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Organigramma del BNG

2.3.3 Crisi, contrasti interni e riequilibrio del potere

Al principio degli anni 2000, Xusto González Beramendi, uno dei principali studiosi del nazionalismo politico galiziano, definiva il BNG come “un fenomeno politico insolito”. Beramendi affermava che: “(il BNG) non è esattamente un partito però verso l’esterno funziona come tale; non è esattamente una coalizione di partito però molti aspetti del suo funzionamento interno sono quelli propri di una coalizione; non è esattamente un fronte di liberazione nazionale però i suoi mentori lo disegnarono come tale e a questo disegno corrispondono tanto la sua struttura formale come la naturalezza dei programmi che sono sempre il risultato di compromessi tra ideologie differenti che attorniano il campo di incontro degli obiettivi nazionalisti basici” [Beramendi, 2000: 64]. È evidente come ancora in questo periodo l’organizzazione del BNG presentasse dei caratteri di ambiguità, dovuti ad un processo di istituzionalizzazione che poteva definirsi ancora in transizione e che pertanto comportava la compresenza di caratteri propri di un partito e altri, al contrario, propri di una formazione ombrello. Beramendi prevedeva che se tale modello, insieme ad altri fattori ambientali, aveva consentito nel passato al BNG di affermarsi elettoralmente e all’interno della società galiziana, avrebbe, invece, potuto creare alcune difficoltà qualora si fosse verificato qualche insuccesso elettorale [Beramendi, 2000: 66]. Effettivamente, durante gli anni Novanta, il BNG aveva ampliato la membership e accresciuto notevolmente la sua rappresentanza elettorale. Tuttavia, la stabilità raggiunta durante gli anni Novanta sarebbe stata interrotta dall’arresto della crescita elettorale, avvenuto con le elezioni in Galizia del 2001. L’inaspettato risultato delle elezioni del 2001, che lo allontanava dalla partecipazione nel governo galiziano, agì quindi come stimolo esterno sulla trasformazione del partito [Janda 1990 cit. in Harmel, 2005: 126]. Infatti, “la percezione di aver raggiunto un tetto elettorale e politico si tradusse in una serie di conflitti politici interni nell’organizzazione e tra i dirigenti del partito, cosa che si manifestò pubblicamente nel 2002 e nel 2003, nelle X e XI assemblee nazionali” [Gomez Reino, 2009: 131]. Tali conflitti, generati dalla sconfitta elettorale, non avrebbero messo in discussione né l’ideologia, né tantomeno la strategia del partito, ma avrebbero determinato un cambiamento nella leadership e nella composizione e strutturazione dell’organizzazione [Elias, 2009: 545].

Già nella X Assemblea, secondo Beiras, erano percepibili pressioni interne tendenti a voler modificare il modello frontista dall’interno, senza mutare la sua morfologia esterna [Beiras, 2004: 34]. Coerentemente con queste pressioni, durante l’Assemblea

del 2002, sarebbe stata introdotta la figura del Coordinatore dell’Esecutivo, affiancandolo a quello di Portavoce Nazionale. Il primo ruolo sarebbe stato affidato ad Anxo Quintana, mentre il secondo sarebbe stato ricoperto, come di consueto, da Beiras. Il Coordinatore Esecutivo veniva configurato come “organo personale nel quale si riuniscono ampi poteri esecutivi e di organizzazione e al quale gli si affida inoltre un controllo della struttura burocratica dell’organizzazione” [Barreiro Rivas 2003, 223]. Lo sdoppiamento dei due ruoli costituiva un primo segnale dell’imminente sostituzione di Beiras dalla leadership del partito [Barreiro Rivas, 2003: 223] e dimostrava un rafforzamento del gruppo degli Indipendenti, cui Quintana apparteneva. Quest’ultimo presentava caratteristiche del tutto opposte a Beiras: era molto più giovane e aveva un atteggiamento molto più moderato. In passato aveva ricoperto la carica di sindaco e senatore. Il dibattito interno riguardo la sostituzione di Beiras non fu senza problemi e sarebbe durato per ben tre anni. Questo periodo è descritto da Quintana come “un processo caotico e autodistruttivo” che portò all’emergere di notevoli contrasti tra coloro che sostenevano Beiras e coloro che lo ostacolavano [Quintana in Barreiro Rivas, 2008: 121]. A distanza di tre anni dalla creazione della figura del coordinatore dell’esecutivo, Beiras, durante la XI Assemblea, avrebbe quindi rinunciato alla sua candidatura al Parlamento della Galizia e alla carica di portavoce nazionale.

