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Ratzel e Haushofer: tedeschi agli estremi del mondo

V. IL VIAGGIO E L'ESPLORAZIONE: LA NATURA COME MAESTRA

29. Ratzel e Haushofer: tedeschi agli estremi del mondo

Friedrich Ratzel, che non proveniva da una famiglia particolarmente facoltosa, dovette già nella tarda adolescenza muoversi per fare il suo apprendistato da farmacista e poi per studiare all'università: si trattava tuttavia di trasferimenti dentro la Germania o al massimo in Svizzera. Fu invece dopo la laurea in zoologia che cominciò per lui un'intensa fase di mobilità. Dapprima lavorò a fianco del naturalista francese Charles Martin sulle coste del Mediterraneo: fu inviando suoi resoconti di quei viaggi che riuscì a ottenere un lavoro presso la “Kölnische Zeitung”1. Si trovò in Italia tra il 1869 e il 1870, quando s'arruolò volontario nella guerra contro la Francia: dopo pochi mesi fu congedato con onore e decorazioni per una grave ferita patita nell'assedio di Auxonne. Nell'estate del 1871 era di nuovo in viaggio, questa volta nell'Impero Asburgico, per trovare materiale utile ai suoi articoli giornalistici. Assieme a quelli inviati dalle Alpi, visitate nel 1872, Ratzel ne trasse pure un libro (nel quale, fin dal titolo, si qualificava come naturalista):

Wandertage eines Naturforschers2.

Tra 1874 e 1875 l'allora giornalista tedesco ebbe l'esperienza di viaggio più lunga e formativa della sua vita: quella negli USA e in Messico. Il suo amico e maestro Moritz Wagner poté istruirlo in merito: egli aveva già visitato gli Stati Uniti assieme al botanico austriaco Karl von Scherzer. Inoltre in passato il Centroamerica aveva costituito per lui una tappa importante nell'elaborazione della propria teoria evoluzionista. In Nordamerica Ratzel poté apprezzare una nazione che si formava e si espandeva, la colonizzazione dei bianchi e le questioni etnico-razziali create dalla conquista dei territori indiani, dall'emancipazione degli schiavi neri e dall'afflusso di immigrati asiatici. Una tesi sull'emigrazione cinese fu quella con cui si abilitò all'insegnamento in geografia alla Scuola Tecnica di Monaco. Le sue prime lezioni traevano ampiamente spunto dalle osservazioni compiute in America3. Dalle memorie di tale viaggio trasse due fortunati libri4 e ancora oggi quella di Ratzel è una delle testimonianze da parte di geografo straniero più letta in America5. Soprattutto, ciò che aveva osservato in America fu decisivo nell'interessarlo alle tematiche antropogeografiche che avrebbe poi affrontato da scienziato, soprattutto durante gli anni a Monaco. Rientrato in Germania decise così di lasciare il lavoro da cronista e cominciò quello da accademico.

Negli scritti sull'America traspariva l'impressione fatta sul geografo tedesco dalle grandi città rapidamente costruite nella nuova nazione. Egli trovava che i grandi centri urbani esprimessero il meglio d'un popolo, poiché concentravano gli individui e davano 1 H. WANKLYN, Friedrich Ratzel. A biographical memoir and bibliography, Cambridge University Press,

Cambridge, 1961, p. 8.

2 F. RATZEL, Wandertage eines Naturforschers, 2 voll., F.A. Brockhaus, Leipzig, 1873-1874. 3 H. WANKLYN, Friedrich Ratzel, cit., p. 21.

4 F. RATZEL, Aus Mexiko. Reiseskizzen aus des Jahren 1874 und 1875, J.U. Kerns, Breslau, 1878; Die Vereinigten

Staaten von Nordamerika, 2 voll., R. Oldenbourg, München, 1878-1880.

5 U. WARDENGA, Ratzel, Friedrich in T. Adam (ed.), Germany and the Americas. Culture, politics, and history, 3 voll., Abc Clio, Santa Barbara, 2005, vol. 1, pp. 913-914.

luogo a un intenso scambio intellettuale. Di queste città offrì vari schizzi che cominciavano con la descrizione della natura del sito e della sua posizione, prima di entrare nei dettagli della vita urbana. Se gli articoli sugli Stati Uniti erano focalizzati sulle sue città, il più selvaggio Messico diede invece l'opportunità a Ratzel di sfoggiare le proprie competenze di naturalista con descrizioni della vegetazione tropicale6. Un forte interesse gli suscitò il

Smithsonian Institute a Washington per la ricchezza delle collezioni e pubblicazioni in tema

di storia naturale7. Degli USA Ratzel fu colpito anche dall'uso spregiudicato delle risorse, lo spreco e l'abuso del suolo: coniò in proposito il termine Raubbau e il tema dell'eccesso di sfruttamento dell'ambiente rimase costantemente presente in lui, tanto da trattarne nuovamente in Die Erde und das Leben8.

