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Parte 1 MEMORIA, OBLIO E TRAUMA

1. Il funzionamento della memoria

1.2 Memoria collettiva e ricordo individuale

1.2.2 La dimensione collettiva nel ricordo individuale: Maurice Halbwachs

Per chi si occupa di memoria l'opera di Maurice Halbwachs sembra un punto di riferimento ineludibile, forse un punto di partenza nella comprensione del funzionamento della memoria quale processo che unisce la dimensione sociale dell'individuo e l'esperienza personale.

Come scrive Paolo Jedlowski nell'introduzione alla prima edizione italiana (fine anni '80) di La

memoria collettiva, Maurice Halbwachs è considerato un classico della sociologia in Francia, ma in

Italia è rimasto un autore poco conosciuto, quasi solo a coloro che si occupano dei temi di sociologia della memoria, anche se la sua opera è molto vasta e spazia dalla statistica alla psicologa sociale. Dagli anni '20 il suo pensiero e i suoi scritti sono stati tra i continuatori dell'opera di Emile Durkheim.

Nato nel 1877 a Parigi, una delle figure chiave della sua formazione è stato Henri Bergson, suo insegnante al liceo, che avrà una forte influenza soprattutto sulle opere riguardanti il tema della memoria. Dopo un primo approccio alla filosofia, Halbwachs comincia a dedicarsi alla sociologia all'inizio del '900, diventando uno dei collaboratori più importanti della rivista di Durkheim Année

sociologique. Alla fine della prima guerra mondiale è nominato professore all'Università di

Strasburgo, dove vi rimane fino al 1935 quando riceve la proposta di insegnare a Parigi, alla Sorbona, per la cattedra di sociologia. Dagli anni '30 ricopre incarichi di rilievo nazionale, tra cui nel '38 quello di presidente dell'Institut Franҫais de Sociologie, ma con lo scoppio della guerra e l'occupazione nazista la sua famiglia è colpita dalle persecuzioni razziali fino all'arresto di Maurice da parte della Gestapo. Sarà condotto al campo di concentramento di Buchenwald, dove morirà nel 194541. La prima opera di Halbwachs dedicata ai temi della memoria appare nel 1925, Les

cadres sociaux de la mémoire (I quadri sociali della memoria), cui seguono La Topographie légendaire des Évangiles en Terre sainte. Étude de mémoire collective (La topografia leggendaria dei Vangeli in Terrasanta. Studio di memoria collettiva) del 1941 e La mémoire collective (La memoria collettiva) uscito postumo nel 1950.

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Paolo Jedlowski, Introduzione alla prima edizione, in Maurice Halbwachs, La memoria collettiva, Milano, Edizioni Unicopli, 2001, pp. 7-34

Rispetto a Bergson, che basava la distinzione tra memoria-immagine e memoria-abitudine sul soggetto che ricorda come singolo individuo, Halbwachs porta il tema della memoria nel campo della sociologia: è inconcepibile analizzare il meccanismo del ricordo come azione fine a se stessa del singolo, ma si tratta di un'operazione che avviene sempre all'interno della dimensione sociale cui appartiene l'individuo. La società moderna si caratterizza per la sua composizione complessa articolata in diversi gruppi sociali. Il soggetto, nel corso della vita, sperimenta diversi gruppi in maniera più o meno duratura (ad esempio la famiglia, i colleghi di lavoro, i compagni di scuola ecc.); alcuni rappresentano una cerchia sociale legata a un determinato momento dell'esistenza, altri restano presenti per tutta la vita (come la famiglia, dove scompaiono i singoli membri, ma le strutture del ricordo e dell'identità sopravvivono e sono tramandate). Nella sua vita quotidiana il soggetto adulto moderno può passare da un gruppo a un altro e partecipa anche a più gruppi contemporaneamente, a seconda della composizione della sua rete sociale.