La competizione, infine, si sarebbe svolta tra Quintana e Camilo Nogueira. Quest’ultimo era uno dei principali esponenti storici del nazionalismo galiziano, attivo politicamente già durante gli anni della dittatura e della transizione, intellettuale e leader della sinistra moderata, prima alla guida dell’EG e successivamente della UG, nonché primo e fino alle elezioni europee del 2009, unico eurodeputato nella storia del BNG. La vittoria di Quintana, che ricevette il 75% dei voti era dovuta al sostegno non soltanto degli Indipendenti, quanto anche dell’UPG [Gomez Reino 2009, 132].

Il sostegno dell’UPG per il nuovo leader potrebbe apparire del tutto irrazionale, visto che nel decennio precedente non aveva mai messo in discussione la leadership di Beiras. Tuttavia, come sottolinea Gomez Reino, l’arresto della crescita elettorale veniva attribuito dall’UPG alla necessità di cambiare immagine del partito [Gomez Reino, 2009: 132]. Questo fattore contribuisce a spiegare anche perché si appoggiasse un candidato pubblicamente nuovo e non appartenente alla vecchia generazione di nazionalisti storici. L’obiettivo di tale sostituzione era quello di un totale rinnovamento dell’immagine politica del BNG, cosa che richiedeva l’indebolimento della figura pubblicamente dominante di Beiras, al fine di garantire al partito la sopravvivenza in

concomitanza con le nuove circostanze politiche, determinate dall’inaspettato risultato elettorale del 2001. La nuova strategia politica implicava non soltanto un cambiamento nella leadership, ma anche un totale stravolgimento degli equilibri di potere tra le diverse anime del BNG e successivamente una trasformazione della struttura organizzativa.

Dai conflitti interni che caratterizzano il BNG in questo periodo è evidente come cominciasse ad emergere un’oligarchia molto più ristretta che in passato, tendente a voler modificare gli equilibri e la struttura di base del partito. E’ possibile sostenere che, all’inizio del XXI secolo, il ruolo e la forza politica dei diversi partiti e il loro reciproco equilibrio apparivano decisamente differenti rispetto al passato.

In primo luogo nell’Assemblea Nazionale del 2002 veniva decisa la riduzione del numero dei rappresentanti nel Consiglio Statale, che passavano da due ad uno per ciascun partito o collettivo [Gomez Reino, 2009: 133]. Pertanto i partiti perdevano parte del loro peso politico, ma, sebbene con notevoli differenze tra loro, continuavano ad essere visibilmente presenti. A tal riguardo Beramendi [2003:49] sostiene che l’unico partito capace di mantenere intatto il proprio potere era ancora una volta quello dell’UPG, mentre gli altri mostravano una debolezza sempre maggiore. Infatti, il partito della Esquerda Nacionalista, che era stato fondato da Beiras, una volta che quest’ultimo abbandonava volontariamente il ruolo di portavoce, perdeva la capacità di adottare qualunque tipo di iniziativa politica. Il partito di centro-destra PNG e il collettivo di estrema sinistra Inzar, erano sempre state formazioni piuttosto ristrette e pertanto contavano sempre meno. La UG, invece, sarebbe andata incontro alla propria auto- dissoluzione con lo scopo di porre fine al sistema della duplice lealtà e di dedicare le proprie risorse politiche al rafforzamento del BNG, costituendosi come un corrente interna d’opinione. Infine, la maggioranza dei membri del partito finiva per essere costituita dal gruppo degli Indipendenti. Questi ultimi rappresentavano un “universo eterogeneo”, all’interno del quale era possibile distinguere almeno tre gruppi: coloro che non facevano riferimento a nessun partito e mostravano prevalentemente una scarsa attività partecipativa; coloro che erano influenzati dall’UPG e infine i cosiddetti renovadores, ovvero coloro che, costituitisi nella X Assemblea, mostravano l’esigenza di un cambiamento della struttura organizzativa interna [Beramendi, 2003: 49]. Vicino a quest’ultima posizione era il nuovo portavoce, il quale, sebbene sostenesse che il modello assembleario fosse “molto meglio di un modello organizzativo di un partito politico classico”, sottolineava come tale modello dovesse essere completato da

