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Parte 1 MEMORIA, OBLIO E TRAUMA

4. Forme dell’oblio

4.1 Definizione e funzionamento dell'oblio

Considerandolo all'interno del funzionamento fisiologico della nostra mente, l'oblio è una parte essenziale e strutturale del meccanismo del ricordo. A differenza della memoria però, per l'oblio occorre fare una distinzione, considerando separatamente il suo ruolo nell'ingranaggio del ricordo dal rapporto tra oblio e memoria pubblica e culturale. A mio parere non si tratta di una radicale opposizione, sono solo due aspetti di un processo fisiologico nella mente umana e nel panorama collettivo, e del diverso valore attribuito alla dimenticanza soprattutto nella cultura occidentale.

Per definire l'oblio occorre tenere in considerazione che la dimenticanza presuppone la memoria, cioè presuppone che le informazioni siano state codificate, immagazzinate e poi, per diversi motivi, non siano più recuperabili. Il fatto che i dati non siano più ricordabili, non significa che non siano

stati registrati. All'interno della memoria possono avvenire dei processi di trasformazione e ricostruzione delle informazioni immagazzinate sulla base delle condizioni presenti del soggetto ricordante e delle condizioni in cui è avvenuta la registrazione del dato (ad esempio le conoscenze pregresse o lo stato emotivo), come ho descritto nel processo della testimonianza e dell'attendibilità dei testimoni (per i possibili fenomeni di distorsione o falsi ricordi). Le cause dell'oblio165 possono essere molteplici, ma tutte derivano dal concetto di traccia: ogni dato che entri in contatto con la memoria lascia un segno, l'oblio quindi deriva non dalla scomparsa e inesistenza delle informazioni, ma dall'incapacità di recuperarle. Una delle cause di oblio è per esempio il passaggio del tempo, il decadimento della traccia può avvenire per il passaggio del tempo intercorso dalla fase di apprendimento; per cui solo la ripetizione delle informazioni apprese può rinforzare l'intensità della traccia mnestica. È molto difficile che l'oblio sia causato solo dal passaggio del tempo e dal decadimento della traccia, vorrebbe dire che nessun altro processo cognitivo abbia interferito nella fase tra apprendimento e recupero. La relazione tra oblio e passaggio del tempo si presenta ancora più interessante quando si tratta di spiegare le azioni che costituiscono la memoria procedurale: andare in bicicletta, nuotare, pattinare sono azioni che, una volta imparate, sono ricordate senza alcuna difficoltà, anche se sono trascorsi molti anni dall’ultima volta in cui sono state eseguite. È presumibile che il decadimento delle tracce a causa della distanza temporale favorisca l'oblio, ma che la sua influenza sia occultata da altri fenomeni psichici più riconoscibili.

Un altro fenomeno che produce dimenticanza è l'interferenza, quando altri stimoli "disturbano" la fase di apprendimento delle informazioni. Le interferenze possono creare oblio intervenendo prima o dopo la fase di apprendimento: l'interferenza retroattiva avviene quando il nuovo dato immagazzinato disturba una traccia mnestica già esistente, quella proattiva invece impedisce la memorizzazione di una nuova informazione a causa di un precedente apprendimento, succede ad esempio quando si vorrebbe ricordare un nuovo dato che sostituisca il precedente e viene in mente solo quello vecchio. L'interferenza di solito avviene quando le nuove informazioni da apprendere e ricordare sono molto simili a quelle già acquisite, per esempio sono più frequenti i casi di interferenza tentando di ricordare le lettere con le lettere o i numeri con i numeri che non abbinando materiali di diversa natura.

Infine l'oblio può essere causato da problemi del ricordo nella fase di recupero, oltre che in quella di apprendimento. Nel recupero gioca un ruolo molto importante il contesto: le informazioni apprese in un determinato ambiente sono poi ricordate più facilmente nello stesso ambiente, questo avviene perché anche il contesto è codificato e può essere un aiuto per il ricordo.

L'oblio opera nel passato come nel futuro. L'oblio retrospettivo è il risultato della rimozione di esperienze negative nella vita di una persona, dagli insuccessi fino ai casi più gravi di trauma.

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Nicolas Pethes, Jens Ruchatz (a cura di), Dizionario della memoria e del ricordo, Milano, Bruno Mondadori, 2005

Come messo in evidenza dalla psicoanalisi classica, la dimenticanza può essere un meccanismo di difesa della mente di fronte ai fatti più gravosi e angosciosi accaduti che, a livello cosciente, la mente non riesce ad accettare. I ricordi legati a questi fatti non sono cancellati, ma rimossi cioè le informazioni non risultano disponibili anche se presenti nella memoria. L'oblio retrospettivo può riguardare solo alcuni episodi del passato, alcune informazioni della persona oppure coinvolgere l'intera identità.