La memoria non esiste come proprietà del singolo intelletto, ma solo come azione sorretta e determinata dai rapporti che l'individuo instaura nei diversi ambienti sociali che attraversa. Halbwachs ritiene che, scrive Jedlowski, «il problema della memoria degli individui non sia affrontabile che intendendo la memoria individuale come punto di intersezione di più flussi collettivi»42; così in tale prospettiva l'oblio diventa il risultato dell'interruzione dei rapporti, anche immaginari, con un determinato ambiente sociale e con la memoria collettiva di quell'insieme. Se Bergson teorizza, per la memoria-immagine, un ricordo puro che vive in uno stato inconscio e che, una volta attualizzato, diventa immagine, Halbwachs invece propone una «memoria della contingenza»43, legata al gruppo presente che identifica. Come spiega Roberta Bartoletti la definizione di Halbwachs trova la sua ragion d'essere nella società moderna che si compone di diversi gruppi sociali e perciò da una molteplicità di memorie collettive da cui gli individui costruiscono la propria identità. La memoria collettiva quindi è legata alla contingenza dei suoi membri, è molteplice in relazione ai differenti gruppi cui appartiene, e soprattutto è concreta (a differenza della storia, come vedremo nei prossimi capitoli): definisce uno spazio e un tempo concreti in cui un determinato gruppo sociale si riconosce, un passato fondante a cui ancorare il ricordo condiviso. Per il sociologo francese la memoria collettiva esiste solo in quanto supporto di un concreto gruppo sociale, limitato nello spazio e nel tempo, funzionale alle memorie individuali che la alimentano.

I quadri sociali della memoria - come scrive Antonio Cavicchia Scalamonti nell'introduzione

italiana al volume44 - è pubblicato in un momento di grande cambiamento della società europea e francese. La guerra mondiale appena trascorsa aveva lasciato una terra bruciata anche

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Ivi, p. 22 43

Roberta Bartoletti, Memoria e comunicazione. Una teoria comunicativa complessa per le cose del

moderno, Milano, FrancoAngeli, 2007, p. 41

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Antonio Cavicchia Scalamonti, Maurice Halbwachs e la sociologia della memoria, in Maurice Halbwachs, I

intellettuale, le mentalità stavano mutando al passo delle novità tecnologiche, e così si impose alle coscienze artistiche e letterarie la necessità di un confronto con il passato. Intorno alla data del 1925, anno di uscita de I quadri, ruotano le opere di Kafka, Proust, Mann e Joyce; movimenti culturali di nuovi giovani, come il surrealismo, facevano sentire una certa insofferenza verso vecchi modelli e convenzioni a favore di una morale più aperta. Accanto ad un passato collettivo storico si sviluppò l'interesse per una narrazione del privato, dove l'Io narrante diviene il centro, il filtro attraverso cui sviluppare il racconto di un'epoca e del tempo che passa, come nella Recherche. In tale clima di nuove spinte culturali Maurice Halbwachs si pone completamente controcorrente, basando la propria visione del tema della memoria su una generalità a scapito della particolarità dell'individuo. Il libro è articolato in sette capitoli. Nel primo affronta il tema del sogno, criticando apertamente Henri Bergson e sostenendo un'incompatibilità tra ricordo e sogno, poiché concepisce l'attività della memoria come azione razionale e costruttiva della mente, che mette in relazione le nostre conoscenze con quello che ci circonda. Se nel primo capitolo aveva solo accennato alla nozione di quadro, nel secondo invece introduce il termine in maniera più specifica, per spiegare come nel sogni possiamo ritrovare soltanto frammenti di ricordi, che spesso si perdono al risveglio, ma che sono riconoscibili perché seguono le stesse norme della vita sociale: «Tutte le distinzioni logiche che introduciamo nella memoria, tutti i significati sociali che vi attribuiamo, tutti i nomi intellegibili che noi diamo loro, sono propri del pensiero della veglia e risultano dai suoi quadri. Se nulla di questi quadri sussiste nell'uomo che dorme, non si comprende affatto perché le visioni del sogno ci rinviano alle immagini di almeno alcuni tra loro»45. Anche nello spazio del sogno i riferimenti principali rimangono i quadri che caratterizzano la vita nella veglia. Le immagini che si creano durante il sonno possono essere frammentarie confuse, ma sono riconducibili ai quadri di spazio e tempo in cui si collocano i ricordi coscienti, in quanto, sostiene Halbwachs, il pensiero durante il sogno non è in grado di ricordare né di percepire; i quadri quindi permettono di ordinare le visioni deformate e a tratti inspiegabili della notte. È possibile domandarsi per quale motivo il sociologo francese insista tanto sul funzionamento della memoria nella dimensione onirica, dal momento che non le riconosce l'autonomia e il valore dello stato di veglia. La sua concezione dell'uomo è quella di un individuo che, solo grazie alle norme sociali, riesce a comprendere ciò vede intorno a sé e ciò che sente interiormente, la cui intelligenza è fatta di idee che vengono dagli ambienti che frequenta. Nel sogno l'individuo sfugge al controllo delle norme sociali, ma esse permangono come riferimenti. «L'azione della società si fa sentire, ma sotto altre forme»46, la memoria durante il sogno agisce sulla base di uno spazio e di un tempo che non sono accettabili nella vita diurna. Mancano coerenza e verosimiglianza con cui collochiamo e riconosciamo gli elementi della realtà. Il sogno certamente non può avere la stessa precisione

