Parte 1 MEMORIA, OBLIO E TRAUMA
1. Il funzionamento della memoria
1.2 Memoria collettiva e ricordo individuale
1.2.3 Critiche e riflessioni sulla sociologia della memoria di Maurice Halbwachs
Se si può comprendere l'originalità del pensiero di Halbwachs, la svolta che ha dato al tema della memoria portandolo dal piano puramente psicologico e letterario a quello sociologico, allo stesso modo emerge anche il rischio di un annullamento sistematico della dimensione individuale in quella collettiva. Se l'influenza delle convenzioni sociali è un elemento innegabile nella formazione dell'individuo, della sua personalità e del suo rapporto con il passato, le categorie sociali come unico criterio di definizione dell'attività memoriale rischiano di diventare un parametro troppo rigido, non esaustivo, e soprattutto riducono il singolo ad un semplice meccanismo indistinto della macchina sociale, senza lasciare spazio alla dimensione soggettiva e emotiva della memoria che, come abbiamo visto nel capitolo precedente, influisce invece sui processi di immagazzinamento e recupero dell'informazione (molte conoscenze sul funzionamento della memoria, di cui mi sono servita nel primo capitolo, non erano ancora state scoperte all'epoca di Halbwachs).
Fino in fondo alla sua opera Maurice Halbwachs sostiene che non ha senso la distinzione proposta dagli psicologi tra un'osservazione interiore e una esteriore della realtà, in quanto non possono esistere percezioni puramente esteriori per chi vive all'interno di una società: ogni membro percepisce un nuovo elemento, lo nomina e lo inserisce in una determinata categoria secondo le convenzioni dell'ambiente a cui appartiene. Guardare la realtà uscendo da noi stessi significa solo inquadrarla dal punto di vista degli altri, il che è possibile grazie ad una comunanza di ricordi dei rapporti condivisi tra i membri del gruppo. Ecco che ricordo e percezione non possono essere due elementi separati: non c'è percezione senza ricordo e non può esistere un ricordo totalmente interiore, esclusivo dell'individuo, staccato da un contorno di significati generali, idee e relazioni. Se la memoria individuale può poggiare solo su quadri collettivi, allora anche l'oblio può essere illustrato solo attraverso una spiegazione sociale: «non si può ricordare, se non a condizione di ritrovare, nei quadri della memoria collettiva, la collocazione degli avvenimenti passati che ci interessano. L'oblio si spiega attraverso la scomparsa di questi quadri, o di una parte di essi, dovuta ad una scarsa attenzione»55. La memoria individuale è concepita solo come attualizzazione della memoria dei diversi gruppi sociali e dalla loro combinazione nella vita dell'individuo, quindi il ricordo come l'oblio esistono solo in funzione della loro matrice sociale.
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Ivi, p. 110 55
Osserva Roberta Bartoletti56 come il sociologo francese trascuri completamente la dimensione inconscia della memoria e quindi i processi di rimozione o coazione a ripetere, non riconoscendo alcun ruolo alla complessità soggettiva della memoria.
Nelle ultime pagine della sua opera Halbwachs introduce il tema della memoria sociale, volendo guardare alla questione della memoria anche dal punto di vista della società. Sostiene che se l'uomo tende a vivere la propria vita sociale in gruppi limitati come la famiglia, la religione o la classe, dal canto suo però la società più in generale necessita di unità e continuità, per questo tende a eliminare dalla propria memoria tutto ciò che porterebbe a delle separazioni, sia tra gli individui sia tra i gruppi. I ricordi che si mantengono devono essere così in linea con tale equilibrio presente. Individua due tipi di attività nel pensiero sociale: la memoria come quadro di nozioni che siano dei punti di riferimento per il ritorno al passato; e una ragione che deriva dalla condizione della società nel presente. La memoria è recuperata sulla base di un'attività razionale del presente; le credenze di una società sono tanto più durature quanto più sono antiche e condivise da un gran numero di individui che le adottano come proprie. Il pensiero sociale quindi è una memoria condivisa composta da ricordi collettivi, dove le tradizioni più antiche e radicate devono adattarsi al sistema di convenzioni attuali.
