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2.2 Il Bloque Nacionalista Galego (BNG): tra radicalismo e nazionalismo

2.2.1 Il processo di formazione e il modello originario del BNG

Uno dei fattori fondamentali che contribuisce a definire il modello originario dei partiti consiste nel modo in cui inizia il processo di formazione delle organizzazioni stesse [Panebianco, 1982: 106]. Le modalità principali secondo cui può avvenire questo processo sono quella della penetrazione territoriale e quella opposta della diffusione territoriale. Naturalmente il processo può essere anche il risultato della combinazione delle due modalità appena menzionate.

Il processo di costruzione di un’organizzazione partitica per penetrazione territoriale si ha quando esiste un “centro” di potere, che si occupa dello sviluppo della “periferia”, ovvero dirige ed orienta l’articolazione delle associazioni minori e periferiche del partito. Al contrario, la costruzione di un partito per diffusione implica un processo inverso, che si origina dalla pluralità delle organizzazioni fino ad arrivare alla loro aggregazione. In altre parole, in quest’ultimo caso, il partito è il risultato di quello che viene definito “germinazione spontanea” [Panebianco, 1982: 106], perché esistono diverse associazioni locali, che, gradualmente, convergono, integrandosi in un’associazione unica e più estesa. Un ulteriore caso è rappresentato dalla modalità mista, che prevede l’alternarsi della diffusione e della penetrazione. Può avvenire, infatti, che un’organizzazione cominci a costituirsi per diffusione e cioè dall’unione di più associazioni, e che successivamente si formi all’interno di essa un centro capace di completare il processo di creazione delle organizzazioni intermedie e periferiche [Eliassen e Svaasen, 1975].

Le implicazioni principali discendenti dal modello originario concernono la struttura organizzativa interna e il processo di formazione della leadership. Mentre nel caso della

formazione per penetrazione territoriale la coalizione dominante dell’organizzazione corrisponderà alla leadership che ha iniziato il processo di formazione del partito, nel caso della formazione per diffusione territoriale l’individuazione della leadership sarà un processo molto più complesso, perché implicherà la competizione tra diversi gruppi già esistenti. Inoltre, in quest’ultimo caso, l’organizzazione tenderà ad assumere una struttura federale e decentrata [Eliassen e Svaasen, 1975].

In realtà, il modello proposto da Eliassen e Svaasen [1975], si riferisce principalmente a quelle organizzazioni partitiche di massa, che hanno un’ampia estensione, e un radicamento territoriali che include sia il livello locale, che quello regionale e statale. Nel caso del Bloque Nacionalista Galego, bisogna ricordare che esso ha una presenza circoscritta al livello sub-statale e che pertanto non contiene al suo interno una serie di organizzazioni intermedie e di raccordo tra il livello centrale e quello periferico. Tuttavia, il modello appena esposto è molto utile per analizzare la fase iniziale di creazione del partito e per capire il successivo sviluppo, nonché l’equilibrio di potere esistente al suo interno.

Il modello originario del BNG, per molti aspetti, può essere definito come il risultato della modalità di formazione per diffusione territoriale. L’Assemblea di Riazor del settembre 1982, conduceva, infatti, all’associazione di partiti nazionalisti, organizzazioni, gruppi e comitati preesistenti. I partiti che entravano a farne parte erano l’UPG, settori della AN-PG e il PSG. Quest’ultimo, poco dopo, avrebbe abbandonato il nuovo fronte, perdendo però la fazione del Colectivo Socialista. Infine, molti erano gli indipendenti che aderivano al nuovo progetto politico. Tra questi, bisogna ricordare Xosé Manuel Beiras, che, dalla fine degli anni Ottanta e fino al 2001, avrebbe ricoperto il ruolo di portavoce del partito.

