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1.2. L'epoca d'oro del Visual-Kei (1990-1997)

1.2.2. PSYCHEDELIC VIOLENCE CRIME OF VISUAL SHOCK: il marchio di fabbrica

Fino ad ora si è parlato di Visual-Kei come di un'unica categoria in quanto i principali attori, almeno nella fase iniziale, sono gli X e la Extasy Records. Tuttavia, con l'espansione nel mercato di quest'ultima nel periodo successivo, diventa difficile racchiudere la scena sotto un'unica definizione, ma sarà comunque interessante osservare come diversi attori cercarono di inquadrare e, in un certo senso, delimitare la scena. Se infatti delimitare i confini di un campo o di una scena è una delle armi di chi ha una posizione preponderante nel campo,77 analizzando tali attori e queste prese di posizione si potrà avere un'idea più chiara dei rapporti di forza fra essi al tempo.

Riprova ulteriore della malleabilità dei limiti del genere fin dalle origini è il fatto che l'etichetta “Visual-Kei” sia successiva alla nascita e al prosperare del fenomeno Visual-Kei, come testimoniato in una recente intervista da Hoshiko Seiichi,

76 ICHIKAWA, FUJITANI, Subete wa, cit., pp.75-76. 77 BOURDIEU, Le regole dell'arte..., cit., pp.298-303.

co-fondatore della rivista Shoxx78 dedicata agli artisti Visual-Kei e auto-proclamatosi

inventore del termine “Visual-Kei”:

At the time, they were called “Okeshou kei” (makeup style). But it simply felt… too cheap…[...] the term was still lacking substance, I didn’t like the term at all! Because of this, I tried to remind all the writers to not use this term as “They are not okeshou kei, they are visual-shock kei”. From there, it went from “Visual-shock kei” to “Visual-kei” to “V-kei.79

Di conseguenza, nonostante si possa ricondurre l'ispirazione per tale denominazione all'emblematica kyacchikopī (ossia lo slogan pubblicitario) degli X “PSYCHEDELIC VIOLENCE CRIME OF VISUAL SHOCK”,80 questo distacco temporale fra il fenomeno e la sua canonizzazione ha fatto sì che alcuni artisti che al tempo erano considerati dello stesso genere degli X e che erano stati catalogati come una unica grande categoria chiamata “Okeshō-kei”, siano rimasti esclusi (o si siano volontariamente distanziati) dalla categoria “Visual-Kei”. Tutto questo testimonia che non vi fosse, almeno durante i primi periodi, una forza predominante in grado di ascrivere il genere. Ma quali furono gli agenti nel campo che si contesero la possibilità di definire il canone?

1) Yoshiki e gli X: Ichikawa, in una delle sue analisi, indica le kyacchikopī come una delle peculiarità del sistema di marketing utilizzato da Yoshiki e dalla Extasy Records.81 Oltre all'ovvio scopo di attirare l'attenzione del pubblico, esse però possono essere osservate come uno strumento di delimitazione del genere analizzando su quali parole e/o fattori fanno perno. Se pensiamo alla kyacchikopī per eccellenza del Visual-Kei (PSYCHEDELIC VIOLENCE CRIME OF VISUAL SHOCK), possiamo vedere come le cinque parole abbiano valore come paletti per delimitare il genere: un genere caratterizzato da un elemento visivo (Visual), legato al sound del rock europeo e dei suoi derivati a partire dagli anni '60 (Psychedelic),82 volto ad un ideale di controcultura 78 Mensile pubblicato tra il 1990 e il 2016 dalla Ongakusenkasha Co.

79 Hoshiko Seiichi in “Interviewing the man who coined the term “visual kei”, Seiichi Hoshiko”, in JROCK NEWS, 24 gennaio 2018;

https://jrocknews.com/2018/01/interviewing-man-coined-term-visual-kei-seiichi-hoshiko.html, 03/10/2020.

80 Sebbene sia ancora dibattuto se la paternità dell'idea fu di Yoshiki o di hide, lo slogan viene fatto risalire al tempo del debutto major della band con il loro album BLUE BLOOD (1989).

81 ICHIKAWA, Daremo oshietekurenakatta..., cit., pp.102-103.

82Il termine qui ha una definizione problematica poiché non esistono interpretazioni precise a riguardo. Poiché il sound della band era piuttosto lontano dal rock psichedelico, è più plausibile che il termine si riferisca ad un legame più generico, o quantomeno interpretato in maniera piuttosto libera, con il rock europeo dagli anni '60-'70 in poi. Non è tuttavia da escludere che il termine possa essere rafforzativo del

(Crime) da portare avanti con violenza (Violence) e con lo scopo di colpire gli spettatori (Shock). La concezione controculturale e lo shock visivo marcavano già una netta differenza dalle già citate Nagomu band, con cui le X e Buck-Tick condividevano l'elemento visivo (che tuttavia era più orientato verso un'apparenza più bella e non necessariamente d'impatto, a differenza del Visual-Kei) e il legame con il rock europeo. Il successo di X e Buck-Tick comporterà uno spostamento di queste Nagomu band verso uno stile più aggressivo, per cercare di cooptare i gusti dei nuovi fan. Tuttavia, il decisamente maggiore capitale simbolico degli X sulla scena indie e lo scioglimento della Nagomu Records nel 1989 portarono alla completa assimilazione del genere

Nagomu al Visual-Kei alla fine degli anni '80. Questo marchio poteva quindi essere

usato come termine di discrimine fra alcune band e altre, ulteriormente rafforzato nella sua efficacia dalla posizione di Yoshiki che, tra le altre cose, era il primo artista underground del tempo che riuscì ad apparire in televisione nel 1989 parlando degli X e della Extasy Records,83 legittimando ulteriormente la sua posizione di rappresentante della scena.

