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VI. GEOPOLITICA: LA SCIENZA NATURALE DELLA POLITICA

31. La formazione naturalistica di Mackinder

Il clima nella geografia britannica, nel momento in cui vi s'affacciava Mackinder, era quanto mai favorevole a una commistione d'interessi con un naturalista di formazione. L'onda dell'influenza darwiniana non poteva che abbattersi con forza su sponde tanto vicine, sia fisicamente sia tematicamente. Lo stesso Mackinder ricordava l'apprendistato in esplorazioni geografiche di cinque grandi protagonisti dell'evoluzionismo britannico: Darwin, Hooker, Huxley, Wallace e Bates1. Charles Darwin era entrato nella Royal

Geographical Society nel 1838 e due anni più tardi era stato eletto suo consigliere2; nel 1845 in una lettera a Hooker indicava nella distribuzione geografica «la pietra di volta delle leggi della creazione»3. I biografi di Mackinder concordano, seppur in grado variabile, sull'influenza avuta dalla biologia evoluzionista sul suo pensiero4.

Quando Mackinder era ancora un giovinetto, nel 1877, Thomas Henry Huxley aveva compiuto un'incursione nel campo della geografia, secondaria nella biografia del grande naturalista ma non in quella della disciplina omaggiata d'allora inconsueta attenzione. Il suo volume Physiography5 fu a detta di Stoddart «la più influente opera nella trasformazione della geografia a tutti i livelli»6. Esso lanciava due temi, che sarebbero divenuti dominanti nel dibattito interno alla geografia britannica negli anni successivi, di cui Mackinder si sarebbe fatto campione: il primo era un ripensamento del metodo d'insegnamento, il secondo il passaggio a una geografia “scientifica”, ossia non meramente idiografica bensì improntata all'individuazione di nessi causali7.

Il libro di Huxley si apriva con un'invettiva contro la geografia fisica d'allora e in particolare il suo insegnamento elementare, giudicato privo di capo e di coda, ridotto a un disordinato cumulo di nozioni. Al contrario la sua fisiografia mirava a fornire una chiara indicazione del “posto nella natura” di ciascuna area, di come tutti i fenomeni siano tra loro interrelati da rapporti causali e dinamici non riducibili all'armonia cosmica humboldtiana8. Perciò, anziché partire dal sistema solare per giungere ai singoli Paesi, la narrazione di Huxley prendeva le mosse dal London Bridge per giungere al Sole, dal piccolo al grande, dal noto all'ignoto, seguendo un articolato filo logico che lo conduceva a trattare di chimica e fisica. Nel giro di diciassette capitoli, lo scienziato britannico ritornava 1 H.J. MACKINDER, Progress of geography in the field and in the study during the reign of His Majesty King

George the Fifth, “The Geographical Journal”, vol. 86, n. 1 (Jul., 1935), pp. 1-12, alla p. 2.

2 J. DICKENSON, The naturalist on the River Amazons and a wider world, cit., p. 212. 3 DCP-LETT-826, lettera di C.R. Darwin a J.D. Hooker, 10 febbraio 1845.

4 Convinto di un ruolo importante della biologia evoluzionista sulla geografia britannica in generale e su Mackinder in particolare è B. BLOUET, Halford Mackinder, cit., pp. 42-46. G. KEARNS, Geopolitics and empire, cit., pp. 63-64, addirittura individua in Mackinder uno dei capifila di quegli studiosi che indirizzarono gli studi evoluzionisti verso la società umana. Più cauto W.H. PARKER, Mackinder, cit., p. 59 e p. 110, che non si sente comunque di escludere quest'influenza pur ritenendola poco visibile nella sua opera.

5 T.H. HUXLEY, Physiography: an introduction to the study of nature, Macmillan, London, 1877.

6 D.R. STODDART, “That Victorian Science”: Huxley's Physiography and Its Impact on Geography, “Transactions of the Institute of British Geographers”, n. 66 (Nov. 1975), pp. 17-40, alla p. 17.

7 Ivi, pp. 20-25 e p. 32.

al Tamigi da cui era partito, ma la seconda volta per dare una descrizione e interpretazione geologica del suo bacino, forte di quanto narrato nei capitoli precedenti.