Maurice Halbwachs torna sul tema del rapporto tra memoria individuale e collettiva anche nella sua ultima opera, La memoria collettiva, uscito postumo nel 1950. Già a conclusione de I quadri il sociologo francese aveva operato un cambiamento nella sua teoria, introducendo il concetto di memoria sociale. Teresa Grande57, nell'introduzione alla seconda edizione italiana, spiega come in
La memoria collettiva avvenga un vero e proprio spostamento teorico. La sua riflessione trae
spunto dalla postfazione all'edizione francese del 1997, a firma di Gérard Namer58. Il concetto di memoria sociale si affianca a quello di memoria collettiva, dove la prima riguarda più in generale un sistema di riferimento nella società, la seconda invece è riferita a un particolare gruppo. Mentre ne I quadri i termini di paragone erano l'individuale e il collettivo, ora si aggiunge un ulteriore livello gerarchico, per cui il sociale comprende e determina il collettivo, e a sua volta di conseguenza ha riflessi sul singolo.
Nel rapporto tra ambiente e individuo, Halbwachs introduce il concetto di intuizioni sensibili, in cui richiama il valore di una memoria sociale in stati d'animo che si formerebbero nell'individuo, quando più correnti si incontrano con la coscienza individuale. Le intuizioni sensibili si presentano come stati d'animo personali, non riconducibili in modo evidente a un determinato gruppo, attribuiti dal soggetto solo a se stesso, in realtà frutto dell'influenza docile della società sui singoli che in questo caso, attribuendo l'intuizione solo a se stessi, non si preoccupano di cercarne le cause. Tali intuizioni sono il risultato dell'incontro di correnti che hanno una realtà oggettiva al di fuori di noi. Il
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Roberta Bartoletti, op. cit. 57
Teresa Grande, Introduzione alla seconda edizione, in Maurice Halbwachs, La memoria collettiva, Milano, Edizioni Unicopli, 2001
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ricordo di tali stati seguirà sempre il criterio oggettivo della memoria delle percezioni, la cui coesione è assicurata dalla coerenza di tali rievocazioni, così come coerente è la spiegazione dei fenomeni al di fuori di noi. Se anche le leggi della natura non risiedono nel mondo che circonda l'individuo, ma nel pensiero collettivo cui appartiene, ecco che anche le intuizioni sensibili, che appaiono in maniera inspiegabile, rientrano in una logica della percezione e del suo ricordo. «Da allora in poi si capirà meglio che la rappresentazione delle cose evocate dalla memoria individuale non è che un modo per prendere coscienza della rappresentazione collettiva che si rapporta a queste stesse cose»59. Ogni stato sensibile e i ricordi a esso correlato s'inseriscono in una logica della percezione collettiva, proveniente dalla società, «che s'impone al gruppo e che lo aiuta a capire e ad accordare tutte le (impressioni) nozioni che provengono dal mondo esterno»60. Si tratta di un sistema di riferimento condiviso tra i membri del gruppo per una rappresentazione delle cose che lo circondano. Tale logica guida la nostra percezione e la nostra memoria, per cui individuiamo dei collegamenti tra gli oggetti secondo leggi che la società impone e insegna. I ricordi sono rievocati attraverso gli stessi collegamenti inseriti in un sistema di pensiero collettivo.