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Maurice Halbwachs, I quadri sociali della memoria, Napoli, Ipermedium, 1997, p. 43 46

della mente vigile, ma le abitudini sociali di pensiero permangono, soprattutto nello stimolo a cercare di comprendere e collocare ciò che vediamo.

Nella sua analisi sul funzionamento sociale delle mente nello stato di veglia e in quello di sonno, Halbwachs introduce l'elemento del linguaggio, quale strumento attraverso cui gli uomini pensano in comune. Le parole giocano un ruolo fondamentale nella scomposizione degli elementi nuovi al fine di comprenderli, tale scomposizione avviene secondo le linee schematiche proposte dalla società a cui l'individuo appartiene; così di fronte a qualunque realtà verbale, visiva o uditiva, la mente umana fa ricorso alla parole per comprendere e assimilare i nuovi elementi. A dimostrazione della sua tesi, che la memoria dipende dal linguaggio verbale, Halbwachs cerca conferma negli studi su persone affette da malattie afasiche che comportano l'abolizione dei ricordi verbali. «Se è vero che la perdita o l'alterazione del linguaggio rende loro più difficile evocare e riconoscere i ricordi, noi potremmo sostenere che la memoria dipende dalle parole», e poiché il linguaggio verbale è uno degli strumenti che permette l'assimilazione delle nuove informazioni attraverso gli schemi della società, «noi avremo così dimostrato, nello stesso tempo, che nella misura in cui cessa di essere in contatto o in comunicazione con gli altri, l'uomo diviene sempre meno capace di ricordare»47. Le patologie che provocano alterazioni al linguaggio producono danni profondi all'intelligenza, proprio perché il linguaggio non è una semplice funzione intellettuale, ma ne condiziona molte altre. Pur non sapendo descrivere il suo funzionamento ad un livello cerebrale, riconosciamo come le parole usate per designare le cose e i nostri stati interiori siano risultato della condivisione con gli altri individui e di una convenzione per la comprensione reciproca. Halbwachs definisce il linguaggio non solo un atteggiamento della mente, ma la funzione collettiva per eccellenza del pensiero, che realizza la sua alta convenzionalità proprio all'interno della società. Nei due capitoli centrali dell'opera Maurice Halbwachs entra nel vivo del funzionamento del processo mnestico, inserito all'interno di un sistema sociale che determina l'attività memoriale del singolo. I capitoli III e IV diventano delle guide per procedere all'osservazione del meccanismo della memoria collettiva all'interno di tre gruppi specifici, quelli principali attorno a cui comunemente ruota la vita dell'individuo: la famiglia, la comunità religiosa e la classe sociale.

Halbwachs fa notare come esista uno scarto tra il ricordo attuale di un evento passato, anche della propria infanzia, e l'idea che ci siamo creati di come dovremmo rivivere quel momento. Un effetto simile potrebbe procurarci il leggere il diario della nostra giovinezza molti anni dopo, avremo l'impressione di non riconoscere il soggetto parlante e tutti gli eventi, le sensazioni descritte in quelle pagine. Ogni epoca della nostra vita ha i suoi quadri di riferimento e nel presente può rimanerci solo un'idea confusa di quel passato; i ricordi che tratteniamo infatti sono sempre riprodotti per riconfermare l'idea che abbiamo della nostra identità. La distanza temporale e spaziale, come le testimonianze orali e scritte di quel periodo, sono elementi che possono impedire o contribuire a recuperare i quadri delle nostre epoche passate, e quindi i ricordi, ma l'immagine

