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La concettualizzazione nelle situazioni professionali: la nuova costruzione teorica di Pastré

LA DIDATTICA PROFESSIONALE: METODI, STRUMENTI E TECNICHE PER MIGLIORARE IL RAPPORTO FORMAZIONE-LAVORO

3.2. LA DP: I RIFERIMENTI TEORICI E LE SCELTE METODOLOGICHE

3.1.5. La concettualizzazione nelle situazioni professionali: la nuova costruzione teorica di Pastré

Pastré rielabora il quadro teorico della concettualizzazione in azione considerando i contributi illustrati nei capitoli precedenti, derivanti:

-dalla psicologia cognitiva, con le nozioni di analisi del lavoro, del compito e dell’attività di Faverge e Leplat;

-dalla psicologia del lavoro russa, con le nozioni di immagine cognitiva e operativa di Ochanine, del modello di formazione dell’azione di Galperine tratto dalla teoria dell’attività di Leontiev (operazioni di orientamento, esecuzione e controllo);

- dalla psicologia dello sviluppo, con la teoria operativa di Piaget (le nozioni di schema non scomponibile, di invariante intesa come dimensione pratica della concettualizzazione) di coordinamento agito e coordinamento concettuale e di rappresentazione cognitiva; questa teoria viene rivisitata da Vergnaud: il concetto di schema viene generalizzato associandolo alle classi di situazioni e scomponendolo in livelli gerarchici; la concettualizzazione è all’opera sin dal momento del coordinamento agito e costituisce il cuore dell’azione efficace; la rappresentazione cognitiva mostra due dimensioni diverse: le conoscenze predicative e le conoscenze operatorie;

- dalla teoria delle situazioni di Brousseau, con le nozioni di situazioni didattiche, a didattiche, di trasposizione didattica, di contratto didattico e di devoluzione.

Tali contributi sono contestualizzati nell’ambito dell’attività professionale di adulti di bassa e medio-alta qualificazione studiando le loro rappresentazioni, i ragionamenti e le strategie in una prospettiva di sviluppo delle loro competenze. I contributi provengono inizialmente dalle ricerche effettuate nell’ambito della conduzione di macchine industriali che mettono in evidenza il ruolo considerevole della concettualizzazione sotto alcuni aspetti in particolare. Partendo dalla considerazione che le macchine industriali non funzionano sempre con lo stesso regime e che accanto al regime normale, prototipico, possono presentarsi regimi di funzionamento degradati che possono essere determinati da regolazioni sbagliate, dall’usura dei componenti, oppure anche dalle caratteristiche della materia prima utilizzata, gli operatori possono applicare due strategie per la loro conduzione: effettuare una regolazione retroattiva oppure proattiva, anticipatrice. Nel primo caso si tratta di applicare regole appropriate alla situazione affrontata; nel secondo caso la diagnosi del regime di funzionamento permette di stabilire una relazione tra il livello dei concetti e il livello delle regole: non si tratta più semplicemente di applicare delle regole ma di generare delle regole a partire dai concetti estendendo in questo modo il repertorio di regole.

Lo sviluppo delle competenze avviene in una prima fase in regime normale con regole corrispondenti ad una situazione normale; in una seconda fase il soggetto apprende ad adattare un repertorio di regole specifiche a ciascun regime di funzionamento; in una terza il soggetto diviene capace, a partire dalla concettualizzazione elaborata, di affrontare i problemi inediti, non abituali che non ha mai incontrato precedentemente.

In sintesi, la concettualizzazione nella conduzione di macchine si manifesta con il trattamento di situazioni di risoluzione di problemi, con la diagnosi del regime di funzionamento e con la capacità di trattare situazioni-problema sempre più lontane dalla situazione normale di regime di funzionamento.

La soluzione più economica diviene l’utilizzo di concetti che permettano di diagnosticare il regime di funzionamento della macchina e di adattare le regole di azione abitualmente utilizzate.