In Memorie d'Europa61, opera del 1993, Gérard Namer si interroga se sia possibile costruire politicamente l'Europa partendo dalla sua memoria collettiva e richiama all'opera di Halbwachs, ponendo la sociologia della memoria non solo come una questione teorica e accademica, ma soprattutto come una battaglia politica, in cui la memoria sia allo stesso tempo una forza di coesione e un valore morale individuale. Alla concezione di Bergson di una memoria puramente personale, secondo Namer, Halbwachs contrappone l'idea di una memoria basata sul concetto di
nozione, elemento che permette di unire il passato al presente e il vissuto individuale a quello
collettivo. In La memoria collettiva, analizza Namer, Halbwachs riprende le tesi che aveva presentato ne I quadri senza metterle in discussione, ma vi aggiunge anche elementi nuovi, tra cui l'idea che il passato di un gruppo sociale, pur scomparendo a causa del disuso, lasci sempre delle tracce attraverso cui è possibile operare una ricostruzione. «Ricostruire il passato significa partire da certe tracce, da certe virtualità, che un gruppo, un giorno, potrà far passare dal virtuale all'attuale, realizzando così la propria opera di libertà»62. In questo cambio di tono Namer vede un grande valore attribuito al passato nella definizione dell'identità, collettiva come del singolo, dal momento che il gruppo stesso può riattualizzarsi recuperando i valori legati a quel passato. Nella sua ultima opera Halbwachs attua un rovesciamento di termini rispetto a I quadri: prima era il gruppo impegnato nella ricostruzione del passato partendo dal proprio sistema di rappresentazioni, ora esiste una memoria collettiva sociale che lascia sempre alcune tracce attraverso cui riattualizzare il passato e il quadro a esso collegato. In questo cambiamento Namer vede una
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Maurice Halbwachs, La memoria collettiva, Milano, Edizioni Unicopli, 2001, p. 112 60
Ivi, p. 113 61
Gérard Namer, Memorie d'Europa. Identità europea e memoria collettiva, Messina, Rubbettino editore, 1993
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forma di nostalgia per un sistema di valori che stava scomparendo nell'epoca in cui Halbwachs scrive la sua ultima opera: l'affermazione del governo di Vichy in appoggio all'occupazione nazista, l'avvento di un regime totalitario e il conseguente sradicamento di una memoria collettiva della Repubblica. La rimozione della memoria precedente imponeva una politica di oblio che consisteva in una «propaganda per la memoria regionalista»63, basata su un particolarismo rurale precedente alla Repubblica. Gérard Namer fa notare il carattere politico dell'opera di Halbwachs, soprattutto dell'ultimo pensiero. In quest'ottica i ricordi si presentano come delle "lezioni", occasioni per ridestare il gruppo sociale portatore di tale memoria e la società legata a questi valori. Il passato diventa sempre recuperabile attraverso le sue tracce, le correnti di memoria sono così sempre disponibili agli individui che possono scegliere tra i diversi sistemi di valori. Nell'ottica di un'interpretazione politica del pensiero di Halbwachs, Namer si interroga se la definizione di memoria collettiva che il sociologo francese ha delineato per i diversi gruppi analizzati (famiglia, religione, classe sociale) possa essere applicata anche ad un gruppo politico e mette in evidenza la natura conflittuale delle singole memorie collettive da essi create. Il problema della conflittualità si pone anche nell'opera di Halbwachs, quando descrive i singoli gruppi, a cominciare dalla famiglia che è il primo nucleo sociale in cui l'individuo comincia a costruire la propria identità. Secondo Namer «Halbwachs non parla mai di un conflitto delle memorie familiari»64: il lotta e la rottura tra diversi sistemi, tra il passato e il presente, sono condizioni che non rientrano nella sua teoria del gruppo familiare. Le famiglie cercano di distinguersi le une dalle altre, ma sono solo elementi diversi di uno stesso genere; non possono esistere conflitti in quanto i matrimoni non creano gruppi famigliari nuovi, ma permettono soltanto «a famiglie antiche di crescere con nuovi elementi»65. La presenza delle famiglie di origine determina la persistenza di un sistema di ricordi che i coniugi ereditano e che non possono perdere completamente, per cui i nuovi ricordi del nucleo famigliare appena formato faranno posto ai vecchi. Grazie soprattutto alla presenza dei nonni, che rappresentano la memoria antica di provenienza, il patrimonio memoriale famigliare si trasmette e diventa tradizione. Namer66 rileva come nella famiglia Halbwachs cerchi la conferma del funzionamento della propria teoria: l'individuo passa in modo naturale, e connaturato nella sua realtà di essere sociale, da una memoria retrospettiva, il passato su cui si costruisce l'identità del gruppo, a una memoria prospettiva, in cui le radici familiari costituiscono un insegnamento da tramandare. Tutto questo però non può funzionare per gli altri gruppi sociali, che fanno del passato non solo uno strumento di affermazione e conservazione della propria identità interna, ma anche di supremazia sulle altre memorie presenti contemporaneamente nella vita dell'individuo. La religione si trova ad affrontare il conflitto tra la propria dimensione mistica soprannaturale e la realtà razionale che la circonda, inoltre dovrà confrontarsi con altre memorie sia delle religioni di
63 Ivi, p. 17 64 Ivi, p. 21 65
Maurice Halbwachs, Memorie di famiglia, Roma, Armando editore, 1996, p. 64 66
minoranza e sia di altri sistemi normativi. Anche la vita della classe sociale si caratterizza per la presenza di una memoria collettiva professionale che ne assicura la coesione interna e, spiega Namer, difficilmente una nazione può conciliare una pluralità di memorie collettive dal momento che proprio il sistema lavorativo era basato su una divisione in classi sociali. Se ne può concludere che ogni sistema memoriale fa riferimento a se stesso e che il rapporto conflittuale con gli altri sistemi di valori ne garantisce la sopravvivenza e la coesione interna. Gérard Namer definisce le soluzioni di Halbwachs problematiche proprio perché offrono l'immagine di un mondo generalizzato, in cui le spiegazioni ontologiche delle diverse correnti memoriali risultano eterne quanto incapaci di rendere la complessità della vita su larga scala nella realtà contemporanea, lasciando ai posteri il compito di trovare invece un modello in grado di riconoscere e conciliare le memorie contrastanti.
