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Durante gli incontri ottengo il consenso alla realizzazione di un'intervista di gruppo. Decidiamo di svolgerla in uno spazio diverso dalla casa di Fiorella. Un luogo neutro, per marcare la distanza fra quest'attività e gli incontri di poesia, per mantenere incontaminato il luogo del "rito". Ottengo la disponibilità di una stanza presso la sede di Mani Tese, luogo che frequento per mie opere di volontarato. Riusciamo a trovare una data che fissiamo insieme. L'invito via e–mail all'intervista è accompagnato da un testo che introduce senso e scopo della proposta.

Proposta di chiacchierata collettiva con il gruppo di poesia

Con il mio studio vado esplorando – a passi tardi e lenti – il contributo che la poesia offre alla condizione adulta e parimenti mi interrogo sulle vie per avvicinare alla poesia.

Due domande generali muovono la ricerca: "cosa educa la poesia?" (sguardo sulle capacità umane che la poesia mette in gioco e fa evolvere); "come si educa alla poesia?" (sguardo su pratiche volte all'incontro e alla diffusione della cultura poetica).

Uso il termine “educazione” in un suo significato esistenziale e non scolastico; nello specifico mi interrogo sulle capacità che l’essere umano mette in gioco nella parola poetica, capacità che ci rendono umani, che caratterizzano l’esistenza e ne alimentano il senso.

Lo studio utilizza un approccio pedagogico–fenomenologico (uno dei riferimenti è il filosofo Paul Ricœur, e più in generale le teorie dell'identità narrativa) e approfondisce, senza pretesa di esaustività, "processi educativi ricostruiti tramite i vissuti di soggetti dotati di intenzionalità riconoscibile verso l’esperienza della lettura e della scrittura di poesie".

Tutto questo, e altro ancora, sullo sfondo. Sfondo che può essere tranquillamente da voi dimenticato. La vostra esperienza, nella quale mi sono ritrovato piacevolmente coinvolto, mi interessa come una pratica significativa di fruizione della poesia (dalla forma spontanea, appassionata e collettiva) – della quale vorrei raccogliere i diversi punti di vista sull'esperienza di lettura in gruppo: pareri, frammenti di storie, genesi, significati attribuiti, piaceri scaturiti, capacità coltivate... e ogni altra sorta di pensiero sul tema che la conversazione riterrà meritevole e vorrà generare.

Partiremo da interrogativi volutamente ingenui, come Che cos'è la poesia?

La poesia è un gesto solitario o un gesto sociale? Come e perché è nato il gruppo di poesia?

Che cosa offre in più, rispetto alla lettura individuale o all'evento pubblico? Che cosa si impara dalle poesie?

Che cosa nutre la poesia? ecc.

La conversazione (il cui audio sarà registrato) continuerà in piena libertà, senza un rigido percorso predefinito, cercando di approfittare dei benefici dell'"intelligenza collettiva" in merito al tema.

Inoltre, chi lo desiderasse, può inviarmi uno scritto personale. Sarebbe un preziosissimo contributo al mio lavoro. Dove potrà raccontarmi il suo rapporto con la poesia, accennare alla propria autobiografia poetica (come è nata, chi e cosa ha alimentato la passione per la poesia), raccontarmi ricordi o esperienze significative e interpretare a proprio modo le mie due domande di studio: "quali capacità umane educa la poesia?", "come si educa alla poesia?".

Grazie di cuore, Claudio

L'11 aprile, ci ritroviamo alle 18 nel luogo stabilito. Giungono all'appuntamento Fiorella, Luisa, Angela, Marina, Betty, Stefano e Giusi; persone che costituiscono il nucleo più costante del gruppo, sempre presenti a quasi tutti gli incontri.

