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Capitolo 3: Antologia di brani Visual-Ke

3.1. Un excursus fra i classici dell’epoca d’oro

3.1.4. Dir en Grey Zan: il Visual-Kei come narrazione dell’orrore

唾液塗れにした 蒼冷めた体は 視界にへばりついた 歪めた残酷絵 無情にも朽ちてく 短し命舞う 最後に見た記憶 笑う君…殺め PSYCHO 歪む 廻る中 PSYCHO 残酷のまま PSYCHO 歪む 廻る中 PSYCHO 残酷のまま [君がいない 君が笑う 君がいない 僕がいない]

PSYCHO 歪む 廻る中 PSYCHO 残酷のまま PSYCHO 歪む 廻る中 PSYCHO 残酷のまま PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP29 PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP By...DEATHTRAP [君がいない 僕がいない 君がいない 僕がいない 僕がくる-]30

29 Anche se non è stato confermato, è molto probabile che questi siano dei neologismi nati da assonanze tra parole inglesi e giapponesi unite fra loro. Ad esempio, la parola inglese “psycopath” viene letta in giapponese “saicopasu”, rendendo foneticamente possibile l’unione della parola con “past”. Allo stesso modo, “past”, “trap” e “trip” vengono unite tramite la “t” in comune. Si può ipotizzare che i DIR EN GREY abbiano voluto unire in questo modo queste parole per comunicare uno stretto legame o addirittura un’equivalenza fra di esse. Il significato potrebbe essere che “

il passato è una trappola che rende psicopatici o che gli psicopatici rivivono” e che “il passato è il trip (inteso come effetto allucinogeno da droghe) degli psicopatici”.

30 “Dir en grey - Zan (PV)”, in “Youtube”, 2009, https://www.youtube.com/watch?v=ZN5LdoFZyE8, 03/10/2020; “Lyrics ZAN (Zan- ZAN-) by Dir en Grey (romaji) from album - ZAN (Zan- ZAN-), in “JpopAsia”, 2010,

https://www.jpopasia.com/direngrey/lyrics/41450/zan-%E6%AE%8B-zan/zan-%E6%AE%8B-zan/, 03/10/2020.

Dir en Grey - Ciò che rimane Il pallido e freddo corpo Ricoperto di saliva È un’atroce raffigurazione

Che giace distesa nel mio campo visivo Senza alcuna emozione appassisce La breve vita danza

L’ultima cosa che ricordo Sei tu che ridi... uccidimi

PSYCHO Si distorce mentre si ripete PSYCHO Ancora terribile

PSYCHO Si distorce mentre si ripete PSYCHO Ancora terribile

“Tu non esisti Tu ridi Tu non esisti Io non esisto”

PSYCHO Si distorce mentre si ripete PSYCHO Ancora terribile

PSYCHO Si distorce mentre si ripete PSYCHO Ancora terribile

PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP

PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP PSYCHO PASTTRAP PSYCHO PASTTRIP By...DEATHTRAP

“Tu non esisti Io non esisto Tu non esisti Io non esisto Io sto impazz...”31

Uscita nel 1999 sotto la East West Japan, Zan ha conquistato la sesta posizione della classifica Oricon settimanale, ha ottenuto il disco d’oro nello stesso anno ed ha riempito le pagine delle cronache a causa della performance in diretta televisiva nel programma

Myūjikku Sutēshon32 in piena fascia protetta. La performance, nella versione

“edulcorata” del programma,33 venne vista anche dai bambini che erano soliti guardare

la trasmissione assieme alle loro famiglie, suscitando una reazione immediata dell’opinione pubblica che ancora oggi tiene la band lontana dagli schermi televisivi. In aggiunta al fatto che Yoshiki stesso abbia prodotto questo singolo, lo scandalo generato dall’evento ha consacrato questo brano all’interno della scena grazie al valore simbolico di ribellione contro il sistema, rendendo il brano un imprescindibile punto di partenza per tutte le band Visual-Kei intenzionate a comporre canzoni sul tema dell’orrore. Il titolo, di per sé non ha un vero e proprio significato, ma probabilmente è un riferimento al cadavere delle vittima uccisa dal protagonista, verosimilmente in un moto d’ira. La vittima, ridendo, ha sfidato il protagonista che, per sbaglio, l’ha uccisa e ora il 31 Molti interpretano quest’ultima frase come “io sto arrivando” (boku ga kuru), che potrebbe vagamente

riferirsi all’arrivo di una nuova identità del protagonista nata per proteggersi dal trauma subito. Tuttavia, poiché il video si interrompe in modo brusco subito dopo la frase, si può anche pensare che la frase “io sto impazzendo” (boku ga kurutteiru) sia stata volutamente tranciata di netto, come se appunto questa fosse l’ultimo barlume di lucidità prima che il protagonista perda completamente il senno. La canzone ha un linguaggio fortemente simbolico e non esistono prove che giustifichino nessuna delle due versioni che quindi rimangono valide.

32 Programma che dal 1989 va in onda tra le otto e le nove di sera sull’emittente televisiva TV Asahi, dando spazio anche ad artisti (anche emergenti) in una delle fasce orarie di massimo share. Online è ancora presente la pagina che mostra la line-up degli artisti di quel giorno. (“Shutsuensha rain appu | Myūjikku sutēshon”, in tv-asahi.co.jp,

https://www.tv-asahi.co.jp/music/contents/m_lineup/0538/index.html, 03/10/2020).