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che riusciremo a ricreare sarà sempre una ricostruzione finalizzata al presente: «per rimetterci nello stato d'animo dovremmo evocare, nello stesso tempo e senza eccezioni, tutte le influenze che si esercitarono allora su di noi»48. Anche la vita di un bambino ha i propri quadri sociali, spaziali e temporali, composti essenzialmente dagli elementi che può ricavare dalla vita familiare e dai luoghi che frequenta. Questi quadri sono destinati a scomparire o a mutare nel tempo con i cambiamenti nella vita di ciascun individuo, perciò anche i ricordi legati a quei quadri e all'essere sociale di quell'epoca tenderanno a svanire. Halbwachs sostiene due ipotesi per spiegare come la scomparsa o la trasformazione dei nostri ricordi sia determinata dai cambiamenti dei quadri sociali in cui viviamo. La prima: il ricordo di un evento tende a scomparire nel caso in cui non ci sia alcun contatto con il quadro sociale in cui accade. La seconda sostiene invece che vi sia «un'identità di natura»49 tra gli eventi e i quadri, per cui gli eventi diventano ricordi che costituirebbero i quadri, e dipende così dai singoli membri percepire e servirsi dei ricordi condivisi per ritrovare e ricostruire il quadro di appartenenza. Queste due ipotesi, spiega Halbwachs, rappresenterebbero da una parte il punto di vista di Bergson (la prima) che concepisce due tipi di memoria, dove una conserva i fatti unici avvenuti una sola volta, mentre l'altra registra le azioni abituali; la seconda ipotesi spiegherebbe invece la sua visione sul funzionamento della memoria sotto l'influenza della società. Secondo la versione di Bergson quindi noi generiamo dei ricordi puri e unici, distinti da quelli abituali, che compongono la memoria-abitudine. Dove la distinzione di Bergson propone due forme di memoria estreme, Halbwachs sostiene invece che la realtà presenta solo forme intermedie: anche accostando un ricordo (pur unico) ad un altro, si creano così delle associazioni e un quadro di appartenenza dentro cui i fatti dei ricordi si sono svolti, e quindi riconosciuti e collocati. Ricordi puri e isolati sono paragonabili solo alle immagini oniriche: si presenterebbero come elementi sospesi nel tempo e nello spazio e sarebbero poi difficilmente recuperabili una volta usciti dallo stato di incoscienza del sonno. Anche solo riconoscendole una dopo l'altra, tali immagini possono rappresentare una continuità, riflesso della continuità del nostro tempo trascorso. Se nella rievocazione del passato, secondo Halbwachs, non è possibile concepire ricordi isolati, è utile però riconoscere che vi è anche una componente poco identificabile, l'impressione, che permette di associare quel fatto ad un determinato contesto ogni volta che viene richiamato alla mente. L'unicità che Halbwachs riconosce della teoria di Bergson non riguarda il ricordo in sé, ma l'impressione a esso associato: l'impressione di un ricordo contiene due elementi essenziali, una certa riconoscibilità che ci permette di collocarla nel tempo e di confrontarla con quelle degli altri, e una componente inesprimibile, una "sfumatura" unica, che difficilmente potrà essere recuperata, analoga al ricordo delle immagini oniriche. Di tutto il processo memoriale nella teoria di Halbwachs, questo elemento di bergsoniana eredità è probabilmente l'aspetto meno inquadrabile dai retaggi sociali, fuggevole, meno comprensibile razionalmente e meno condivisibile con altri membri dello

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Ivi, p. 73 49

stesso gruppo. L'impressione rappresenta forse l'aspetto meno afferrabile e più personale dei nostri ricordi.

