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3. Una confessione per la chiesa

3.5 La dichiarazione di Barmen

La situazione precipitò nel gennaio del '34 quando il Vescovo del Reich emanò un decreto che minacciava di sospendere, se pur in maniera provvisoria, chiunque avesse criticato il governo ecclesiastico ufficiale. Immediata fu la reazione della Lega d'emergenza: “accusiamo di fronte a Dio e di fronte a questa comunità di cristiani il Vescovo del Reich che con il suo decreto minaccia seriamente di usare la forza contro coloro che in coscienza e per il bene della comunità non possono tacere gli attuali mali della chiesa”367. I conflitti interni alla chiesa evangelica iniziavano nel

frattempo a preoccupare Hitler e la direzione del NSDAP. Il governo del Reich intervenne proponendosi come mediatore e convocando una rappresentanza di 7 membri provenienti dai Cristiani-Tedeschi e 7 membri della Lega di Niemöller per dirimere le controversie. I riformati

365 D. BONHOEFFER, Gli scritti 1928-1945, cit., p. 328 366 Ivi p. 331

proposero Barth come proprio rappresentante, il quale partecipò alla stesura di un documento di richieste al Führer che assieme ad un altro dei vescovi della Lega e uno dei cristiani tedeschi saranno presentati all'effettiva riunione che si svolgerà il 20 gennaio, alla presenza di Hitler, Göring, Rudolf Hess e il ministro dell'interno Frick, con la partecipazione dei vescovi della chiesa evangelica. Tale consesso si rivelò ben presto essere un vero e proprio atto d'accusa verso i prelati dissidenti. Venne infatti riferita un'intercettazione di Niemöller in cui comparivano espressioni negative riferite a Hitler, a Hindenburg e al Vescovo del Reich. I vescovi furono costretti a una dichiarazione di sottomissione al regime. Il 27 gennaio Niemöller veniva sospeso dal suo incarico. Si configurava a questo punto la situazione propizia per fondare una libera chiesa in diretta opposizione al regime. La Lega d'emergenza dei pastori, riunendosi ad Hannover il 20 febbraio, riconfermò il suo leader e si rivolse al già formatosi Sinodo libero evangelico di Renania per proporne l'estensione all'intero gruppo delle chiese dissidenti. La chiesa riformata convocò un libero sinodo nella città di Barmen-Gemarke al termine del quale Karl Barth redasse una “Dichiarazione sul retto intendimento delle confessioni riformate nella chiesa evangelica tedesca del presente”. Il 7 marzo a Berlino-Dahlem Niemöller aveva nel frattempo convocato un “Sinodo libero evangelico di Berlino-Brandeburgo” e il 25 maggio annunciava con una circolare la convocazione del “sinodo confessionale della Chiesa evangelica tedesca”368, questa volta a livello nazionale. Questo si aprì

ufficialmente il 29 maggio 1934 a Barmen alla presenza di 139 membri sinodali.

Tale avvenimento si può ritenere il punto più alto del lungo percorso che aveva caratterizzato il “movimento confessante”. Si è trattato di un movimento contenente diverse anime al suo interno, riunite dal comune intento di opporsi prima di tutto alla Chiesa del Reich e al suo vescovo, e in senso più radicale, anche al governo nazista che aveva in questo modo sottomesso la chiesa al proprio controllo. Per la nascita di questo fronte di opposizione aveva avuto grande importanza la questione razziale, e l'introduzione di “criteri ariani” nella giurisdizione ecclesiastica. A Barmen venne presentata una “Dichiarazione sulla posizione giuridica del sinodo confessionale della Chiesa Evangelica Tedesca” in cui si affermava apertamente che: “La chiesa professante, nell'attuale situazione di emergenza della chiesa, ha il compito di raccogliere e di rappresentare nella Chiesa Evangelica Tedesca le comunità confessanti, di curare la loro unione e i loro compiti comuni”369. Si

presentava poi una relazione su “I compiti della comunità confessionale della Chiesa Evangelica Tedesca”. Insieme a questi documenti, che segnavano effettivamente l'inizio di un nuovo corso, il sinodo di Barmen approvava all'unanimità il proprio credo, redatto appositamente da Karl Barth, e da allora noto come la Dichiarazione di Barmen, massima espressione dello statu confessionis in cui si era ritrovata la comunità evangelica con l'avvenimento del nazismo:

1. Gesù Cristo, così come ci viene testimoniato nella Sacra Scrittura, è la sola Parola di Dio che noi dobbiamo ascoltare, cui dobbiamo affidarci in vita e in morte e cui dobbiamo

obbedire. Noi respingiamo la falsa dottrina per cui la chiesa potrebbe e dovrebbe riconoscere come rivelazione divina e fonte della sua predicazione, oltre ed accanto a questa sola Parola di Dio, anche altri avvenimenti, potenze, figure e verità