Ratzel era pienamente conscio dell'importanza dell'osservazione per la teoria. Nel XVIII secolo, scriveva, era cresciuto il costume di viaggiare per istruzione o diletto, con un più profondo sentimento della natura. Nella seconda metà del secolo a chi esplorava si cominciarono a richiedere le doti dello scienziato, proprio perché le osservazioni del viaggiatore dovevano servire al teorico. Fu l'uso di descrizioni di viaggio più attendibili che aveva permesso a Herder di essere etnograficamente superiore a Voltaire e Buffon. Ratzel considerava la letteratura di viaggio inglese come inferiore, ma riconosceva a Darwin, Hooker e Wallace uno «squisito spirito di osservazione» e il «dono della rappresentazione»9. I viaggiatori tedeschi del XVI e XVII secolo così come le esplorazioni antartiche furono tra i suoi temi preferiti a lezione10. Era solito accompagnarle con uscite didattiche e lavoro sul campo nei dintorni di Lipsia e in Baviera11.

Il viaggio fondamentale per Karl Haushofer fu invece quello compiuto nel 1909 in Giappone, in veste di osservatore militare. Passò due anni nel Paese del sol levante e visitò diverse altri parti dell'Asia. Durante il viaggio d'andata toccò Suez, Aden, Ceylon, l'India, la Birmania e Hong Kong; nell'autunno 1909, ospite delle autorità nipponiche, poté visitare Corea, Manciuria e Cina, mentre il ritorno in Germania avvenne via ferrovia transiberiana. Rientrato in patria diede alle stampe la sua prima opera sul Giappone, non memoria di viaggio ma studio di geopolitica ispirato dall'esperienza diretta, scritta mentre si trovava in congedo a causa d'una malattia polmonare12. Al Paese nipponico dedicò anche la sua tesi dottorale nel 1914 e quella per l'abilitazione all'insegnamento nel 1919, entrambe in geografia (Haushofer già da prima del viaggio in Asia insegnava storia bellica all'Accademia Militare di Monaco). L'interesse per l'Asia e in particolare il Giappone rimase costante nella sua vita, tanto da spingerlo a pubblicare a distanza d'anni altre due 6 C.O. SAUER, The formative years of Ratzel in the United States, “Annals of the Association of American

Geographers”, vol. 61, n. 2 (1971), pp. 245-254, in particolare alle pp. pp. 246-250.

7 S.A. STEHLIN, The Smithsonian Institution in 1874. A German visitor's description, “Record of the Columbia Historical Society, Washington, D.C.”, vol. 50 (1980), pp. 245-251.

8 F. RATZEL, La terra e la vita, 2 voll., Utet, Torino, 1907, vol. 2, p. 788 [ed. or.: Die Erde und das Leben. Eine

vergleichende Erdkunde, cit.]; C.O. SAUER, The formative years of Ratzel in the United States, cit., p. 251.

9 F. RATZEL, La terra e la vita, vol. 1, pp. 61-63. 10 H. WANKLYN, Friedrich Ratzel, cit, p. 22. 11 Ivi, p. 29.

12 K. HAUSHOFER, Dai Nihon. Betrachtungen über Groß-Japans Wehrkraft, Weltstellung und Zukunft, E.S. Mittler und Sohn, Berlin, 1913.

opere maggiori sul tema, una nel 1924 e l'altra nel 194113; metà circa della sua prolifica produzione d'articoli e testi minori riguardò sempre l'Asia14. Ciò gli valse la nomea d'esperto di Giappone, sebbene la sua conoscenza della lingua locale fosse rimasta limitata e, perciò, anche il riconoscimento accademico che ottenne tra gli yamatologi15. Sul piano politico fu sempre fautore dell'alleanza tra Germania e Giappone: egli sentiva d'aver dedicato all'avvicinamento tra i due Paesi la propria vita16.