Dopo i convenevoli, Fiorella prende la parola per prima e racconta del primo incontro, ha recuperato la data per l'occasione. "Ho scoperto che il primo incontro è stato il 9 maggio del 2011", ricorda; esattamente cinque anni fa. "Lo spunto è stato dato da certi corsi che faceva Maurizio Cucchi alla Casa della Cultura sulla poesia del Novecento". Fiorella racconta di come stesse ristrutturando la casa, per cui perse "con grande dispiacere" alcuni incontri. Si avverte un'evocazione di sue fatiche del periodo, "Ero molto impegnata. C'erano tutti dei casini...". Questo stato si lega con una sensazione di essere "tagliata fuori" durante gli incontri, "...negli altri c'erano tutte delle relazioni... Io mi sentivo isolata". Alla fine del ciclo di incontri Stefano fece passare un foglio, con un numero di telefono, che diceva "Carissimi, carissime, siamo giunti alla fine di questi bellissimi incontri. Sarebbe bello continuare a vederci per occuparci di poesia". Segue un brusio allegro al ricordo di quell'episodio. Fiorella continua, raccontando che da tempo desiderava occuparsi di poesia, continuava a rimandare. La coincidenza fra la proposta di Stefano, la casa terminata, il desiderio di inaugurare una nuova stagione, "... un insieme di cose che con la poesia hanno poco a che fare", l'hanno spinta a mettersi in contatto con tutti. Non tutti hanno aderito. "Così è cominciata", afferma Fiorella e racconta di come siano stati posti dei criteri per la partecipazione.

Le chiedo di approfondire. "Credo di avere influenzato io su quest'aspetto. Io sono un po’...", e sorride senza finire la frase. Ci tiene a precisare che non crede di aver fatto "la leaderina", ritiene che nel gruppo ci siano sensibilità molto diverse e che tutte abbiano potuto trovare il loro spazio. Nel dire ciò, guarda il resto del gruppo per cercare un consenso, che riceve. Precisando i criteri racconta, "Ciascuno di noi si prepara su un autore e per quella volta tiene lui il bandolo dell'incontro... introducendo l'autore e presentando un certo numero di poesie... ci sono state diverse modalità che sono emerse... La cosa che io e forse Stefano abbiamo sempre puntato di più è il fatto della lettura collettiva... l'attenzione al testo... la lettura collettiva come valore aggiunto. Perché da ciascuno emergono delle sensazioni, emozioni... diverse. Io trovo questo il momento più importante.".

Marina prende la parola sorridendo, per aggiungere elementi, da un punto di vista, a suo dire, non politicamente corretto. Pur rispettando il lavoro di Maurizio Cucchi, sono partiti da una critica comune verso questa esperienza. "Abbiamo sentito la necessità di affrontare, innanzitutto, il linguaggio femminile, che non era stato assolutamente affrontato. Se non..."."In modo parziale", le si sovrappone Fiorella; entrambe ricordano di aver incontrato nella proposta di Cucchi due sole poesie di Amelia Rosselli.

"Ma anche come tentativo", prosegue Marina, "di approfondire, di leggere, di studiare... necessità che abbiamo sentito e abbiamo condiviso... Che poi è diventata anche un tessuto connettivo... di strade laterali. Perché quando si propone un autore si creano immediatamente delle sinergie... si aprono degli sguardi... una premura. È proprio la premura dello sguardo che ho maturato frequentando questo gruppo... Ho imparato tantissimo... Un tributo rispetto alla poesia femminile che è trascurata. Con quello sguardo di rispetto che non sempre purtroppo si ritrova, e questo offende".

Fiorella, che ha seguito Marina con grande attenzione, chiosa "Bravissima! Bello". Segue un coro di affettuose risate. Marina continua con più enfasi sottolineando una dimensione un po' "claustrofobica" degli incontri con Cucchi. "Anche rispetto a un tipo di linguaggio. Alla possibilità di sbandare nella poesia. Di incontrarla. Perché la strada è anche lasciarsi andare".

Interviene Betty che ricorda "Ne parlavamo prima di questa cosa", riferendosi alle conversazioni d'apertura a microfono spento. "I poeti professionisti si trattengono... alcuni si trattengono", afferma Betty, proseguendo il discorso di Marina, "Mentre invece la grande poesia è evidentemente un po' lasciare gli argini, inondare, non so come dire...".

"Anche l'errore", riprende Marina, "debordare... che però arricchisce la strada... è un'analisi". La conduzione di un poeta, a parer loro, tende a "arginare". "A arginare se stesso...", enunciano con ironia. "Ognuno ha la propria esperienza", pronunciano Marina e Betty quasi in coro. "Gli uomini tendono, secondo me" dice Marina "a chiudere". "Lei ha proposto molte donne, molte poetesse", ricorda Betty, riferendosi a Marina. "Cristina Campo... Antonia Pozzi...", precisa Fiorella.