La forma mentis evoluzionista, intimamente genealogica, incoraggiava le altre scienze, tra cui la geografia, verso la ricerca di nessi causali, come suggerito da Huxley. A farsi interpreti di questo nuovo approccio furono, non a caso, dei biologi prestati alla geografia, come Henry Walter Bates, dal 1864 segretario assistente della Royal Geographical Society, o Francis Galton, illustre membro del suo direttivo. Il cugino di Charles Darwin, Galton, fu l'ispiratore della principale pubblicazione della RGS, ossia i “Proceedings of the Royal Geographical Society of London” che videro la luce nel 18559; mentre il famoso esploratore, Bates, ebbe un ruolo poco appariscente ma profondamente incisivo nell'indirizzare il corso della RGS, cui approdò anche grazie alla raccomandazione di Charles Darwin10. A sostenerli in questa battaglia per rifondare le basi della geografia erano altri nomi illustri delle scienze naturali come Darwin, Wallace e Hooker11.

Fu proprio Bates a suggerire un neo-affiliato alla RGS, il redattore scozzese di “Nature” John Scott Keltie (1840-1927), per il ruolo di ispettore straordinario sull'educazione geografica nel 188412. Il rapporto che produsse dopo dieci mesi di lavoro rappresentò, nelle parole di Mackinder, «la pietra angolare di tutto quello che si è da allora fatto per la Geografia in Gran Bretagna»13. In tale rapporto ricorreva la raccomandazione, d'impronta darwinista, d'insegnare assieme la geografia fisica e quella politica, intimamente connesse. Far cogliere questo legame tra uomo e ambiente riassumeva, secondo Keltie, le competenze richieste all'insegnante14. Non sorprende che il sistema tedesco fosse quello più elogiato nel rapporto15. In Germania tuttavia non risulta che Keltie visitasse Ratzel, che in quegli anni stava consolidando la carriera accademica. L'ispettore scozzese vide invece Alfred Kirchhoff, specialista di botanica che avrebbe alcuni decenni più tardi realizzato un'opera sul rapporto uomo-ambiente; cartografi come Heinrich Kiepert e Hermann Wagner; e colui che allora occupava la cattedra di Lipsia,il Barone Von Richtofen, nonché la persona destinata a succedere vent'anni dopo in quella stessa cattedra a Ratzel, ossia Joseph Partsch. Partsch nel 1904 avrebbe partecipato con una propria opera sull'Europa Centrale a una collana di studi regionali curata da Mackinder. La cattedra di Von Richtofen appariva a Keltie quella che più di tutti nei metodi e nelle tematiche s'avvicinava all'ideale da seguire per una futura cattedra geografica in Gran Bretagna16.

9 C. MARKHAM, The Fifty Years' Work of the Royal Geographical Society, cit., p. 98.

10 T.W. FREEMAN, The Royal Geographical Society and the Development of Geography in E.H. Brown (ed.),

Geography Yesterday and Tomorrow, Oxford University Press, London 1980, pp. 10-11; R.A. SLOTTEN, The Heretic in Darwin's Court, cit., pp. 228-229. Si legge in J. DICKENSON, The naturalist on the River Amazons and a wider world. Reflections on the centenary of Henry Walter Bates, "The Geographical Journal", vol. 158, no. 2

(1992), pp. 207-214: «Qualsiasi fossero i capricci dei detentori delle posizioni onorarie nella Società, Bates garantì un elemento di continuità e stabilità nei suoi affari quotidiani durante un periodo cruciale per la geografia britannica, quand'era formulata una dimensione accademica parallela alle già consolidate tradizioni esplorative» (p. 210). 11 D.R. STODDART, The RGS and the “New Geography”, cit., pp. 193-195.

12 J. DICKENSON, The naturalist on the River Amazons and a wider world, cit., p. 211. 13 M.P./C./100, Bodleian, SoG 88, frammento autobiografico [II, 14].

14 J.S. KELTIE, Report to the Council in Royal Geographical Society, Report of the Proceedings of the Society in

Reference to the Improvement of Geographical Education, John Murray, London, 1886, pp. 1-158 (alle pp. 19-20).