Il risultato organizzativo corrisponde per molti aspetti a quello dei partiti con una struttura ad ombrello. Le “organizzazioni ombrello” si distinguono sulla base di alcune caratteristiche essenziali: sono un “prodotto esclusivo delle transizioni democratiche”; presentano una “scarsa organizzazione interna” e una “marcata eterogeneità ideologica- programmatica” [Pisciotta, 2004: 448-455]. Il BNG, almeno teoricamente, sin dall’inizio, presentava tutte e tre le caratteristiche appena elencate. L’Assemblea di Riazor, infatti, consentiva l’adesione al nuovo partito di attori politici collettivi con orientamenti ideologici e programmatici differenti, disposti ad accettare dei punti programmatici minimi, al fine di unificare il nazionalismo galiziano e di favorirne una diffusione nei diversi settori della società.

Al fine di garantire la partecipazione dei gruppi, dei partiti e dei singoli in condizioni di uguaglianza, come sarà analizzato meglio successivamente, l’Assemblea di Riazor approvava un tipo di organizzazione articolata secondo un modello assembleare, con una struttura semplice, ma, allo stesso tempo, territorialmente decentrata.

Infine, l’ultima caratteristica delle organizzazioni ombrello è quella di essere il risultato delle transizioni democratiche. Quest’ultimo fattore richiama l’importanza dell’influenza esercitata dall’ambiente esterno sulle modalità organizzative dei partiti. Secondo Panebianco, ciascun ambiente in cui i partiti si trovano ad operare è caratterizzato da un variabile livello di incertezza che è costituito da tre dimensioni: complessità/semplicità; stabilità/instabilità; liberalità/illiberalità (ostilità). In genere, un ambiente eterogeneo favorisce l’affermazione di organizzazioni complesse, in quanto l’imprevedibilità ambientale conduce il partito ad accrescere la specializzazione e la diversificazione dei ruoli interni al fine di stabilire molteplici relazioni con i diversi settori esterni. Inoltre, un ambiente instabile accresce il grado di incertezza, riflettendosi sulla coesione e la conflittualità all’interno dell’organizzazione. Infine, condizioni di ostilità ambientale, che minacciano la stessa sopravvivenza dell’organizzazione, conducono ad una maggiore coesione interna [Panebianco, 1982: 380-385].

La scelta iniziale di configurare il BNG come un fronte eterogeneo appare essere dovuta alla necessità di confrontarsi con un contesto politico altamente complesso. Infatti, la presenza di molteplici forze, con differenze ideologiche e programmatiche, avrebbe permesso di rispondere ad un elettorato altamente variegato e non ancora abituato ai meccanismi democratici e di rispondere a domande provenienti da settori sociali differenti. In secondo luogo, la flessibilità dell’organizzazione e la sua struttura multipolare ne avrebbero garantito un adattamento al mutevole ambiente esterno. Infatti, sebbene il passaggio alla democrazia fosse avvenuto attraverso una “ruptura pactada” [Magone, 2009: 15], la stabilizzazione e il consolidamento dei nuovi regimi democratici generalmente non sono immediati, ma richiedono un periodo di esercizio delle pratiche e delle procedure democratiche. Non a caso i primi governi che si instaurano all’interno del nuovo contesto di autonomia galiziana (1981-5) (1985-9) sono spesso governi di minoranza, instabili e internamente frammentati, che sperimentano periodi di crisi [Losada, 1999: 143-144]. Di conseguenza è possibile affermare che l’ambiente politico non era immune da cambiamenti e quindi presentava un relativo livello di instabilità, cui si poteva far fronte soltanto con un’organizzazione flessibile.

