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Mackinder: il “geografo da tavolino” che conquista il Monte Kenya

V. IL VIAGGIO E L'ESPLORAZIONE: LA NATURA COME MAESTRA

28. Mackinder: il “geografo da tavolino” che conquista il Monte Kenya

Halford J. Mackinder si avvicinò alla geografia trovando i suoi punti di riferimento proprio nella corrente concentrata sull'educazione. Fu l'incontro con John Scott Keltie (1840-1927), che per conto della RGS aveva curato una ricerca sull'insegnamento della geografia in Europa, a spingerlo ad abbracciare la disciplina1, e furono i suoi tentativi di innovarla nell'ambito della University Extension (corsi curati dagli atenei ma rivolti a non universitari) a farlo notare dalla RGS2. La fazione educativa della Società vide in quel giovane entusiasta e carismatico un utile strumento alla sua campagna3, e in cambio lo portò ad assumere la prima Readership di geografia mai istituita in un'università britannica, almeno in età contemporanea. Ciò lo poneva però in contrasto coi membri meno interessati al lato scientifico e accademico4, e quando le sue ambizioni personali crebbero, cominciando a vagheggiare un istituto di geografia a Oxford, Mackinder necessitò del pieno appoggio di Markham (della cui stima già godeva fin dagli esordi come geografo5).

Il giovane astro della geografia britannica aveva nel suo curriculum solo qualche viaggio in Europa e negli Usa per motivi di studio e professionali: troppo poco per impressionare Markham e gli altri autorevoli personaggi della RGS che avevano invece girato mezzo mondo in situazioni spesso avventurose. Ciò era tanto più importante perché, dopo un breve eclissamento nel 1888 (quando si era dimesso dalla Segreteria della Società in polemica con gli sforzi a suo giudizio troppo sbilanciati verso l'ambito educativo a discapito di quello esplorativo6), Markham era riuscito, sfruttando la sconfitta di Freshfield in una lunga contesa sull'ammissione di soci femminili7, a ottenere nel 1893 la presidenza della RGS. La sua ascesa alla presidenza fece sì, secondo Kearns, che gli 1 M.P./C./100, SoG 88, frammento autobiografico [II, 14]; P. COONES, The Centenary of the Mackinder Readership

at Oxford, “The Geographical Journal”, vol. 155, no. 1 (Mar., 1989), pp. 13-23, a p. 15.

2 E.W. GILBERT, Sir Halford Mackinder 1861-1947. An Appreciation of His Life and His Work, G. Bells & Sons, London 1961, p. 9.

3 M.P./C./100, SoG 89, Reading Address [I, 1]; M.P./C/100, SoG 89 Notes of my speech at the Dinner given me by my

colleagues when I resigned from the chair of the Imperial Shipping Committee, 13th May 1931 [X, 1]; D.I.

SCARGILL, The RGS and the Foundation of Geography at Oxford, “The Geographical Journal”, vol. 142, no. 3 (Nov., 1976), pp. 438-461, alla p. 444; P. COONES, Mackinder's “Scope and Methods of Geography” after a

Hundred Years, School of Geography, Oxford 1987, p. 11; B.W. BLOUET, Halford Mackinder. A Biography, Texas

A&M University Press, College Station 1987, p. 38.

4 M.P./C/100, SoG 88, frammento autobiografico [II, 14]; M.P./C./100, SoG 89, Reading Address [I, 1]; M.P./C/100, SoG 89, Notes of my speech at the Dinner given me by my colleagues when I resigned from the chair of the Imperial

Shipping Committee, 13th May 1931 [X, 1]; H.J. MACKINDER, Geography as a Pivotal Subject of Education, “The

Geographical Journal”, vol. 57, no. 5 (May, 1921), pp. 376-384, alla p. 378; G. Ó TUATHAIL, Introduction, cit., alla p. 15.

5 M.P./C/100, SoG 88, frammento autobiografico [II, 14]; H.J. MACKINDER, On the Scope and Methods of

Geography, "Proceeding of the Royal Geographical Society and Monthly Record of Geography", New Monthly

Series, vol. 9, no. 3 (Mar., 1887), pp. 141-174, alla p. 172; D.I. SCARGILL, The RGS and the Foundation of

Geography at Oxford, cit., p. 444.