Secondo Losano, la fascinazione di Haushofer per il Giappone fu legata innanzi tutto all'ammirazione per il modello socio-politico che offriva la Restaurazione Meiji: «Vi scoprì – scrive lo studioso italiano – quel senso dello Stato, quel rispetto assoluto dell'autorità imperiale e quello spirito militare che avrebbe voluto vedere realizzati anche in Germania». L'educazione militarista e lo scintoismo offrivano ai suoi occhi un'opportuna alternativa laica e nazionalista, a livello di ideali e di etica, rispetto alla morale pacifista e cattolica (nel 1907 si convertì al protestantesimo). Nello scintoismo religione di Stato si realizzava la riunificazione tra politica e religione nel nome dell'unità civile e nazionale17. Se la mitologia giapponese aveva potuto, a differenza di quella europea, sopravvivere fin a oggi, commentava il Generale tedesco, era perché più legata alla natura del Paese e allo Stato18. Tuttavia anche il Giappone aveva affrontato, con l'approdo nell'arcipelago del Buddhismo, un processo similare all'avvento del Cristianesimo in Europa: esso era però stato capace di nipponizzare la nuova religione, mentre i guerrieri del fronte settentrionale s'erano opposti pervicacemente a ogni influsso esotico. Haushofer commendava il rigetto del Cristinesimo (strumento delle potenze straniere) da parte del popolo asiatico, mossa decisiva che gli aveva permesso di non cadere preda del colonialismo. Una successione di influenze dall'esterno e reazioni nazionali permise ai Giapponesi d'assimilare l'utile (come lo statalismo cinese) ma respingere il nocivo19. Haushofer era sinceramente ammirato dall'etica eroica giapponese, che non abbisognava di religione organizzata e rituale per rimanere impressa nel comportamento nazionale20. Il fatto che i governanti fossero autorità a un tempo politica e religiosa, discendenti dei reggitori di millenni prima; e che la credenza della reincarnazione permettesse ai cittadini d'identificarsi in tutto e per tutto con la stirpe e la nazione, conferivano allo Stato giapponese un margine di superiorità21.

L'attrazione di Haushofer fu ricambiata dai Giapponesi. Molte delle sue opere, in 13 K. HAUSHOFER, Geopolitik des Pazifischen Ozeans. Studien über die Wechselbeziehungen zwischen Geographie

und Geschichte, K. Vowinckel, Berlin, 1924; Japan baut sein Reich, Zeitgeschichte, Berlin, 1941.

14 C.W. SPANG, Karl Haushofer und die Geopolitik in Japan. Zur Bedeutung Haushofers innerhalb der deutsch-

japanischen Beziehungen nach dem Ersten Weltkrieg in I. Diekmann, P. Krüger, J.H. Schoeps (hrsg.), Geopolitik. Grenzgänge im Zeitgeist, 2 voll., Verlag für Berlin-Brandenburg, Potsdam, 2000, vol. 1, pp. 591-629.

15 C.W. SPANG, R.H. WIPPICH, Introduction – from “German measles” to “honorary Aryans”. An overview of

Japanese-German relations until 1945 in C.W. Spang, R.H. Wippich (eds.), Japanese-German relations, 1895- 1945. War, diplomacy and public opinion, Roudtledge, London-New York, 2006, pp. 1-18, alla p. 10.

16 K. HAUSHOFER, Il Giappone costruisce il suo impero, cit., p. 403.

17 M.G. LOSANO, La geopolitica del Novecento. Dai Grandi Spazi delle dittature alla decolonizzazione, Bruno Mondadori, Milano, 2011, pp. 17-27 (la citazione diretta è da p. 17).

18 K. HAUSHOFER, Japan baut sein Reich, cit.; i riferimenti rimandano all'edizione italiana Il Giappone costruisce il

suo impero, Sansoni, Firenze, 1942, p. 27.

19 K. HAUSHOFER, Il Giappone costruisce il suo impero, cit., pp. 69-76 e pp. 133-141. 20 Ivi, p. 87.

particolare se dedicate al Paese nipponico, furono tradotte in giapponese e pubblicate da società di geopolitica o dalle autorità. Sia le società geopolitiche di Tokio, che coinvolgevano numerosi alti ufficiali, accademici e politici, sia quella più tradizionalista di Kyoto mostrarono apprezzamento per l'opera del militare tedesco. Haushofer fu impegnato nel creare canali di comunicazione con esponenti del governo, delle forze armate e dell'accademia giapponese per rilanciare le relazioni tra i due Paesi dopo la rottura della Grande Guerra22.

L'influenza di quel viaggio sulle opinioni di Haushofer potrebbe essere andata molto oltre la simpatia verso il Giappone. Viaggiando all'andata via mare e al ritorno via terra, l'allora quarantenne maggiore bavarese poté toccare con mano tanto la talassocrazia britannica quanto le enormi estensioni dell'Impero russo. In Dai Nihon propose che l'alleanza tra Berlino e Tokio includesse, oltre all'Austria-Ungheria tradizionalmente vicina alla Germania, anche la Russia23. Si trattava della prima proposta di quel blocco continentale da opporre alle potenze marittime che sarebbe divenuta marchio di fabbrica della Geopolitik haushoferiana.

22 C.W. SPANG, Karl Haushofer re-examined. Geopolitics as a factor of Japanese-German rapprochement in the

inter-war years? in C.W. Spang, R.H. Wippich (eds.), Japanese-German relations, 1895-1945, cit., pp. 139-157, alle

pp. 146-149.

VI. GEOPOLITICA: LA SCIENZA