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Parte 1 MEMORIA, OBLIO E TRAUMA

2. Forme della memoria

2.3 Memoria pubblica

Dopo aver cercato di definire la dimensione collettiva, sociale e culturale della memoria, non è facile trovare dei confini netti e distintivi tra questi concetti; la compenetrazione delle nozioni rende però la complessità della realtà moderna e contemporanea e la varietà dei contributi teorici che si sono alternati nella definizione. A completare il quadro delle forme del ricordo subentra la memoria pubblica, che si differenzia dalle precedenti per il superamento della dimensione di una singola collettività e per l'importanza attribuita all'ambiente pubblico nelle dinamiche di recupero del passato storico.

Paolo Jedlowski definisce la memoria pubblica «l'insieme dei discorsi riguardanti il passato che trovano spazio nella sfera pubblica, cioè in quello spazio che non coincide né con le istituzioni dello Stato, né con le cerchie dei cittadini privati, ma si configura come il luogo dell'incontro dei privati e della critica, o delle pressioni che questi esercitano nei confronti dello Stato. In altre parole, è l'immagine del passato pubblicamente discussa»118.

Si tratta di una memoria che trova il suo spazio nella dimensione pubblica, quella dello Stato, dei cittadini, che si pone in alternativa alla sfera puramente privata. Pubblico è quello spazio rappresentato principalmente, anche se non completamente, dalle istituzioni dello Stato definibile come "potere pubblico"119, incaricato di provvedere al bene comune di tutti coloro che condividono lo stesso sistema di diritto. Per rimanere nelle categorie di Habermas, chi abita tale sfera è «il pubblico quale depositario della pubblica opinione»120 che la esercita in forma critica sulla base della pubblicità dei contenuti delle istituzioni statali. Gli organi della sfera pubblica possono essere quelli dello Stato oppure i mass-media, entrambi impegnati in una comunicazione con il pubblico. Se la sfera pubblica è quello spazio occupato da soggetti che interagiscono continuamente con le forze politiche delegate della res publica, del bene comune, la memoria ad essa associata si presenta come un continuo processo di interazioni per la rappresentazione del passato comune in quello spazio condiviso.

L'aspetto interessante della memoria pubblica consiste nel fatto che non si concretizza solo nelle rappresentazioni concrete, come monumenti, cerimonie, pubblicazioni, film, ecc., ma anche nelle pratiche ad essi associate: i dibattiti intorno a tali artefatti, i modi di fruizione, i conflitti e le manifestazioni di potere che essi esprimono. Jedlowski121 individua due funzioni assolte dalla memoria pubblica: definisce i criteri di plausibilità e rilevanza di quel passato rielaborato e inserito

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Ivi, p. 31 118

Paolo Jedlowski, La memoria pubblica: cos'è?, in Marita Rampazi, Anna Lisa Tota (a cura di), La memoria

pubblica. Trauma culturale, nuovi confini e identità nazionali, Torino, Utet Università, 2007, p. XIV

119

Jürgen Habermas, Storia e critica dell'opinione pubblica, Roma-Bari, Editori Laterza, 1974, p. 12 120

Ibidem 121

nella dimensione collettiva; stabilisce lo spazio di confronto e scontro delle diverse memorie dei gruppi, costringendoli a uscire dal carattere autoreferenziale di una memoria interna e al confronto con le altre. L'incontro delle diverse memorie evidenzia come il passato possa essere sottoposto a interpretazioni concorrenti, per cui la sfera pubblica diventa luogo di predominanza dell'una sull'altra e di reciproco riconoscimento. Come per la memoria sociale anche in quella pubblica della società moderna, i media giocano un ruolo importante fino a determinare sempre più nel tempo una relazione mediata tra lo spazio pubblico e le persone che lo compongono. Il rapporto media e memoria nella sfera pubblica è caratterizzato da una reciproca influenza, dove l'agenda- setting determina e allo stesso tempo è determinata dalle interpretazioni pubbliche del passato. Per descrivere questa interazione Jedlowski usa il concetto di "spirale del silenzio"122 di Elisabeth von Noelle-Neumann, per cui se il sistema dei media omette un particolare evento o la sua interpretazione, gli stessi portatori della memoria di quell'evento sono spinti al silenzio, emarginati dalla versione predominante.