Anche Paul Connerton individua nel lavoro del sociologo francese due questioni rimaste insolute, come avvengano la conservazione e la riscoperta dei ricordi nei singoli individui e nelle diverse società. Connerton solleva un punto importante. Pur avendo illustrato che gruppi sociali diversi hanno memorie differenti, definite sulla base dei sistemi di riferimento propri interni, Halbwachs non concepisce nella sua teoria che la conoscenza legata al passato possa essere trasmessa e tenuta viva attraverso atti, eseguiti come rituali. «Dato che gruppi diversi hanno memorie diverse loro inerenti, come si trasmettono queste memorie collettive all'interno dello stesso gruppo sociale da una generazione all'altra?»67. Secondo Connerton per una cerchia che sopravvive alla durata dei suoi singoli membri, non è sufficiente che i componenti, individualmente, richiamino alla mente un passato condiviso e siano in grado di ricordare insieme; è necessario che ci sia una trasmissione della memoria del gruppo dai membri più anziani a quelli più giovani. Dalla teoria di Halbwachs è possibile trarre una trasmissione del patrimonio intellettuale caratterizzata da atti comunicativi tra i singoli membri, ma si tratta di una semplice induzione, argomenta Connerton, in quanto egli non esprime mai in maniera esplicita da quali sistemi comunicativi e simbolici siano caratterizzati i gruppi. Possiamo trovare un esempio di tale incompletezza nella trattazione del gruppo familiare in relazione al ruolo dei nonni: Halbwachs scrive che «è in modo frammentario e quasi attraverso gli intervalli della famiglia attuale che essi comunicano ai nipoti i loro ricordi, e che fanno giungere loro l'eco di tradizioni quasi scomparse»68. Connerton sostiene come non sia chiaro cosa indichino questi "intervalli", quindi il ruolo dei nonni e le modalità del transfer. Egli propone invece un'idea di ricordo collettivo in cui fondamentali sono gli atti di traslazione di quella stessa memoria, particolari tipi di attività ripetitive simboliche, come i riti commemorativi, che abbiano un ruolo sociale fondamentale, affiancate alla produzione di narrazioni condivise.
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Paul Connerton, Come le società ricordano, Roma, Armando editore, 1999, p. 45 68
Oltre alla questione del trasferimento generazionale, anche il ruolo della memoria individuale rimane un punto cruciale della critica al pensiero di Maurice Halbwachs, qui di seguito sviluppato da Barbara A. Misztal e Teresa Grande.