I concetti pragmatici

I concetti utilizzati dai soggetti per la regolazione delle macchine industriali vengono chiamati da Pastré pragmatici: esistono nella gran parte delle attività professionali e sono caratterizzati da distinte proprietà (Pastré 2002):

-in primo luogo servono per fare principalmente un diagnostico della situazione in vista di un’azione efficace. E’ in questo ambito che noi possiamo osservare la differenza tra un esperto e un apprendista nel trattamento di una situazione problema. Un esperto potrà direttamente andare all’essenziale, al dettaglio allo scopo di apportare una soluzione al problema incontrato: il diagnostico della situazione consente un guadagno in termini di tempo e di efficacia;

-in secondo luogo devono essere oggetto della costruzione da parte del soggetto. Anche se sono oggetto dello scambio quotidiano essi sono dell’ordine della rappresentazione trasmesse tra pari (esperto e novizio) e questa rappresentazione diviene un concetto pragmatico solamente grazie all’attività costruttrice (appropriazione) del soggetto;

-in terzo luogo sono specifici ad una classe di situazioni limitata: vale a dire che sono costruiti secondo i tipi di situazione che un soggetto incontra e che sono specifici in ordine alle dimensioni della situazione professionale per la quale organizzano l’azione efficace;

- infine hanno una dimensione sociale poiché sono riconosciuti da una comunità professionale. I concetti pragmatici sono oggetto di automatismi da parte del lavoratore. E’ compito del ricercatore osservare i momenti in cui essi intervengono e saper interrogare il lavoratore per poterli esplicitare. E’ appunto sulla loro natura di saper fare incorporati, nella loro natura invisibile, tacita e laconica, che si trova la difficoltà per il ricercatore-analista.

Essi possono essere assimilati ai concetti in atto di Vergnaud, ma sono molto di più: essi sono un modo di trasmissione delle conoscenze tra esperti e novizi in un contesto professionale specifico che mette insieme trasmissione per imitazione e trasmissione tramite il linguaggio.

La Struttura Concettuale della Situazione (SCS)

La struttura concettuale della situazione rappresenta ciò che bisogna prendere in considerazione per agire efficacemente: è organizzata intorno all’azione da svolgere e si fonda sull’elaborazione di una diagnosi efficace.

La SCS si compone di tre elementi:

- concetti organizzatori dell’azione (pragmatici o scientifici), cioè le dimensioni ricavate dal reale considerato nella sua globalità, che permettono di costruire la diagnosi della situazione e l’orientamento dell’attività; lo scopo dei concetti organizzatori è quello di formulare gerarchie di obiettivi, elaborare una diagnosi e una prognosi della situazione e scegliere le regole di azione appropriate;

- indicatori, osservabili, naturali, oppure generati da strumenti di misura, che permettono, data una situazione, sia di identificare i valori assunti dai concetti organizzatori che di attribuirvi un senso;

- classi di situazioni, che consentono di orientare l’azione in funzione della diagnosi effettuata e che derivano dai valori assunti dai concetti organizzatori.

Le classi di situazioni sono organizzate con uno schema, organizzazione invariante della conduzione in una classe di situazioni data, che permette l’invarianza all’interno della classe e l’adattamento alle situazioni singole comprese nella classe; sono costruite empiricamente come risultato di una operazione di categorizzazione e di significato; permettono l’orientamento di un diagnostico della situazione.

Il Modello Cognitivo e il Modello Operativo

Rimangono due ultimi elementi per presentare la concettualizzazione nell’azione in DP: si tratta dei concetti di Modello Operativo (MO) e di Modello Cognitivo (MC).