Angela, ricorda di essersi aggiunta al gruppo successivamente. Seguiva, insieme a Marina, un corso alla Casa della poesia, in cui ogni poeta faceva una conferenza a sua scelta; parlava di sue poesie, commentava un altro autore, rifletteva sulla poesia in generale. Fra questi, il suo interesse e stato attirato da Maurizio Cucchi. Poi si è incontrata di nuovo con Marina alla Casa della cultura per una serata su Sereni, ha conosciuto Fiorella, ha frequentato l'officina di poesia di Maurizio Cucchi. Qui ha fatto un vero e proprio lavoro di scrittura sotto la guida di Cucchi. Da li è nata una passione verso i poeti e ha cominciato due anni fa, seguendo Marina a frequentare il gruppo a casa di Fiorella, proponendo la prima volta Amelia Rosselli. Confessa che da sola non avrebbe mai fatto uno studio sulla Rosselli e non avrebbe mai approfondito in questo modo questa e altri poeti. Con un sorriso enuncia, "Non ho ancora imparato a leggere le poesie, ma questo poi si impara nella vita...".

"Tutto si impara!", risponde Fiorella. "Ho capito che l'approccio non era intellettualistico", continua Angela, riferendosi al lavoro del gruppo, "Inizialmente era quello che pensavo, perché venendo da filosofia immaginavo... «chissà che paragoni fanno?» Invece no, era proprio un approccio sulle poesie. Infatti, Fiorella dice «Adesso leggiamo! è inutile che parliamo. Parlare è importante, ma quello che conta è il testo. Quindi da lì ho capito che è importante leggere il testo in certo modo. Imparare a leggere è metà della poesia. Percorso molto interessante. Poi si conoscono le persone... e così. Da cose nasce cosa. Ci troviamo alla Casa delle Cultura, da Cucchi. Devo dire che mi ha cambiato la vita... era pronta per questa cosa».

Questo ultimo, inaspettato, breve accenno ("Mi ha cambiato la vita ero pronto per questa cosa") risuona con una frase precedenti di Fiorella ("la casa terminata, il desiderio di inaugurare una nuova stagione") e mi racconta dell'investimento esistenziale, che motiva la partecipazione a questo gruppo.

"Perché a volte", prosegue Angela, "uno è chiuso in se stesso". "Certo", le fa eco Fiorella con partecipazione, e il poi il resto del gruppo. Chiedo di approfondire questo aspetto. Prende subito la parola Fiorella, "Effettivamente, per me, inizialmente, negli anni della mia giovinezza, la poesia era delibata in modo assolutamente solitario e inconfessato. Quindi questa è stata un'apertura...".

"Perché inconfessato?", chiede Angela. Prosegue Fiorella, puntualizzando, "Come ho già raccontato tante volte, sui banchi di scuola leggevo le ultime pagine dell'antologia del Novecento... Le ho imparate a memoria praticamente, tanto le ho... Ma sicuramente non l'ho detto alle mie amiche... A nessuno!".

Conferma, sommessamente, Angela, "Perché è un piacere di cui si può provare vergogna. Di un piacere artistico a volte si può provare vergogna, visto come vanno le cose nella società. Io la vedo così. Mi viene in mente anche De Andrè, che non avrebbe dovuto fare il cantante, perché in famiglia non era previsto... invece lui ha preso questa strada... In questo senso, c'è un piacere proibito... che poi è la cosa più bella... la poesia, piuttosto che altre arti".

"Però, quest'apertura attuale...", riprende la parola Fiorella, riferendosi al gruppo, "...la trovo straordinaria". Interviene, assentendo, Betty, "Penso che se non ci fosse stato questo gruppo, sarebbe mancato lo stimolo proprio per andare avanti. Anch'io forse avrei lasciato... è una grande passione, ma l'avrei lasciata un po' cadere. E invece… devo a una mia professoressa delle medie questa mia passione. Ci insegnava a memoria le poesie. Non era una cosa individuale, era collettiva... però io, probabilmente, ne ho usufruito molto di più, perché mi sono messa a scrivere... Una passione che mi ha travolta... Mi ricordo benissimo, certe poesie a memoria... Leopardi, Pascoli, Saba, Ungaretti... cosa che adesso non riuscirei assolutamente a imparare. Per me è stato l'inizio. Poi in famiglia si leggeva molto. A quindici, sedici, anni ho letto Rimbaud; che mi ha aperto la strada a altre letture... è stata una passione... è una passione." Nel sottofondo Fiorella annuisce ai vari passaggi di Betty. Betty ricorda anche la rivista Poesia, che l'ha aiutata a trovare e cercare autori. Evoca anche un amico poeta, "Siamo rimasti in contatto per quasi più di un anno... Ci scrivevamo. Mi ha spronata a leggere Dylan Thomas, Paul Celan... mi ha aperto prospettive su poeti... era nella redazioni di Nievo... Poi scrivevo. Ho pubblicato un libricino. Ho fatto delle piccole cose... innestate su una passione molto forte".