Edward S. Casey123 traccia il concetto di memoria pubblica in relazione all'importanza del luogo e ne mette in evidenza la duplicità intrinseca: legata al passato di cui seleziona alcuni eventi e, proprio attraverso luoghi e monumenti, impegnata in atti che possono assicurare un futuro riconoscimento a quegli stessi eventi. Rileva come il concetto di memoria pubblica non è mai un elemento fisso e stabile, anzi il fatto di essere parte della sfera pubblica implica una continua rivalutazione.

L'evento ricordato pubblicamente può essere sottoposto a due forme di revisione: la scoperta di un aspetto palesemente falso e ingannevole del suo contenuto, e un cambiamento del suo significato primario nel caso in cui emerga un contesto storico o etico diverso e più ampio. Casey porta l'esempio della guerra in Vietnam, di come sia cambiato il ruolo di quell'evento nella memoria pubblica americana, dalle campagne di propaganda militare e politica dell'epoca fino ad oggi, dopo la scoperta di tutte le dinamiche e gli interessi implicati in quel conflitto. Le riletture che lo stesso evento può subire nel tempo dimostrano il legame tra passato e futuro che questa memoria instaura. Di tutte quante probabilmente è quella soggetta ai cambiamenti più visibili, proprio perché avvengono nella sfera pubblica: in questa possibilità di reinterpretazione della storia il futuro mostra che i fatti della memoria pubblica possono sempre diventare altro da ciò che sono nel presente, allo stesso modo ciò che è accaduto nel passato rimane il punto di riferimento per la formazione di una memoria comune su cui nasce il dibattito pubblico, infine, nella triade temporale, il presente resta il momento in cui viene innescata e analizzata la messa in discussione del passato. In questo processo anche il presente, non appena diventa passato, entra nella storia di un'evoluzione della sfera pubblica la cui memoria è rivalutata.

122

Ivi, p. XV 123

Edward S. Casey, Public memory in place and time, in Kendall R. Phillips (a cura di), Framing public

Casey illustra cinque punti essenziali che compongono e definiscono la memoria pubblica. Primo, il ruolo dello spazio, non semplicemente un luogo dove le persone si ritrovano, ma in cui si mette in scena il dibattito sulla memoria pubblica, che presta se stesso al ricordo e in alcuni casi diventa esso stesso memoria.

Il secondo punto riguarda la presenza pubblica in funzione dell'importanza del luogo che offre la possibilità di congregazione. Il bisogno di radunarsi nello spazio pubblico, precisa Casey, non è una semplice ricerca di vicinanza e relazione come per la memoria sociale, ma il bisogno di riunirsi intorno a un obiettivo comune.

Una presenza comune in un luogo condiviso è la condizione per una discussione pubblica, terzo elemento. Il dibattito, secondo Casey, può assumere diverse forme, dal dialogo filosofico al ritrovo nostalgico, tutte modalità che hanno nel linguaggio verbale il principale strumento di comunicazione; se ne può dedurre che la pratica attraverso cui si manifesta la memoria pubblica è principalmente discorsiva.

Centrale nelle pratiche di raduno è la condivisione di un tema che determina il raggruppamento dei partecipanti. Il soggetto condiviso riunisce le persone, ma non necessariamente conduce a un accordo tra gli interessati, spesso è fonte invece di divisioni e conflitti di memorie o tra diverse interpretazioni dello stesso fatto.

Infine l'ultimo punto consiste nella commemorazione, che significa il ricordo di un evento traumatico suscitato dal luogo stesso. La commemorazione punta contemporaneamente al passato, riattualizzando l'evento o la persona scomparsa, e al futuro, con lo scopo, attraverso pratiche commemorative, di conservare una determinata memoria della persona o dell'evento. La situazione commemorativa si esplicita nell'adunanza di persone in un luogo che unisce esperienze diverse di fronte allo stesso evento, come nel caso di un fatto traumatico pubblico. La celebrazione del ricordo può riunire persone che hanno sperimentato su di sé il trauma, e coloro che vogliono esprimere solidarietà e prendere parte a un ricordo condiviso, tutto si svolge spesso senza la necessità di formule discorsive prescritte (come ad esempio nel rito della memoria culturale), ma in un silenzio nel quale tutti si possono ritrovare. Lo abbiamo visto recentemente nelle manifestazioni, spesso organizzate spontaneamente dai cittadini, successive agli attentati terroristici avvenuti a Parigi e in altre città europee.