2) La Extasy Records e l'entourage degli X: Sebbene fosse gestita da Yoshiki, la label produceva e collaborava con artisti molto diversi tra loro e il passaggio sulla scena

major attraverso di essa implicava, di fatto, di aver avuto il beneplacito di Yoshiki. Se

infatti da un lato, la Extasy Records non escludeva a priori la propria produzione a nessuno, con il continuo successo negli anni, essa divenne una delle principali istanze di legittimazione interne al genere. Tra le altre cose, al tempo in cui il genere Visual-Kei non era ancora stato racchiuso all'interno di una definizione specifica ma veniva incluso nella categoria più generale dello Okeshō-kei, gli X venivano visti sia dagli agenti della scena underground sia da quelli della scena major come possessori di un atteggiamento più forte (assimilabile alla cultura yankī) rispetto alle altre band nella scena. Per proprietà transitiva, chi veniva prodotto dalla Extasy Records, o più in generale gli artisti vicini agli X, erano visti come possessori dello stesso spirito: su questa base, le case major ritenevano affidabile il criterio di giudizio di Yoshiki e della Extasy ed erano più inclini ad impegnarsi in contratti con questi artisti che non con altri. Questa sorta di marchio di fabbrica, poi, rimaneva valido anche dopo la vendita dei diritti alle case

major (di cui si parlerà nella prossima sezione) in quanto queste band partecipavano a

concetto di criminalità e controcultura, oppure che indicasse l'influenza del rock psichedelico solo su uno o due membri della band.

eventi assieme agli X e ai nuovi artisti: in un certo senso si poteva dire che era Visual-Kei tutto ciò che passava per la Extasy Records. E se questo già bastava a rendere labili i limiti della definizione, la situazione diventò ancora più caotica quando la Extasy Records si espanse per tutti gli anni '90 in una miriade di sotto-label alla ricerca di nuovi talenti da lanciare sul mercato.84

3) I singoli membri delle band: se nel caso di un'opera letteraria è comune che l'autore sia uno solo, nel caso di un prodotto musicale di una band capita che a parteciparvi siano più persone, magari con idee molto diverse. Fu questo il caso di alcune delle band più in vista del Visual Kei, tra cui gli X e i Luna Sea, i cui membri si sono spesso dedicati a progetti secondari durante la loro attività nella band. Infatti, se da un lato Yoshiki (alla batteria degli X) coltivava tramite la Extasy Records alcune band, dall'altro, hide (alla chitarra nella stessa band) fondava e partecipava a una miriade di altre band minori. In questo caso lo scarto tra i prodotti degli X e quelli di hide non era così marcato e quindi quest’ultime potevano facilmente essere assimilabili al Visual-Kei. Il caso più estremo fu quello del cantante dei Luna Sea, Kawamura Ryūichi, che, nel pieno del successo della carriera della band, si lanciò nel 1997 in un progetto parallelo come cantante solista, componendo brani lontanissimi dalla sfera Visual-Kei e molto più vicini al J-pop.

4) I media (e in particolare le riviste): sebbene, come abbiamo spiegato precedentemente, le riviste come Shoxx e club Zy fossero in una posizione subordinata rispetto alle label, che di fatto le usavano per pubblicizzare i propri artisti, esse avevano un ruolo come diffusori dell'idea di Visual-Kei tra i fan, i quali a loro volta influenzavano il genere: il loro potere sta, come spiegato da Hebdige a proposito del contesto britannico, nel redigere, coniugare e soprattutto semplificare le informazioni riguardo al genere.85 Tuttavia, a discapito della loro posizione subordinata, erano

ancora i media (e in particolare la televisione) a detenere il potere di consacrazione degli artisti nella scena major. Infatti, sebbene Yoshiki e la Extasy, con la loro influenza, potessero determinare quali artisti facessero parte del neonato trend Visual-Kei, gli spazi per la pubblicizzazione dei nuovi artisti erano ancora nelle mani di questi media. Inizialmente, probabilmente a causa dell'enorme influenza di Yoshiki sul genere, questi 84 Yasu, cantante dei Janne da Arc, intervistato da Ichikawa nel 2006, ricorda così il sistema di controllo della Extasy Records e delle sue sotto-label esercitato su tutte le aree del Giappone: “Il Visual-Kei aveva un sistema particolare, legato alla forza dei seguaci [degli X]: nel Kantō c'era la Extasy, nel Kansai la Free Will Records [una delle label affiliate alla Extasy]” (Yasu in ICHIKAWA, Watashi mo..., cit., p.32). 85 HEBIDGE, SUBCULTURE ..., cit., pp.84-89.

media, per quanto indipendenti dalla Extasy, accettarono in maniera passiva di pubblicizzare il trend lanciato dagli X. Tuttavia, quando dalla seconda metà degli anni '90 emersero nuovi agenti che entrarono in competizione con Yoshiki nell'influenza sulla scena, la televisione seguì un percorso slegato dalla linea editoriale della Extasy. Quindi, sebbene nella prima metà degli anni '90 sembrasse che il potere di consacrazione fosse nelle mani della Extasy (che al contempo era la principale istanza di legittimazione per gli artisti indie), negli anni successivi si vedrà che in realtà vi era stata una semplice sovrapposizione di intenti fra la linea editoriale della Extasy e quella dei media.

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