Infine, quando il BNG si affermava, il contesto politico aveva subito una trasformazione notevole rispetto agli anni precedenti. Sicuramente il passaggio dalla dittatura alla democrazia aveva ridotto il livello di ostilità ambientale e aperto nuove opportunità politiche. L’introduzione dello Statuto di Autonomia e la nascita del Parlamento Galiziano favorivano la partecipazione di tutte le forze politiche democratiche, conducendo al superamento dell’idea del raggiungimento della democrazia attraverso metodi alternativi alla competizione elettorale. Tuttavia, allo stesso tempo, le possibilità per l’affermazione di un nazionalismo unitario e radicato non sembravano essere molte. Infatti, sin dalle prime competizioni elettorali della giovanissima democrazia, le forze politiche che avevano ricevuto il maggior sostegno elettorale erano quelle di ambito statale, mentre i partiti nazionalisti, presentatisi autonomamente, avevano ottenuto scarsissimi risultati. Infine, il nuovo regime di autonomia era considerato dal BNG come espressione del potere centrale e di conseguenza ritenuto illegittimo. Pertanto, nonostante il BNG non si configurasse come un partito unitario e coeso, bensì come organizzazione internamente fazionalizzata e poliarchica, il mantenimento di più forze con un’identità politica, ideologica e programmatica distinta sarebbe stato garantito dall’obiettivo di unificare il nazionalismo e radicarlo nei diversi strati della società, rispondendo ad un ambiente parzialmente ostile.

Effettivamente, il BNG mostrava diversi aspetti di un’organizzazione ombrello. Esso aveva una struttura semplice e assembleare, nasceva nella prima fase di affermazione di un regime democratico con il principale intento di unificare il nazionalismo ed era costituito da partiti, gruppi e associazioni preesistenti, dotati di una propria identità. Tuttavia, nei primi anni di vita, pur essendo un’organizzazione frontista e plurale, il BNG comprendeva soprattutto, se non esclusivamente, organizzazioni e partiti di sinistra. Infatti, nonostante esso teoricamente si aprisse anche a forze conservatrici e di destra, già sulla base dei punti minimi espressi nell’Assemblea di Riazor, si connotava per esprimere una radicale ideologia di sinistra. Come verrà analizzato meglio successivamente, soltanto durante i primi anni Novanta, esso sarebbe riuscito ad inglobare al suo interno la quasi totalità di organizzazioni nazionaliste, comprese quelle appartenenti al polo di destra. Le ragioni di questa divergenza tra i presupposti teorici espressi durante l’Assemblea di Riazor e la realtà organizzativa concreta devono essere ricondotte al ruolo di forza dominante ricoperto dall’UPG nel processo di formazione del nuovo fronte. Lo stesso Xosé Manuel Beiras, infatti, riconoscendo la prevalenza del peso esercitato dall’UPG, rispetto agli altri membri fondatori, in riferimento alla natura

del BNG al momento della formazione, affermava che: “il disegno è corretto, ma la realtà fattuale ancora dista molto da quella corrispondente al disegno di un fronte plurale” [Beiras in Fernán Vello e Pillado Mayor, 1996 :10].

Allo stesso modo, la posizione dell’UPG ci consente di spiegare un’altra apparente anomalia del BNG, riguardante il processo di formazione della coalizione dominante. Come anticipato precedentemente, il modello di formazione per diffusione territoriale implica solitamente un processo poco lineare per quanto riguarda l’affermazione della leadership. Questo è dovuto essenzialmente alla presenza di leader precedenti che tendono a voler mantenere il loro potere e ad entrare in competizione tra loro per la direzione della nuova organizzazione. Il BNG, nonostante venisse creato con l’intento di garantire una rappresentanza collettiva di tutte le forze partecipanti, sin dal principio presentava una coalizione dominante, il cui nucleo avrebbe mantenuto nel tempo una duratura stabilità. Anche in questo caso, le ragioni di tale caratteristica devono essere attribuite al ruolo svolto dall’UPG. Questo partito si era affermato durante la dittatura e, operando in un ambiente altamente ostile, aveva assunto caratteri di radicalità ideologica e si era strutturato secondo i principi del centralismo politico. Tale tipo di struttura e tale radicalismo ideologico, però, non erano più funzionali una volta che il processo di transizione alla democrazia aveva cominciato a svolgersi in maniera pacifica e concordata, delineando un contesto politico con caratteristiche del tutto differenti. Pertanto la stessa UPG era convenuta con le altre forze politiche sulla necessità di creare un’organizzazione flessibile ed eterogenea.