6 M. JONES, The Last Great Quest, Oxford University Press, Oxford 2003, p. 38.

7 La vicenda è ricostruita in M. BELL, C. MCEWAN, The Admission of Women Fellows to the Royal Geographical

Society, 1892-1914: the Controversy and the Outcome, “The Geographical Journal”, vol. 162, no. 3 (Nov., 1996),

«esploratori riprendessero la Società dopo un decennio di dominio degli educatori»8. Il rovescio politico non fu indolore per Mackinder. Markham tagliò i fondi alle extension

lectures e interruppe il finanziamento alla sua Readership9. Forse proprio per questo, Mackinder cercò di rendere strumentali alle politiche di Markham sia la neonata

Geographical Foundation, da lui stabilita per ereditare i compiti educativi dalla RGS, sia il

progettato istituto di geografia a Oxford10. Ma era conscio che, non avendo alcun risultato all'attivo nel campo dell'esplorazione, era considerato solo un «geografo da poltrona», privo dei titoli necessari a giustificare il ruolo di guida del movimento geografico che aveva ottenuto11. Nel 1945, quando ricevette la Patron's Medal della Società, confessò senza imbarazzo di essersi cimentato nell'esplorazione solo «perché all'epoca la maggior parte della gente non aveva bisogno d'un geografo che non fosse un avventuriero ed esploratore»12. Mackinder non negava il valore dell'osservazione sul campo: al contrario inseriva quest'ultima tra le tre «arti» del geografo, con cartografia e insegnamento. Precisava però che al geografo bastava possedere almeno una di queste arti e, di certo, la predilezione dello studioso di Gainsborough ricadeva sull'insegnamento13. La necessità lo costrinse a cimentarsi anche nell'osservazione diretta.

La sua scelta ricadde sul Monte Kenya. Si trattava della seconda vetta africana, dopo il Monte Kilimanjaro già scalato da Hans Meyer nel 1889; si vociferava che il geologo tedesco mirasse allora anche al Monte Kenya14. La regione delle due vette ingenerava qualche contesa coloniale tra Germania e Gran Bretagna, e così diversi autori hanno dato una lettura imperialista alla missione di Mackinder, giungendo a considerarla parte di una strategia governativa di Londra15. Almeno due considerazioni inducono a scartare questa ipotesi. La prima è che il sostegno pubblico a Mackinder fu alquanto limitato. La RGS contribuì solo a un sesto delle spese della missione, lasciando pagare a Mackinder e al socio Campbell B. Hausberg (zio della moglie Bonnie Ginsburg) le residue mille sterline necessarie16. Mackinder scrisse a Lord Curzon, di cui era stato compagno di studi a Oxford, ma solo per ottenere il nulla osta del Foreign Office alla spedizione in una zona piagata da carestie, epidemie e rivolte: e nel farlo assicurò all'interlocutore la finalità esclusivamente scientifica dell'iniziativa17. I funzionari locali consentirono a Mackinder di reclutare

8 G. KEARNS, Geopolitics and Empire. The Legacy of Halford Mackinder, Oxford University Press, Oxford 2009, p. 45.

9 B.W. BLOUET, Halford Mackinder, cit., p. 90; D.I. SCARGILL, The RGS and the Foundation of Geography at

Oxford, cit., p. 446.

10 T.W. FREEMAN, A Hundred Years of Geography, Aldine, Chicago 1962, p. 70; H.J. MACKINDER, Modern

Geography, German and English, "The Geographical Journal", vol. 6, no. 4 (Oct., 1895), pp. 367-379.

11 M.P./C/100, SoG 88, frammento autobiografico [II, 2]; M.P./C/100, SoG 88, frammento autobiografico [II, 14] 12 Meetings: Session 1944-45, “The Geographical Journal”, vol. 105, no. 5/6 (May-Jun. 1945), pp. 229-232, alla p.

231.

13 H.J. MACKINDER, Modern geography, German and English, cit., p. 374.

14 R. ELLIS, Vertical margins. Mountaineering and the landscapes of neoimperialism, University of Wisconsin Press, Madison, 2001, p. 73

15 B.W. BLOUET, The Imperial Vision of Halford Mackinder, “The Geographical Journal”, vol. 170, no. 4 (December 2004), pp. 322-329, alla p. 323; R. ELLIS, Vertical margins, cit., pp. 52-94; G. KEARNS, Geopolitics and Empire, cit., pp. 91-125; W.H. PARKER, Mackinder. Geography as an aid to statecraft, Clarendon Press, Oxford, p. 20. 16 G. KEARNS, Geopolitics and Empire, cit., p. 100. Il salario di Mackinder come Reader a Oxford era di 200 sterline

l'anno.

portatori indigeni, ospitarono la missione nel forte di Mombasa essendo la città percorsa dal morbillo, lo coadiuvarono nel fissare la longitudine di Nairobi18; ma quando Mackinder, avendo perso degli esploratori in un'imboscata, richiese ai militari di fornirgli riso e quelli gliene spedirono in eccesso, addebitarono a lui il costo non modico (130 sterline) e a nulla valse il tentativo del geografo d'appellarsi al Foreign Office per uno sconto19. A un certo punto il ministero degli Esteri britannico decise persino di richiamarlo ufficialmente in patria a causa della situazione che si andava deteriorando nel paese, ma la comunicazione gli pervenne solo quando era già riuscito a scalare il Monte20. Sidney Hinde, che era il cognato di Mackinder ma anche il ministro residente in Masailand, giudicò che le autorità coloniali «forse non incoraggiarono Mackinder ad andare sul Monte Kenya quanto avremmo potuto fare»21.

