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2.1 Il deficit politico del nazionalismo galiziano

2.1.2 Il Partido Galeguista negli anni della Seconda Repubblica

È con l’inizio della Seconda Repubblica nel 1931 che si assiste ad una rivitalizzazione della politica e del nazionalismo galiziano. Anche in questo periodo, però, il nazionalismo rimaneva caratterizzato dalle ormai radicate divisioni tra una destra tradizionalista ed una sinistra progressista. Quest’ultima era influenzata e guidata dal pensiero di Villar Ponte, portavoce di un nazionalismo progressista, basato sulle libertà individuali, e da quello dell’intellettuale e politico Castelao. Quest’ultimo sarebbe

diventato, in seguito, il riferimento intellettuale principale per l’articolazione del pensiero politico nazionalista contemporaneo.

In particolare, Castelao riproponeva la concezione dell’oggettività dell’esistenza della nazione galiziana, eliminando, però, i caratteri razzisti ed etnocentrici. I tre elementi fondamentali, in base ai quali poteva essere riconosciuta l’esistenza della nazione erano, secondo Castelao, la lingua, la cultura e la terra. Ne conseguiva che la Spagna, non avendo un’omogeneità linguistica e culturale, non potesse essere definita come nazione, ma soltanto come uno stato artificiale, che, attuando una politica centralista, aveva imposto la supremazia di una etnia sulle altre. Pertanto, il nazionalismo galiziano non doveva opporsi alla Spagna, quanto piuttosto al dominio della Castiglia. Il separatismo dalla Spagna veniva ritenuto come anacronistico e si proponeva piuttosto la ristrutturazione dello stato in base al principio delle nationalidades e a quello dell’autodeterminazione. Castelao affermava: “Noi concepiamo la Spagna come un solo Stato, costituito dal libero cosenso di quattro popoli: Castiglia, Catalogna, Euskadi e Galizia” [Castelao, 1961 cit. in Maíz, 2000: 191]. Questo implicava non soltanto l’accettazione dei principi democratici, quanto anche l’attuazione del federalismo su basi nazionali [Maíz, 2000: 188-192].

Nelle elezioni del 1931, la sinistra progressista riusciva ad eleggere Villar Ponte e Suárez Picallo, appartenenti alla Organización Republicana Gallega Autonoma (ORGA) e Castelao, appartenente al Grupo Autonomista de Vigo, mentre la destra, una volta abbandonato l’astensionismo politico, attraverso la rappresentazione del Partido Nacionalista Republicano, otteneva un seggio. I buoni risultati registrati nella prima competizione elettorale avrebbero favorito l’unificazione di tutte le forze nazionaliste nel Partido Galeguista [Maíz, 2001: 292].

Questo avvenimento rappresentava realmente un salto di qualità nell’evoluzione del nazionalismo galiziano. Era la prima volta, infatti, che il movimento disponeva di un’organizzazione stabile e ramificata, attraverso la quale il nazionalismo perdeva il carattere esclusivamente elitista ed intellettuale, cominciando a porre le basi all’interno della società e trovando il sostegno da parte di soggetti appartenenti a classi e settori differenti.

Il Partido Galeguista si formava in un periodo di trasformazione e di effervescenza politica per tutta la Spagna. Infatti, la Seconda Repubblica nasceva in clima di entusiasmo e di ottimismo, tanto da essere definita la niňa bonita [Magone, 2009: 10]. I primi due anni della Seconda Repubblica sono ricordati come il bienio de reformas, in

quanto la sinistra Repubblicana al governo, stava tentando di introdurre una serie di riforme in molteplici settori, che andavano dall’agricoltura, al sociale e all’educazione [Magone, 2009: 10].