Dopo aver accennato come, già riconoscendo ai ricordi una successione sia possibile individuare una continuità del proprio passato, Maurice Halbwachs dedica il quarto capitolo della sua opera a localizzazione e riconoscimento nel processo memoriale. Il riconoscimento avviene automaticamente, mentre la localizzazione non ne è conseguente e implica lo sforzo intellettuale della memoria per trovare il posto nel tempo di un ricordo. Se possono esservi dei ricordi riconosciuti ma non localizzati, è impossibile che vi siano dei ricordi localizzati non riconosciuti. Il riconoscimento nasce da un sentimento di familiarità suscitato da parole, un oggetto o un'immagine di un ricordo e non presuppone alcuna riflessione, la localizzazione invece necessita del ragionamento. Halbwachs critica agli psicologi del suo tempo il fatto di spiegare le attività della memoria come «operazioni psichiche e fisiologiche puramente individuali»50, senza alcun intervento della società; di fronte all'impossibilità di riconoscere l'esatta collocazione di un ricordo, è possibile almeno individuare a quali categorie di altri ricordi appartenga, in quale settore sociale si sia originato. Il caso del déjà vu mostra molto bene come la presenza di categorie sociali preesistenti sia necessaria per la localizzazione del ricordo, si tratta infatti di un incontro quasi simultaneo tra riconoscimento e localizzazione, in quanto al riconoscimento segue subito un tentativo di localizzazione in cui l'individuo cerca a quale gruppo sociale possa appartenere quella sensazione di ricordo così indefinito. Con il déjà vu viene a mancare lo schema classico del processo di recupero della memoria (richiamo-riconoscimento-localizzazione), avviene piuttosto un riconoscimento immediato, in quanto si ha la sensazione del "già visto", ma non definitivo. Questi casi di riconoscimento apparentemente immediato, pur rari, dimostrano come la localizzazione lo preceda e debba in alcune situazioni confermarlo. Halbwachs afferma che la localizzazione precederebbe addirittura la rievocazione dei ricordi e la determinerebbe: «il fatto è che la localizzazione da sola contiene già una parte di ciò che sarà la sostanza del ricordo riconosciuto. Essa è una riflessione che, sotto forma di idea, racchiude però già dei fatti concreti e sensibili. In questo senso, in molti casi, è la localizzazione che spiega il ricordo»51.

Halbwachs sostiene come certi eventi definiscano gli individui non solo per se stessi, ma anche in quanto membri di un gruppo sociale, insieme ad altri membri con cui si condivide lo stesso evento. Ecco che ci possono essere dei punti di riferimento nei ricordi che collegano la singola storia ad avvenimenti più grandi che hanno coinvolto anche altri individui e le loro storie. Tali associazioni sono possibili grazie ai quadri sociali della memoria che Halbwachs definisce come «non solo l'insieme delle nozioni che ad ogni istante possiamo percepire in quanto si trovano più o meno disponibili nel campo della nostra coscienza, ma tutte quelle nozioni alle quali si arriva partendo da queste, mediante un'operazione della mente analoga o grazie al semplice

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Ivi, p. 91 51

ragionamento»52. Le maglie di questi quadri possono essere più o meno fitte, sulla base del numero di fatti che li compongono e tale numero dipende dalla vicinanza o distanza temporale dell'evento dal presente di chi ricorda. Non è soltanto la distanza temporale a determinare l'efficacia del recupero dei ricordi, i quadri infatti non sono costruzioni individuali, ma comuni alle persone dello stesso gruppo. Il ricordo di determinati episodi è possibile per il singolo membro perché quegli eventi sono conservati dal gruppo stesso e sono mantenuti sulla base della loro pregnanza per la comunità, più che per l'individuo. Le cerchie sociali non possono presentare una stabilità spaziale, poiché i membri vi si allontanano continuamente, di conseguenza un accadimento può influenzare tutti fin tanto che gli individui rimangono prossimi. I cambiamenti all'interno di un gruppo, spiega Halbwachs, non sono determinati solo dall'allontanamento o dall'inserimento dei singoli membri, quanto piuttosto dai cambiamenti nel ruolo e nelle situazioni degli individui. Fintanto che un evento ha conseguenze su tutto il gruppo, anche il singolo ne rimarrà colpito, quando l'effetto sociale di un fatto si sarà esaurito e il gruppo se ne dimenticherà, allora anche il singolo smetterà di risentirne. Halbwachs fa l'esempio del lutto: nel caso di un lutto collettivo, questo sarà un fatto sociale fino al momento in cui subentreranno nuove questioni più importanti, il lutto come fatto datato conserva la sua importanza solo per la persona che ne è colpita intimamente. Nel momento in cui subentra un nuovo elemento, il riconoscimento passa attraverso un'operazione d'interpretazione in cui si stabiliscono dei legami logici con le conoscenze già acquisite dai componenti. E così anche per i ricordi: il recupero di fatti molto lontani nel tempo, cui non si è più tornati con il pensiero, è possibile grazie ai punti di riferimento ricavati da un quadro collettivo di cui l'individuo ha bisogno, perché, come sappiamo, i ricordi che non sono