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2. Il cristianesimo tedesco

2.3 Un cristianesimo tedesco di "razza ariana"

Quella che iniziava a circolare era l'idea di una Chiesa popolare, in tedesco Volkskirche. All'interno di questo movimento, è significativa la figura di Adolf Stöcker, cappellano alla corte di Guglielmo I che pensò di convogliare gli sforzi della Innere Mission di Wichern nella formazione di un partito politico cristiano-sociale che associava elementi patriottico-conservatori con aperture socialiste per il mondo del lavoro. L'articolo 1 del primo abbozzo di programma recitava: “Il partito dei lavoratori cristiano-sociale si muove sul terreno della fede cristiana e dell'amore verso il Re e la Patria”, mentre all'articolo 3 si proponeva: “un'organizzazione pacifica di lavoratori, per dare l'avvio alle necessarie riforme pratiche, in comune con gli altri fattori della vita dello stato”325. Il fatto

maggiormente rilevante tuttavia è che questa iniziativa di Stöker iniziò ad assumere espliciti toni antisemiti. Come chiarisce Sergio Bologna, si trattava di un antisemitismo sostenuto da ragioni più politico-economiche che religiose che vedeva negli ebrei i responsabili della speculazione finanziaria, fautori di un capitalismo egoistico che andava contro gli interessi della Nazione tedesca, cui del resto essi non facevano parte: “gli ebrei sono e rimangono un popolo nel popolo, uno stato nello stato, una stirpe a sé in mezzo ad una razza straniera”. Certo, in questo stesso discorso risalente ad una conferenza del 1879 Stöker affermava anche che: “essi contrappongono all'essere germanici il loro intatto semitismo, al cristianesimo contrappongono il loro rigido culto della legge oppure la loro avversione verso i cristiani”326. Echi profondi delle concezioni antisemite di questo

cappellano sono riscontrabili nel Mein Kampf di Adolf Hitler. Di fatto, si trattava di sentimenti diffusi già in quell'epoca in Germania. Un decreto del Supremo Consiglio Evangelico del 1895 condannava l'attività di Stöker disprezzandone soprattutto l'impegno diretto sul piano politico: “l'attività della chiesa in campo esterno non può e non deve essere mai un'attività diretta, ma soltanto indiretta, feconda interiormente” e continuava descrivendo in questi termini il “compito della chiesa”:

“riempire dello spirito e della disciplina cristiana tutti i membri della chiesa senza differenza di ceto, mediante un'insistente diffusione della parola divina, una fedele amministrazione dei tesori della sua grazia, una devota assistenza alle anime loro affidate, tanto che le norme della legge morale cristiana si trasmettano nella carne e nel sangue del popolo e si producano in tal modo le virtù cristiane che formano il fondamento della nostra collettività”327

I toni di questo documento lasciano chiaramente intendere che la volontà diffusa anche a livello ufficiale dalla chiesa protestante tedesca era quella di non immischiarsi troppo direttamente in

325 Cit. in S. BOLOGNA, La chiesa confessante sotto il nazismo, cit., p. 27 326 Ivi pp. 27-28

questioni politiche, di restare fedele alle autorità statali e di rivendicare per sé una forte natura popolare e culturale. Commenta in proposito Bologna:

“Per la chiesa evangelica sin dall'inizio è stata d'ostacolo la sua posizione storica nei confronti dello stato. Una visione della società più o meno rigida e tradizionale assieme ad una dottrina dei doveri sociali ad essa corrispondente le impedì di concepire un'irruenta trasformazione di strutture. Mancava una schietta visione delle caratteristiche di questo mondo, basata solo sul Vangelo”328

È a partire da queste premesse che andranno a formarsi la teologia liberale da una parte e dall'altra sempre più pericolosi accostamenti del cristianesimo al nazionalismo, anzi alle dottrine razziali. Andrà così emergendo, contemporaneamente al sorgere del Nazismo hitleriano vero e proprio, anche la forte opposizione a esso di Karl Barth.

La critica del dogmatismo su basi esegetiche e storicistiche promossa da teologi quali Albrecht Ritschl e appunto Von Harnack, mirava a riscoprire l'essenza del messaggio cristiano nella sua semplicità evangelica, a partire dall'esperienza umana. Si trattava, a parere di Karl Barth, di una risposta debole ed inadeguata all'imperversare delle visioni nazionaliste del cristianesimo come religione del popolo tedesco alle quali si doveva invece rispondere con un rinnovato richiamo al movimento confessionale, con una rinnovata forza nel definire i concetti fondamentali e inderogabili del proprio credo. La perdita di consensi e il disagio della chiesa evangelica, nel primo dopoguerra, sotto la Repubblica di Weimar, erano in effetti profondi e preoccupanti. Essa si trovava a doversi organizzare indipendentemente dall'autorità statale, operazione che non le era mai pienamente riuscita come si è visto, sin dai tempi della Riforma. Si giunse così, anche presso le alte sfere, da una parte a sentire nostalgia del passato governo del Kaiser Guglielmo e dall'altra a sperare nel ritorno ad una nuova situazione di positiva collaborazione tra chiesa e stato.