Secondo la teoria di Pastré (2005) due sono i processi (registri) costitutivi delle competenze professionali:

-il primo, cognitivo MC, dipende dalla formazione e conduce a costruire dei saperi teorici sul funzionamento del sistema (risponde alla domanda: come funziona la macchina?); esso permette di identificare le relazioni di determinazione tra le principali variabili costitutive del sistema: i saperi su cui un dominio di attività si basa e un insieme di enunciati coerenti e non contradditori stimati validi e oggettivi da parte di una comunità scientifica o professionale. - l’altro, pragmatico MO, deriva dalla realizzazione dell’attività e dall’esperienza (risponde alla domanda: come si usa?) e consiste nell’insieme dei concetti organizzatori dell’azione (Pastrè 2011, 275), delle relazioni di significato, delle classi di situazione, dei repertori delle regole di azione disponibili che permettono di valutare, adattare e collegare le azioni: essi hanno una dimensione sociale perché riconosciuti validi dalla comunità professionale, anche se non sempre condivisi attraverso le pratiche in modo esplicito e si configurano come un insieme prescrittivo di condizioni da considerare perché l’azione riesca (fare la diagnosi, ipotizzare i regimi di funzionamento/andamento della situazione sulla base dei quali decidere le strategie di intervento).

Questi due processi si ricongiungono nell’elaborazione di ciò che Pastré (2005) chiama concetto pragmatico che va ad integrarsi nella costruzione progressiva di un Modello Operativo che assicura l’orientamento dell’attività nel suo insieme.

Un MO indica la rappresentazione funzionale di un soggetto ed è costituito da un’attività cognitiva di concettualizzazione e da altri tre elementi, il grado di fedeltà della SCS, il genre professionel e l’esperienza del soggetto.

Rispetto al primo punto, l’attività cognitiva di concettualizzazione dell’individuo, essa riposa su due dimensioni, l’attività di categorizzazione e l’elaborazione di una semantica di azione. Nell’attività di categorizzazione, l’azione del soggetto si articola tra invarianza e stabilità. Secondo Pastrè il concetto di schema, come quello di Vergnaud (1996), permette di comprendere questa relazione: lo schema come unità elementare e organizzatrice dell’attività del soggetto è stabile per una classe di situazioni determinata; l’azione può cambiare in funzione dei parametri della situazione ma la sua organizzazione generale resta similare. Con lo sviluppo delle competenze gli schemi formano dei repertori che arricchiscono le possibilità di azione in classi di situazioni sempre più estese; questi repertori di schemi congiunti tra loro costituiscono una rete di significati che generano il modello operativo del soggetto (Vidal- Gomel, & Rogalsky, 2007).

Con l’elaborazione di una semantica dell’azione il soggetto dà un senso a certi indici, a certi dettagli nel quadro dell’elaborazione del diagnostico della situazione necessario per l’azione. Essa è resa possibile poiché gli indici reperiti sono legati a dei saperi teorici e a delle conoscenze pratiche. Questa attività varia con l’esperienza. A partire dalle osservazioni del soggetto Pastré (2005) conclude che gli esperti, quando si trovano in una situazione conosciuta, prelevano pochissime informazioni della situazione: essi si accontentano di qualche indice per stabilire la propria diagnosi e regolare la propria azione. Al contrario, allo scopo di elaborare un MO pertinente, i novizi o gli esperti in situazioni nuove sono costretti a tener conto di tutte le variabili: essi danno l’impressione di perdersi nei dettagli.

Rispetto ai tre elementi che costituiscono il MO, il grado di fedeltà alla struttura concettuale, il genre professionnel (confronto con la comunità di esperti), l’esperienza del soggetto (gesti e interpretazioni personalizzati), gli ultimi due permettono all’individuo di comprendere come, a fronte di competenze uguali, differenti soggetti possono mobilizzare delle strategie differenti, pur rispettando la SCS.

Nel caso di attività a basso livello di qualifica, tendenzialmente apprese sul campo, con la costruzione dell’esperienza, Modello Operativo e SCS sono difficilmente separabili, solo un’analisi dell’attività e del MO permette a posteriori di ricostruire la SCS e di conseguenza, di distinguere più chiaramente il modello operativo dal modello cognitivo empirico. Nel caso delle

formazioni di gestione di sistemi tecnici complessi, in cui il MC sottende saperi di tipo tecnico e scientifico, non è possibile invece pensare un apprendimento diretto sul campo senza una precedente costruzione di un modello cognitivo adeguato, attraverso la formazione teorica.

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