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1.4. UNA NUOVA FORMAZIONE

1.4.3. Le azioni formatrici innovative nel Distretto

Per rispondere alle molteplici sfide nel DI, il Politecnico della Calzatura, in qualità di interfaccia intelligente per la generazione, capitalizzazione e diffusione degli apprendimento sul territorio, ha nel corso dei decenni ampliato la sua offerta di servizi formativi.

Dal 2008 il Politecnico della calzatura, tramite un gruppo di lavoro multidisciplinare, ha condotto ricerche-intervento ispirate dalla metodologia della DP, approccio acquisito e sperimentato attraverso diversi progetti Europei di trasferimento di innovazione, quali Au delà de la salle (2008- 2010), Au delà de l’apprentissage Formel (2010-2012), Competences pour l’Europe (2012-2014), e i progetti Eurasmus + High End Shoes (2014-2017) e Eure.k (2014-2017).

Una sintesi dell’approccio Didattica Professionale

Senza entrare nel merito di una descrizione approfondita dell’approccio adottato, che è l’oggetto del cap.3, si ritiene utile dare una breve descrizione ai fini di riuscire a collocare la soluzione formativa adottata dal Politecnico calzaturiero all’interno delle sfide poste alla formazione dal contesto delineato nei paragrafi precedenti, evidenziando gli elementi di attinenza.

La Didattica Professionale, (DP), (Pastré, 1991-2011) costituisce un quadro federatore di quattro aree integrate in un unico modello unificante: un campo di pratiche, come quello della formazione

continua degli adulti, e tre fonti teoriche: la psicologia ergonomica, la psicologia della sviluppo e la didattica dell’insegnamento.

Per quanto riguarda l’Ingegneria di formazione, è nel miglioramento degli approcci di analisi dei bisogni, con l’utilizzo dell’analisi del lavoro, che si costituisce uno dei pilastri fondatori della DP:

La psicologia ergonomica fornisce alla DP i metodi per implementare un’analisi del lavoro orientata alla formazione e allo sviluppo delle competenze professionali; essa considera: la presenza della dimensione cognitiva in tutte le attività di lavoro, manuale inclusa, evidenziata in particolare

da Ombredane e Faverge (1955); la distinzione tra compito (quello che si deve fare) e attività (ciò

che viene effettivamente eseguito), tema approfondito in particolare da Leplat (1997).

La psicologia dello sviluppo costituisce la principale fonte di contributi teorici per la DP, riguardanti gli studi di Piaget (1977), Vygotskij ( 1985) e Vergnaud (1998): l’apporto di Piaget con i concetti di schema, invariante, presa di coscienza e di concettualizzazione; il contributo di Vygotskij (1985) centrato sul primato delle interazioni sociali e linguistiche tra soggetti; il contributo di Vergnaud (1998), che rivisita il concetto di schema di Piaget tenendo conto del contenuto della situazione e le nozioni di Vygotskij riguardanti la mediazione sociale e simbolica.

Vergnaud (1985), uno dei fondatori della DP, riprende la teoria operativa (schema e concettualizzazione) di Piaget integrandola con l’aspetto pragmatico della pratica e dell’esperienza. Il concetto di schema viene generalizzato associandolo alle classi di situazioni e scomponendolo in livelli gerarchici: obiettivi, invarianti operative, regole e inferenze; la concettualizzazione è all’opera sin dal momento del coordinamento agito e costituisce il cuore dell’azione efficace; la rappresentazione cognitiva mostra due dimensioni diverse: le conoscenze predicative e le conoscenze operatorie.

Infine, dalla teoria delle situazioni di Brousseau, la DP trae le nozioni di situazioni didattiche, a- didattiche, di trasposizione didattica, di contratto didattico e di devoluzione.

P. Pastré, il fondatore della DP, ha rielaborato il quadro teorico della concettualizzazione in azione considerando i diversi contributi disciplinari citati che sono stati contestualizzati nell’ambito dell’attività professionale degli adulti. Egli ha introdotto la nozione di Struttura concettuale della situazione (SCS), che rappresenta le conoscenze che il soggetto deve prendere in considerazione per agire efficacemente; essa è organizzata intorno all’azione da svolgere e si fonda sull’elaborazione di una diagnosi efficace della situazione. La SCS si compone di tre elementi: i concetti organizzatori dell’azione (pragmatici o scientifici), cioè le dimensioni ricavate dal reale considerato nella sua globalità, che permettono di costruire la diagnosi della situazione e l’orientamento dell’attività; gli indicatori, osservabili, naturali, oppure generati da strumenti di misura, che permettono, data una situazione, sia di identificare i valori assunti dai concetti organizzatori che di attribuirvi un senso;

classi di situazioni, che consentono di orientare l’azione in funzione della diagnosi effettuata e che derivano dai valori assunti dai concetti organizzatori.

