Gli scritti del gruppo di Pavia e del gruppo della Supsi ci raccontano dell’esperienza della poesia e dei relativi vissuti. Sono gruppi differenti fra loro, adulti che coltivano l’interesse verso la poesia i primi, giovani adulti in formazione che incontrano occasionalmente una proposta di frequentazione della parola poetica.
Entro ogni gruppo siamo inoltre di fronte a posizioni singolari, ognuna rappresenta un universo, potrebbe essere indagata nella sua originalità. Nella loro molteplicità, ci troviamo però al tempo stesso di fronte a significati convergenti, che parlano di esperienze e vissuti accomunabili, di cui si possono riconoscere sintonie di senso.
Nelle letture abbiamo visto emergere un’attribuzione di significato rivolta da un lato alla poesia intesa come “poema”, testo estetico, componimento caratterizzato da riferimenti storico culturali. È la poesia dei “poeti”, autori che si incontrano a scuola, che possono essere frequentati entro una tradizione famigliare, oppure incontrati per caso, grazie al suggerimento di una persona o trovati fortuitamente su una bancarella. I vissuti verso questi componimenti sono molteplici. Dobbiamo prender atto del contraddittorio ruolo della scuola, che sovente soffoca, fin dalle prime esperienze del ciclo primario, l’interesse verso i poemi. Diversi racconti ci mostrano proposte pedagogiche che allontanano dalla motivazione a coltivare questo mondo culturale. Gli incontri scolastici positivi con la poesia ci parlano però anche di docenti (personaggi spesso trattegiati narrativamente a conferma della significatività del loro ruolo) in grado di dare senso all’esperienza poetica, adulti che, certamente, hanno compreso prima di tutto in loro stessi la lezione profonda della poesia.
Consuetudini e tradizioni famigliari appaiono come luoghi privilegiati per l’esperienza della poesia. Un rapporto elettivo si sviluppa con più facilità, quando la poesia appartiene al lessico famigliare.
Parallelamente, sia i testi di Pavia che della Supsi, ci raccontano che l’interesse per la poesia scaturisce da un particolare vissuto nel quale le parole poetiche si sintonizzano con determinati aspetti esistenziali. Un vissuto che spesso è una sorta di rispecchiamento fra le parole poetiche e le emozioni del soggetto, aspetti della percezione di sé, sentimenti penosi o gioiosi, sguardi sul reale.
Ovviamente, come abbiamo anche visto, non tutto si risolve in un tale rispecchiamento. L'attenzione per i componimenti poetici, è motivata anche da interessi culturali più generali, di tipo letterario o storico. Senza sminuire una tale postura, il sentimento che sembra prevalere, da cui scaturisce un dialogo intenso con la poesia, è la capacità della parola poetica di dare voce, quasi magicamente e comunque in maniera affascinante, a stati d'animo ambigui e sfumature emozionali;
di nominare, focalizzare e rendere riconoscibili sensazioni opache, esperienze contraddittorie, pensieri in movimento. Un dialogo fortemente personale, che fa si che alcune poesie risuonino al soggetto in questo senso, mentre altre, anche di grandi autori, "non dicano nulla". L'esperienza del rispecchiamento, così come la scoperta della possibilità di raffigurare e dare a voce a sentimenti intimi e complessi può diventare il presupposto per l'esplorazione dell'universo culturale e storico della poesia, ma può anche restare limitato, occupare una nicchia di senso, senza spingersi oltre, ma senza per questo non avere un ruolo o un significato nell'esistenza individuale; in particolare, come abbiamo visto con sentimenti particolarmente gravosi o rispetto ai grandi temi enigmatici della vita: amore, morte, affetti, legami, ricordi.
Quella che appare è una sensazione, una consapevolezza, più o meno embrionale, più o meno sviluppata, del particolare statuto della parola nella forma poetica, che assume un proprio modo di essere. L'essere della parola nella forma poetica è un altro tipo di essere, rispetto ad esempio alla parola nella conversazione, nell'argomentazione, ecc.
La mente, di fronte alla parola poetica, si pone in altro modo. Il soggetto e la sua coscienza si dispongono in uno stato d'essere particolare.
Questo stato d'essere si muove in due direzioni. Verso il mondo interiore – con i suoi magma, ambiguità, caos, desideri di riconoscimento, di prendere voce, ecc. – e, anche simultaneamente, verso il mondo esteriore, la percezione delle cose, la relazione con il tempo, lo spazio, il luogo, l'altro, ecc.
