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5. Essere Cristiani

5.7 I moderni umanesimi

Le più importanti prospettive attraverso le quali il mondo di oggi si propone di venire incontro ai problemi dell'uomo sono, secondo l'autore, lo sviluppo della scienza e della tecnica da una parte, e l'avanzare di nuove grandi ideologie politiche, a cominciare da quella comunista, dall'altra. Si tratta in effetti di due prospettive che entrano inevitabilmente in contrasto con la religione, nella misura in cui si pongo appunto su un orizzonte umano e mondano, si potrebbe dire, secolarizzato:

“quasi tutti i più importanti settori dell'attività umana – scienza, economia, politica, diritto, stato, cultura, educazione, medicina, assistenza sociale – sono oggi sottratti all'influsso delle Chiese, della teologia, della religione e sono posti sotto la diretta responsabilità e a disposizione dell'uomo, divenuto egli stesso 'secolare'”693

A partire da questa situazione, anche le chiese non possono che iniziare a porsi il problema del proprio ruolo nel mondo con pressante necessità, per “uscire dal loro autoisolamento”. Perciò, Küng rilancia:

“A Roma come a Ginevra, Canterbury, Mosca e Salt Lake City si potrebbe sottoscrivere, ancora una volta, almeno in teoria, il seguente programma umano: sviluppo dell'uomo nella pienezza della sua umanità e dell'umanità nel suo complesso; difesa dei diritti dell'uomo e libertà religiosa; lotta per l'eliminazione delle ingiustizie economiche, sociali e razziali; miglioramento dell'intesa internazionale e appello per la limitazione degli armamenti; restaurazione e mantenimento della pace; lotta contro l'analfabetismo, la fame, l'alcolismo, la prostituzione e il commercio della droga; assistenza sanitaria, servizio e tutela della salute e altri servizi sociali; aiuti per i diseredati e per le vittime di catastrofi naturali”694

Questo invito rivolto alle chiese per un programma di “umanizzazione”, l'avevamo già visto proposto da Küng alle religioni universali. Più avanti, riprendendo le parole di Carl Friedrich Von Weizsäcker, egli mette in guardia in proposito anche la teologia:

“Una sola cosa vorrei dire ai teologi, una cosa che essi sanno e che gli altri dovrebbero sapere: essi custodiscono l'unica verità che supera in profondità la verità della scienza, su cui si regge l'era atomica. Essi custodiscono una conoscenza della natura dell'uomo che ha radici più profonde della razionalità dell'età moderna”695

Del resto, con il Concilio Vaticano II, si è giunti, a parere di Küng, ad un punto di non ritorno sulla strada dell'umanizzazione della dimensione religiosa, e questo è avvenuto proprio in “quella Chiesa che più di altre chiese, in nome di dogmi e di altre norme giuridiche, ancora in questo secolo ha peccato contro l'umanità e la solidarietà, sottraendosi al dialogo con i cristiani, i non-cristiani e soprattutto con la propria 'loyal opposition', condannando, soffocando e trascurando i risultati delle scienze”696. Il cambiamento di passo della Chiesa cattolica è rivendicato da Küng come una 693 Ivi p. 15

694 Ivi p. 17 695 Ivi p. 80 696 Ivi p. 25

necessità storica, data dal profondo rinnovamento del mondo e della società, un rinnovamento che è riuscito a ridarle forza e credibilità di fronte alle istanze del mondo moderno: “gli umanesimi moderni, autori di quella sfida, si vedono a loro volta sfidati”697.

Del resto, anche la modernità con le acquisizioni della rivoluzione scientifica e le istanze ideologiche del socialismo marxista, si trova negli ultimi tempi in profonda crisi al pari della religione:

“Che cosa è sopravvissuto dell'antica unitaria immagine dell'uomo nelle così differenti immagini riflesse dalla fisica, dalla biologia, dalla psicanalisi, dall'economia, dalla sociologia, dalla filosofia? Si pensi al''umanesimo illuministico dell' 'honnête homme', all'umanesimo accademico degli 'humaniora', all'umanesimo esistenzialistico del 'Dasein' individuale gettato nel nulla: hanno fatto tutti il loro tempo. Per non parlare del nazifascismo, inizialmente interessato a qualificarsi in chiave umana e sociale e sedotto dal fascino del superuomo di Nietzsche, la cui delirante ideologia di 'Volk und Führer', 'Blut un Boden', significò una distruzione senza precedenti di valori umani e la perdita di milioni di vite umane”698

Hans Küng, seguendo in questo senso molti pensatori della propria epoca, immagina come ulteriore sfida “umanista” del mondo post-moderno, quella di un avanzamento spropositato del ruolo e del potere della tecnologia, come unico motore mondiale dello sviluppo. Anche questa prospettiva viene tuttavia valutata dall'autore come decisamente inadatta a migliorare effettivamente le condizioni dell'essere umano. Il risultato della prevaricazione della tecnica sarebbe infatti:

