In questi primi sotto-capitoli abbiamo visto come X e Buck-Tick si siano fatti strada sulla scena underground di fine anni ‘80, cambiandone gli equilibri e, di fatto, dando origine al mito fondativo del genere Visual-Kei. Proprio per questo motivo sarà utile soffermarsi su una riflessione sull’habitus di queste due band, in particolare confrontandolo con quelli di altri artisti e gruppi sociali che operavano nello stesso periodo.
Buona parte degli artisti underground attivi alla fine degli anni ‘80 parla di X e Buck-Tick come delle band con qualcosa di diverso e quindi non completamente assimilabili alla scena del tempo: tutti li ricordano come band scatenate e piene di voglia di cambiare i meccanismi prestabiliti nella scena. In particolare, Ōtsuki Kenji (considerabile come uno degli esponenti di spicco della scena underground prima dell’avvento di X e Buck-Tick), come abbiamo visto nella nota 37, si riferisce alle due band che in quegli anni iniziavano a crearsi il proseguito sulla scena con il termine
yankī, creando così un interessante paragone con l’omonimo gruppo sociale. Questa
intervista ha particolarmente influenzato anche Ichikawa che ha definito le vere band Visual-Kei come i detentori di uno “spirito yankī”. Ma qual è il legame tra yankī e Visual-Kei?
Partiamo da un primo ritratto storico-sociale degli yankī tra gli anni ‘80 e ‘90 che la ricerca di Satō ci offre:
[Il termine yankī] refers to a distinctive style adopted by youths as individuals or group. It also means a youthful social type who is often associated with juvenile delinquency, including participating in boso driving. In the Kansai region [...] most bosozoku are “Yankees”. [...] In other regions, a certain number of students and working youths with no college education affect ways of life and sartorial styles similar to those of the Yankees. [...] Police records show that the majority of bosozoku members are either working youths or high school students. Technical studies on bosozoku have found that working youth either perform in blue-collar labor or are employed as store clerks. These findings seems to extend to Yankees.59 Attraverso le informazioni raccolte dagli archivi della polizia e da coetanei di yankī, Satō racchiude il fenomeno yankī nella sfera degli adolescenti di sesso maschile, spesso cresciuti in famiglie di bassa estrazione sociale, che ricercano una forma di riscatto 59 SATŌ Ikuya, Kamikaze biker: parody and anomy in affluent Japan, Chicago, University Chicago
sociale in forme di delinquenza più o meno gravi. Inoltre, la ricerca di Satō dà anche spazio alle voci di giovani appartenenti a gang, riuscendo a mostrare quanto, al di là delle categorizzazioni sociologiche, la figura dello yankī funga da termine-ombrello per una serie di attività criminali, spesso compiute per volontà di ribellarsi alle convenzioni sociali. Tra i vari esempi di queste attività troviamo sia atti minori, come ad esempio fumare a scuola o modificare la propria divisa scolastica, sia crimini più gravi come il consumo di anfetamine o la collaborazione con gruppi di estremisti di destra o la
yakuza.
There are, indeed, many similarities among the public stereotypes of the bosozoku, Yankee and tsuppari [inteso qui come il gruppo sociale che adotta l’omonimo stile]: a common denominator of the images of the three social types is the figure of the ochikobore (the drop out), who suffers from a chronic inferiority complex. [...]
Most informants agreed that their career as Yankees began in junior high school and that their development as delinquents followed a gradual process as their interacted with companions of the same age. [...] A new and “more serious” step is often taken as a result of imitating the actions of a clique of older Yankees. My informants generally describe the sequence of deviant acts as follows: smoking at home, smoking in school, coming late to school frequently, wearing modified school uniforms, dying hair, having perms, truancy, staying up late, sleeping over at friends’ houses, inhaling paint thinner or glue, joining boso driving, using (meth)amphetamine.60
È interessante notare come gli unici veri comuni denominatori che gli intervistati trovano tra tutte le caratteristiche degli yankī siano il loro look e la loro volontà di commettere crimini solo per dare nell’occhio (tsuppari).61 Il loro look è caratterizzato
dall’unione di diversi stili appartenenti a gang e sottoculture differenti, combinati in un mix che viene facilmente riconosciuto da gran parte dei giapponesi per l’aspetto bizzarro e le combinazioni inusuali di accessori e vestiario. Simile è l’effetto dello
tsuppari, l’atteggiamento irrispettoso degli yankī nei confronti delle regole della società,
volto appunto a contrapporsi ad esse in modo efferato tramite atti di disobbedienza sociale.62
In sintesi, esiste uno stile yankī, definito da un look specifico e dallo tsuppari, che caratterizza il gruppo sociale degli yankī, composto da giovani con un basso grado di istruzione e provenienti dalla fasce più povere della popolazione. Ma se da un lato il 60 SATŌ, Kamikaze biker…, cit., pp.108-116.
61 SATŌ, Kamikaze biker…, cit., pp.107-108. 62 SATŌ, Kamikaze biker…, cit., pp.112.
gruppo sociale degli yankī appare ristretto ad una determinata fascia di età (studenti delle superiori o giovani lavoratori) e a determinate attività di micro-criminalità, dall’altro lato nell’immaginario comune lo stile yankī appare molto più libero da caratterizzazioni di sorta.
