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Filosofia politica e immaginazione, Martha Nussbaum

Il paradigma narrativo comporta, come abbiamo visto, implicazioni sociali e di conseguenza anche politiche. Una delle studiose più attente a tali implicazioni è certamente la filosofa del diritto Martha Nussbaum. Nella sua opera rivolge particolare attenzione alle potenzialità della narrazione e dell’immaginazione, ritenute fondamentali, per lo sviluppo della capacità di comprensione e di empatia212. La sua concezione dello studio dell'esistenza umana, vuole evitare ogni visione “pseudoscientifica”, per riallacciarsi in maniera forte alla visione della tradizione umanista. Comprendere una vita, secondo la studiosa americana, è più simile all’attività di “dipingere un quadro” che non a quella di “fare una somma”213. Una concezione che comporta la valorizzazione delle emozioni in senso conoscitivo e etico. Le emozioni hanno il compito di dare vitalità all’esperienza, di impedire che le relazioni interpersonali si atrofizzino sotto il peso degli imperativi morali; diventano, come tali, indispensabili per condurre vite “soddisfacenti e dignitose”. Da tale visione ne consegue il recupero della cultura letteraria e artistica in senso politico e pubblico. Per Martha Nussbaum la narrazione assume una valenza centrale nella problematica, sempre più urgente e attuale, di essere riconosciuti dagli altri e di riconoscere l'altro. L’arte e la narrazione sono spazi di conoscenza e di elaborazione individuale e collettiva delle emozioni, esse non vanno considerate come l’opposto delle argomentazioni razionali, ma vanno considerate delle componenti essenziali di una corretta razionalità. La Nussbaum evoca la visione morale di Whitman, che ci ricorda che “Il poeta è l’arbitro del diverso [...] la sua ricca immaginazione vede l’eternità negli uomini e nelle donne e non vede gli uomini come sogni o come pulviscoli”214. L’immaginazione letteraria diventa una componente essenziale di una posizione etica “che chiede di preoccuparsi del bene di altre persone le cui vite sono lontane dalle nostre”215. L’idea morale presente in tutti i grandi romanzi nasce dall’importanza attribuita alla fragilità degli esseri umani, nasce dalla pietà, dalla gratitudine, dalla compassione. L’immaginazione letteraria ci mette in condizione di essere intensamente partecipi delle sofferenze e della cattiva sorte altrui. Attraverso di essa esercitiamo la

209 Idem, p. 23.

210 Idem, pp. 115 e sgg.

211 Idem, p. 30.

212 Si veda Nussbaum M., “L’immaginazione narrativa”, cap. 3, in, Nussbaum, M., Coltivare l'umanità, Op. cit., p. 99 e sgg.

213 Nussbaum, M., Giustizia poetica: immaginazione letteraria e vita civile, (1995), Milano, Mimesis, 2012, p. 33.

214 Idem, p. 27.

nostra capacità umana di “immaginarsi nei panni di un’altra persona, di capire la sua storia personale, di intuire le sue emozioni, i suoi desideri e le sue speranze”216.

Possiamo così sviluppare capacità di giudizio e di sensibilità, capacità fondamentali per la vita civile e democratica. L’arte di narrare ha il potere di farci accostare in maniera profonda alla vita di chi è diverso da noi.

Capacità morali fondamentali, nota la Nussbaum, vengono acquisite dal bambino quando comincia a ascoltare racconti e a raccontare in prima persona. Le favole dell'infanzia costituiranno elementi essenziali del mondo che abiteremo da adulti. I racconti e le favole introducono il bambino nell’universo etico. “Un bambino che non abbia avuto la possibilità di ascoltare e elaborare storie è un bambino che manca della capacità di guardare al mondo con prospettive diverse. Non è infatti possibile osservare direttamente l’interiorità delle persone, come non è possibile osservare quella delle stelle”217. La capacità d'immaginazione esercitata nei racconti rende manifesta la ricchezza della vita interiore e delle emozioni degli essere umani. “La valenza politica della letteratura corrisponde alla possibilità che essa ci offre di farci penetrare, pur rimanendo noi stessi, nella vita di un’altra persona, di percepire somiglianze e anche profonde differenze fra la sua vita e la nostra, rendendo possibile, o per lo meno facilitando la mutua comprensione”218.