Questa forma di un’attribuzione di significato rivolta al componimento poetico, questo modo di esperire, di intenzionare la poesia, si lega saldamente a un'altra tipo di intenzionalità che potremmo chiamare "esperienza poetica del reale". Questo aspetto compare con chiarezza nello scivolamento semantico che dilata il significato del termine poesia e accomuna l'esperienza della lettura, o scrittura, dei poema con vissuti più ampi, con esperienze vitali. L'affermazione "tutto è poesia" rivela in realtà che "alcune cose" alcuni vissuti particolarmente intensi o significativi per il soggetto possono essere assimilati ai vissuti della parola poetica. La mente, la coscienza del soggetto, è disposta in uno stato prossimo o paragonabile a quello della lettura o della scrittura poetica. Quei vissuti sono legati a momenti significativi della vita che la parola poetica trattiene e rivela.
Domani dimenticherà gli incontri non riconoscerà più le dita che toccavano ne dovrà più cercare l’inferno,
con un solo gesto massaggerà il fianco e col sorriso troverà meraviglie sul letto pulito,
si perderà in un raro bacio. Maddalena Capalbi
8. Il progetto europeo Ethap
In questo capitolo ci soffermeremo sull’esperienza del progetto europeo Ethap, rivolto alla poesia nell'educazione degli adulti. Ethap è l'acronimo di Educating Traning and Healing through Autobiographical Poetry470 ed è il titolo di un percorso di ricerca–formazione partecipata sul potenziale educativo e curativo del linguaggio poetico e autobiografico selezionato e sostenuto dalla Commissione Europea nell'ambito del programma Grundtvig.
Dedicata all'innovazione nel campo dell'educazione degli adulti e informale, Grundvig è stata una delle azioni per il sostegno e lo sviluppo dell'educazione e dell'istruzione dell'Unione Europea. Costituiva fino al 2013 uno dei quattro assi portanti dell'ampio programma per l'apprendimento lungo tutta l'arco della vita Lifelong Learning (LLP), insieme ai programmi Leonardo da Vinci, rivolto alla formazione professionale, Comenio, istruzione primaria e secondaria, Erasmus, università e alta formazione. Dal 2013 questi quattro assi sono integrati nel programma Erasmus Plus.
Il progetto Ethap è stato realizzato grazie a una rete di scambi fra organizzazioni europee impegnate nei settori dell'educazione degli adulti e dell'animazione socioculturale, particolarmente attente alle potenzialità della scrittura autobiografica e creativa. Il partenariato era costituito da realtà di quattro paesi europei: Olanda, Italia, Francia e Svizzera.
Coordinatrice istituzionale di Ethap era la fondazione olandese School der Poëzie471 (In it., Scuola di Poesia), una vivace organizzazione con sede in uno dei bei quartieri del centro di Amsterdam. Nata nel 1994, da un’idea del poeta olandese Huub Oosterhuis472 è diventata uno dei più autorevoli centri dei Paesi Bassi nel campo dei progetti sulla poesia rivolti a adulti, giovani e bambini. Da più di vent’anni sviluppa metodi di scrittura creativa per avvicinare giovani, adulti e anziani alla poesia, con particolare attenzione allo sviluppo delle sue attività nei luoghi del disagio e dell’emarginazione.
Gli animatori della School der Poëzie impiegano diverse forme di educazione alla letteratura. Le loro metodologie prevedono la lettura e la discussione di poesie, l'incontro con poeti affermati, esercizi creativi per sviluppare con naturalità e spontaneità la scrittura. Le loro attività sono da sempre rivolte all'inclusione e allo sviluppo sociale, promuovono il cambiamento culturale e pongono particolare attenzione alle persone svantaggiate, ai giovani con bassa scolarizzazione.