Nel frattempo, nel 1922, nasceva la Lega delle chiese evangeliche tedesche. La premessa su cui si fondava, era ancora una volta un'attestazione di vicinanza al popolo, sia sul piano della previdenza, sia facendo leva sul sentimento patriottico, nella linea del cristianesimo sociale di Stöker. Basti considerare che il Kirchentag, organo sinodale di 210 membri che svolgeva l'attiva legislatrice della Lega, promulgò da una parte, nel 1922, una “Dichiarazione sociale” in cui si affermava: “la proprietà, se è onestamente acquisita, non è un furto ma per i cristiani non è nemmeno una cosa che si può adoperare ad arbitrio”329. D'altra parte, risale al 1927 una “Dichiarazione patriottica” che

stabilisce: “siamo tedeschi e vogliamo essere tedeschi. Il nostro legame col popolo ci è dato da Dio”330

Certo la Lega ebbe anche un importante ruolo nell'internazionalizzare la chiesa evangelica tedesca, impegnandosi in ambito ecuemenico, ad esempio con la partecipazione alla conferenza mondiale delle chiese a Stoccolma nel 1927. Uno dei pastori che si distinse in questo senso fu Dietrich Bonhoeffer, che sarà in seguito, assieme a Karl Barth, uno dei principali oppositori al nazismo in campo politico e religioso. Barth, all'epoca, divenuto pastore della comunità di Safenwil, nel 1915 aderiva al partito social-democratico svizzero. Ma questa spinta all'internazionalizzazione era certamente minoritaria, rispetto al crescere di quelle forme di cristianesimo che rivendicavano per

328 Ivi p. 33 329 Ivi p. 41 330 Ibidem

sé l'appartenenza alla nazione tedesca, arrivando a predicare il razzismo nei confronti degli altri popoli. Uno dei promotori di questo movimento era il biblista e orientalista Paul De Lagarde, professore a Gottinga, che nei suoi Deutsche Schriften auspicava fortemente la formazione di una religione nazionale:

“buttiamo fuori una buona volta lo straniero che abbiamo dentro la nostra casa […] nostro compito non è quello di creare una religione nazionale, ma bensì di far tutto ciò che è atto a preparare la strada ad una religione nazionale[...] non dobbiamo essere umani, ma figli di Dio; non liberali ma liberi; non conservatori ma tedeschi”331

Di posizioni ancora più estreme fu il monaco circistencense austriaco Adolf Lanz Von Liebenfels, poi espulso dall'ordine, che giunse all'elaborazione di una comunità Neo-Templare dai forti connotati razzisti. Autore nel 1905 del testo Theozoologie oder die Kunde von den Sodoms-

Äfflingen und dem Götter-Elektron (Teozoologia. La scienza delle nature scimmiesche sodomite e

l'elettore divino), Liebenfels era fortemente influenzato dagli esperimenti scientifici sul tema razziale. Come riferisce la collana The third Reich curata da Time life magazine nel 1990, diretta da Thomas H. Flaerty:

“Secondo Lanz, l'intera esistenza umana era incentrata sull'elementare e mortale lotta fra due gruppi: i coraggiosi ariani, biondi e con gli occhi azzurri, e i cosiddetti “Scuri”, una categoria che riuniva negri, Slavi ed Ebrei”332. Stando allo studio di Bologna, questo schema si concretizzava

storicamente, nelle teorie del monaco, nello sviluppo da un'epoca primitiva in cui vi era purezza razziale ad un successivo periodo di contaminazione fra le diverse specie, cui sarebbe appunto dovuto succedere il ritorno alla superiorità della razza ariana. Anche nella chiesa, si sarebbe passati dalla Urkirche, la chiesa primitiva scevra di contaminazioni giudaiche, a una successiva epoca di

Verjudung der Kirche, ovvero appunto di ingerenza ebraica nella chiesa. Questa situazione storica

sarebbe comunque stata ribaltata dall'avvento di un “Redentore il quale avrebbe assunto la guida della razza superiore, la razza ariana, per condurla nella lotta contro le razze inferiori”333. I

professori della facoltà teologica di Linz, decisero di espellerlo già nel 1895, preoccupati dal suo crescente interesse per i riti pagani ed esoterici e la cultura pagana. Lanz decise allora di compiere un viaggio in India. Fu in quest'occasione che venne anche a conoscenza del simbolo della Svastica, un simbolo solare tipico della cultura buddista e induista. Tornato in Austria, Liebenfels acquistò un castello in rovina dove andò a risiedere e ne fece la sede di una setta da lui riunita con il nome di

Der Neutempler Orden (Ordine Neo-templare). Fondò anche la rivista Ostara, attraverso cui

diffondeva le proprie teorie. Come riferisce ancora la collana di Time-Life Magazine: “Hitler si accostò all'antisemitismo e al darvinismo sociale prevalentemente attraverso alcune pubblicazioni di infimo livello, quali ad esempio il periodico Ostara, che acquistava nella tabaccheria nei pressi del suo nuovo alloggio”334. L'ideologia del nazismo hitleriano riprese dunque molto dalle teorie di

questo monaco cistercense, a cui appunto si può far risalire anche l'uso del simbolo della Svastica335. 331 Ivi p. 36

332 The third Reich, Time-Life Inc., 1990, trad. it. di A. Berra, Il terzo Reich. Il sogno infranto, Cinisello B. (MI) Hobby & Work S.r.l., 1993, p. 74

333 S. BOLOGNA, La chiesa confessante sotto il nazismo, cit., p. 62 334 Il terzo Reich. Il sogno infranto, cit., p. 74