Il ruolo fondamentale svolto dall’UPG nella formazione del nuovo fronte è dimostrato dal fatto che non soltanto gli attori che avevano preso parte alla formazione del BNG, ma anche coloro che erano semplici osservatori esterni definivano l’Assemblea di Riazor come “rifondazione dell’UPG” [Barreiro Rivas, 2003: 107]. Infine, la stessa UPG, anni dopo, avrebbe rivendicato la paternità del progetto frontista. Per esempio in “Terra e Tempo”, rivista espressione del pensiero di questo partito, si affermava che: “la concezione del BNG come fronte patriottico risiede nella stessa formulazione degli obiettivi politici dell’UPG che attua vari tentativi di costruire un fronte patriottico” [Garcia Negro, 1999: 40]. Effettivamente, durante gli anni della transizione (1972- 1982), il partito si era impegnato nella creazione di un “campo multiorganizzativo” costituito da una serie di organizzazioni sociali, appartenenti a settori differenti e portando avanti un processo di penetrazione sociale [Barreiro Rivas, 2003: 107-108, 121]. L’espressione principale di questa attività era stata la creazione della AN-PG, che

era stata strutturata su un modello assembleare e frontista, attiva nel periodo della transizione (1975-1982) e che di fatto sarebbe diventata il precedente del BNG. Essa si era sciolta prevalentemente per la decisione del partito dell’UPG, che sosteneva la necessità di adattare la forza nazionalista alle nuove condizioni politiche e di “[…] aprire un processo costituente affinché partecipassero tutte le organizzazioni, partiti e persone, coscienti della gravità della situazione, disposti ad erigere una nuova piattaforma unitaria del nazionalismo” [Rodriguez Sánchez, 1999: 43]. Secondo l’UPG, infatti, “per agire e incidere nella nuova situazione a favore degli interessi della Galizia e non relegare il nazionalismo galiziano alla marginalità, non si poteva far altro che reagire. Era questione di rettificare le tattiche, i modi, i metodi, le questioni di didattica sociale, senza alterare i principi basici di un nazionalismo degno di tal nome” [Rodriguez Sánchez, 1999: 43].

L’attività svolta negli anni precedenti gli avrebbe garantito un duraturo ruolo egemone all’interno del fronte.

L’influenza esercitata sul nuovo fronte dall’UPG, insieme all’ostilità ambientale, per molti aspetti reale e per molti altri volutamente percepita, non soltanto favoriva il mantenimento di una certa stabilità della coalizione dominante, ma contribuiva a spiegare la tendenza ideologica e l’organizzazione territoriale del nuovo fronte politico. Se la formazione della coalizione dominante era avvenuta in maniera piuttosto spontanea, maggiori difficoltà si sarebbero incontrate, però, nell’individuazione di un leader. Infatti, i problemi che rallentavano questo processo non erano legati soltanto alla necessità di individuare un leader in grado di rappresentare tutte le forze politiche facenti parte del BNG, ma anche di attirare il sostegno di un elettorato eterogeneo. Inoltre, per mantenere l’immagine di un partito-movimento aperto e democratico è interessante notare che non si parlerà mai di leader, quanto piuttosto di portavoce del BNG. Come si vedrà meglio successivamente, colui che avrebbe ricoperto tale ruolo dal 1989 fino al 2001, riuscendo a dare un’immagine personalizzata della rappresentanza pubblica del partito, sarà Xosé Manuel Beiras, proveniente dal PSG, poi aderente al nuovo fronte politico come indipendente e infine leader del partito Esquerda Nacionalista, formatosi all’interno del BNG.

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