"Questo gruppo cosa ha aggiunto a questa passione?", chiedo a questo punto a Betty, che risponde, "Ha aggiunto la possibilità di confrontarmi... Con Fiorella, è' stato interessantissimo. Per me il confronto, è importantissimo. Io sono un po' chiusa come carattere".

Interviene Angela, "Un confronto semplice". A questa affermazione, Betty e il gruppo esprimono approvazione. "Andiamo anche alla Casa della Cultura", prosegue Angela, "Però poi, noi, tranquille scopriamo cose molto profonde. Perché ognuno di noi tira fuori... anche l'ultima volta, tu...", si rivolge a Betty, "hai tirato fuori quella cosa sui poeti inglesi... è stata un'associazione che ha mosso qualcosa". "Si, si! Ha mosso..." fanno eco diverse persone del gruppo. "Perché noi siamo semplici", prosegue Angela, "non siamo... non chiediamo qualcosa in più.. siamo quello che siamo". Diverse persone sorridono compiaciute.

"È un grande valore", dice Marina, prendendo la parola, "Un territorio comune, con uno spazio e un tempo di rispetto e di confronto". A questo punto si soffermano sul ricordo dei diversi momenti di ingresso nel gruppo e in questa conversazione riceve attenzione Luisa che evoca la sua partecipazione.

"Ripensandoci, debbo dire che io non leggo molta poesia... ho dei libri in casa... poi andavo a scuola in un periodo in cui si faceva proprio pochissimo... nel '76, la poesia era la cosa meno interessante... si facevano cose più «rivoluzionarie».". Scoppia una risata collettiva. "Ripensandoci... in casa mia c'è un libro della prima elementare... con il mio nome... ripensandoci, dicevo... guarda, si vede che in qualche modo mi intrigava già da allora. Poi in realtà ho sempre fatto il bardo di famiglia... tutti i compleanni... però più filastrocca, che poesia. Poi, per caso, un anno è morto mio papà, ho ricominciato a lavorare... mamma mia, succede una cosa così... io non ho neanche il tempo di capire cosa è successo. È arrivata una lettera della Casa della Cultura, di quel corso dell’autobiografia di Demetrio. Sono venuta proprio con l'idea di avere uno spazio per ripensare a questa cosa... coi bambini piccoli... Quindi, un po' è nata da li... io ho sempre scritto in filastrocca. Poi sono venuta da Cucchi, a un certo punto ho detto, magari posso non fare solo qualche filastrocca, qualche poesia ci sta. È nata, da lì. Non c'è nessuno studio serio." Indicando Angela e Marina, che frequentavano il corso di Cucchi, ricorda l'invito che le hanno rivolto a partecipare alle serate "Da Fiorella". "Ero molto intimidita", prosegue Luisa, "questa mancanza di conoscenza formale mi intimidisce parecchio. Però, ho visto, come avete già detto... Solo leggendole, viene fuori quello che la poesia ha da dire… Mi piace molto questo fatto.".

Luisa nota che in solitudine legge poco. Le capita, ma non spesso, soprattutto con le poesie contemporanee, "Spesso le leggo e non le capisco. Allora mi fermo... Invece in questo gruppo, mi rendo conto che si capiscono... basta rileggerle insieme. Uno dice una cosa, allora viene in mente un'altra cosa. Proprio il fatto di leggerle insieme".

"Una lettura partecipata", dice Fiorella. "Avere molti occhi", contrappunta Marina. "Molte orecchie, anche", replica Fiorella. Come è immaginabile questo aiuta a affrontare poesie complesse, penso a Amelia Rosselli, che molti avrebbero qualche difficoltà ad avvicinare da soli. Il gruppo aiuta il dialogo con il testo. Una mente collettiva aiuta a esplorare l’universo poetico che nel vive testo: sia esso nella semiosfera, nell’extra o nell’ ipertesto.

