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Organigramma del BNG

1979 1984 1989 Federazione Union

3.4 La struttura organizzativa della Lega Nord

3.4.1 La configurazione organizzativa della LN

L’organizzazione partitica definita originariamente, per alcuni aspetti, riflette la natura originaria della LN come coalizione di partiti [Gomez Reino, 2009: 144]. Essa, sin dal principio, è stata strutturata su diversi livelli territoriali, di cui i principali sono, ancora

oggi, quello federale e quello nazionale. Il primo si riferisce alla dimensione nazionale, mentre il secondo indica il livello regionale. In particolare, con il termine “nazioni” la Lega Nord indica le cosiddette “comunità etno-geografiche”, che coincidono semplicemente con le regioni, così come riconosciute dall’ordinamento statale [Gomez Reino, 2002: 144].

Sulla base dello Statuto della LN [2002b], gli organi federali del movimento sono: il Segretario Federale, il Congresso federale, il Comitato Amministrativo Federale, il Collegio Federale dei Revisori dei Conti ed il Collegio Federale dei Probiviri.

Il Congresso Federale rappresenta l’organo principale del partito. Esso rappresenta tutti gli associati delle Sezioni Nazionali, può modificare lo statuto del partito, ne definisce la linea politica e programmatica, elegge il Segretario Federale e i membri elettivi del Consiglio Federale. È costituito dai delegati nazionali, dai membri degli organi federali, dai padri fondatori5 e dai parlamentari.

Il Segretario Federale ha un’importanza fondamentale, in quanto ha il compito di rappresentare l’unità del movimento, di coordinare le direttive del Congresso Federale e di coordinare e sovrintendere tutti gli organi del movimento. In particolare, il Segretario Federale guida le attività della Segreteria Politica, che svolge funzioni di ricerca e avanza proposte politiche; e di quella Organizzativa, che, invece, ha compiti prevalentemente burocratici e amministrativi. Esse sono composte da membri nominati dallo stesso Segretario Federale, come il Responsabile organizzativo Federale, il Responsabile degli Enti locali e il Responsabile dell’Ufficio Legislativo Padano.

Il Consiglio Federale determina l’azione generale del movimento dal punto di vista organizzativo, sulla base del programma definito dal Congresso Federale. È composto dal Segretario Federale, dal Presidente Federale, dal Segretario Amministrativo Federale, dal Coordinatore delle Segreterie Nazionali e dai segretari di ciascuna sezione nazionale. Vi partecipano, inoltre, con diritto di parola, i presidenti dei gruppi parlamentari a livello statale e a livello europeo, il Responsabile organizzativo Federale e il Responsabile degli Enti Locali. Esso gode di molteplici poteri. I principali sono: la nomina del Presidente Federale; l’approvazione del bilancio del partito; le deliberazioni in relazione alla decadenza dei suoi membri; l’approvazione e la modifica dei        

5 Sono coloro che “[…] il 15 settembre 1996 dal palco di Venezia anno proclamato l’indipendenza della

Padania dando lettura della dichiarazione di indipendenza e sovranità, della Costituzione transitoria e della Carta dei diritti dei cittadini padani, nonché i Soci fondatori della Lega Nord intesi come le persone fisiche che hanno sottoscritto l’Atto costitutivo del Movimento del 4 dicembre 1989” [art. 6, Statuto LN, 2002: 2].

regolamenti della federazione e dei congressi; la regolazione delle quote associative, il controllo del rispetto dello Statuto da parte delle sezioni nazionali. In occasione delle consultazioni elettorali, infine, sentito il parere dei segretari nazionali, il Consiglio Federale delibera in merito alla composizione delle liste.

Il Presidente Federale è eletto dal Consiglio Federale, di cui fa parte. La sua funzione principale è quella di mediare tra i vari organi del movimento nei casi di necessità. Come è evidente, la funzione del Presidente Federale è ancora oggi poco chiara. Le ragioni di ciò devono essere rintracciate negli equilibri di potere esistenti tra le leghe autonomiste al momento della formazione della Lega Nord. Come si è già accennato nei paragrafi precedenti, la Lega Lombarda, alla fine degli anni Ottanta, aveva acquisito una posizione egemone all’interno del movimento autonomista. Tuttavia, in principio, il tentativo, più apparente che reale e dovuto soprattutto alla volontà della Liga Veneta, era quello di organizzare il nuovo partito secondo dei criteri che rispettassero la sua natura originaria come associazione di più movimenti. La figura del Presidente Federale era stata creata appositamente per riconoscere al leader della Liga Veneta, Franco Rocchetta, un ruolo formale all’interno degli organi federali [Tambini, 2001: 94], al fine di evitare contrasti interni.

