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4. Salvezza al di fuori della Chiesa

4.3 Non c'è salvezza fuori di Cristo

È chiaro che tutti questi autori, compreso Küng, non considerano il cristianesimo come una via di salvezza al pari delle altre. Certo Hans Küng nella conferenza di Bombay del '64 usò dei toni sicuramente dirompenti nel contestare l'assioma extra ecclesiam nulla salus:

“Fuori della Chiesa non c'è salvezza: potete ancora sostenere questa affermazione, quando vi volgete realisticamente verso il futuro e pensate che le previsioni statistiche assicurano che i popoli non cristiani di Asia e di Africa sommergeranno numericamente i popoli cristiani dell'occidente; quando pensate che, per mantenere l'attuale rapporto numerico, non basterà più, come oggi, che ogni anno si convertano mezzo milione di uomini, ma che dovrebbero convertirsi almeno 6 milioni e mezzo di uomini all'anno alla Chiesa cattolica; quando pensate che soltanto la Cina, secondo alcune previsioni, nel 2000 conterà 1700 milioni di abitanti, ossia 400 milioni di uomini in più di quelli che oggi vivono complessivamente in Europa, nell'Unione Sovietica, nell'America del Sud e nel Nord dell'Africa? Come sarà, secondo voi, la salvezza degli incalcolabili milioni e miliardi di uomini che in futuro vivranno al di fuori della Chiesa cattolica, anzi addirittura al di fuori del cristianesimo?

Noi tutti conosciamo questi dati di fatto. Non dovremmo, dunque, prendere sul serio, in modo teologicamente nuovo, il fatto che noi, Chiesa cattolica, che noi, la cristianità, alla luce del passato, del presente e del futuro, alla luce della storia umana di tutti i continenti di tutti i secoli, costituiamo una piccola, una trascurabile minoranza?”578

Sicuramente quello che emerge dalle tesi di Cristianità in minoranza di Küng è l'intenzione di mettere Cristo al centro, in chiave unitaria ed ecumenica, oltre che dialogica: Gesù diviene anche il punto discriminante da cui partire per il dialogo con l'ebraismo. D'altra parte, anche dalle tesi sulla

Chiesa come nuovo popolo di Dio vi è una relativizzazione evidente dell'istituzione ecclesiastica come mediatrice nel percorso escatoligico cristiano: Küng ha chiaro che non è certo il singolo a salvarsi, ma bensì l'intera comunità dei credenti. E tuttavia, vede tale comunità in un rapporto diretto, mediato semmai da un atteggiamento di servizio, nei confronti di Dio e del Regno, mentre rifiuta ogni gerarchia e privilegio. L'idea è quella appunto di una Chiesa in cammino, come in cammino sono tutte le religioni, non pienamente nella verità, ma nell'errore. Certo essa, a differenza delle altre religioni, è avvantaggiata in quanto sa di camminare nella verità di Cristo.

Questa è la strada che seguirà Hans Küng anche negli sviluppi successivi del suo lavoro e per comprenderlo basta solo presentare i titoli di alcune delle principali opere successive a La Chiesa (1967):

Infallibile? Una domanda (1970), Essere Cristiani (1974), Teologia in cammino (1987)

A livello de La Chiesa, circa la questione della salvezza, la riflessione parte dalla prima lettera di Pietro:

“Dio nella sua longanimità attese, nei giorni di Noè, che fosse costruita l'arca, nella quale otto persone, in tutto, trovarono scampo dall'acqua, figura, questa, del battesimo, che ora salva voi” (1 Pt. 3,20)

A questo proposito Küng spiega che, dire che dentro l'arca c'è salvezza, è ben diverso che affermare che non c'è salvezza al di fuori dell'arca:

“l'immagine neotestamentaria dell'arca di Noé in 1 Piet. 3,20, a cui l'assioma [cioè: extra ecclesiam

nulla salus] rinvia, esprime certo la salvezza degli uomini attraverso il battesimo, ma non la

condanna di tutti coloro che sono fuori dell'arca”579. Anzi l'annuncio di Pietro è rivolto proprio a

coloro che stanno fuori. Riprendendo un'interpretazione di Franz Hauck, Küng conclude: “anche i peggiori prevaricatori nelle regioni dell'al di là, non sono esclusi dall'appello salvifico di Cristo”580.