A questa capacità umana dell’immaginazione letteraria e artistica, densa di implicazioni etiche, civili, relazioni, la Nussbaum dedicherà particolare attenzione nell’ambito del suo “approccio della capacità”219, un approccio rivolto ai problemi fondamentali di giustizia e di valutazione della qualità della vita elaborato insieme all’economista Amartya Sen, che ne è stato pioniere dell’ambito degli Human Development Reports.

Tale approccio vuole esaminare i principi fondamentali che dovrebbero essere rispettati da tutti i paesi, “quale minimo essenziale richiesto dal rispetto della dignità umana”220. La proposta vuole indicare una lista di capacità umane, ossia “ciò che le persone sono effettivamente in grado di fare e di essere, avendo come modello l’idea intuitiva di una vita meritevole della dignità che spetta agli esseri umani”221, per guidare le politiche verso obiettivi specifici. In questa lista la Nussbaum mette in evidenza la capacità di:

Poter usare i propri sensi per immaginare, pensare e ragionare, avendo la possibilità di farlo in modo «veramente umano» [...] Essere in grado di usare l’immaginazione e il pensiero in collegamento con l’esperienza e la produzione di opere autoespressive, di eventi, scelti autonomamente o di natura religiosa, letteraria, musicale e così via. [...] Poter andare in cerca del significato ultimo dell’esistenza a modo proprio.222

Una capacità che richiede la tutela della libertà d’espressione, religiosa e politica e che si intreccia con altre capacità umane, contribuendo la loro sviluppo e esercizio. L’immaginazione è essenziale infatti alle capacità di provare e esprimere affetti e sentimenti, al ragionamento morale, ai legami di appartenenza e solidarietà, al crearsi di relazioni di cura verso le altre specie e verso il mondo naturale.

Lo sviluppo della capacità di immaginazione, va garantito e sostenuto, insieme a quello di tutte la altre capacità umane, a tutti i cittadini, anche a quelli in stato di bisogno o non–autosufficenti: le cure a loro rivolte dovranno per la Nussbaum entrare a far parte di questa concezione.

Credo che sia utile soffermarsi sull’appello lanciato dalla Nussbaum verso il mondo della formazione, della scuola e dell’università, preoccupata del restringersi degli spazi dedicati alle

216 Idem, p. 25.

217 Nussbaum, M., Coltivare l'umanità, Op. cit., p. 104.

218 Idem, p. 121.

219 Nussbaum M., Giustizia sociale e dignità umana: da individui a persone, (1999), Bologna, Il Mulino, 2008, pp. 56 e sgg.

220 Idem, p. 57.

221 Idem, p. 57.

materie artistiche e letterarie e del venir meno di essenziali contributi per lo sviluppo della qualità del pensiero: “Mi sembra che ci stiamo dimenticando dell’anima, di cosa significa per il pensiero uscire dall’anima e unire la persona al mondo in una maniera ricca, sottile e complessa; ci stiamo dimenticando cosa significa considerare un’altra persona come un’anima, anziché come un mero strumento utile, o dannosa per il conseguimento dei propri progetti”223. È la capacità d’immaginazione che ci consente di sviluppare relazioni ricche e profonde invece che relazioni di puro uso e manipolazione.

Il bisogno di crescita economica delle nazioni e le risposte date alla crisi che vedono una corsa al profitto che coinvolge anche le politiche formative, alla scuola si chiede di garantire in tempi rapidi diffuse conoscenze tecnologiche e scientifiche; di fronte a ciò la Nussbaum intravede, alla luce di sue attente ricerche sui programmi di studio, un pericolo per il venire meno di “capacità essenziali per la salute di qualsiasi democrazia”224.