15 Ivi, p. 54. 16 Ivi, p. 56.

A seguito del Rapporto Keltie, la RGS realizzò un'esposizione del vario materiale didattico che l'ispettore scozzese aveva collezionato in giro per l'Europa. L'esposizione, accompagnata da conferenze e dibattiti a tema, fu inaugurata nel dicembre 1885 a Londra e poi riproposta in varie città britanniche, coronando nell'appuntamento del 3 settembre 1886 a Birmingham, inserito nell'annuale congresso della British Association. In quest'ultima occasione Douglas W. Freshfield tenne una prolusione sulla collocazione della geografia in ambito educativo, definendola come lo studio dei rapporti tra l'ambiente fisico e l'uomo organizzato in popoli e Stati17. La geografia era descritta come «l'anello di congiunzione e transizione tra le scienze naturali e la storia», una materia di sintesi chiamata a fare da coordinamento tra le varie branche dello studio dell'ambiente fisico e umano (antropologia, zoologia, botanica, geologia e meteorologia). In precedenza, durante l'inaugurazione londinese, Ernst George Ravenstein, per criticare l'eccessiva tendenza degl'insegnanti di geografia a ricorrere subito a libri e mappe trascurando l'osservazione diretta, aveva definito la geografia come una scienza naturale «per molti aspetti»18. John Scott Keltie, che aveva preso la parola nella medesima occasione, aveva individuato tra i compiti principali della geografia il descrivere e l'analizzare «l'azione e interazione tra l'uomo e il suo ambiente geografico circostante, la lotta tra lui e le forze della natura»19. James Bryce, storico e parlamentare, dedicò un proprio intervento a rimarcare il ruolo della geografia di congiunzione tra scienze naturali e scienze umane, con l’uomo agente dotato d’autonomia razionale e morale ma sempre creatura del proprio ambiente20. L’ultima conferenza londinese toccò a un naturalista, Henry Nottidge Moseley, che indicò la geografia fisica come base necessaria di quella politica, dipendendo la distribuzione dei fenomeni umani dall’ambiente fisico non diversamente dagli organismi inferiori21.

L'impronta di questa presentazione della geografia era manifestamente darwinista. Tra il pubblico dell'inaugurazione londinese vi era un giovane Halford John Mackinder, che in quel periodo soggiornava nella capitale per fare il praticantato in legge. Il 22 dicembre 1885 approcciò Keltie, dopo il seminario di quest'ultimo, ed entrambi rimasero piacevolmente colpiti l'uno dall'altro: Keltie segnalò il giovane al Consiglio della RGS, mentre Mackinder avrebbe rammentato quell'incontro come il suo avviamento alla geografia22.

Il giovane Mackinder s'approcciava dunque alla materia tramite il prisma offerto da 17 D.W. FRESHFIELD, The place of geography in education, “Proceedings of the Royal Geographical Society and

Monthly Record of Geography", New Monthly Series, vol. 8, n. 11 (1886), pp. 698-718. La successiva citazione è tratta da p. 699.

18 E.G. RAVENSTEIN, The aims and methods of geographical education in RGS, Report of the proceedings of the

Society in reference to the improvement of geographical education, John Murray, London, 1886, pp. 163-181. La

citazione è tratta da p. 166.

19 J.S. KELTIE, On appliances used in teaching geography in RGS, Report of the proceedings of the Society in

reference to the improvement of geographical education, cit., pp. 182-203. La citazione è da p. 182.

20 J. BRYCE, Geography in its relation to history in RGS, Report of the proceedings of the Society in reference to the

improvement of geographical education, cit., pp. 204-225.

21 H.N. MOSELEY, Scientific aspects of geographical education in RGS, Report of the proceedings of the Society in

reference to the improvement of geographical education, cit., pp. 225-236.

