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LA DIDATTICA PROFESSIONALE: METODI, STRUMENTI E TECNICHE PER MIGLIORARE IL RAPPORTO FORMAZIONE-LAVORO

3.2. LA DP: I RIFERIMENTI TEORICI E LE SCELTE METODOLOGICHE

3.1.3. I contributi della psicologia dello sviluppo

La psicologia dello sviluppo costituisce la principale fonte di contributi teorici per la DP, riguardanti gli studi di Piaget (1977), Vygotskij (1985) e Vergnaud (1998): l’apporto di Piaget, con i concetti di schema, invariante, presa di coscienza e di concettualizzazione; il contributo di Vygotskij, centrato sul primato delle interazioni sociali e linguistiche tra soggetti; il contributo di Vergnaud, che rivisita il concetto di schema di Piaget tenendo conto del contenuto della situazione e le nozioni di Vygotski riguardanti la mediazione sociale e simbolica.

Gli adulti si sviluppano nel corso della loro esperienza professionale e nel corso della formazione iniziale e continua che ricevono. È naturale rivolgersi a due grandi psicologi dello sviluppo, come Piaget e Vygotski, per attingere dal loro lavoro le ispirazioni suscettibili di alimentare il quadro teorico e metodologico della DP. Si scopre che ambedue hanno posto in primo piano le idee di attività e di concettualizzazione che sono giustamente essenziali per la DP: ciò non è ancora sufficiente e risulta necessario richiamare anche i contributi di altri autori, come Bachelard in filosofia della scienza e come Brousseau, Douady o Chevallard in didattica della matematica.

I contributi di Piaget, già approfonditi nel Cap. 2, sono principalmente collegati alla sua teoria dell’azione, al concetto di schema e all’organizzazione concettuale dell’attività gestuale.

I contributi di Vygotskij, anch’essi approfonditi nel cap.2, si concentrano sul concetto di significato e sulle idee di "zona di sviluppo prossimale", di “mediazione sociale”, di “mediazione simbolica”.

Da questi richiami possiamo apprendere che la forma operativa della conoscenza, quella che può agire in una situazione, e la forma predicativa di conoscenza sono fondamentalmente due forme complementari della stessa conoscenza, anche se delle sostanziali differenze esistono tra il fare efficace e la capacità di dire ciò che facciamo e perché.

Vergnaud (1985), uno dei fondatori della DP, riprende la teoria operativa (schema e concettualizzazione) di Piaget integrandola con l’aspetto pragmatico della pratica e dell’esperienza.

Il limite della teoria di Piaget ai nostri fini è rappresentato dal non prendere in considerazione le situazioni e le loro caratteristiche; la sua teoria operativa infatti è caratterizzata dalla dimensione genetica, nel senso che lo sviluppo è pensato come un processo di maturazione interna, poco sensibile al peso delle situazioni e all’importanza delle mediazioni effettuate tramite gli altri (mediazione sociale).

In fondo, lo sviluppo cognitivo di Piaget è lo sviluppo di un soggetto epistemico e gli apprendimenti concreti non sono altro che delle applicazioni di questo sviluppo genetico generale ed astratto (non contestualizzato). Forzando i tratti dell’analisi si potrebbe affermare che nella prospettiva di Piaget il lavoro non è un mezzo di sviluppo.

Ed è proprio sull’importanza delle situazioni nello sviluppo che Vergnaud opera una rivoluzione copernicana. La teoria dei campi concettuali consente un’evoluzione dando un posto importante alle situazioni nelle quali gli schemi si formano e si evolvono. La coppia Schema-Situazione è fondatrice di un processo di apprendimento tramite an adattamento attivo. Si passa in questo modo da una psicologia genetica che resta marcata da un modello biologico a una psicologia che include la mediazione sociale, in particolare didattica; l’analisi delle situazioni con le quali si confrontano gli allievi, tramite la mediazione operata di altri, è porta di ingresso per una comprensione dello sviluppo.

Certamente la didattica delle matematiche non è la DP: le situazioni incontrate non hanno le stesse caratteristiche. Ma Vergnaud con la sua teoria dei campi concettuali fornisce il collegamento mancante per adattare il quadro teorico della concettualizzazione nell’azione alla DP: un metodo per analizzare una classe di situazioni identificando i concetti da mobilizzare per risolverne i problemi presenti.

La nozione di campi concettuali parte dalla considerazione che un concetto non si forma in modo isolato ma in relazione con altri concetti, con i quali forma un sistema; esso inoltre si forma nel corso dello svolgimento di attività o di esperienze, incontrando una varietà di situazioni, le cui proprietà sono differenti.