33 Oltre alle liriche e ai costumi di scena volutamente inquietanti, sul palco assieme alla band erano presenti alcuni attori incatenati e appesi alle pareti laterali e al soffitto che si muovevano in pose contorte e innaturali, come se fossero vittime di una tortura.

suo corpo rimane lì, anziché sparire, come un’eterna prova del suo crimine. La vista del cadavere fa gradualmente perdere il senno al protagonista, la cui sintassi diventa sempre più spezzettata e confusa, fino al punto in cui egli perde la cognizione di sé stesso. Il video promozionale del brano, ad opera di Kondō Hiroyuki, ricorda per regia quello di Beautiful People di Marilyn Manson (del 1996, diretto da Floria Sigismondi) nel modo in cui viene analizzato da Vernallis:34 una serie di riprese della band che suona in

un ambiente buio che somiglia ad una fabbrica abbandonata alternate ad immagini raccapriccianti che si susseguono ad alta velocità. Una simile regia è stata anche emulata nell’esibizione dei DIR EN GREY sul palco del programma Myūjikku Sutēshon, destando alcuni dubbi su come un prodotto del genere sia riuscito ad ottenere uno spazio televisivo in fascia protetta e trovando una spiegazione nel saggio di Vernallis: A striking edit can allow one to move past a number of strange or disturbing images while neither worrying about them nor forgetting them completely. [...] Which elements will be elaborated narratively and which simply provide color? [...]The connection between shots is sometimes clear, sometimes obscure, and many of the most interesting juxtaposition lie in between: we can have a vague understanding of a connection but be unable to specify its nature.35

Se quindi, come sostenuto da Vernallis, questo tipo di montaggio può suggerire una narrativa, ma non in modo esplicito, si può anche supporre che, in casi limite come questo, limitandosi ad una analisi superficiale si possa perfino sorvolare sull’atmosfera cupa del brano. Tuttavia, prestando un po’ più di attenzione alle immagini, possiamo notare come tra di esse ve ne sia una, l’inquadratura di un bambino delle elementari (riconoscibile dalla divisa scolastica e dallo zainetto), che appare su schermo per più tempo. È interessante la volontà del regista di creare un parallelo tra questo bambino e il cantante, entrambi truccati nello stesso modo, come se il brano fosse una testimonianza della tragedia raccontata dal bambino ora adulto. Questo dettaglio, marginale se considerato singolarmente all’interno del video, diventa un elemento maggiormente saliente se combinato con altri particolari del brano.

Infatti, l’associazione dell’infanzia al tema dell’omicidio e della follia riporta alla mente il caso Sakakibara, un evento di cronaca nera di poco meno di due anni prima del brano che ha sconvolto l’opinione pubblica, mettendo sotto i riflettori la psiche delle fasce

34 VERNALLIS, Experiencing..., cit., p.39. 35 VERNALLIS, Experiencing..., cit., p.39.

d’età più giovani.36 In questo evento di cronaca nera avvenuto nel 1997, un ragazzino

di Kobe di quattordici anni si rese autore di una serie di truculenti omicidi di bambini delle elementari, giustificando le proprie azioni (da lui viste come “esperimenti sacri” eseguiti per volontà del “dio Bamoidōki”) come vendetta verso il sistema scolastico che lo aveva reso un essere invisibile.37

Anche la sintassi spezzettata e la apparente mancanza di un filo logico nel discorso del testo possono ricordare in parte quella degli scritti del ragazzino38, creando un parallelo

non esplicito, ma comunque difficile da ignorare. La sensazione di shock che questo prodotto può aver provocato rientra dunque pienamente nella definizione di Hakim Bey di “poetic terrorism”, associata a figure come quella di D’Annunzio e così riassunta: The audience reaction or aesthetic-shock produced by PT [abbreviazione dell’autore per “poetic terrorism”] ought to be at least as strong as the emotion of terror-powerful disgust, sexual arousal, superstitious awe, sudden intuitive breakthrough, dada-esque angst-no matter whether the PT is aimed at one person or many, no matter whether it is "signed" or anonymous, if it does not change someone's life (aside from the artist) it fails.39

Ciò che differenzia il “poetic terrorism” dalle forme di arte comune è quindi la volontà di creare un prodotto che non si limita all’opera artistica in sé, ma che attraverso la sua esecuzione genera un impatto concreto e tale da influenzare il pubblico nelle sue abitudini quotidiane. Attraverso l’esecuzione del brano in televisione, Zan rientra dunque a pieno titolo in questa categoria artistica. Questa volontà di scandalizzare il pubblico è interessante perché mostra come una parte del Visual-Kei, nonostante nel corso di poco meno di un decennio il genere fosse stato parzialmente integrato nel panorama pop, abbia riscoperto la sua opposizione alla società comune, a volte anche in direzione diametralmente opposta ad una riappacificazione con essa.

In ultima analisi, nell’ottica di un’assimilazione alla scena mainstream, brani come questo hanno decretato la caduta in disgrazia del genere presso il grande pubblico. Allo stesso tempo, la netta opposizione al processo di cooptazione del sistema discografico 36 SHIMIZU Yoshinori, “Quattordicenni alla frontiera”,tr. Coci Gianluca, in Coci Gianluca (a cura di),

Japan pop: parole, immagini, suoni dal Giappone contemporaneo, Roma, Aracne editrice S.r.l., 2013,

p.74.

37 IIDA Yumiko, Rethinking identity in modern Japan - nationalism as aesthetics, London, Routledge, 2002, p.234.

38 IIDA, Rethinking..., cit., p.235.

39 HAKIM BEY, T.A.Z.: The Temporary Autonomous Zone, Ontological Anarchy, Poetic Terrorism, 1985, p.4.

con brani come questo ha delineato una linea di confine interna al genere che delimita alcune sacche di resistenza underground presso cui l’immagine dei Dir en Grey gode di enorme popolarità.

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