• Non ci sono risultati.

Parte 1 MEMORIA, OBLIO E TRAUMA

5. La nostalgia

5.2 Nostalgia e politica

Abbiamo visto come la nostalgia sia un sentimento che delinea il rapporto con un passato e un altrove, reali o immaginari, e che, proprio nell'immaginazione di quell'altrove, mette l'individuo a contatto con altre nostalgie, singole all'interno dei quadri di una memoria collettiva. Veicolare i sentimenti individuali in una forma di desiderio condiviso è il campo della politica che, come è accaduto nel Romanticismo, è riuscita a utilizzare la nostalgia come rimpianto di una giovinezza passata in una rivitalizzazione pubblica della nazione.

A tale riguardo Rolf Petri180 descrive una pedagogia nostalgica patriottica, analizzando le potenzialità pedagogiche della nostalgia tra '800 e '900. Come è emerso anche nel percorso storico sullo studio di questo sentimento, soprattutto a partire dal XIX secolo la nostalgia passò da essere un sentimento individuale a una politica statale. La diffusione del concetto di nazione si basava sull'identificazione di uno spazio fisico e mentale di appartenenza. La pedagogia nostalgica, tra '800 e i primi del '900, basandosi sugli studi della psicologia sociale, metteva in relazione lo spazio interiore dell'Heimat con quello esteriore della patria. L'insegnamento mirava a unire lo sviluppo della personalità con l'esperienza diretta dello spazio e sosteneva l'importanza di tale rapporto per la posizione dell'individuo all'interno di una comunità patriottica. Tale sistema pedagogico imponeva la spiegazione del mondo esteriore dal particolare al generale, per cui tutte le cose ignote potevano essere apprese e identificate attraverso la comparazione con gli elementi vicini e familiari; per ogni alunno quindi divenne necessaria la conoscenza dello spazio in cui viveva, compreso l'insieme di precetti civici e politici. «Una simile strategia pedagogica», scrive Petri, «voleva in un certo senso rendere fisicamente sperimentabile ai giovani il connotato patriottico, etnico o nazionale, della propria esistenza attraverso l'appropriazione degli oggetti appartenenti allo spazio circostante»181. La comprensione del mondo dal particolare familiare al generale forniva ai ragazzi degli strumenti conoscitivi che permettevano di identificare lo spazio dietro casa come "tipico" dell'intera nazione, pertanto dallo spazio fisico e geografico si lasciava il posto a un indottrinamento anche sentimentale in cui la nostalgia giocava un ruolo importante. Tale strategia educativa si è diffusa nei manuali scolastici, soprattutto di etnografia storica e geografica, dalla metà dell'800 fino alla prima guerra mondiale. Petri porta l'esempio del Tirolo, una zona molto interessante per la sua posizione geografica e culturale divisa tra due paesi e aree di influenza. Solo per fare un esempio la parola hoamatl nel dialetto locale significava "podere o maso paterno", ma per metafora indicava anche la patria, dove tutti si possono sentire a casa, dove dimorano gli avi e luogo dell'anima. Nell'area di lingua tedesco-austriaca, anche dopo la prima guerra mondiale,

heimatkunde indicava una materia scolastica che comprendeva geografia, etnografia, scienze,

180

Rolf Petri (a cura di), Nostalgia. Memoria e passaggi tra le sponde dell'Adriatico, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2010

181

lingua, storia, poesia e arte. In base a tale disciplina, e al suo maggiore teorico Eduard Spranger (attivo anche dopo il 1945), l'identità del singolo individuo era predeterminata dal luogo di nascita e connaturata, e non era concepita alcuna rottura, neanche spirituale, con tale predeterminazione se non in caso di tradimento o sradicamento involontario. L'esempio della pedagogia tedesca e austriaca, tra XIX e XX secolo, mi sembra un interessante spunto di riflessione sul legame tra nostalgia e identità che unisce la dimensione spaziale a quella temporale. Come abbiamo visto per il recupero della storia e con la pratica commemorativa, anche la nostalgia è un risvolto della memoria che, per la sua potenza, può essere veicolato e manipolato dal potere.