È dunque verosimile pensare che quando Ichikawa usa il termine “spirito yankī” si riferisca ad alcune peculiarità dello stile yankī, in particolare alla tendenza alla re-interpretazione di stili diversi e allo tsuppari, tralasciando l’aspetto della criminalità. Tuttavia, così facendo, Ichikawa forza un’equivalenza fra stile yankī e Visual-Kei e cerca di giustificarla attraverso una coincidenza geografica che rimane troppo vaga: In realtà, quasi tutte le band Visual-Kei a oggi provengono da Chiba, Saitama, Gunma, dalle periferie della prefettura di Tokyo o da quelle città al di fuori dei ventitré distretti di Tokyo. Non è un caso che [queste aree] siano quelle in cui è presente il maggior numero di yankī della zona. Inoltre, sono tanti fra i membri di queste band quelli che furono influenzati dalla seconda stagione di Professor Kinpachi del
terzo anno sezione B63 […] e che avevano tanti amici yankī.64
Questa interpretazione non giustifica una completa coincidenza fra stile yankī e Visual-Kei, ma si può comunque dire che vi sia stato un certo grado di influenza fra i due fenomeni. In particolare, il fatto che condividano background simili (sia geograficamente, sia probabilmente a livello sociale)65 suggerisce che, per quanto
possano essere due fenomeni divisi, yankī e Visual-Kei si siano sviluppati all’interno dello stesso contesto storico-sociale. Sulla base di questa considerazione possiamo accettare il termine “spirito yankī” per sottolineare questo legame, ma sarà necessario riconsiderare alcuni aspetti del termine usato da Ichikawa nel contesto del genere Visual-Kei.
Uno di questi aspetti è il legame fra il Visual-Kei, lo stile yankī e la musica e la cultura occidentali. Ichikawa sostiene che le influenze della musica americana ed europea nel Visual-Kei siano retaggi della cultura yankī, che ha mescolato e interpretato alla
63 Popolare serie televisiva andata in onda sul canale TBS a cadenza irregolare (la serie è stata interrotta
e ripresa più volte anche a distanza di anni) tra il 1979 e il 2011 con il titolo 3nen B-kumi Kinpachi
Sensei. La storia è incentrata sulla figura del professore Kinpachi, il quale si scontra con le difficili
realtà presenti all'interno di diverse scuole medie e superiori. Ogni stagione affronta tematiche differenti e la seconda stagione, mandata in onda tra il 1979 e il 1980, affronta il tema della
criminalità tra gli studenti e la violenza all’interno delle scuole, toccando anche il tema della cultura
yankī.
64 ICHIKAWA, Daremo oshietekurenakatta..., cit., p.97.
65 Vi sono plurime testimonianze (anche se non del tutto accertate) che riportano che buona parte dei membri di queste band provenissero da famiglie di bassa estrazione sociale e che nei primi tempi fossero costretti a lavorare part-time per poter sostenere le spese delle band.
giapponese elementi di queste due tradizioni musicali straniere.66 Tuttavia, secondo le
testimonianze degli stessi esponenti del genere, i primi artisti Visual-Kei sono stilisticamente debitori ad artisti americani ed europei da cui hanno preso direttamente ispirazione e non tramite la mediazione della cultura yankī.
Un altro aspetto è quello del legame con la criminalità. Abbiamo precedentemente visto come gli atti criminali degli yankī siano percepiti come forme di ribellione all’ordine imposto dalla società e in un certo senso si può dire che il Visual-Kei condivida alla base un pensiero simile. Infatti, riflettendo sulle motivazioni di Yoshiki nel fondare la Extasy Records67 o sugli episodi violenti e di criminalità di X e Buck-Tick, possiamo
notare i punti in comune con la cultura yankī. Tuttavia, poiché Ichikawa ha utilizzato il termine “spirito yankī” riferendosi a tutti gli artisti Visual-Kei dell’epoca d’oro, ha finito anche per includere band come Luna Sea, Malice Mizer e Glay, che non hanno nessun vero legame con forme di criminalità di alcun tipo.
In ultima analisi, lo “spirito yankī” del Visual-Kei di cui parla Ichikawa è in realtà molto più edulcorato: gli artisti Visual-Kei non sono yankī e le peculiarità del Visual-Kei non sono un calco di quelle dello stile yankī. Le azioni controcorrente e spericolate di X e Buck-Tick ricordano particolarmente lo tsuppari degli yankī, al punto che gli artisti contemporanei assimilavano già all’epoca i membri delle due band al gruppo sociale degli yankī. Simile è anche la loro tendenza al mix di stili diversi, nel vestiario nel caso degli yankī, nel look e nella musica nel caso del Visual-Kei. Tuttavia, per quanto nei casi di X e Buck-Tick vi siano stati casi di atti criminali, il principale metodo del Visual-Kei per ribellarsi alle imposizioni della società è l’innovazione stilistica (ossia rompere le regole dello stile mainstream) e non il crimine (come nel caso degli yankī). Questo passaggio rende molto più comprensibile la transizione verso un’immagine pubblica più pulita che avvenne già con le band successive a X e Buck-Tick, le quali, pur rimanendo simboli controcorrente, non divennero note all’opinione pubblica per efferati atti criminali.