Il Comitato Amministrativo Federale, nominato dal Consiglio Federale, si occupa della gestione amministrativa e contabile del Movimento.

Il Collegio Federale dei Revisori dei Conti, invece, svolge una funzione di controllo amministrativo generale.

Infine, il Collegio Federale dei Probiviri valuta la legittimità di eventuali provvedimenti sanzionatori verso membri dei Consigli Nazionali.

Come evidenziato da Cedroni, sin dai primi anni Novanta, esiste un’ampia sovrapposizione tra i parlamentari e gli organi di segreteria di partito [Cedroni, 2007: 258].

A livello nazionale, ovvero regionale, la struttura organizzativa, sebbene più semplice, rispecchia il modello federale. Quest’ultimo è riproposto, inoltre, anche nei livelli territoriali inferiori, ovvero provinciale e comunale.

Il numero delle sezioni nazionali e provinciali, nel corso degli anni, è progressivamente cresciuto proprio per l’espansione territoriale della Lega. Nell’attuale Statuto [Lega Nord, 2002b] sono indicate 13 sezioni nazionali presenti nelle regioni del centro-Nord6.

       

6 Le sezioni nazionali, previste dallo statuto della LN del 2002, sono presenti nelle seguenti regioni: Alto

Tuttavia, non esistono dati storici ufficiali relativi alla progressiva affermazione territoriale delle unità di base del partito [Cedroni, 2007].

È interessante notare che, sin dal principio, la struttura formale del partito è stata definita in modo da rispecchiare gli equilibri esistenti tra le diverse Leghe, che originariamente costituivano l’organizzazione. Infatti, è necessario sottolineare che il Consiglio Federale, oltre che dai segretari nazionali, è costituito anche da delegati nazionali, eletti attraverso un criterio di ponderazione, volto a favorire la “nazione” più grande, ovvero la Lombardia7 [Lega Nord, 2002b].

Figura 3.1 - Struttura Organizzativa della Lega Nord Congresso Federale Segretario Federale Segretaria Politica Enti Locali Gruppi di Studio Segreteria Organizzativa Organizzazione Tesseramento Amministrazione Consiglio  Federale Revisori  dei Conti Probiviri Presidente  Federale Comitato   Amministrativo  Federale  Sezioni Nazionali

Fonte: schema organizzativo Patelli [1994], cit. in Tambini [2001] *Rielaborazione dell’autore

        Toscana, Trentino, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto. Ad esse si sono aggiunte quelle dell’Abruzzo e della Sardegna e altre ne stanno nascendo in alcune regioni del Sud Italia [www.leganord.org].

7 In particolare, nel primo statuto, il Consiglio Federale includeva 14 membri eletti attraverso il sistema

ponderato, di cui 3 erano rappresentanti della Lombardia, mentre gli altri rappresentavano ciascuno una singola sezione nazionale. Attualmente, invece, quattro membri provengono dalla Lombardia, 2 dal Veneto e dal Piemonte. Hanno diritto ad un rappresentante: quelle sezioni nazionali appartenenti a territori con più di un milione di abitanti e che abbiano conseguito una percentuale almeno del 2,5% alle ultime consultazioni politiche, europee, o regionali; quelle sezioni nazionali, i cui territori non raggiungono un milione di abitanti, ma che hanno conseguito il 10% nelle ultime consultazioni; l’insieme delle sezioni nazionali della Romagna, della Toscana, dell’Umbria e delle Marche, che costituiscono un unico collegio [art. 12 dello Statuto della Lega Nord, 2002b: 4].