Il partner italiano era il Centro Studi Narrazione Le Città Invisibili473 di Palermo, associazione culturale che propone progetti di formazione e animazione culturale legati alla narrazione in tutte le sue forme, con particolare attenzione alla scrittura narrativa, autobiografica, poetica, rivolti a insegnanti, operatori socio–sanitari, animatori, studenti, volontari. Il Centro Studi era inizialmente
470 Codice europeo LLP: 2013-1-IT2-GRU06-5240
471 Si vedano, le pagine web della fondazione all’Url: http://www.schoolderpoezie.nl/
472 Hubertus Gerardus Josephus Henricus Oosterhuis, è un poeta e teologo olandese, nato a Amsterdam nel 1933, particolarmente dedito ai temi dell’ecumenismo e del cambiamento sociale. Ha anche scritto inni religiosi e salmi in lingua olandese, che sono stati adottati nelle liturgie protestanti e cattoliche. La regina Beatrice d’Olanda lo incaricò dell’elogio funebre alla cerimonia di sepoltura del principe consorte Claus von Amsberg, nel 2002.
previsto come coordinatore istituzionale, ma ha dovuto limitare la sua partecipazione a causa di un mancato finanziamento da parte dell’agenzia nazionale italiana.
Il terzo partner era francese, si tratta di Tia Paula, associazione culturale con sede a Tolosa, molto attiva anche a livello internazionale. Tia Paula si dedica in particolare a progetti di sensibilizzazione ecologica e di economia solidale. Molto attenta alle problematiche delle donne sviluppa azioni di accompagnamento all'autonomia. Il suo modo di operare, ispirato dalla cultura della cooperazione e della partecipazione ha consentito che collaborassero attivamente al progetto diverse altre realtà di Tolosa fra cui il Centre de ressources et de Liason pour les Associations et les Porteurs de projet en Midi–Pyrénées (CLAP), che ha ospitato nella propria sede gli incontri in Francia del progetto. Il Clap, rivolge la sua opera alla lotta contro le discriminazioni e lavora per l'integrazione e lo sviluppo individuale e sociale. A sua volta collabora con numerose organizzazione che condividono i suoi intenti, fra i quali rientrano anche vasti progetti per l'alfabetizzazione e per l'insegnamento del francese come lingua seconda. Grazie a Tia Paula e Clap, ha interagito attivamente con il progetto anche con un gruppo di insegnanti dell'Office Central de la Coopération à l'Ecole474 (OCCE), un’organizzazione pedagogica diffusa in Francia che si ispira al pensiero di Célestin Freinet.
La Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (Supsi), in cui insegno e faccio ricerca, costituiva il quarto partner. Oltre al compito di condividere le esperienze in materia di scrittura creativa e poetica, alla Supsi era richiesto dal programma di coordinare la valutazione generale del progetto e di implementare un modulo di formazione nei proprio corsi475. Io ero coordinatore del gruppo Supsi nel progetto e pertanto responsabile delle relative azioni.
I partner sono stati individuati sulla base delle loro competenze e attività formative in materia e, tramite il progetto, hanno voluto confrontare e sviluppare le pratiche esistenti e promuovere uno scambio sui molteplici strumenti di accompagnamento alla scrittura poetica e narrativa capaci di favorire l’integrazione della persona e il suo benessere.
Il team internazionale era composto da formatori, scrittori e ricercatori provenienti dalla Svizzera (Canton Ticino), dall’Olanda, dalla Francia e dall’Italia e si è incontrato nei differenti paesi per scambiare informazioni sulle attività, svolgere osservazioni, delineare approcci pedagogici, sperimentare metodiche, individuare le problematiche e i campi di applicazione (es. adulti, anziani, oncologia, disabilità, psichiatria, immigrazione, genere).
Fra i principali obiettivi: la costruzione di un network europeo di pratiche di scrittura poetica nei contesti educativi e curativi, la progettazione di un corso di formazione per formatori sulla scrittura poetica e autobiografica nell’educazione e nella cura, l’elaborazione dei relativi documenti e materiali didattici.
Le organizzazioni partner non avevamo mai lavorato assieme e quasi tutti i formatori partecipanti non si conoscevano neppure fra loro. La rete si è formata per una passa parola del partner italiano (la sua responsabile era stata mia allieva in un corso su poesia e autobiografia molti anni prima ad Anghiari) che aveva contattati tramite amicizie e conoscenze dirette e indirette le quattro organizzazioni e promosso il progetto.
Fin dai primi incontri, fu subito chiara la straordinaria sintonia culturale, che a ben pensarci può essere sorprendente, trattandosi di realtà distanti che non avevano contatti fra di loro. Le scelte di fondo, i valori etici, gli stili di lavoro esprimevano una comunanza che evocava filosofie comuni: educazione attiva, pedagogia degli oppressi, principi rogersiani, empowerment, lotta all’emarginazione, pratiche narrative, impegno sociale, tematiche di genere… non sarebbe stato difficile ricostruire la costellazione delle radici epistemologiche e metodologiche condivise che avevano orientato lo storia delle organizzazioni e le pratiche dei partecipanti.