Le autorità britanniche non sembrano, dunque, aver riconosciuto la grande utilità politica che la missione di Mackinder avrebbe avuto per l'Impero. In realtà, lo stesso protagonista non ne ha mai fatto vanto, malgrado sia certo non avrebbe disprezzato tali credenziali patriottiche. Si è visto come nei suoi discorsi e nella sua biografia si ricollegasse unicamente a motivazioni professionali. Aggiungeva che la stessa scelta del Monte Kenya era stata presa perché, grazie alla ferrovia, la missione poteva svolgersi in una singola estate e così non interferire coi suoi impegni accademici22. Inoltre la famiglia della moglie offriva particolare sostegno a questa soluzione: i cognati Hildegarde Ginsburg e Sidney Langforde Hinde erano esperti della zona, padroneggiavano le lingue masai, kamba e kikuyu. Sidney Hinde, come già riferito, si trovava in carica in Masailand, e poté aiutare direttamente il cognato.

Nell'estate del 1899 Mackinder portò a termine con successo la sua spedizione al Monte Kenya. Nell'opera di toponomastica che gli spettava, in quanto conquistatore di porzioni di terre inesplorate, non mancò di dedicare una serie di colline a Markham, e quest'ultimo lo riaccolse in patria descrivendo la sua missione come modello23. A ottobre Mackinder poté assumere il ruolo di preside della neonata facoltà di geografia a Oxford.

Il geografo britannico non pubblicò mai un intero libro sulla sua spedizione in Kenya, pur progettandolo: è probabile che il lavoro rimase incompiuto per via dei problemi personali che lo colpirono in quel periodo. I rapporti con la moglie Bonnie Ginsburg, sposata nel 1889 dopo meno di un anno di fidanzamento, si erano rapidamente incrinati, complice anche la morte in fasce del loro primo e unico figlio, nel 1891. Già dal 1897 la moglie era tornata a vivere con la famiglia d'origine, ma i rapporti erano rimasti buoni, come dimostra tanto la massiccia partecipazione di familiari di Bonnie alla spedizione in 18 H.J. MACKINDER, A Journey to the Summit of Mount Kenya, British East Africa, “The Geographical Journal”, vol.

15, no. 5 (May, 1900), pp. 453-486, alle pp. 454-455

19 H.J. MACKINDER, A Journey to the Summit of Mount Kenya, cit., pp. 467-468, 471; M.P., SoG 92, Kenya. Letters

etc., Lettera di H.J. Mackinder a Clement Hill, 28.12.1899 [I, 1], M.P./F/100, SoG 92, Lettera del Foreign Office a

H.J. Mackinder, 26.09.1900 [III, 1].

20 B.W. BLOUET, Halford Mackinder, cit., pp. 80, 84.

21 A Journey to the Summit of Mount Kenya, British East Africa. Discussion, “The Geographical Journal”, vol. 15, no. 5 (May, 1900), pp. 476-486, alla p. 477.

22 M.P./C/100, SoG 88, frammento autobiografico [II, 14]. 23 G. KEARNS, Geography, Geopolitics and Empire, cit., p. 192.

Kenya, quanto l'aiuto che la consorte gli diede, una volta rientrato, nel riordinare i suoi appunti in vista di una pubblicazione maggiore. Tuttavia la signora Mackinder proprio in quel periodo pativa di diversi problemi di salute e nel 1900 i coniugi si separarono definitivamente – evento dopo il quale Mackinder patì una lunga depressione24. Ciò giustificherebbe già da solo il mancato completamento del libro sul Kenya, ma è possibile che a frenarlo sia stato anche il risultato insoddisfacente della spedizione che, a parte il risultato altamente simbolico della conquista della vetta, non aveva portato al reperimento di molti campioni25. Una parte di essi fu persa durante il viaggio di ritorno, quando dei portatori indigeni, per alleggerire il proprio carico, ne gettarono alcuni segretamente26. Questa vicenda è legata a uno degli aspetti più controversi del viaggio di Mackinder in Kenya. Un documento mostra che otto portatori swahili furono fatti fucilare27 e si dibatte se l'iniziativa sia stata di Hausburg o di Mackinder28.