Tabella 3.2 – Sezioni Nazionali e Provinciali della Lega Nord nelle regioni del centro- Nord Regioni Sezioni Lombardia 310 Piemonte 78 Emilia-Romagna 35 Liguria 17 Toscana 16 Veneto 73 Friuli Venezia-Giulia 30

Trentino- Alto Adige 6

Marche 4 Umbria 3

Valle d’Aosta 2

Fonte: sito ufficiale Lega [2006] in Cedroni, [2007: 254]

La membership del partito è sempre stata organizzata secondo un principio gerarchico. Nei primi Statuti gli iscritti erano distinti in tre gruppi: soci fondatori, soci ordinari e soci sostenitori [Tambini, 2001: 89-93]. I primi erano coloro che avevano contribuito alla formazione della Lega Nord e che provenivano in maggioranza dalle file della Lega Lombarda. I secondi, invece, godevano di tale posizione soltanto in virtù di un prolungato servizio all’interno del movimento leghista. Questo gli garantiva la possibilità di partecipare attivamente all’interno della vita dell’organizzazione e di godere del diritto di pronunciare discorsi, nonché di partecipare alle votazioni interne ed essere nominati come candidati. Infine, i soci sostenitori erano coloro che avevano aderito al partito più di recente e che di conseguenza non godevano né di diritti, né tantomeno avevano specifici obblighi all’interno dell’organizzazione partitica [Gomez Reino, 2002: 145]. Attualmente gli iscritti al partito sono distinti in due categorie: soci ordinari-militanti e soci sostenitori. I primi “[…] hanno il dovere di partecipare attivamente alla vita associativa del Movimento e di rispettare il codice comportamentale approvato dal Consiglio Federale. Essi godono del diritto di parola, di voto e di elettorato attivo e passivo […]; devono essere iscritti alle Sezioni Comunali dove svolgono la militanza attiva e volontaria” [art. 30a Statuto LN, 2002b: 10]. I secondi, invece, “[…] non vantano alcun diritto di voto, né diritto elettorale interno al

movimento, né il dovere di partecipare alla sua vita attiva” [art 30b, Statuto LN, 2002b: 11].

Infine, sin dal principio, la LN aveva tentato di creare delle organizzazioni collaterali, rappresentative dei lavoratori e degli imprenditori. La prima organizzazione, già esistente ai tempi della Lega Lombarda, era il Sindacato Autonomista Lombardo, che raccoglieva i lavoratori non iscritti ai sindacati italiani tradizionali. La seconda era rappresentata dall’Associazione di Liberi Imprenditori Autonomisti che tentava di coinvolgere gli imprenditori locali e regionali nel progetto autonomista. Infine, era presente la Consulta Cattolica, un organismo che raccoglieva i leghisti cattolici, contrari però alla gerarchia della Chiesa. Durante tutti gli anni Novanta, ci sarebbero stati almeno tre tentativi di avviare una scuola di quadri, al fine di formare una nuova classe politica e dei tecnici specializzati [Gomez Reino, 2002: 145]. Tale configurazione organizzativa sarebbe rimasta piuttosto simile in tutti gli anni Novanta.

A partire dalla fine degli anni Novanta sarebbero sorte nuove associazioni ancillari, volte a rappresentare un numero sempre maggiore di settori della realtà sociale. In particolare, attualmente esistono associazioni rivolte ai lavoratori dipendenti come il Sindacato autonomista padano (Sin.pa), e agli imprenditori come l’associazione Professionisti Imprenditori Uniti (PIU). A queste si affiancano l’Associazione federale donne padane e la Federazione dei Giovani Padani. Soltanto alcune associazioni hanno il diritto di partecipare tramite rappresentanza, ma senza alcun diritto di voto sulle decisioni, all’interno degli organi del partito. Soltanto il rappresentante dell’organizzazione giovanile è membro anche del Consiglio Federale.

Infine, anche se non esistono dati ufficiali in merito al livello d’integrazione delle varie associazioni collaterali con il partito, è possibile riconoscere un elevato livello di sovrapposizione tra gli iscritti al partito e i soci delle diverse organizzazioni esterne [Cedroni, 2007: 255].