Nel corso dei due anni del progetto si sono susseguiti diversi incontri che avevano lo scopo primario di generare uno scambio di esperienze e pensieri. Sulla base delle conoscenze così
474 Si vedano le pagine web dell'Occe all'Url: http://www2.occe.coop/
475 Il modulo è stato l’oggetto di implementazione nell’esperienza, che presenteremo nel cap. 9 (Infra, Formare con poesia).
costruite, i lavori si sono poi indirizzati alla produzione di strumenti e materiali pedagogici, i principali dei quali sono stati messi a disposizione su Poeticalink.eu una piattaforma informatica interattiva che raccoglie i documenti testuali e multimediali prodotti e ha permesso la collaborazione anche in questa forma digitale476.
Il primo incontro si è tenuto in Svizzera in Canton Ticino, organizzato dai docenti della Supsi, dal 7 al 10 dicembre 2013. Scopi di questo primo incontro sono stati la conoscenza reciproca dei partner e l'organizzazione gestionale del progetto accanto a ciò ci si è anche dedicati a sperimentare in prima persona alcune delle metodiche laboratoriali dei partner.
Personalmente sono stato colpito dalla disponibilità dei colleghi di mettersi in gioco. In fondo non era scontato. Atteggiamento certamente coerente con le premesse di cui abbiamo accennato prima, ma trattandosi di persone diverse, cui si aggiungono diversità di culture e lingue la disponibilità a scrivere e presentare le proprie produzioni a sconosciuti non poteva essere considerata una postura data per assodata. Era rivelatrice in qualche misura di dimestichezza, esperienza e sicurezza in materia. Questo confronto più concreto, che entrava, per così dire, nella carne dell’oggetto indagato, metteva in evidenza qualche differenza fra le impostazioni e le pratiche dei partner. Nulla di abissale, ma apparivano le mèthis che si erano consolidate nei riferimenti contestuali. Stili di conduzione, tempi, sequenze e priorità, strategie pedagogiche, attribuzione di ruoli, supporti materiali, attività… differenze che rendevano vivo lo scambio e ne alimentavano il senso.
Furono anche coinvolti circa 35 studenti del bachelor in lavoro sociale della Supsi, che parteciparono a momenti di scrittura creativa e poetica condotti dagli animatori francesi e olandesi. Ai momenti d'esercitazione seguì una discussione sui metodi e sulle possibilità di queste di sviluppare autostima e consapevolezza, nonché competenze relazioni, riflessive e introspettive.
Nel periodo che intercorse fra il primo e il secondo incontro i partner ebbero il compito di riflettere su quando si andava facendo in materia di scrittura poetica e narrativa nelle varie istituzioni, raccogliere materiali inerenti da condividere nel proseguo degli scambi.
Il secondo incontro si tenne a Amsterdam, dal 28 al 30 maggio 2014, presso la sede della School der Poëzie (poche centinaia di metri più in là della casa di Anna Frank, meta di un pellegrinaggio quasi religioso). Nel primo giorno di lavoro i partner furono invitati ad assistere al festival di poesia per le scuole secondarie organizzato dagli animatori olandesi. Il cuore del festival era un teatro di un centro culturale cittadino nel quale giunsero in un’atmosfera di festa centinaia di studentesse e studenti da diversi città dei Paesi Bassi. Gli animatori olandesi raccontarono di come questa fosse la giornata conclusiva di un vasto progetto di educazione alla poesia che aveva coinvolto numerose scuole del paese. Insegnanti e studenti avevano accolto nei loro istituti affermati poeti nazionali e si erano cimentati in produzioni poetiche ispirate da questi incontri, lavorando con la guida degli animatori della School der Poëzie. L’evento a cui assistevamo era la conclusione di queste percorso. Una giuria di professionisti composta da critici e poeti aveva selezionato le poesie degli studenti e avrebbe decretato i vincitori finali nell'evento organizzato. In un salone teatrale gremitissimo si alternavano sul palco giovani voci. L'atmosfera era gioiosa. Lo stile della conduzione, molto televisivo. Sul palco, apparivano giovani che proponevano le loro letture, a cui si inframmezzavano brevi sketch teatrali o intermezzi musicali. Infine si procedeva alle premiazioni, organizzate per sezioni d'età e di scuola. I giovani scrittori, prima di iniziare la lettura, dichiaravano il poeta al quale si ispiravano. Personaggio che a volte era presente e contribuiva alle riflessioni della giuria e alle premiazioni. Si percepiva la serietà e l'impegno messo in campo dagli allievi nelle realizzazione delle proprie opere, che non erano il frutto di un'improvvisazione estemporanea, ma il risultato di un attento studio e dialogo intellettuale con un poeta riconosciuto.
