• Non ci sono risultati.

Darwin, Wallace e Bates: i viaggi dell'evoluzionismo

V. IL VIAGGIO E L'ESPLORAZIONE: LA NATURA COME MAESTRA

26. Darwin, Wallace e Bates: i viaggi dell'evoluzionismo

Nel 1831 Charles Darwin era un giovane di ventidue anni privo di una direzione precisa nella vita: un rendimento scolastico deludente, nessuna delle carriere vagheggiate (dal medico all'ecclesiastico) mai perseguita seriamente, un gran tempo impiegato solo al divertimento della caccia, e la possibilità di riposare sull'agiatezza della famiglia1. Tutto congiurava a far presagire un futuro di «idle sporting man», ozioso edonista e perdigiorno, per scongiurare il quale il padre lo indirizzò alla carriera ecclesiastica2. La sua vita cambiò grazie a una lettera del mentore John Stevens Henslow, professore a Cambridge, la quale lo informava che il capitano Robert FitzRoy, incaricato dall'Ammiragliato di recarsi in Sudamerica per un sondaggio idrografico, desiderava imbarcare sul HMS Beagle anche un naturalista volontario3. Darwin fu subito entusiasta della proposta e, vinte le resistenze del padre4, il 27 dicembre 1831 partì col Beagle in una spedizione che l'avrebbe portato a toccare Tenerife, il Sudamerica, le Galapagos, l'Australia, il Capo di Buona Speranza e le Azzorre, prima di rientrare in patria il 2 ottobre 1836. Darwin ha lasciato una descrizione minuziosa di quest'esperienza nel suo diario di viaggio, dato alle stampe per la prima volta nel 18395. Il viaggio del Beagle lo lanciò nella sua definitiva carriera di naturalista: fu per lui «il primo vero addestramento e la prima vera istruzione»6. Fu anche una inestimabile fonte d'ispirazione per la successiva riflessione teorica. Le osservazioni biogeografiche, la constatazione dal vivo di come i confini tra le specie fossero meno rigidi e definiti di quelli descritti dai teologi e dagli studiosi fissisti, contribuirono a distogliere Darwin dal quadro armonioso e provvidenziale che fino allora i più avevano dipinto della natura7.

Dopo la circumnavigazione del mondo, la vita di Darwin si fece insolitamente sedentaria, quasi reclusa: ciò fu dovuto alla sua salute cagionevole. Passò i primi sei anni a Londra, ma nel 1842, appena trentatreenne, si ritirò a Down. Già nella capitale aveva, dopo i primi tempi, abbandonato la frequentazione della società e dei colleghi scienziati per mancanza di energia8, e alla fine, sofferente, assieme alla moglie si era trasferito in campagna, senza mai rimpiangere la scelta9. Egli stesso descrisse la sua vita a Down come

1 F. DARWIN, The life and letters of Charles Darwin, vol. 1, cit., pp. 28-48. 2 Ivi, p. 45.

3 È stato dimostrato che il naturalista ufficiale del Beagle era in realtà Robert McCormick, il chirurgo. FitzRoy desiderava imbarcare un sopranumerario che gli tenesse compagnia (i comandanti britannici non usavano fraternizzare con l'equipaggio, nemmeno coi loro ufficiali) negli anni da passare a migliaia di chilometri da casa, conscio che il precedente comandante del Beagle si era suicidato: l'opportunità di ricerca naturalistica serviva più che altro a convincere un gentiluomo a imbarcarsi gratis per una così lunga e aspra spedizione. Su questo temi vedi: S.J. GOULD, Ever since Darwin, cit., pp. 28-33.

4 F. DARWIN, The life and letters of Charles Darwin, vol. 1, cit., p. 59.

5 C. DARWIN, Narrative of the surveying voyages of His Majesty's Ships Adventure and Beagle between the years

1826 and 1836, describing their examination of the southern shores of South America, and the Beagle's circumnavigation of the globe. Journal and remarks. 1832-1836, vol. III, Henry Colburn, London, 1839.

6 F. DARWIN, The life and letters of Charles Darwin, vol. 1, cit., p. 61. 7 J. SAPP, Genesis, cit., p. 23.

8 F. DARWIN, The life and letters of Charles Darwin, vol. 1, cit., p. 71. 9 Ivi, p. 78.

eccezionalmente ritirata, con rare visite da parte di amici e concedendosi solo saltuarie gite al mare: infatti, la semplice eccitazione derivante dall'avere ospiti bastava ad acuire il malessere dello scienziato10. Lo studio rimase la sua sola occupazione e distrazione, sebbene non mancassero mesi o anni interi perduti a causa dell'acutizzarsi della malattia11. La natura della sua insalubrità rimane ad oggi misteriosa: fatto sta che fu così invalidante da convincere Darwin ad astenersi da ulteriori viaggi.