Un decennio più tardi Mackinder tornò in missione all'estero, ma la natura del viaggio era alquanto differente. Non era più l'emergente e ambizioso geografo trentottenne che scalò il Monte Kenya, ma un politico cinquantenne. Nel 1908 Lord Alfred Milner aveva convinto Mackinder a dimettersi dalla direzione della London School of Economics e a scendere nell'agone politico29. La sua prima attività fu in viaggio in Canada, al seguito del Principe di Galles in visita ufficiale per il tricentenario della fondazione del Quebec30. Oltre a incontrare il primo ministro canadese Wilfrid Laurier, Mackinder tenne una serie di comizi per promuovere l'integrazione tra il dominio e la madrepatria.

Ben più importante fu però l'incarico ufficiale che ricevette nel 1919 come alto commissario britannico per la Russia Meridionale, in mano alle forze controrivoluzionarie, per aiutare i Bianchi a organizzare efficacemente quei territori e trarne linfa per sconfiggere i bolscevichi. Fu Lord Curzon, nel frattempo assurto alla segreteria degli Esteri, a scegliere Mackinder per quell'incarico e a incoraggiarlo ad accettare con la prospettiva di entrare trionfatore a Mosca a fianco di Denikin31. Le cose andarono affatto diversamente. Complice la meticolosa preparazione approntata dal geografo di Gainsborough (che gli costò una reprimenda da Curzon32) e la sua decisione di fare prima tappa a Parigi (dove si trovava il comitato degli esuli anti-bolscevichi), Varsavia, Bucarest e Sofia per gettare le basi di un'ampia coalizione, arrivò a Novorossijsk solo negli ultimi giorni dell'anno, e solo 24 B.W. BLOUET, The Imperial Vision of Halford Mackinder, cit., p. 324; B.W. BLOUET, Halford Mackinder, cit., pp.

85-86.

25 G. KEARNS, Geopolitics and Empire, cit., pp. 117-120

26 B.W. BLOUET, The Imperial Vision of Halford Mackinder, cit., p. 324. 27 M.P., SoG 92, Kenya Letters etc. [I, 2].

28 Secondo K.M. BARBOUR (Introduction in H.J. Mackinder, The First Ascent of Mount Kenya, ed. by K. Michael Barbour, Ohio University Press, Athens, 1991, e Mackinder on Mount Kenya – Two Unresolved Problems, copia in M.P., SoG 91, busta non marcata [V, 2]), curatore dell'edizione postuma dei diari di viaggio di Mackinder, la responsabilità ricadrebbe plausibilmente su Hausburg; al contrario G. KEARNS (Geopolitics and Empire, cit., pp. 111-112) avanza argomentazioni che farebbero pensare a un ordine partito dallo stesso geografo di Gainsborough. 29 B.W. BLOUET, Halford Mackinder, cit., p. 144; W.H. PARKER, Mackinder, cit., p. 40.

30 Il viaggio è narrato da Mackinder in M.P./C/100, SoG 89, Notes of my speech at the Dinner given me by my

colleagues when I resigned from the chair of the Imperial Shipping Committee, 13th May 1931 [X, 1].

31 M.P./C/100, SoG 89, Notes of my speech at the Dinner given me by my colleagues when I resigned from the chair of

the Imperial Shipping Committee, 13th May 1931 [X, 1].

nel gennaio 1920 riuscì ad avere un colloquio con Denikin. Nel frattempo le forze bianche erano in ritirata e il governo britannico aveva già deciso di sospendere ogni sostegno a partire da aprile33. Mackinder strappò a Denikin una serie di concessioni che gli assicurassero il sostegno degli indipendentisti caucasici, gli promise il salvataggio delle famiglie dei suoi ufficiali per bloccare le diserzioni34, ma era ormai troppo tardi per incidere: il 16 gennaio i Bianchi erano in rotta e Mackinder salpò da Odessa per tornare in patria. Qui l'alto commissario presentò un quadro aspro al Governo: non si poteva permettere alla Russia di collassare o ai bolscevichi di creare un proprio impero, ammoniva, perché ciò avrebbe minacciato la pace e la libertà del mondo intero. La soluzione proposta da Mackinder era di creare e sostenere una coalizione di Stati che respingessero i bolscevichi, dando l'indipendenza a Bielorussia, Ucraina, Armenia, Azerbaigian, Georgia, Daghestan e Russia Meridionale. Gli umori e le intenzioni del governo e dell'opinione pubblica non erano però dalla sua parte: il Gabinetto scartò all'unanimità le sue proposte e due giorni dopo Mackinder si dimise dall'incarico.

33 G. SLOAN, Geografia, geopolitica e Heartland: la politica estera britannica e l'eredità di Sir Halford Mackinder, “Geopolitica”, vol. I, no. 3 (Autunno 2012), pp. 79-102, alla p. 90.

34 M.P./C/100, SoG 89, Notes of my speech at the Dinner given me by my colleagues when I resigned from the chair of

the Imperial Shipping Committee, 13th May 1931 [X, 1]; H.J. MACKINDER, “Russian Relief. A Duty of the Allies.