22 M.P./C./100, Bodleian, SoG 88, frammento autobiografico [II, 14]; P. COONES, The centenary of the Mackinder

Readership at Oxford, cit., p. 15; J.F. UNSTEAD, H.J. Mackinder and the New Geography, “The Geographical

quegli studiosi, in prima linea nella promozione della geografia come materia d'insegnamento universitario, i quali ritenevano di poterle trovare una propria dimensione scientifica tramite la commistione con le scienze naturali; diversi tra loro proprio di scienze naturali erano studiosi. Non sorprende che un simile messaggio abbia risonato all'interno della sensibilità di Mackinder, stante la sua formazione. Egli palesò fin dalla fanciullezza uno spiccato interesse verso la natura23, frequentò un liceo che dedicava molta attenzione alle materie scientifiche (incluse botanica e zoologia)24 e rinunciò a una borsa di studio in medicina per rivolgersi alle scienze naturali. Al terzo tentativo passò l'esame d'ammissione a Londra, ma nel frattempo aveva ottenuto una borsa di studio all'Università di Oxford presso cui decise di immatricolarsi25. Il B.A. ebbe come major la morfologia animale e come materie ausiliarie fisica, chimica, fisiologia e botanica. La morfologia animale era una materia intrinsecamente evoluzionista, che si focalizzava in quegli anni sulla dimostrazione sperimentale del darwinismo26: lo stesso Mackinder avrebbe rivendicato alla distribuzione geografica degli animali l'essere uno dei principali fondamenti del darwinismo27. Responsabile del corso era il titolare della cattedra d'Anatomia umana e comparata, il già incontrato Henry Nottidge Moseley, che all'interesse per la morfologia univa anche quello per l'etnografia, coltivato (e proprio su raccomandazione di Charles Darwin) partecipando ad alcune importanti spedizioni oltremare. Nel 1881, mentre Mackinder era suo studente, si iscrisse alla RGS28. Fu lui con tutta probabilità la principale influenza intellettuale sul Mackinder giovane universitario, che conservò un giudizio largamente positivo della dozzina di studenti affiatati che costituiva la sua classe (impegnata, in anni di rapido avanzamento della disciplina, più in laboratorio e nel museo di storia naturale che sui libri) e del maestro stesso, pur imputandogli un troppo scarso interesse per le materie umanistiche29.

Fu forse proprio per travalicare quelli che percepiva come troppo angusti limiti della concezione di Moseley dell'uomo, che Mackinder – potendo contare su ulteriori due anni di borsa di studio – decise di conseguire il proprio M.A. in storia. Non era tuttavia un dipartire dall'originale scelta naturalistica: la sua ambizione dichiarata era quella di «vedere come la teoria dell'evoluzione sarebbe apparsa nello sviluppo umano»30. Una motivazione che rammenta quella di Ratzel, quando volle applicare la tesi wagneriana alla storia. Tra i libri letti in quegli anni da Mackinder, va ricordato il celebre The making of

England di John Richard Green, un affresco di storiografia patria strettamente intrecciata

23 M.P./C/100, Bodleian, SoG 88, frammento autobiografico [II, 10]; M.P./C/100, Bodleian, SoG 89, frammento autobiografico [IX, 6]. B.W. BLOUET, Halford Mackinder, cit., pp. 9-11; E.W. GILBERT, Sir Halford Mackinder

1861-1947, cit., p. 5; E.W. GILBERT, The Right Honourable Sir Halford J. Mackinder, P.C., 1861-1947, "The

Geographical Journal", vol. 110, no. 1/3 (1947), pp. 94-99. 24 B.W. BLOUET, Halford Mackinder, cit., pp. 16-17.

25 Ivi, pp. 18-20 e E.W. GILBERT, The Right Honourable Sir Halford J. Mackinder, cit., p. 94. 26 M.P./C/100, Bodleian, SoG 89, frammento autobiografico [IX, 6].

27 H.J. MACKINDER, Progress of geography in the field and in the study during the reign of His Majesty King

George the Fifth, cit., p. 2.

28 B.W. BLOUET, Halford Mackinder, cit., p. 24.

29 M.P./C/100, Bodleian, SoG 88, Odd scraps of paper found with writing by H.J.M. on them [II, 9]; M.P./C/100, Bodleian, SoG 88, frammento autobiografico [II, 14]; M.P./C/100, Bodleian, SoG 89, frammento autobiografico [IX, 6].

con considerazioni d'origine geografica31. Il rapporto tra storia e geografia rientrava anche nella riflessione del docente di Storia militare, Hereford Brooke George, che Mackinder frequentò all'interno del corpo universitario della Forza Volontaria dell'Esercito32. Fu proprio George a raccomandare il giovane Mackinder per l'ingresso nella RGS nel marzo 1886.