In tempi più vicini a noi è possibile osservare un nuovo sviluppo del rapporto tra nostalgia e politica, in particolare in quei paesi che hanno vissuto una parte del '900 sotto il controllo dell'impero sovietico e che, al finire del secolo, si sono trovati non solo indipendenti, ma costretti a confrontarsi con un sistema democratico occidentale e capitalista. Svetlana Boym è stata una grande osservatrice dei cambiamenti sociali in quelle aree, soprattutto in Russia e accolgo la sua definizione: «Nostalgia works as a double-edged sword: it seems to be an emotional antidote to politics, and thus remains the best political tool»182. L'autrice fa riferimento a un processo di cambiamento dopo la fine dell'Unione Sovietica e alla conseguente diffusione nel paese di un atteggiamento de-ideologizzato, non più sovversivo contro il potere totalitario, ma presente come tendenza estetica dominante. A dieci anni dalla caduta del comunismo (il libro di Boym è del 2001), la grande trasformazione sociale nell'ex-URSS, avvenuta grazie anche all'apertura degli archivi e alla pubblicazione di documenti, non ha prodotto alcun cambiamento istituzionale. Non è stato fatto alcun processo ai membri del Partito Comunista, nessun responsabile è stato riconosciuto colpevole, ma tutti sono stati considerati semplici esecutori degli ordini di un sistema più grande. In questo contesto non è stato riconosciuto alcun trauma collettivo per la popolazione, anzi, di fronte alla situazione di instabilità politica e economica del periodo di transizione si è sviluppata una nuova ondata di nostalgia di massa per il passato di stabilità e normalità. Negli anni '90 in Russia subentrò tra le gente una totale sfiducia nei confronti delle istituzioni e un allontanamento dalla vita politica. L'autrice si interroga su come siano sopravvissuti tanto a lungo i miti e gli elementi quotidiani della cultura sovietica anche dopo la fine dell'ideologia e cosa abbiano in comune le due ondate di nostalgia diffusesi all'inizio e alla fine dell'URSS.

La nostalgia pre- e post-sovietica ruota attorno alla narrazione della Rivoluzione d'Ottobre, evento che ha determinato la storia russa del XX secolo e di cui non rimangono molti documenti a testimonianza delle stragi e dei saccheggi. Grazie anche alla scarsa presenza di documenti disponibili, la memoria pubblica sovietica ha rielaborato il fatto storico attraverso le trionfali rappresentazioni teatrali delle azioni eroiche della restaurazione comunista, dal famoso spettacolo del 1920 fino alla fine degli anni '80. I leader sovietici instaurarono una nazionalizzazione del tempo che portò a un recupero dei fatti rivoluzionari nella sfera pubblica per veicolare, nella

182

coscienza collettiva, una determinata immagine del passato dove la nostalgia non avesse posto. Il sentimento nostalgico per un passato e un paese precedente alla Rivoluzione era considerato una provocazione controrivoluzionaria e borghese. La storia fu riscritta con un'immagine finalizzata alla Rivoluzione, occultando ovviamente distruzioni, collettivizzazioni forzate, fame e purghe, per continuare poi negli anni '30 con l'immagine di prosperità e stabilità del decennio precedente. L'aspetto interessante però è che, nonostante tale versione fosse frutto di una propaganda pesante, negli anni '90, si è sentita la mancanza di una tale spiegazione del passato russo per interpretare il presente instabile.