Introdurre l’analisi del lavoro per lo sviluppo delle competenze, ha permesso al Politecnico di migliorare l’efficacia e l’efficienza della relazione tra formazione e lavoro grazie all’introduzione di una innovativa boite d’outils di metodi e strumenti di ingegneria di formazione e pedagogico- didattica incentrati sul fare, di matrice culturale francese, che consente di comprendere le pratiche degli attori in situazione nelle organizzazioni. La nuova classe punta non tanto sul dire quanto sul fare e si fonda su due presupposti: l’oggetto di indagine è costituito da ciò che fanno gli attori e come lo fanno realmente; non si può raggiungere la comprensione delle pratiche con semplici osservazioni sul campo, oppure con interviste di tipo tradizionale. Tra i metodi/strumenti che mirano alla verbalizzazione dell’azione e delle conoscenze che la sottendono vengono utilizzati l’Auto-confronto semplice, sviluppato da Jaques Theureau nel quadro teorico del “cours d’action”; l’Auto-confronto incrociato, costruito da Yves Clot in un’ottica clinica dell’attività del lavoro; l’Intervista di Esplicitazione, elaborata da Pierre Vermersch come tecnica di aiuto alla verbalizzazione dell’azione in una prospettiva sia di formazione che di indagine qualitativa.

I risultati dell’applicazione della DP nel DI

La DP e gli strumenti di analisi qualitativa del lavoro hanno consentito di migliorare le pratiche relative alla trasmissione dei saperi sia nella tradizionale formazione formale, sia in quella non formale e informale delle imprese del distretto.

I cantieri di lavoro aperti hanno riguardato:

- i contesti di apprendimento formale (Magnoler, Pacquola, Tescaro, 2014), rappresentati dall’offerta di formazione del Politecnico mediante una innovativa progettazione di formazione formatori rivolta ad esperti-insegnanti che sono diventati maggiormente competenti sotto il profilo pedagogico-didattico;

- i contesti di apprendimento informali e non formali (Pacquola, Pacquola, Rizzi, 2010; Pacquola, Magnoler, Pacquola, 2014; Pacquola, Pacquola, 2014). Il gruppo di lavoro ha sostenuto i lavoratori nella trasmissione dei loro saperi tra esperti e novizi sia nello stesso posto di lavoro che tra posti di lavoro diversi all’interno di uno stesso processo di lavoro.

In entrambi i cantieri i destinatari della formazione sono stati i lavoratori del DI, formatisi tecnicamente all’interno delle imprese e dei percorsi formativi offerti dal Politecnico, implicitamente connotati da principi, valori, culturalmente basati sull’agire organizzativo delle PMI che caratterizza questo particolare distretto produttivo.

L’introduzione, nel corso degli ultimi otto anni, dell’approccio della DP all’interno delle pratiche lavorative presenti nelle PMI del DI ha avuto un impatto positivo sui risultati, tra i quali la verifica,

positiva, della capacità penetrativa e di personalizzazione dell’ impianto metodologico DP all’interno delle imprese; la costruzione di efficaci ed efficienti dispositivi di trasmissione dei saperi in grado di accelerare significativamente l’accesso dei lavoratori nei posti di lavoro; la determinazione, formalizzazione e capitalizzazione delle conoscenze tacite di alcuni mestieri (montatore, assemblatore, modellista) divenute patrimonio conoscitivo esplicito del distretto.

Come esito, non ultimo, del successo di questo nuovo approccio ai complessi bisogni formativi del territorio, prende forma il presente lavoro di ricerca, frutto di un interesse congiunto da parte dell’Università di Macerata e di una PMI del distretto culturalmente attenta alla sperimentazione di metodologie di formazione innovative, la Corrado Maretto S.r.l.: una riflessione “longitudinale“ condotta sui cantieri di ricerca-intervento realizzati sia prima del dottorato (dal 2008 al 2013) che durante il dottorato stesso (dal 2014 al 2016), ha permesso di giungere alla definizione dei capisaldi teorici di riferimento e ad un modello operativo di intervento.

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