I giorni successivi a questa esperienza i lavori proseguirono con la conoscenza di diversi poeti e animatori della School der Poëzie, che oltre a presentare se stessi, presentavano esempi del loro lavoro. A conclusione di questo capitolo ci soffermeremo sugli esempi raccolti nei Paesi Bassi e in Francia,
per mostrare la varietà e le possibilità delle pratiche di educazione alla poesia. Ai racconti delle pratiche, si sono alternati momenti laboratoriali, in cui tutti noi abbiamo sperimentato, a titolo di esempio, alcune metodiche proposte dagli animatori olandesi nei loro atelier. Ad Amsterdam si posero anche le basi per la realizzazione della piattaforma internet477 che avrebbe accolto i materiali del progetto e facilitato lo scambio fra i partner e la sua conoscenza all'esterno del team.
La bella città di Tolosa accolse il terzo e il quarto incontro del progetto Ethap478, che si tennero rispettivamente dal 16 al 17 novembre del 2014 e dal 14 al 16 maggio del 2015. Come nelle precedenti riunioni le attività prevedevano momenti di atelier di scrittura condotti dai diversi colleghi del progetto, attraverso cui il team sperimentava in prima persona le metodiche e le proposte che caratterizzavano gli interventi pedagogici e culturali dei partner. In Francia gli animatori provenivano da contesti diversi: insegnamento secondario, educazione degli adulti, lotta all’illitteratismo, animazione giovanile, accoglienza dei rifugiati, sostegno all’emancipazione femminile… Tia Paula, partner del progetto, e il Clap, che ci ospitava, erano nodi di un intenso lavoro collettivo che vedeva in campo organizzazioni dalla natura diversa, associazioni, cooperative, enti pubblici, scuole, che sovente convergevano per realizzare progetti in comune. Uno di questi è Le pied à l’encrier un vasto festival della scrittura, che coinvolge l’intera regione di Tolosa, di cui parleremo più approfonditamente in seguito quando descriveremo con maggior dettaglio le pratiche incontrare nel progetto Ethap.
Negli ultimi giorni di Tolosa avemmo anche occasione di partecipare a un'altra importante iniziativa, a cui prendono parte molti insegnati e animatori che collaborano con Clap e con Tia Paula, il festival Le printemps des poetes479 un’ampia manifestazione (che approfondiremo più sotto), sostenuta dal ministeri della Comunicazione e Cultura e dell’Educazione Nazionale, dedicata alla poesia, diffusa in tutta la Francia.
Nelle giornate di Tolosa fu terminata anche la piattaforma Poeticalink.eu. I partner diedero anche vita a un confronto (che ho coordinato insieme alla collega della Supsi, filosofa e esperta di medicina narrativa, Guenda Bernegger) sugli stili e i metodi di conduzione delle attività di scrittura. Divisi in gruppi mettemmo a confronto e discutemmo le varie idee, così come le percezioni e i vissuti provati nelle esperienze di scrittura realizzate nel corso degli incontri. I gruppi stilarono infine una lista di indicazioni, raccomandazioni, avvertenze e consigli, che vennero poi condivise e confrontate fra loro.
Con un costante lavoro di raffronto e discussione siamo arrivati così a elaborare uno strumento metodologico per la conduzione delle attività di scrittura poetica e creativa, uno strumento tradotto in tre lingue (Inglese, italiano, francese) che abbiamo intitolato:
INVENTARIO per realizzare un atelier poetico quasi perfetto: Suggerimenti per aspiranti e ispirati animatori. L’intero gruppo dei partecipanti si è così potuto riconoscere, nonostante le inevitabili differenze culturali, contestuali e esperienziali, in uno strumento pedagogico versatile, dal respiro ampio, che si presta a essere utilizzato in situazioni molto diverse. L’inventario, che presento nella sua applicazione nel capitolo successivo, può essere impiegato come aiuto alla preparazione di attività, come guida per accrescere consapevolezza o come strumento di valutazione finale.