La questione regionale era stata affrontata come uno dei problemi principali già dal testo Costituzionale, introdotto nel 1931. In primo luogo, la Costituzione proponeva la creazione di uno ‘stato integrale’, alternativo sia alla versione centralista che a quella federalista. Essa riconosceva l’esistenza di diverse culture ed etnie all’interno del territorio statale, proponendo un loro formale riconoscimento attraverso l’applicazione di Statuti regionali per quei territori che, dotati di un forte senso di identità territoriale, ne avessero manifestato un’aperta volontà [Balfour e Quiroga, 2007: 35]. Tuttavia, come sottolineano Balfour e Quiroga, il primo governo Repubblicano-Socialista rispondeva prevalentemente alle richieste di autonomia della Catalogna, che avrebbe ottenuto l’approvazione dello Statuto di Autonomia già nel 1932 [Balfour e Quiroga, 2007: 35]. L’approvazione degli Statuti della Galizia e del Paese Basco sarebbe avvenuta, invece, soltanto nel 1936.

In relazione al movimento nazionalista galiziano, è necessario sottolineare che il Partido Galeguista era riuscito ad ampliare il consenso popolare per l’autonomia. Tuttavia, due fattori avrebbero rallentato il processo di approvazione dello Statuto. In primo luogo, come sottolinea Maíz [2001, 293], il Partido Galeguista, sebbene fosse riuscito a costruire un consenso interno su alcuni principi di base, come il federalismo, il diritto di autodeterminazione, la modernizzazione, rimaneva scisso nelle due tradizionali correnti: quella tradizionalista di destra e quella progressista di sinistra. Questa divisione interna si sarebbe radicalizzata sempre di più proprio in virtù dell’influenza del contesto esterno, estremamente polarizzato e in cui la competizione e la lotta tra la destra e la sinistra sarebbe diventata sempre più aspra. Il rallentamento nella convocazione del referendum in Galizia, dovuto anche alle scelte del governo repubblicano, favorivano all’interno del Partido Galeguista la prevalenza dell’ala tradizionalista, che riusciva ad imporre una strategia di isolamento e a rompere i legami con i repubblicani. Questa scelta segnava la sconfitta del partito nelle elezioni del 1933, in cui non sarebbe riuscito ad eleggere nemmeno un rappresentante.

A partire dal 1934, però, in Spagna iniziava il cosiddetto bienio negro (1934-1936), in cui il nuovo governo, guidato dalle forze politiche di destra, modificava o annullava tutte le riforme avviate precedentemente [Magone 2009, 10]. Il clima politico autoritario e il governo di destra avrebbero condotto alla riaffermazione, all’interno del partito, del

settore progressista. Quest’ultimo, modificando la strategia di isolamento attuata dalla destra, si alleava con la Izquierda Republicana, e successivamente sarebbe entrato a far parte del Frente Popular.

L’integrazione del partito nel Frente Popular, risolveva la questione ideologica interna, proprio perché il minoritario settore conservatore abbandonava il partito, creando la Dereita Galeguista, mentre il settore progressista riusciva a conciliare in un più ampio discorso ideali nazionalisti e di sinistra. Attraverso questo processo di chiarificazione interna, il partito otteneva rappresentanza alle elezioni del 1936 e soprattutto riceveva il sostegno di socialisti e repubblicani, necessario per la convocazione del referendum sullo Statuto di Autonomia, tenutosi nel giugno del 1936.

Tuttavia, la diffusione del nazionalismo su tutto il territorio Galiziano e il sostegno per l’autonomia, si raggiungevano troppo tardi. Pochissimo tempo dopo, infatti, sarebbe scoppiata la guerra civile del 1936, che avrebbe portato all’instaurazione della lunga dittatura del generale Franco. Questi avvenimenti avrebbero totalmente bloccato lo sviluppo politico del nazionalismo galiziano, che avrebbe dovuto ricostruirsi completamente con l’avvento della democrazia [Maíz, 2001: 293-294]. Tuttavia, il fatto che la Galizia, come la Catalogna e il Paese Basco, durante la Seconda Repubblica, avesse votato a favore dell’autonomia, creava un precedente legale storico, che le avrebbe garantito nel momento di affermazione della democrazia il riconoscimento di “nacionalidad historica” [Balfour e Quiroga, 2007: 35].

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