dividere la lettura". La narrativa, nota sempre Claudia, è un'attività prettamente solitaria. Quando uno legge un romanzo e magari desidera condividerlo, deve prima finirlo. Claudia si sente sempre un po' frustrata: "Il momento più forte in cui il romanzo è dentro di te è quando lo hai appena letto... tu chiedi a qualcun altro di leggerlo e questo lo leggerà sempre un po' dopo... magari per te è già meno vibrante". Mentre: "Il fatto di poter dire adesso noi leggiamo insieme ad alta voce questa poesia e l'ascoltiamo tutti insieme è un atto di grandissima emozione e creazione di echi.". Infatti, nota ancora Claudia, ci sono sempre più occasioni perché questo avvenga. Ad esempio, festival, come quello di Pordenone legge; un festival che è nato dopo quello della letteratura di Mantova, ma che si è molto affermato e riesce a proporre al pubblico cose nuove. "È evidente", nota Claudia, "che se tu fai venire il personaggio televisivo hai il pubblico garantito... però che senso ha?".

Claudia riflette sulla differenza fra evento e progetto. L'evento si esaurisce in se stesso, il progetto ha un’implicazione anche di tipo educativo.

Su questo punto chiedo a Claudia un approfondimento, aprendo una digressione sull'aspetto sociale della poesia, le espongo il mio pesiero. Penso che la poesia abbia una forte componente sociale. Anche la poesia letta in solitudine. In primo luogo la poesia obbliga a un grosso sforzo di comprensione che implica aprirsi all'altra soggettività, è un atto fortemente interpersonale. E poi ha un'anima ancestrale sociale, mantiene la sua origine rituale, fenomeno sociale: una voce che sta parlando a una comunità.

"Certamente", dice, Claudia, "tra i motivi che mi hanno spinto a dire, io voglio sulla poesia fare di più, è stato andare a Pordenone legge, dove c'è un bellissimo spazio... molto vasto... dove ci sono almeno 200 posti a sedere... che Gianmario Villalta ha deciso di utilizzare solo per la poesia... dove ci sono ogni sera del festival reading, letture poetiche, oppure incontri sulla poesia... mi ha sempre colpito che questi incontri sono affollatissimi... ci sono andata sempre e non sono mai riuscita a sedermi". Questo, per lei, è un esempio di come esista una domanda. Si può creare una risposta, che però va incontro a una domanda che già c'è. Ritornando al mio ragionamento sull'origine rituale, dice, "in fondo a noi una cosa che manca anche tanto è l'assenza di un momento sacro... la messa non ha più senso per molti di noi... il fatto che le nostre vite si svolgano al supermercato, al lavoro, al comunicare con WhatsApp… è una cosa degradante... si crea una carenza... il fatto di riunirsi attorno «alla parola» ed emozionarsi insieme o indignarsi insieme... ha ancora un senso o forse ce l'ha più di prima". Tutto ciò, dice, ha il senso del sacro. Evoca a questo proposito Paolo Nori, che ha scritto un discorso molto bello sul sacro, che significa fermarsi e dire "tutto ciò è magnifico". Nori afferma che il sacro ci circonda, si tratta di toglierci palate di incrostazioni, abitudini, dire le cose come sono. La poesia, per Claudia, ha la funzione di "darci questo accesso al sacro... a ciò che è magnifico".

Visto l'argomento, provo a chiedere a Claudia, se possiamo provare a rispondere alla domanda "Cos'è la poesia?". Abbiamo parlato della sua dimensione sociale, della sua dimensione del sacro, alcune cose le abbiamo dette. Claudia inizialmente si sottrae perplessa: "Mi trovo un po' a disagio... io sono più portata a fare... faccio fatica a rispondere a questa domanda... anche se mi rendo conto che dal momento in cui me la poni inizia a lavorare dentro di me... però non me lo sono mai chiesto «Che cos'è la poesia?»... posso avvicinarmi senza averci pensato prima, dicendo che è una forma espressiva che mette al centro il potere evocativo della parola più di quanto non faccia la narrativa, dove le parole vanno anche un po' tenute a freno, perché le parole sono potentissime. Nella narrativa vengono un po' messe al servizio di una narrazione, di una creazione di immagini... di intrecci... di personaggi. Mentre nella poesia... è una specie di luogo dove si dà alle parole potere di

scatenarsi, di far sentire quanto sono potenti, pericolose e esplosive". Una definizione molto bella, penso e le dico. Non ritengo utile approfondire oltre, vale anche qua la regola di Agostino sul tempo "Se non me lo domandi so cos'è, se mi domandi cos'è non so risponderti", vale per il tempo, come per l'amore, come per la poesia. "Quando ci sei dentro..." chiosa Claudia, e mi sembra che anche lei sia d'accordo nel non andare oltre in questa direzione.

"Chi legge la poesia?", domando per riaprire il discorso. "Seconde me la poesia la possono leggere tutti", risponde, "e la leggono tutti. Ovviamente una parte piccola della popolazione, ma dentro questa parte piccola non ci sono preclusioni. Dare una poesia o offrire una lettura è una cosa in grado di conquistare davvero chiunque. Anche i bambini, immaginando poesie più accessibili... Chiunque".