Proprio in ragione della sua complessa configurazione organizzativa, che, sin dall’inizio, si è estesa su diversi livelli territoriali e ha stabilito sezioni territoriali, sindacati e diverse associazioni, si è più volte sostenuto che la LN corrisponde al partito burocratico di massa [Iacopini e Bianchi, 1994; Cedroni, 2007; Gentile, 2009; et al.]. Alcuni studiosi, però, sottolineano come, sebbene siano sempre stati presenti all’interno della LN alcuni elementi propri del partito di massa, come per esempio, la centralità della dimensione ideologica, il ruolo fondamentale degli appartenenti al partito per credenza e i solidi legami verticali, allo stesso tempo, siano sempre esistiti alcune

caratteristiche peculiari del partito che lo hanno allontanato da tale modello [Tarchi, 1998; Gomez Reino, 2002]. In particolare, le ragioni della divergenza con il partito di massa risiedono in alcune caratteristiche del partito, visibili sin dalla sua formazione, riguardanti il ruolo degli iscritti, le relazioni interne e soprattutto la leadership.

In primo luogo, Gomez Reino sottolinea come le stime riguardanti le dimensioni organizzative del partito siano sempre state incerte, a causa della mancanza di dati reali8.

Tabella 3.3 - Numero di iscritti alla Lega Nord 1989-2008

Anno Numero di Iscritti

1989 18.000 1993 147.297 1994 167.650 1996 112.970 1997 136.503 2000 120.897 2002 119.753 2004 122.576 2005 148.321 2008 155.478 Fonte: Albertazzi e McDonnell, 2009

Inoltre, soprattutto negli anni Novanta, la maggioranza dei membri era concentrata in Lombardia [Gomez Reino, 2002: 148] e ancora oggi, in diverse regioni, prevalentemente quelle del centro Italia, la presenza della LN è limitata. Ciò è dovuto prevalentemente alle procedure di adesione al partito, che, come accennato in precedenza, rimangono ispirate a criteri gerarchici e basate sulla piena dimostrazione della lealtà all’organizzazione. Esse, se da una parte hanno storicamente limitato l’ulteriore estensione della membership, dall’altro sono state e sono la garanzia dell’impossibilità di accesso da parte di infiltrati e della formazione di gruppi interni, dissenzienti rispetto alla linea politica dettata dai vertici [Tarchi, 1998: 151].

Una seconda differenza rispetto ai partiti di massa dipende dal tipo di impegno che, con l’esclusione del periodo secessionista compreso tra il 1996 e il 1998, è solitamente        

8 Gomez Reino, per esempio, utilizzando documenti della LN, riporta dati relativi agli iscritti del tutto

differenti rispetto a quelli di Albertazzi e McDonnel (cui si fa riferimento nella tab n. 3.3), anch’essi derivanti da documenti forniti dal partito. Secondo i dati forniti da Gomez Reino, gli iscritti nel 1991 corrispondono a 16912; nel 1992 salgono a 19951; nel 1993 raggiungono 43308; nel 1994 si mantengono su 44186; nel 1995 scendono a 19501 [Gomez Reino, 2002: 147].  

richiesto ai seguaci del leghismo. Il partito, infatti, anziché richiedere un tipo di militanza costante ai sui membri, soprattutto nella fase iniziale, “ […] preferiva stimolare un’identificazione psicologica attraverso diverse parole chiave, e provocare un senso di affiliazione senza partecipazione” [Biorcio, 1991 cit. in Tarchi, 1998: 151- 152]. “Il richiamo ad uno stile argomentativo diretto e informale, intrecciato con esagerazioni e paradossi, è stato adottato come una forma di rifiuto delle convenzioni della politica professionale” [Tarchi, 1998: 152]. Sebbene questi aspetti si siano attenuati, soprattutto negli ultimi periodi, in particolare da quando la LN è diventata una forza politica che agisce prevalentemente nelle istituzioni, essi non sono del tutto scomparsi. Da questo punto di vista, quindi, più che un partito di massa la Lega Nord sembra riflettere alcune caratteristiche proprie dei movimenti sociali, in quanto si connota particolarmente per essere un agente di “produzione simbolica” [Gomez Reino, 2002: 145].

Infine, un’altra differenza con i partiti di massa è inerente alla natura delle relazioni interne e quelle con le organizzazioni esterne. Nell’ambito interno è assente una reale divisione funzionale e gerarchica del lavoro e le relazioni tra il segretario federale e quelli nazionali, soprattutto in passato, sono state spesso conflittuali. I tentativi di stabilire legami con i rappresentanti degli interessi organizzati si sono dimostrate fallimentari e la presenza di organizzazioni collaterali, almeno inizialmente, appariva decisamente residuale [Gomez Reino, 2002: 145].

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