Alfred Russell Wallace (1823-1913), a differenza di Darwin, non smise mai di viaggiare12. Di umili origini e con un'istruzione formale interrotta prematuramente, Wallace apprese i primi rudimenti del naturalismo leggendo i libri del padre e sperimentando l'agrimensura a fianco di un fratello maggiore. Poco più che ventenne, due incontri ne indirizzarono definitivamente la strada verso le scienze naturali: il primo, solo letterario, con Humboldt di cui lesse il Voyage; il secondo, di persona, con il giovane Henry Walter Bates (1825-1892) che gli trasmise la passione per l'entomologia. Spinti dall'interesse scientifico e dalla prospettiva di guadagnare denaro dalla vendita dei campioni raccolti, Wallace e Bates fecero rotta assieme verso il Sudamerica, sebbene ben presto scelsero di proseguire il viaggio separatamente. Alfred fu tuttavia raggiunto dal fratello Herbert, anche lui in cerca di maggior fortuna di quella trovata in patria: in realtà trovò solo la febbre gialla, che lo uccise due anni più tardi. Alfred Wallace rientrò invece in Inghilterra nel 1852, dopo quattro anni in Brasile, perdendo in un naufragio molti dei suoi appunti e tutti i campioni che non aveva preventivamente spedito a casa. Ciò malgrado, quei campioni superstiti e le sue missive, lette presso la Entomological Society e la Royal

Geographical Society, ne avevano fatto conoscere il nome in seno alla comunità di studiosi

londinese. La sua prima opera scientifica sulle palme e quella narrativa del suo viaggio non ebbero tuttavia la fortuna degli scritti di Humboldt e Darwin, complice pure la perdita di tanti appunti.

Bates, dal canto suo, si fermò per un totale di undici anni in Brasile, catalogando più di quattordicimila specie di insetti e raccontando la propria esperienza in un libro, The

naturalist on the River Amazons, che era il migliore nel genere mai pubblicato in Gran

Bretagna secondo Charles Darwin13. Lo stesso anno della pubblicazione del suo libro, il 1863, si sposò, mentre il successivo divenne assistente segretario alla Royal Geographical

Society: la sua carriera si fece sedentaria fino alla morte nel 1892. Wallace, invece, era deciso

a proseguire l'attività sul campo, e dalla Royal Geographical Society, grazie ai buoni uffici del presidente Sir Roderick Impey Murchison, riuscì a ottenere i mezzi per recarsi in Malesia, Indonesia e Nuova Guinea. Da quest'esperienza, durata dal 1854 al 1862, trasse una nuova opera, The Malay Archipelago, del 1869, pensata come più commerciale delle precedenti, e che infatti ebbe un largo successo di pubblico. L'opera fu dedicata a Darwin, che non solo l'aveva incoraggiato a scriverla, ma che l'aveva supportato nel difficile reinserimento sociale in Inghilterra14.

10 Ivi, p. 79. 11 Ivi, pp 79-81.

12 Una narrazione dei suoi viaggi è in J.G.T. ANDERSON, Deep things out of darkness, cit., pp. 147-172. 13 DCP-LETT-4107 (lettera di Charles Darwin a Henry Walter Bates, 18 aprile 1863).

Wallace durante i suoi viaggi si concentrò sull'individuare e descrivere specie e generi, mentre Darwin aveva prestato maggiore attenzione ai singoli individui. Si è tentato di dare a ciò una spiegazione sociale, basata sulla differente estrazione dei due britannici15: per Wallace era impellente raccogliere campioni che potessero fruttargli sul mercato, mentre Darwin non aveva alcuna necessità finanziaria da soddisfare. Anche i loro interessi intellettuali erano all'epoca assai differenti16: Wallace quando partì per i suoi viaggi era già molto interessato all'ipotesi della trasmutazione, di cui aveva potuto leggere nell'opera del 1844 Vestiges of the Natural History of Creation; Darwin, invece, si imbarcò sul Beagle avendo nella geologia il suo principale interesse.

Gli anni in Asia furono non solo una fortunata impresa commerciale per Wallace, che vi collezionò numerosi reperti da rivendere, ma anche un momento di decisiva riflessione su quel tema che lo preoccupava da un decennio. Da quella terra lontana inviò diversi articoli a riviste scientifiche britanniche e intrattenne una corrispondenza coi colleghi rimasti nella madrepatria. Nel 1857, giunto nelle Isole Aru, rimase impressionato dalle differenze entomologiche interne all'arcipelago e dalle somiglianze ornitologiche con la Nuova Guinea. La sua riflessione si focalizzò allora sulla biogeografia, tema che aveva già toccato con un articolo del 1855, scritto a Sarawak, sulla comparsa di nuove specie. A causa delle distanze, era proprio in quel periodo che riceveva via lettera gli apprezzamenti di Darwin e Bates sull'articolo. Nel dicembre 1857 uscì un suo nuovo scritto sulla storia naturale delle Aru, in cui confutava la teoria della creazione speciale così come sostenuta da Lyell basandosi sulle incongruenze tra clima e specie a seconda che le regioni confrontate siano vicine o lontane. Cominciava ad avanzare la consapevolezza che la discendenza (e quindi la diffusione e la geografia da cui essa dipendeva) fosse preminente rispetto all'influenza diretta del clima. Nei primi mesi del 1858, trasferitosi a Ternate, mise per iscritto la teoria sull'origine della specie, concepita – secondo il mito – durante due ore d'accesso di una febbre malarica. A inizio marzo inviò l'articolo a Darwin, ricevendo la risposta sua e di Hooker circa sei mesi più tardi: era così nata la teoria dell'origine della specie dalla selezione naturale, per metà in Inghilterra e per metà tra gli alberi di garofano di un'isola indonesiana17.

15 M.B. FAGAN, Wallace, Darwin, and the practice of Natural History, “Journal of the History of Biology”, vol. 40, n. 4 (Dec., 2007), pp. 601-635.

16 Ivi, pp. 607-608.

17 R.A. SLOTTEN, The Heretic in Darwin's Court. The Life of Alfred Russell Wallace, Columbia University Press, New York, 2004, pp. 130-151.