A conclusione della propria trattazione Casey sostiene che, proprio in virtù del rapporto con il luogo, la memoria pubblica è una delle forze maggiormente impegnate nella formazione dell'identità, nazionale, regionale come sociale e personale, un orizzonte implicito che spesso rimane ai margini della vita quotidiana, e emerge in modo consapevole nel momento in cui l'individuo si confronta con la dimensione pubblica cui appartiene. Il luogo di raccolta e reciproco riconoscimento diventa perciò fondamentale per il concretizzarsi della memoria pubblica; di fronte alla mutabilità dovuta alle revisioni che tale memoria può subire nelle diverse epoche, la "stabilità

del luogo"124 rappresenta un ancoraggio per una riattualizzazione di antichi valori e un lascito materiale per il futuro ricordo. Il luogo inoltre è particolarmente importante nella commemorazione di un trauma pubblico: funge da santuario, a cui rifugiarsi o da cui fuggire rispetto alla scena del trauma, e da rappresentazione concreta del lascito dell'evento per tutta la collettività, in questo senso lo spazio colpito sta a indicare (e a ricordare) la ferita nel corpo della polis.

Queste considerazioni fanno emergere come lo spazio pubblico concreto non sia solo un reminder per le celebrazioni, ma parte stessa del processo di rielaborazione del passato, contenuto e contenitore delle pratiche del ricordo pubblico. Le osservazioni di Casey saranno molto utili a comprendere la definizione memoriale dello spazio pubblico a Vukovar, in Croazia, riguardo ai monumenti e alle pratiche commemorative dell'assedio del 1991.

Come Casey anche Patrizia Violi125 riconosce l'importanza dei luoghi nei processi che coinvolgono la memoria pubblica, ma in modo più puntuale precisa come, pur rappresentando la memoria "embodied" delle vittime e dei sopravvissuti, i siti non sempre sono costruiti e "consacrati" per chi è rimasto colpito dai fatti ricordati, anzi spesso anche contrariamente al loro consenso.

Violi porta l'esempio del museo del genocidio cambogiano, luogo di memoria da cui proprio i familiari delle vittime sono stati esclusi quali «gruppi portatori del significato di quel luogo»126. L'esempio riportato mostra come nella memoria pubblica spesso è lo Stato a definire modi e contenuti attraverso la programmazione di feste civili, rituali politici e commemorazioni, la definizione dei programmi scolastici, degli archivi e della toponomastica, fino alla promulgazione di leggi a contenuto memoriale, come quella sul negazionismo. Tutti questi elementi, spiega Violi, vanno a costituire la memoria che potremmo definire "accreditata", accettata e stabilita dall'autorità statale che la normalizza in una routine fatta di celebrazioni ufficiali nei luoghi deputati.

In queste pratiche memoriali sta l'immagine del passato, e quale memoria, quello Stato vuole trasmettere127. Nella dimensione di una memoria accreditata, la sfera pubblica può trasformarsi in un'arena di dibattito e conflitto tra memorie, basata sull'esclusione di alcuni gruppi sociali in nome di una tradizione ufficiale. La memoria pubblica quindi «è quella che riesce a imporsi sulle altre, escludendo memorie alternative o contrastanti, e costituendosi come dominante e egemonica. E tale carattere inevitabilmente parziale e conflittuale non cambia neanche se la si interpreta come risultante da un "patto" sancito dallo Stato»128.

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Ivi, p. 39 125

Patrizia Violi, Paesaggi della memoria. Il trauma, lo spazio, la storia, Milano, Bompiani, 2014, Kindle e- book

126

Patrizia Violi, op. cit., cap. 1 sottocap. 7 Le molte memorie del trauma 127

Ibidem 128