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2.2 Il Bloque Nacionalista Galego (BNG): tra radicalismo e nazionalismo

2.2.3 Il nazionalismo inclusivo del BNG

A partire dalla fine degli anni Ottanta e inizio degli anni Novanta del XX secolo, il BNG attuava un processo di moderazione ideologica, sia in relazione al cleavage centro-periferia che a quello destra-sinistra. La trasformazione è ricavabile soprattutto dal cambiamento che subivano i discorsi pubblici e dalla modificazione della terminologia utilizzata. Infatti, rimaneva la contrapposizione, ormai tradizionale, tra nacionalismo ed espaňolismo, però veniva attenuata la radicalità dei discorsi. In primo luogo, all’iniziale strategia anti-istituzionale, si sostituiva l’accettazione dello stato costituzionale democratico e dello Stato delle Autonomie, ritenuto come poco soddisfacente, ma comunque come presupposto e come contesto accettabile all’interno del quale agire e competere politicamente.

Già nella II Assemblea, celebrata il 15-12-1985, il BNG decideva di accettare, almeno formalmente, la Costituzione e lo Statuto di Autonomia, al fine di consentire a Xosé Manuel Beiras di ricoprire la carica di parlamentare. Questa scelta, sebbene di carattere strumentale, in quanto finalizzata ad evitare ciò che era accaduto nel 1982 e cioè l’espulsione dal Parlamento galiziano dei parlamentari eletti, sanciva l’inizio dell’abbandono della politica antisistemica. Un esplicito riconoscimento delle istituzioni di autonomia come espressioni del potere galiziano sarebbe avvenuto, però, soltanto in occasione della VII Assemblea (1995), in cui il BNG avrebbe affermato che: “un governo galiziano disposto ad utilizzare il quadro dell’autonomia al servizio del paese è, quindi, condizione necessaria affinché si difenda dall’interno il nostro tessuto produttivo, anche se non sia sufficiente per raggiungere i nostri obiettivi strategici” [Ponencia Politica cit. in Barreiro Rivas, 2003: 158].

In secondo luogo, come si è appena ricordato, il nazionalismo della prima fase era contornato da un linguaggio marxista-leninista e terzomondista. Prevalevano i concetti di colonia interna e di nazione intesa come unità sociopolitica, contrapposta alla sovrastruttura politico-giuridico dello stato spagnolo. Dalla fine degli anni Ottanta del

XX secolo, invece, il linguaggio politico era sempre ispirato da un’ideologia di sinistra, ma questa volta, meno radicale e più progressista. Quello che prevaleva, nella seconda fase, era un’analisi della condizione politica ed economica della Galizia e in particolare dei settori principali alla base dello sviluppo economico, come l’agricoltura e la pesca. Tale moderazione conduceva il partito ad articolare un nuovo nazionalismo più aperto ed “inclusivo”, finalizzato alla creazione di un “proyecto común”, valido inizialmente soltanto per i nazionalisti e successivamente diretto a tutti i galiziani [Ibarra e Maíz, 2009]. Non a caso, nel 1993, Beiras affermava: “nella forza plurale che è il BNG c’è posto per tutte le posizioni legittimamente nazionaliste, da quelle indipendentiste a quelle federaliste, in modo tale che tutte queste adottino il progetto comune in base al quale la Galizia ottenga istituzioni politiche sovrane proprie in un processo di autodeterminazione nazionale” [Beiras, 2001: 62]. Conseguentemente il regime delle autonomie cominciava ad essere considerato come “[…] elemento strategico, e non solo strumentale e tattico, positivo per la difesa degli interessi galiziani, come un avanzamento di valore e ragionevole in se stesso” [Maíz, 2000: 203]. Pertanto la soluzione costituzionale proposta per la questione nazionale continuava ad essere quella della confederazione, tuttavia ciò che prevaleva nei discorsi era la richiesta per l’acquisizione di maggiori competenze da parte delle Autonomie.

Il principale nemico continuava ad essere rappresentato dallo stato spagnolo, ma questa volta non tanto come sovrastruttura, ma piuttosto come espressione del potere delle forze centraliste, ovvero dei partiti di ambito statale e in particolare del Partido Popular (PP). Inoltre, scompariva la distinzione tra autentici nazionalisti e pseudo nazionalisti, che aveva condotto il partito a segmentare lo spazio interno del movimento. Questo era evidente, per esempio, nella precedente demistificazione del nazionalismo delle forze nazionaliste più moderate, come Esquerda Galega in Galizia, o come Covergencia i Uniò in Catalogna, e nel riconoscimento, senza riserve, di quello espresso dal Partido Nacionalista Vasco (PNV) nei Paesi Baschi. Tutto questo era sostituito da un più generale e ampio galleguismo, comprendente non soltanto coloro che avevano una coscienza nazionalista, ma addirittura coloro che non parlavano galiziano e che dovevano essere socializzati alle rivendicazioni nazionaliste. A tal proposito Beiras sosteneva che il valore dell’azione del BNG consisteva proprio nella capacità di ‘vertebrazione’ di un nazionalismo comprendente e radicato in tutta la società galiziana. Tale ruolo era svolto attraverso alcuni elementi: “ il disegno di un modello frontista adattato alla realtà genuina del paese, la sua idoneità in merito alla vertebrazione di una

maggioranza sociale in una matrice pluralista, i principi ideologico-politici che configurano un progetto comune inequivocabilmente nazionalista e progressista, la metodologia del lavoro tanto nel tessuto sociale quanto nelle istituzioni, e l’apertura integratrice ai diversi settori organizzati nei movimenti sociali e nei differenti segmenti dello spazio politico nazionalista a favore del medesimo progetto” [Beiras, 1998: 57]. L’apertura dell’ideologia nazionalista permetteva a Beiras di concludere che: “la storia dimostra che non siamo settari né dottrinari. Dimostra che siamo sensibili e recettivi alle condizioni di ogni congiuntura al momento di concretizzare formule viabili nelle circostanze politiche di ogni tempo” [Beiras 2001, 62].

È evidente, dunque, che il nazionalismo della seconda fase era decisamente più aperto e inclusivo. Tuttavia, è necessario sottolineare che, nonostante fosse esplicita una moderazione ideologica, rimaneva costante il mantenimento di “un paradigma di un nazionalismo di sinistra, di un nazionalismo progressista” [Beiras, 1998: 57-58]. Infatti, secondo Beiras, la formulazione del concetto di nazione, così come proposto dal partito, traeva origine dal pensiero di sinistra, che faceva sì che la questione nazionale emergesse sul piano ideologico, determinando l’azione politica. Inoltre, tale ispirazione ideologica implicava che il processo di autodeterminazione venisse inteso come “dinamica liberatrice di emancipazione” e non come “consolidamento politico- istituzionale del potere di una classe dominante nella struttura interna della propria nazione”. Infine, essa conduceva a perseguire e conciliare due obiettivi: l’emancipazione nazionale e quella sociale [Beiras, 1998: 57-58]. Effettivamente nella riformulazione della dottrina nazionalista del BNG Beiras ricopriva un ruolo molto importante. Egli “faceva un discorso formalmente di sinistra, attrattivo per un importante contingente sociale che fuggiva dal PSOE, ma che ebbe anche la virtù di centrare socialmente il progetto del BNG” [Quintana, 2008 cit. in Barreiro Rivas, 2008: 106].

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