L’ossessione per la crescita economica porta a cambiamenti nei programmi di studio, nelle loro scelte pedagogiche, nel sistema dei finanziamenti. Nelle società democratiche moderne le persone differiscono molto per aspetti quali religione, appartenenza culturale, classe sociale, condizione fisica, orientamento sessuale; la filosofa si domanda se i giovani vengano sufficientemente preparati a vivere un'organizzazione sociale con queste caratteristiche. La sua tesi è che l’apporto degli studi umanistici e artistici è fondamentale. Attraverso di essi impariamo a esercitare la capacità di cogliere i problemi dell’altro, una dote che deve essere alimentata, potenziata, rifinita. Poiché produrre crescita economica non significa produrre automaticamente libertà e democrazia; dato che “la maggior parte di noi non vorrebbe vivere in un paese prospero che ha cessato di essere democratico”225 dobbiamo capire come “produrre” cittadini preparati a vivere con gli altri con rispetto e reciprocità invece di persone che perseguono la prevaricazione.

La democrazia è alimentata da logiche che sanno convivere con la complessità del mondo e dobbiamo per questo essere grati a quegli artisti che ci sanno mostrare le contraddizione e le sfumature dei sentimenti e delle emozioni umane. Coltivare l’immaginazione, la letteratura e le arti diventa un compito essenziale per la formazione e per tutta la società.

È fin troppo facile vedere un'altra persona come un semplice corpo – che possiamo allora pensare di usare per nostri scopi, buoni o cattivi. Riuscire a vedere un’anima in quel corpo è un grande successo, e questo traguardo è supportato dalla poesia e dalle arti, che ci chiedono si stupirci del mondo interiore di quella forma che vediamo – e anche di stupirci di noi stessi e della nostra profondità.226

223 Nussbaum M., Non per profitto, Op. cit, 2013, p. 25.

224 Idem, p. 26.

225 Idem, p. 29.

Ora non sarà possibile decifrare l’anno, né l’ora, né dire a voce alta: ricordo. Perché nulla riguarda il ricordo e tutto la voce. C’erano un letto scuro e accostato, un muro notturno e compatto, una tenda impigliata a una siepe. Di fronte al golfo fitto di navi il tempo era rovina e fredda pace.

Antonella Anedda

4. Narrazione e poesia

Dopo aver mostrato, nei capitoli precedenti, l'importanza che la narrazione va assumendo nelle scienze dell'educazione degli adulti e presentato successivamente le ampie conseguenze, per le scienze umane e sociali, del mutamento epistemologico e paradigmatico implicato nel pensiero narrativo, riteniamo sia giunto il momento di approfondire il ruolo che possiamo attribuire alla poesia all'interno della dimensione narrativa, nonché indagare le caratteristiche della stessa.

L’attenzione verso la narrazione, assunta come fenomeno non solo letterario ma anche ontologico, per approfondire la conoscenza dell’essere umano, porta con sé anche un interesse verso le diverse forme narrative, che possono essere approfondite e studiate sotto tale aspetto esistenziale. Se la narrazione è un tratto essenziale della soggettività umana, la poesia, che può a buon titolo essere considerata come una forma particolare di narrazione, ci parla di un aspetto della soggettività.

Per collocare correttamente la poesia entro lo studio che stiamo svolgendo è utile prendere coscienza delle particolarità della stessa e comprendere la sua posizione specifica entro il più generale universo narrativo.

A tale scopo riprendiamo l’approfondimento dell’opera di Paul Ricœur, per notare come il percorso che lo porta ad affrontare la questione dell’identità umana sulla base del rapporto con la temporalità, nel quale sviluppa la teoresi dell’identità narrativa, trovi origine nell’attenzione rivolta al simbolo, all'interno di un proposito più generale di costruzione di una poetica della volontà. Lo studio del processo alla base della poesia precede la speculazione sulla soggettività che porta alla rilettura in chiave narrativa dell’identità e si pone dunque come fondamento di tutta la relativa costruzione teorica. Uno studio che proviamo di seguito a ripercorre per sommi capi.