"È un gruppo appassionato", dice sorridendo Marina, fra il consenso degli altri. Chiedo di approfondire l'aspetto della lettura collettiva a voce alta. "Io leggo sempre mentalmente... non leggo a voce alta", afferma Betty. "Io leggo a voce alta", dice invece Marina, "Quando una poesia mi piace c'è un rapporto individuale. Però poi la faccio decantare, la voglio sentire, le parole le sciolgo a voce alta. Mi ha aiutato moltissimo, perché ti dà anche un criterio estetico. Senti, quando magari cade. Ti guida, ti guida la voce. Moltissimo. È un'esperienza importantissima".

Fiorella, conferma, annuendo in sottofondo. Stefano prende la parola, "Io di solito leggo, e rileggo, di solito, a voce relativamente alta. Succede questo, io la poesia la capisco molto poco. Solitamente, devo cercare di capire mentalmente cosa sta dicendo. Quando mi sono un pochino orientato, in questo senso, apprezzo anche di più l'aspetto strettamente fonico, rileggo la poesia ad alta voce. Questo capita di più quando leggo poesie antiche, in un italiano non contemporaneo, ma non solo... La lettura a voce è quella che mi dà più piacere.".

Stefano continua apprezzando la possibilità offerta dal gruppo, confessando che all'inizio era un po' intimorito, dalla preparazione e dalle conoscenze culturali delle partecipanti. Apre così il tema dei diversi livelli culturali, "Nell'approccio alla poesia, c’è una tendenza ad assolutizzare le cose. Da una parte, un approccio del tutto naïf, dall'altra, «Leggo. Me ne intendo!». Però, quanti livelli intermedi ci sono fra una persona, anche «di buona cultura», che però non si interessa sostanzialmente di poesia e il livello di quelli – non faccio nomi – più bravi qui? Tantissimi. Io sto a uno di questi livelli intermedi. Continuo ad avere per la poesia, un interesse limitato, secondario. Limitato a quei poeti che grandemente mi attirano. In questo senso, il gruppo è stato per me utilissimo. Proprio per affrontare quei poeti che poi mi sono piaciuti, ma che da solo non avrei mai affrontato. Sereni me lo leggevo anche da solo. Amelia Rosselli da solo non me la leggevo. Il gruppo è stato di grande aiuto. Però il mio approccio con la poesia non è cambiato. Rimango uno che legge nove di narrativa contro uno di poesia. Eppure...", prosegue Stefano, "...certa poesia mi affascina completamente.". Tutti, chi più chi meno, dichiarano di essere anche grandi lettori di narrativa; passione che gode anche di scambi e suggerimenti di letture entro il gruppo. Mi sembra il momento adatto per porre la domanda: "Che cosa è la poesia? Che cosa aggiunge la poesia alla narrazione?".

Prende la parola Luisa, "Per me è stata come qualcosa di violentissimo... Quando andavo a questi incontri di Cucchi... con poesie, anche di Ungaretti, che non conoscevo... mi sono arrivate delle cose così violente, così forti... come qualcosa a cui non potevo resistere.". Prosegue con un ragionamento sull'irrazionale, "Io ho messo da parte, quando studiavo filosofia, l'irrazionale... I filosofi che giocavano con l'irrazionale... Tenevo un po' a bada queste cose... volevo una cornice bella definita. Un po' alla volta, con questi incontri con Betty, queste letture con Cucchi, ho sentito queste cose che mi arrivavano violentemente, fortissime. Come se non si potesse dire altro. Come se arrivassero a delle vette... queste parole, come certe parti di musica, che ti arrivano e ti stordiscono. Ho presente alcune parti di Ungaretti... caspita! Me le ripetevo. Nel gruppo di Fiorella trovo prolungato questo piacere "intensissimo". Racconta anche delle scambio personale: "Con Betty c'è uno scambio. Come se mi conoscesse... mi infila sempre il libro giusto, al momento giusto. Anche Fiorella...".

Stefano interviene parlando di come il gruppo abbia ampliato il suo rapporto con la poesia, "Prima la poesia era un fatto esclusivamente personale, di letture e di scrittura; con qualche frequentazione pubblica, che era però isolata, in un contesto che rimaneva privato. Con la

frequentazione di questo gruppo, c'è stata anche un dimensione condivisa, continuativa nel tempo. Anche se separata totalmente rispetto a quello che era il mio scrivere.". Interviene Fiorella, puntualizzando, "Questo gruppo si dedica a letture e approfondimento dei testi di altri. Questo è