La sociologa dell'Università di Leicester coglie l'eredità di Durkheim nell'opera di Halbwachs, in particolare nell'idea che il legame con il passato abbia lo scopo di rinnovare un senso di appartenenza a un gruppo, attraverso una condivisione di valori e comportamenti che ne diventano i simboli. Mentre Durkheim parla di memoria solo in relazione alle società tradizionali, che aspirano così a mantenere un'immagine sacra delle proprie origini, Halbwachs invece espande la teoria del proprio maestro e la applica a tutti i tipi di società, sottolineando come proprio le comunità moderne possano impegnarsi in una ricostruzione del passato sulla base degli obiettivi (anche politici) del presente69. Anche se Halbwachs ha un atteggiamento più conciliante nei confronti della psicologia, tentando di portarla in un quadro interpretativo sociologico, egli scarta velocemente una possibile spiegazione psicologica della memoria individuale, sostenendo che gli individui possono ricordare/pensare solo in qualità di esseri sociali. Il ricordo è concepito nell'individuo, ma non individuale: al di fuori della struttura concettuale della comunità tende a scomparire e non è più recuperabile proprio perché non è parte di una memoria condivisa. Al contrario, scrive Misztal, «the collective memory lasts longer since it draws strength from its base in a coherent body of people»70. Barbara Misztal definisce l'eredità di Halbwachs poco chiara, senza un fondamento teorico della memoria collettiva che ne spieghi la formazione e l'evoluzione. Il tentativo di combinare immagini memoriali individuali e la capacità di espressione del gruppo non sfocia in una teoria del ricordo collettivo, ma in un'impostazione che rifiuta di riconoscere un rapporto dialettico tra la memoria personale e la ricostruzione sociale del passato. Misztal critica il fatto che Halbwachs è talmente concentrato nell'affermare la natura sociale della coscienza umana da non riuscire a collegarla al processo intellettuale individuale. Non porta a una spiegazione della conservazione sociale delle immagini passate e di quale posto occupi la memoria individuale nel sistema della memoria collettiva. Un altro punto rimasto insoluto riguarda l'idea di un'identità sociale stabile da cui emergerebbe la memoria del gruppo, teoria che non rende invece la realtà di memorie vive delle diverse comunità, dove esistono conflitti, dialogo e interdipendenza con le tradizioni imposte dal potere. Tale visione non solo impedisce di cogliere il cambiamento nelle relazioni tra sistemi collettivi differenti, che determina una diversa percezione del passato sulla base di nuove condizioni, ma anche restituisce un'immagine unidimensionale e semplicistica dell'identità sociale.
Teresa Grande71 nota come la questione della memoria diventi uno dei temi tipici dell'epoca moderna e soprattutto di come il suo passaggio dall'ambito della psicologia a quello della
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Barbara A. Misztal, Theories of social remembering, Maidenhead-Filadelfia, Open University Press, 2003 70
Ivi, p.54 71
Teresa Grande, Le origini sociali della memoria, in Anna Lisa Tota (a cura di), La memoria contesa. Studi
sociologia si collochi all'interno dei mutamenti dell'Europa tra la fine dell' '800 e gli inizi del '900. La questione della memoria s'inserisce nell'ambito di un dibattito che ha il suo centro nel rapport o tra la dimensione soggettiva delle vite individuali e l'oggettività dei cambiamenti tecnici e materiali di inizio secolo. Pur vivendo nel pieno di questa epoca, le teorie di Halbwachs tengono poco in considerazione tale conflitto, considerando la memoria unicamente dal punto di vista delle sue funzioni istituzionali e come elemento di coesione sociale. Citando le parole di Jedlowski nell'introduzione all'edizione italiana di La memoria collettiva72, Teresa Grande spiega come il paradosso della posizione di Halbwachs stia proprio nel fatto di voler presentare una "soluzione" al dibattito scientifico sulla memoria tra spiritualismo e materialismo, proponendo una terza posizione, una memoria concepibile solo all'interno della società, in questo modo però si perde la radice stessa della questione, cioè il riconoscimento di un'autonomia interiore dell'individuo.
Infine Alessandro Cavalli offre una visione d'insieme delle diverse posizioni degli studiosi riguardo alle teorie di Halbwachs. Anche Cavalli riconosce il forte cambiamento avvenuto tra le prime opere e l'ultima, dove predominano i concetti di correnti di pensiero sociali come «forme oggettivate della memoria, che si esprimono di volta in volta nella memoria collettiva di un gruppo, ma possono perdurare anche indipendentemente da essa»73; e ricapitola alcuni problemi rimasti insoluti. Primo, pur riconoscendo che nella memoria individuale si manifesti un'impostazione sociale del singolo, Cavalli concorda con altri critici sul fatto che Halbwachs non chiarisca come