Portando avanti i lavori di Piaget sullo schema, Vergnaud ne definisce i componenti per comprendere l’organizzazione dell’attività in situazione.

Egli parte da una semplice idea: per analizzare le competenze bisogna analizzare l’azione efficace: essendo questa organizzata, analizzare le competenze significa, conseguentemente analizzare l’organizzazione dell’azione. L’azione efficace manifesta caratteristiche sia di invarianza che di regolarità, ma anche di flessibilità e di capacità di adattamento alle circostanze. Ora il concetto di schema permette precisamente di rendere conto dell’invarianza e dell’adattabilità.

Lo schema definisce le proprietà dell’attività: l’attività è sempre contestualizzata, variabile e specifica e si adatta alle circostanze; l’invariante dell’attività, invece, va ricercata a livello della sua organizzazione.

Lo schema si iscrive in un accoppiamento (couplage) con la situazione: l’organizzazione dell’attività è specifica per la classe di situazioni alla quale esso può applicarsi. Vergnaud parla infatti di schema-situazione. Lo schema è composto da 4 componenti:

- uno scopo (o più), dei sotto-scopi e delle anticipazioni, con un flusso temporale che li collega in modo più o meno complesso;

- regole di azione, prese di informazione e di controllo: vi è un sistema quindi che spiega come lo schema, appoggiandosi a regole del tipo “se----allora”, collega la presa di informazione, l’esecuzione e il controllo dell’azione;

- invarianti operatorie, componenti concettuali che permettono l’aggiustamento dell’azione alla situazione: i concetti in atto, che possono essere impliciti o espliciti hanno la funzione di prelevare le informazioni utili: le proprietà e le relazioni che permettono l’adattamento alla situazione e i teoremi in atto che si esprimono sotto forma di preposizioni considerate vere dal soggetto;

- possibilità di inferenza in situazione, che permettono un aggiustamento fine e fluido alle specifiche del contesto.

Lo schema designa quindi un’organizzazione generalizzabile dell’azione efficace e, in quanto tale, ripetibile e allargabile all’ insieme delle attività umane, essendo pertinente “pour les gestes, les raisonnements et les opérations techniques et scientifiques, les interactions sociales, et notamment les activités langagières, les émotions et l’affectivité18 “(Pastré, Mayen, Vergnaud, 2006).

In tema di concettualizzazione e di organizzazione dell’attività, la rappresentazione funzionale (RF) occupa un posto importante. La RF permette al soggetto di rappresentarsi una situazione e di concettualizzarla prima di agire: un vero lavoro intellettuale che consiste nel costruire sul piano delle rappresentazioni ciò che esiste sul piano materiale.

Si tratta di un concetto sviluppato specificatamente dagli psicologi del lavoro (Leplat,1985) che si interessano al suo ruolo nelle attività incontrate nelle situazioni di lavoro. Il carattere funzionale della rappresentazione risiede nel fatto che essa assicura la pianificazione e la guida dell’azione. La RF è finalizzata, è orientata cioè verso la realizzazione di un obiettivo che è l’esecuzione del compito, ritenendo, nell’ambito del sistema in cui è inserita l’attività, soltanto le proprietà e le relazioni pertinenti a questa attività.

Le invarianti operative (IO) sono il nucleo della rappresentazione: senza di esse né le inferenze, né le regole hanno senso. Le rappresentazioni (tra cui le IO) permettono al soggetto di calcolare le regole di azione che generano a loro volta delle azioni. Queste azioni hanno lo scopo di trasformare il reale oppure di interrogarlo, conducendo in questo modo l’evoluzione adattiva del sistema di invarianti costitutive della rappresentazione.

18 “per i gesti, i ragionamenti, le operazioni tecniche e scientifiche, le interazioni sociali, e certamente le attività

In questo approccio la rappresentazione è funzionale perché permette al soggetto di trattare numerose situazioni, di costruire delle relazioni, pertinenti, tra gli elementi di una situazione e di identificare le proprietà di questi stessi elementi. Essa gioca un ruolo nella regolazione dell’azione in conformità con gli obiettivi del soggetto.

In riferimento a Ochanine (1981), la RF può essere qualificata come immagine operativa. Egli stabilisce una differenza tra ciò che chiama immagine cognitiva, che descrive un oggetto elencando o le sue principali proprietà, e l’immagine operativa che descrive lo stesso oggetto selezionando le proprietà che sono utili per l’azione che si vuole fare sullo stesso oggetto.

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