Claudia ribadisce la sensazione che questa cosa stia crescendo, "Oltre a Pordenone, ci sono sempre più festival solo di poesia, e all'interno degli altri festival c'è un momento dedicato alla poesia." Cita Urbino, dove una loro nuova autrice Mariagiorgia Ulbar, ha avuto una grande successo, ne hanno parlato come si parla di un concerto rock. "Tutto questo mi incoraggia". In Colombia, continua Claudia, "si legge abbastanza poco, però si legge poesia. Ogni anno c'è un festival di poesia che viene organizzato all'interno di un palazzetto dello sport. Ci sono cinquecento, seicento persone dentro e altrettante fuori". Quest'anno è stata chiamata a Pordenone Legge per presentare la nuova collana di poesia, progetto che non era stato particolarmente annunciato.

Claudia, mi racconta di come lei scelga i poeti. "Io scelgo i poeti che mi piacciono... molto semplicemente... li leggo con molta attenzione... in una situazione concentrata e tranquilla... altre cose magari le leggo negli angoli di tempo… e poi giudico se questa cosa mi sia piaciuta oppure, no nel modo più semplice possibile". Parla della lettura di Cristina Alziati, presentata da Pusterla, che la colpì moltissimo. Decise di pubblicarla e fu un successo, una tiratura di più di mille copie esaurita in pochi mesi, migliore di certi romanzi. La responsabilità della pubblicazione ricade su di lei, difficile condividerla, perché le sensibilità possono essere diverse. "La scelta del libro da pubblicare è una responsabilità personale... è tirannica in un certo senso, salvo che poi è il popolo che decide, se la cosa ha senso oppure no".

I poeti arrivano tramite persone di cui Claudia si fida, Pusterla nel caso di Alziati, e poi gli altri autori che danno indicazioni per la lettura di nuovi poeti. Ma succede che un poeta che loro propongono, non piace a Claudia, e quindi non viene pubblicato. Ultimamente hanno chiesto di leggere diversi autori giovani e ha dovuto fare una selezioni. Capita che autori che lei non ha scelto, poi trovano altrove degli altri editori. Il criterio è suo, personale. Si mette in gioco pubblicando, "ci metto la mia faccina".

Quest'anno i libri di poesia sono stato tanti: traduzioni di Lorca e Machado, poi Piersanti, Ulbar, Belletti... Il settore generale della poesia, racconta Claudia, è comunque in perdita, anche se singoli libri posso avere ottime vendite, Pusterla ad esempio non è in perdita. Viene compensato dalle tirature degli altri settori.

Parlando dell'ultimo libro di Belletti, Krill, Claudia, ha evocato il tema della coscienza ambientale; il libro parla infatti del disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. Le chiedo di parlare dei temi della poesia, se ci sono dei temi emergenti o ricorrenti. "Parlano di temi universali", mi risponde. In alcuni come Pusterla, Belletti, Alziati, è presente una coscienza politica. Anche quando non è esplicita, "in quello che scrivono c'è qualcosa di politico... è un modo di mostrare la responsabilità di essere al mondo". Anche nell'ultimo libro di Alziati, che parla della sua esperienza di malattia, "c'è sempre questa apertura... quello che lei racconta diventa assoluto... acquista una serie di altri significati, altri rimandi, che aprono il discorso". In Fiori, prosegue Claudia, c'è il tema del rapporto dell'individuo con la società, "come persona e come poeta", un tema molto ricorrente.

Nell'ultima parte della conversazione, approfondiamo il tema dei social media. La Marcos y Marcos è una casa editrice molto attiva su internet, affianca questa opera di costruzione di community digitali a proposte progettuali per comunità reali. Per questo scopo ha creato un'associazione: Letteratura rinnovabile. L’associazione promuove progetti per la diffusione e l'educazione della lettura.

Le forme dei linguaggi dei social media, si adattano molto bene, per Claudia, con la poesia. "Questa cultura del frammento, dell'istantaneo, della bella citazione si concilia molto bene... invece della frase, della battutina... mettiamoci qualcosa che può aprire sotto e sopra e diventare verticale davvero... il social nei suoi risvolti più positivi è verticale... e qualcosa che deve iniziare e finire, così come succede alla poesia... mettere una poesia su Facebook vuol dire farla leggere e anche apprezzare da molta gente... vedo che vengono fatte circolare. Per evitare che prendano piede delle cose che vengono spacciate per poesia e hanno solo la caratteristica dell'andare a capo, e nessun’altra caratteristica della poesia, è bene che ci siano delle cose che siano anche diverse. Io ho sempre sostenuto che se anche molta gente beve per necessità del vino mediocre, quando gli offri del vino buono lo apprezzano, eccome. Questo vale anche per la poesia e per la letteratura. Se non pensassi questo, non farei questo mestiere. Siamo di fronte a successi economici di cose terrificanti... allora uno dovrebbero dire: se la gente vuole quello perché io dovrei andare avanti a pubblicare dei libri che secondo me hanno altre caratteristiche. Il motivo è che secondo me le persone apprezzano le cose che hanno una certa forza e una certa qualità."

È evidente, in questa argomentazione di Claudia, la postura pedagogica che muove l'editore