Tra il 1886 e il 1887 Mackinder decise di insegnare, nell'ambito delle extension lectures che l'Università di Oxford offriva al pubblico in giro per la Gran Bretagna, la geografia, in luogo di scienze naturali ed economia che aveva affrontato negli anni precedenti33. Lo fece nella chiave indicatagli da Keltie, ossia come ricerca di connessioni causali tra uomo e ambiente; per distinguerla dal nozionismo geografico allora in voga nelle scuole inferiori chiamò la propria “nuova geografia”34. Riuscì a ottenere un finanziamento della RGS al suo corso, plausibilmente grazie all'interessamento dei geografi-naturalisti Galton e Bates35. Fu proprio l'ex esploratore amazzonico a richiedergli di preparare un'esposizione sui contenuti della “nuova geografia” (On the scope and methods of geography), da presentare in un incontro serale della Società36. Quell'occasione fu pienamente inserita nella campagna degli educatori per la promozione di una geografia scientifica e completa della sua parte politica, come lo stesso Mackinder si rese conto paragonando sé stesso a una semplice pedina37. Si può intravedere una regia di tale gruppo di studiosi dietro all'intera operazione che aveva condotto un giovane baccalaureato a rivolgere una così impegnativa riflessione di fronte alla RGS. La discussione dell'intervento occupò due intere sere, con gli interventi di Freshfield, Bates, Bryce, Moseley e Galton a difesa di Mackinder, e fu menzionata pure dal “Times”38.

L'ingresso del giovane Mackinder nella geografia avveniva dunque sotto il segno di una campagna, promossa in parte da studiosi evoluzionisti, che mirava a rendere la geografia una materia scientifica connettendola alle scienze naturali, e a restituirle la dimensione politica senza rinunciare a quella fisica, ma anzi poggiando la prima sulla seconda. Mackinder guardava alla geografia politica proprio con la prospettiva del biologo darwinista: per lui le nazioni erano «unità nella lotta per l'esistenza, più o meno favorite dai loro numerosi ambienti»39. Le carte dei dominî e possedimenti d'un Paese e delle frontiere doganali gli apparivano «espressioni cartografiche dell'eterna lotta per 31 J.R. GREEN, The making of England, MacMillan, London 1881.

32 M.P./C/100, Bodleian, SoG 88, frammento autobiografico [II, 14]. 33 G. KEARNS, Geopolitics and empire, cit., p. 44.

34 M.P./C./100, Bodleian, SoG 89, Reading address [I, 1].

35 Ibidem; B.W. BLOUET, Halford Mackinder, p. 38; E.W. GILBERT, Introduction in H.J. Mackinder, The Scope and

Methods of Geography and The Geographical Pivot of History, John Murray, London 1951, pp. 3-12; D.I.

SCARGILL, The RGS and the foundations of geography at Oxford, cit., p. 444; W.H. PARKER, Mackinder, cit., p. 7; J.F. UNSTEAD, H.J. Mackinder and the New Geography, cit., p. 52.

36 M.P./C./100, Bodleian, SoG 88, frammento autobiografico [II, 14]; M.P./C./100, Bodleian, SoG 89, Reading address [I, 1]; H.J. MACKINDER, Geography as a pivotal subject of education, cit., p. 377.

37 M.P./C./100, Bodleian, SoG 89, Reading address [I, 1]; B.W. BLOUET, Halford Mackinder, cit., p. 38; P. COONES,

Mackinder's “Scope and Methods of Geography” after a hundred years, cit., p. 11.