Il testo di Pietro si riferisce in effetti alla tradizione secondo cui Cristo, dopo essere morto sulla croce, salvando l'umanità dal peccato, sarebbe sceso agli Inferi. Stando anche a Paolo Efesini 4,9: “era disceso nelle regioni più basse”, per portare alla salvezza gli “spiriti” dei giusti del popolo d'Israele, dannati a causa della mancata conoscenza di Cristo. Si tratta in effetti di un dato neotestamentario importante per le relazioni tra cristianesimo, ebraismo e religioni. Stando all'interpretazione che Küng riprende da Hauck, ciò che possiamo trarre da questo racconto biblico è che “'c'è salvezza al di fuori dell'arca', con l'aggiunta allo stesso tempo di una condizione: 'al di fuori di Cristo non c'è salvezza'”581. Questo a riprova del fatto che nel pensiero di Küng ad essere

escatologicamente fondamentale non è tanto la Chiesa, ma la fede in Cristo.

Tornado sul testo della Lumen Gentium (par.16), Küng lo valuta come poco chiaro, ambiguo: in che misura si intende realizzare concretamente questa apertura della chiesa verso “quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll'aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui”, e ancora più nei confronti di “coloro che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio,

579 H. KÜNG, La Chiesa, cit., p. 362

580 Ibidem p. 363, cit. di F. HAUCK, Die Kirchenbriefe, Göttingen, 1858, p. 70 581 Ibidem

ma si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta”582?

Küng depreca infatti una soluzione di tipo teorico-astratto, che farebbe riferimento alla “chiesa invisibile”, nella sua essenza (Wesen) staccata dalla forma storica (Unwesen), in modo tale che: “il concetto di chiesa viene talmente dilatato con un artificio teologico, che vi trovano posto non più soltanto i cristiani, ma tutti i pagani in buona fede”583.

“Il concetto di chiesa”, puntualizza l'autore,

“viene giustamente applicato alle chiese cristiane che costituiscono una comunità di cristiani battezzati, ordinati sulla base del messaggio neotestamentario, che credono a Cristo, il Signore, che vogliono celebrare il banchetto del Signore, che si sforzano di vivere il vangelo, e intendono chiamarsi chiesa davanti al mondo. Ma è a torto, ci sembra, che il concetto di chiesa viene esteso agli uomini che non appartengono a una comunità di persone che credono in Cristo e lo confessano”584

Una tale concezione teorica, sarebbe del tutto inopportuna secondo Küng, almeno per 4 motivi: anzitutto per il fatto che non trova fondamento nei testi neo-testamentari e comunque non è l'unica e necessaria strada percorribile per ammettere la salvezza al di fuori dalla Chiesa. Inoltre, perché complicherebbe il ruolo e l'annuncio dei missionari cristiani. Infine, il punto forse più importante, questa visione non sarebbe bene accetta neppure dagli appartenenti ad altre religioni, i quali rivendicherebbero la propria peculiarità. Come è emerso anche dalle riflessioni sul dialogo cristiano-ebraico, il tentativo di inclusione da parte della Chiesa, legato all'idea del ritorno finale di tutti i popoli al suo interno, è fortemente rigettato dagli appartenenti ad altre religioni. La stessa dottrina risalente al Concilio di Trento per cui nei non-cristiani sarebbe presente interiormente un

votum, un desiderio capace di predisporli e portarli a Cristo e alla Chiesa, è in effetti un'indebita

forma di inclusione: “il non cristiano […] non ha né implicitamente, né esplicitamente, né in maniera conscia né in maniera inconscia un votum o un desiderium di appartenere alla chiesa di Cristo […] ha piuttosto un votum o un desiderium contrario”, che “non può essere tacitamente assorbito dalla cristianità”585. La Chiesa deve dunque certamente cogliere nell'assioma sulla

salvezza il suo nucleo positivo, e nel farlo, non deve estendere astrattamente i propri confini, ma porsi concretamente come testimonianza nel mondo e di fronte al mondo della propria fede in Cristo, e della sua salvezza rivolta a tutta l'umanità. In altre parole, deve vivere autenticamente la propria “cattolicità”:

“Così la cattolicità della chiesa si deve dimostrare vera non solo in relazione a coloro che sono nella chiesa, ma anche in rapporto a coloro che ne sono fuori. Questa dimostrazione non si opera includendo nella chiesa il mondo intero! Certo, il mondo intero è nelle mani di Dio, il quale, secondo l'antica e la nuova alleanza, non è solo il dio dei giudei e dei cristiani, ma di tutti gli uomini”586

Riprendendo la considerazione di Joseph Lortz, secondo cui fin dai primi tempi la teologia cristiana

582 COSTITUZIONE DOGMATICA SULLA CHIESA, Lumen Gentium, cit., par. 16 583 H. KÜNG, La Chiesa, cit., p. 365

584 Ibidem 585 Ivi p. 366 586 Ivi p. 368

si è formata secondo “due indirizzi, quello della fuga dal mondo e quello dell'impegno nel mondo”587, possiamo infine ritenere che Hans Küng si diriga decisamente verso la seconda delle

possibilità.