2. Come Gesù Cristo è la Promessa di Dio di perdonarci tutti i nostri peccati, così e con la stessa serietà Egli è anche la vigorosa Pretesa di Dio su tutta la nostra vita; per Suo tramite

368 Ivi p. 142-43 369 Ivi p. 150

otteniamo la felice liberazione dai vincoli di questo mondo ed il libero, grato servizio verso le sue creature. Noi respingiamo la falsa dottrina per cui ci sarebbero sfere della nostra vita in cui noi avremmo padroni diversi da Gesù Cristo , sfere nelle quali noi non avremmo bisogno della giustificazione e della grazia per Suo tramite.

3. La chiesa cristiana è la comunità fraterna nella quale Gesù Cristo nella Parola e nei sacramenti agisce al presente come Signore tramite lo Spirito Santo. In quanto chiesa dei peccatori graziati, con la sua fede e con la sua obbedienza, con la sua novella e con il suo ordinamento, deve testimoniare in mezzo al mondo del peccato che essa è solo Sua proprietà, che essa vive e potrebbe vivere soltanto della Sua compassione e del Suo comando in attesa della Sua venuta. Noi respingiamo la falsa dottrina per cui la chiesa dovrebbe affidare la forma della sua novella e del suo ordinamento al proprio piacimento o al mutamento delle convinzioni ideologiche e politiche via via dominanti.

4. I diversi incarichi nella chiesa non costituiscono affatto la base di un comando degli uni sugli altri, ma dell'esecuzione del servizio affidato e comandato a tutta la comunità. Noi respingiamo la falsa dottrina per cui la chiesa potrebbe e dovrebbe darsi o farsi dare dei capi di tipo particolare, investiti di poteri di comando che esulano dal servizio stesso della chiesa. 5. La Scrittura ci dice che lo stato in base all'ordinamento divino ha, nel mondo non ancora redento in cui anche la chiesa vive, il compito di pensare al diritto ed alla pace a misura della perspicacia umana e delle umane facoltà, minacciando ed usando la forza. La chiesa, con gratitudine e rispetto verso Dio, riconosce il beneficio di questo suo ordinamento. Essa ricorda il regno di Dio, il comandamento di Dio, la giustizia e quindi la responsabilità di chi governa e di chi è governato. Essa confida e obbedisce alla forza della Parola per mezzo della quale Dio regge tutte le cose. Noi respingiamo la falsa dottrina per cui lo stato dovrebbe e potrebbe diventare, oltre il suo compito specifico, l'unico e totale ordinamento della vita umana e quindi assolvere anche alla missione della chiesa. Noi respingiamo la falsa dottrina per cui la chiesa potrebbe e dovrebbe, al di là del suo compito specifico, appropriarsi di caratteristiche statali, di compiti statali, di dignità statale e diventare in tal modo un organo dello stato.

6. Il compito della chiesa, che è la base dell a sua libertà, consiste nel rivolgere a tutto il popolo in luogo di Cristo e dunque a servizio della Sua Parola e della Sua opera, per mezzo della predicazione e dei sacramenti la novella della libera grazia di Dio. Noi respingiamo la falsa dottrina per cui la chiesa, con autonoma decisione umana, potrebbe porre l'opera e la Parola del Signore a servizio di qualche desiderio, obiettivo o piano scelto in proprio370

Questo testo trova piena comprensione se visto come il punto di arrivo di una serie di tentate confessioni, alcune delle quali abbiamo qui brevemente presentato. Si ritrova infatti ancora una volta un forte richiamo alla Parola di Dio e a Gesù Cristo, come veri e unici destinatari della fede, che non può invece essere rivolta ad un popolo, ad una nazione o ad una razza. Nella Chiesa di Cristo, non c'è posto per gerarchie umane. Il suo riferimento è il “regno di Dio” al quale ogni istituzione umana non può che tendere a conformarsi. Dal punto di vista di Barth questa dichiarazione è un modo di riaffermare, pur stimolato dalle esigenze del momento presente, quella che è la fede nel mistero originario dell'elezione divina, che si è rivelata una sola volta nella storia. Con l'ultima assunzione della dichiarazione di Barmen si può ritenere conclusa, o per lo meno, a un punto di svolta, la complicata e ambigua storia del rapporto tra la chiesa protestante tedesca e il

potere. Questo documento riafferma infatti con forza la libertà del cristiano rispetto all'autorità secolare, e la Parola di Dio come suo unico riferimento.