38 M.P./C./100, Bodleian, SoG 89, Reading address [I, 1]; M.P./C/100, Bodleian, SoG 88, frammento autobiografico [II, 14]; M.P./C/100, Bodleian, SoG 89, Notes of my speech at the Dinner given me by my colleagues when I

resigned from the chair of the Imperial Shipping Committee, 13th May 1931 [X, 1]; B.W. BLOUET, Halford

Mackinder, cit., p. 44; D.I. SCARGILL, The RGS and the foundation of geography at Oxford, cit., p. 444.

l'esistenza»40. La diseguale distribuzione sulla Terra di potenzialità economiche e strategiche, spiegava, ha portato a una crescita difforme delle nazioni, di cui le maggiori guerre della storia sono un prodotto diretto o indiretto41. Mackinder si rendeva conto che la concezione di «una lotta permanente» sarebbe risultata repellente a molti, ma non di meno credeva rispecchiasse la realtà della competizione tra nazioni42. Riprendendo un classico argomento darwiniano, il geografo di Gainsborough invitava a osservare il lato positivo di questa natura apparentemente spietata: e cioè che tramite la competizione si mantiene l'efficienza mondiale e, di conseguenza, un più elevato benessere medio43.

“Efficienza” divenne del resto, nella Gran Bretagna del cambio di secolo, un mantra diffuso e politicamente trasversale44. Giocava a favore un clima culturale complessivo, in cui al richiamo anglicano alla tradizione e ai valori condivisi si aggiungevano la nuova valorizzazione di scienza e istruzione (osservabile all'epoca soprattutto in Germania) e l'esperienza che molti britannici stavano facendo nelle colonie, sperimentando un'amministrazione ben più centralizzata e autoritaria di quella cui erano abituati in patria. Vanno tuttavia considerati anche due eventi catalizzatori: il sorpasso produttivo delle industrie tedesca e statunitense su quella britannica, e le difficoltà incontrate dalle forze di Sua Maestà nella Guerra Anglo-Boera45. Mackinder fu personalmente in contatto con molti protagonisti del movimento efficientista, tra cui il politico Richard Burdon Haldane, l'amministratore coloniale Alfred Milner, il giornalista Leo Amery, l'economista William Hewins e infine Sidney Webb, a sua volta economista e in seguito politico. La sua convinzione era che gli Stati non si sarebbero più misurati nell'accaparramento di terre vergini, bensì nell'incremento della propria efficienza interna46.

La Grande Guerra contro i Tedeschi, che incarnavano – per quanto forse in maniera esasperata – molti di quei princìpi di nazionalismo, efficienza e competizione che Mackinder aveva fino ad allora fatto propri, lo indusse a correggere le proprie posizioni. Laddove egli stesso aveva fatto evidente ricorso al bagaglio darwinista appena citato, nel 1919 imputava ai Tedeschi di essere «ossessionati dall'idea di competizione e selezione naturale, come infine espressa nel darwinismo»47. Eppure quella stessa opera che contiene quest'accenno era votata a mettere in guardia i suoi concittadini dall'abbandonarsi all'idealismo wilsoniano e pacifista, mantenendo invece una prospettiva realista – ossia conscia dell'ineluttabilità di competizione e conflittualità – sul quadro internazionale. Mackinder nel corso della sua carriera andò stemperando il giovanile retaggio zoologico, spinto anche dal clima culturale creato dalla Grande Guerra, col diffuso rigetto del tema della competizione e della lotta per l'esistenza. Passata inoltre l'esigenza d'accreditare la geografia come una scienza, imputandole gli stessi metodi delle già affermate scienze 40 H.J. MACKINDER, Britain and the British Seas, Heinemann, London, 1902, p. 343.

41 H.J. MACKINDER, Democratic ideals and reality, cit., p. 2.

42 H.J. MACKINDER, Man-power as a measure of national and imperial strenght, “National and English Review”, vol. 15, n. 45 (1905), pp. 136-143.

43 Ivi, p. 142.

44 G.R. SEARLE, The quest for national efficiency. A study in British politics and political thought, 1899-1914, Ashfield Press, London-Atlantic Highlands, 1990, p. 2.

45 G.R. SEARLE, The quest for national efficiency, cit., pp. 30-53. 46 H.J. MACKINDER, The geographical pivot of history, cit., p. 422. 47 H.J. MACKINDER, Democratic ideals and reality, cit., p. 232.

naturali, poté pure adottare un approccio più intuitivo, artistico e filosofico alla materia.