“organismi di direzione agili ed efficaci per affrontare la politica quotidiana” [Quintana in Beramendi, Laurenço e Álvarez Pousa, 2004: 27]. In qualche modo, come spiegava Beiras, all’inizio della prima decade del XXI secolo “ […] nel BNG inizia a non esserci posto per tutti” [Beiras, 2004: 33].

Tali cambiamenti dimostravano come il BNG, ancora all’inizio del XXI secolo, fosse un’istituzione debole, che tentava di rafforzare ulteriormente il livello della sua istituzionalizzazione. Infatti Panebianco afferma che: “[U]n partito che ha sperimentato un forte processo di istituzionalizzazione è una organizzazione che limita drasticamente i margini di manovra degli attori interni. Un partito a forte istituzionalizzazione è un partito nel quale i mutamenti sono lenti, circoscritti, faticosi, è una organizzazione che può più facilmente spezzarsi per eccessiva rigidità […] che sperimentare mutamenti profondi e repentini. Invece, un partito a debole istituzionalizzazione è un partito entro il quale i margini di autonomia degli attori in competizione sono più ampi […]. Una organizzazione a debole istituzionalizzazione è una organizzazione che può sperimentare trasformazioni repentine, come quando a un’improvvisa ‘rigenerazione’ di leadership ideologica e organizzativa, segue un lungo periodo di progressiva sclerosi. Rigenerazioni di questo genere sono invece assai più rare nei partiti a forte istituzionalizzazione [Panebianco, 1982: 118]. Il BNG ebbe la capacità di sopravvivere ad una simile “rigenerazione” a livello di leadership e di equilibri interni soltanto grazie alla flessibilità che la caratterizzava in quanto istituzione debole, in cui erano presenti molteplici forze politiche interne, spesso in competizione tra loro. Si potrebbe sostenere che la sostituzione della leadership aveva fatto emergere una serie di conflitti interni ed era durata per ben tre anni. Tuttavia, se si considera che Beiras era stato il portavoce del BNG per oltre un decennio, tale processo era stato relativamente rapido. Inoltre, ciò che in qualche modo aveva dilungato i tempi era l’effetto provocato da un fattore esterno, quello che potrebbe essere definito, nei termini di Harmel e Janda [1994], come un “event” non previsto, che interrompeva il “trend” prevalente, ovvero la catastrofe ambientale del 2001, provocata dall’affondamento della petroliera Prestige lungo le coste della Galizia. Quest’avvenimento aveva favorito la formazione di un grande movimento sociale, denominato “Nunca Maís”, all’interno del quale il BNG aveva assunto una posizione visibile e propulsiva. Ciò aveva implicato dunque il superamento dei conflitti interni del partito, costringendolo ad un’apparente coesione interna. Tuttavia, le nuove tendenze, emerse in seguito allo “shock esterno” [Harmel e Janda,

1994] delle elezioni del 2001, lo avrebbero allontanato sempre di più dal modello della formazione ombrello, assimilandolo a quello di un partito in senso classico.

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