Il recupero del passato sotto l'influenza del controllo sovietico è un tema molto complesso. Tra gli anni '60 e '80, in Unione Sovietica e in molti paesi dell'Europa orientale, in certe frange intellettuali, si sviluppò una corrente di contro-memoria come alternativa alla storia ufficiale, prima apertura di una strada democratica sotto il peso della propaganda comunista. Nel caso della Jugoslavia ad esempio una nuova tendenza revisionista della seconda guerra mondiale, rispetto alla versione ufficiale del regime, si è sviluppata solo dopo la morte di Tito nel 1980. In Unione Sovietica si trattava soprattutto della diffusione di racconti non ufficiali, libri di scrittori dissidenti o ricordi personali che smentissero la versione ufficiale della storia. La contro-memoria viaggiava non su fonti scritte, ma attraverso i racconti orali trasmessi tra amici e parenti, poteva essere anche soltanto un modo diverso di guardare ai fatti storici, senza accettare la versione corrente. La contro-memoria rappresentava un baluardo di indipendenza, prima di tutto interiore, dalla politica ufficiale per quegli intellettuali non allineati. La nostalgia post-comunista condivideva con quella contro-memoria la stessa sfiducia verso le istituzioni e la mancata identificazione in alcuna istituzione statale, eppure dopo la Perestrojka ("ristrutturazione") emerse una visione non condivisa di quelle forme di resistenza intellettuale. Sembrava passato il tempo per una riflessione critica sulla versione statale della storia: dalla metà degli anni '90 si diffuse una nuova ondata di nostalgia restauratrice attraverso i media e la scena pubblica. Si trattava di una "privatization of nostalgia"183, il rimpianto per una giovinezza dorata, usata come strumento di difesa e ribellione alla privatizzazione economica capitalista e al ritmo accelerato della nuova epoca. Così nella cultura russa di fine secolo avvenne un ritorno ai valori tradizionali, alla religione e alle narrazioni di ritorni in patria dall'estero dei figlioli prodighi scappati nei decenni precedenti.

Roberta Bartoletti184 riprende il racconto di Boym nel Parco delle Arti di Mosca che, sulle guide turistiche, è indicato come un grande museo di statue all'aperto, ma che in realtà si rivela un luogo dove vecchi monumenti abbandonati acquistano un nuovo significato, in particolare quei reperti del passato sovietico. Dalla descrizione di Boym delle statue sovietiche che rivelano le tracce malamente cancellate della rivolta del '91, Bartoletti sottolinea come, in questa nuova collocazione nel Parco, dalle statue in realtà siano stati rimossi i segni di una rivolta popolare non legittimata dal

183

Ibidem 184

Roberta Bartoletti, Memoria e comunicazione. Una teoria comunicativa complessa per le cose del

potere. Il restauro delle statue è una forma di oblio imposta anche socialmente e culturalmente su quei simboli di protesta che mostrerebbero una rottura con il passato. In relazione a un discorso sulle nostalgia il Parco di Mosca diventa il luogo di una memoria contrastante, o della crisi de lla memoria collettiva, dove da un lato il restauro compiuto sulle sculture si impone come una strategia di oblio e dall'altro le statue sono i simulacri di un passato mitico e scomparso, che però è sempre presente alla base della nuova identità russa. Possiamo concludere osservando come mentre alla fine degli anni '80, con l'avvio della Perestrojka, si possa parlare nei confronti del passato sovietico di una nostalgia riflessiva, ironica, aperta al dibattito, negli anni '90 invece predomini una cultura della restaurazione, patriottica, critica nei confronti dell'Occidente, ma interessata a un nuovo orizzonte economico in cui la nostalgia divenne parte di un meccanismo commerciale, rivolto non solo al consumo interno, ma anche a quello turistico.

Il caso della Russia ci mostra come la nostalgia sia un sentimento molto complesso, che cambia il significato del passato in relazione al presente, soprattutto per le società che hanno vissuto cambiamenti culturali e politici così radicali in pochi decenni. Più avanti mi occuperò lungamente del caso della Jugoslavia, focus di questa ricerca, ma si tratta di un altro esempio molto interessante di come la nostalgia faccia del passato un baluardo contro i cambiamenti del presente. Dopo lo smembramento della Repubblica Federale, molti intellettuali, costretti a identificarsi nella nuova cultura nazionale, hanno fatto della jugonostalgia uno stendardo di resistenza contro l'imposizione delle nuove politiche nazionaliste dei singoli stati e contro la cancellazione di una memoria jugoslava precedente, simbolo di un passato di unione e convivenza tra i diversi popoli.

Ho usato questi esempi lontani nel tempo per cercare di spiegare come la nostalgia sia un sentimento molto complesso, totalmente determinato dal presente del ricordo, sia a livello personale che collettivo. La nostalgia rappresenta il "nervo scoperto" della memoria perché è un rimpianto irreparabile verso un'età felice e idealizzata che tutti condividono guardando a un momento della propria storia biografica, e proprio per questo si tratta di un dolore facilmente manipolabile o appellabile da parte del potere politico.