Daniel L. Schacter166 ha dedicato un ampio studio alle amnesie, casi estremi di oblio retroattivo, che si attivano soprattutto come conseguenza di fatti traumatici. Siamo nel campo della psicopatologia, ma alcune descrizioni di Schacter sono molto utili per anticipare questioni relative al trauma e al suo effetto sulla memoria. Più che alla memoria, il trauma sembra legarsi alla sua negazione, cioè all'oblio, ed esserne una delle cause principali. L'amnesia psicogena o funzionale è la perdita momentanea della memoria come conseguenza di un fatto grave e, insieme alla memoria, comporta anche una perdita dell'identità personale. In realtà, sottolinea Schacter, sono molto rari i casi di perdita totale dell'identità o di vaste porzioni del proprio passato, possono manifestarsi ad esempio a ridosso di eventi traumatici collettivi come le guerre. Le amnesie di questo tipo si manifestano attraverso "uno stato di fuga", la condizione in cui il paziente non si accorge di aver perso ogni contatto cosciente con la propria identità e quindi con il proprio vissuto. La manifestazione dell'amnesia e dello stato di fuga di solito avviene quando alla persona che ne è affetta viene chiesto di fornire le generalità o informazioni sul passato. Le amnesie psicogene di solito non sono irreversibili e i pazienti possono recuperare la memoria; più comuni invece sono le amnesie circoscritte che colpiscono la memoria di singoli eventi o esperienze negative. Non solo la guerra è tra le cause, ma anche eventi traumatici come stupri o crimini violenti, per i quali sia le vittime sia gli autori del crimine possono non essere in grado di ricordare cosa è accaduto e quando.

Le amnesie non si presentano solo sotto forma di oblio di alcuni eventi del passato, ma in forme meno manifeste: ne sono un esempio i traumi infantili, rimossi dalla mente conscia, che influenzano il comportamento presente dei pazienti ignari. Secondo Schacter questi casi rendono evidente la differenza tra memoria esplicita consapevole e memoria implicita, a cui corrisponde una distinzione tra identità e personalità: l'identità rappresenta il nostro senso del sé che ricostruiamo attraverso i fatti autobiografici e l'azione della memoria esplicita, la personalità invece è qualcosa di più profondo e meno governabile, legata ai processi della memoria implicita.

L'amnesia può manifestarsi anche attraverso altri processi mentali legati al ricordo. La dissociazione non cancella i ricordi, ma rompe i legami tra i sistemi mnestici, quindi interi periodi o esperienze del passato si staccano dalla memoria consapevole del soggetto a causa dello stress traumatico. Uno dei meccanismi più forti attraverso cui l'amnesia si manifesta è infine l'inibizione,

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che non punta a rimuovere certi contenuti, ma tende a bloccare i processi di rievocazione del passato autobiografico.

L'oblio prospettico invece coinvolge il futuro, i dati da ricordare in vista di progetti o azioni proiettate in avanti nel tempo. In questa forma di oblio sono molto importanti la motivazione e la relazione personale del soggetto ricordante con i dati da memorizzare. Se il ricordo richiama ad aspettative o se esiste un legame affettivo e sociale diretto, i casi di dimenticanza saranno più rari.

L'oblio rappresenta una parte essenziale nel meccanismo della memoria; la nostra mente ha bisogno di una selezione delle informazioni per ricordare. Di tutti gli stimoli esterni cui siamo esposti, solo pochi entrano a far parte della memoria a breve termine e solo un gruppo ancora minore entrerà nella memoria a lungo termine. L'oblio agisce in forma inconscia e rappresenta la difesa della memoria da un sovraccarico di informazioni. Occorre fare attenzione al termine selezione che rischia di essere fuorviante: la selezione non implica la cancellazione o la perdita totale delle informazioni dimenticate. L'oblio indica la mancanza di ricordo non la rimozione dell'informazione, quindi è bene tenere sempre presente che la maggior parte delle nostre percezioni cade nell'oblio, ma allo stesso tempo lascia una traccia167 che può emergere allo stato conscio in qualsiasi momento.

Se in ambito psichico l'oblio è ormai considerato parte del funzionamento, e non semplicemente come negativo della memoria, è in ambito culturale, soprattutto occidentale, che l'oblio rimane una questione aperta. A differenza della memoria individuale, nella memoria culturale l'oblio diventa uno strumento di selezione di ciò che deve costituire il corpus del ricordo collettivo pubblico. A tale riguardo trovo significativa la distinzione proposta da Manfred Weinberg nel Dizionario della

memoria e del ricordo168, tra l'oblio come atto, che precede il ricordo cosciente, e l'oblio come indisponibilità delle informazioni. Questa impostazione riprende le teorie di Freud secondo cui niente è dimenticato, ma ciò che rimane nell'oblio è ancora presente anche se non attualmente disponibile nella memoria conscia. Tale descrizione può essere una chiave di lettura utile per comprendere le diverse sfumature e complessità delle pratiche del ricordo anche nella dimensione pubblica: un fatto, pur cadendo nell'oblio di alcune generazioni, lascia delle tracce nella società che rimangono latenti, influenti e che possono portare al recupero del ricordo di quel fatto da parte di comunità memoriali specifiche.

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Sigmund Freud descrive il funzionamento della memoria attraverso la metafora del notes magico. Si tratta di un gioco per bambini composto da una tavoletta di cera e due fogli di celluloide posti su di essa, uno sopra l'altro. Facendo pressione con la matita sul foglio superiore quello inferiore tocca la cera e compaiono dei segni visibili, ma man mano che i vari strati si distaccano i segni scompaiono e lasciano spazio bianco a nuovi segni. Il funzionamento del notes rappresenta per Freud la perfetta sintesi dell'equilibrio tra la capacità illimitata della nostra percezione di cogliere gli stimoli esterni e la limitatezza del sistema mnestico. Il notes infatti non solo permette di scrivere, cancellare e riscrivere più volte, ma la tavola di cera conserva tutte le tracce delle diverse scritture. Sigmund Freud, Nota sul notes magico, in Sigmund Freud, Opere, vol. 10, Torino, Bollati Boringhieri, 1978

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