“Un mondo 'ominizzato', non certo umanizzato, risultante da una singolare combinazione di libertà e oppressione, produttività e distruzione, crescita e regresso, scienza e superstizione, gioia e miseria, vita e morte […] un progresso dagli effetti distruttivi; una razionalità con tratti irrazionali, un'umanizzazione che porta alla disumanizzazione”699

La domanda latente che si pone, a partire dal sostanziale fallimento di ogni forma di ideologia e tecnologia umana, nel tentativo di migliorare la condizione dell'umanità stessa, è se tale immensa sfida di umanizzazione possa essere effettivamente condotta soltanto a partire dalla dimensione dell'uomo. È forse necessario fare ricorso a un'altra dimensione? E che cosa comporta questo passaggio? Questo è ciò che tenta di spiegare Küng nel II capitolo di Essere Cristiani: “Gli uomini girano a vuoto nella gabbia del loro pianeta”700avverte, citando Ionesco.

Per superare questo circolo vizioso, è evidentemente necessario, allora, “andare al di là”701, in altre

parole, “un'autentica trascendenza”702, la quale del resto sta emergendo come fondamentale per

l'uomo anche presso quegli stessi “moderni umanesimi” che sembravano inizialmente averla rifiutata. Infatti, evidenzia Küng, la teoria critica della sociologia si avvia sempre più all'analisi della religione, certo come problema umano, ma anche nel senso dell'anelito dell'uomo verso “l'Altro”, inteso, come ciò che non conosce una soddisfazione concreta. Il “marxismo-leninismo”,

697 Ivi p. 26 698 Ivi p. 27 699 Ivi p.32 700 Ivi p. 49 701 Ibidem 702 Ivi p. 50

d'altra parte, riscopre il valore della religione come risposta alle domande interiori e alle sofferenze delle persone. La stessa scienza, da parte sua, si rende conto di non poter presentare la propria prospettiva come assoluta, e che “un responsabile comportamento scientifico-tecnico implica un problema etico”703. Infine, “la psicologia del profondo ha scoperto il significato positivo della

religione per la psiche umana”704. Certo, al di là del problema religioso, che può facilmente

diventare un fattore di analisi sociologico, come un instrumentum regni al servizio della politica, una comoda risorsa per l'etica e la morale o un espediente psicologico per il benessere umano, secondo quanto finora considerato, permane il problema della fede.

Abbiamo visto come per Karl Barth le due questioni stessero su un piano completamente diverso. Küng si limita a notare, con un'analisi sempre molto aderente alla realtà, che da una parte decresce notevolmente l'influenza della religione sulla sfera pubblica, “su settori come scienza, educazione, politica, diritto, medicina e assistenza sociale”705. E tuttavia, questa influenza non sembra essersi

estinta, ma semplicemente continuare ad agire su un piano nascosto, sotterraneo. Del resto, continua Küng, con la secolarizzazione la religione è stata liberata semplicemente dalle sue “funzioni secondarie (economiche, ad esempio, ed educative)”. Ha smesso insomma di avere un ruolo diretto nella sfera pubblica, ma questa non può che rivelarsi in un'ultima analisi come “una grossa occasione”, per riscoprire “il suo compito specifico”706. In che cosa consiste questa peculiarità della

religione secondo Küng? E qual è in particolare dunque la specificità del messaggio cristiano? “Col cristianesimo si sono insinuati nel sistema di interpretazione del mondo e della persona umana nuovi gravissimi interrogativi circa l'origine e la destinazione dell'uomo e circa il mondo e la storia nella loro totalità”707, interrogativi che poi Küng riassume in due problemi fondamentali: “il donde”

e il “verso dove”.

Certo non è sufficiente riscontrare la presenza di queste domande nell'uomo per legittimare la religione o la fede, o persino l'esistenza di Dio. Si tratta comunque di un punto di partenza che Küng non rifiuta, in linea con la Nostra Aetate e la tradizione teologica che contribuì a realizzarla, in disaccordo invece con Karl Barth, il quale rigettava ogni legame tra la trascendenza di Dio e qualsiasi categoria storico-psicologica umana. Conclude infatti Hans Küng: “Se Dio esiste, rappresenta la risposta alla radicale problematicità della realtà”708. Questo discorso, è la premessa

che permette di comprendere la finale conclusione di Küng secondo cui l'annuncio del Regno da parte di Gesù si identifica con “la causa di Dio”, cioè con il fatto che Dio costituisce il fine e la causa ultimi, il “donde” e il “verso dove” della realtà. In conclusione dunque:

“collocandosi nella prospettiva di Gesù si dovrà fare una constatazione: […] Il regno di Dio, il compimento, non sopraggiunge tramite un'evoluzione (culturale o tecnica) o una rivoluzione (di destra o di sinistra) a livello sociale. Il compito sopraggiunge invece tramite l'azione di Dio, un'azione che non si può prevedere né estrapolare. Un'azione, s'intende, che non esclude, ma include l'azione dell'uomo qui e ora, nell'ambito individuale e sociale”709. 703 Ivi p. 51 704 Ivi pp. 51-52 705 Ivi p. 56 706 Ivi p. 57 707 Ibidem 708 Ivi p. 79 709 Ivi p. 245-246

6. La causa di Dio e la causa dell'uomo