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1.4. La lunga notte del Neo-Visual-Kei: dal 2000 ad ogg

1.4.1. Veterani e Neo-Visual-Kei, devoti e devianti: il nuovo canone

In questa ricerca e in altri studi si è analizzato il periodo dalle origini al 2000 suddividendolo in diverse fasi. Tuttavia, fino ai primi anni 2000 non esisteva una critica del Visual-Kei che avesse analizzato a fondo le caratteristiche di questo genere e anche quando i primi saggi sul genere vennero pubblicati (il primo in ordine temporale è quelli a cura di Inoue nel 2003)133 si faticò a fare una distinzione tra le varie fasi della scena per come sono state suddivise in questa tesi. Con l'ingresso nel nuovo millennio, si ebbe per la prima volta all'interno della scena Visual-Kei la sensazione che un'era fosse definitivamente finita e che la nomea stessa del Visual-Kei fosse stata macchiata, o quanto meno fosse diventata un retaggio del passato: fu questa la realtà con cui gli artisti rimasti sulla scena si dovettero confrontare.

Gli artisti più legati al canone del Visual-Kei di Yoshiki (ad esempio Pierrot, L'arc~en~Ciel, DIR EN GREY, Buck-Tick), che in generale erano riusciti a radunare una fanbase più solida, mantennero sonorità e temi simili, di fatto replicando il loro paradigma di Visual-Kei, senza però alcuna evoluzione, probabilmente timorosi di 131 ICHIKAWA, Watashi mo..., cit., p.235.

132 JOHNSON, From Shoujo to Bangya(ru)..., cit., p.316. 133 INOUE Takako (a cura di), Vijuaru kei no jidai...

perdere ulteriori fan. Questo timore si rispecchiò anche nella mancanza di volontà di prendere parte al gioco di definizione del canone: non vi fu infatti nessun artista tra questi che prese una posizione di guida del genere, né a livello estetico né come promotore tramite una label. Sebbene in questa ricostruzione possa sembrare eccessivo, la reticenza di questi artisti era motivata dal fatto che l'immagine del Visual-Kei era ancora troppo vicina a quella dei recenti scandali tanto che molti altri artisti arrivarono addirittura a tacere il proprio legame col genere. Ichikawa, discutendo con altri artisti della scena underground anni '90, riflette così sulla questione:

Ultimamente [al tempo della pubblicazione del saggio, ossia il 2007] vi è una tendenza tra le nuove band a dire che ciò che li ha spinti a fare musica fu il fatto di vedere gli X in tv o il fatto che i Luna Sea sembrassero fortissimi. Questo [ossia il fatto di essere stati ispirati da band Visual-Kei] accade anche nel caso di artisti che musicalmente non hanno nulla in comune con il Visual-Kei, come gli ORANGE RANGE. Sentendo queste parole viene veramente da pensare che il Visual-Kei abbia contribuito grandemente alla scena musicale; tuttavia è altrettanto frequente che gli artisti che affermano ciò finiscano per chiedere che queste loro dichiarazioni vengano tagliate, come se si ritenesse il Visual-Kei una parte imbarazzante del proprio passato.134

La posta in gioco (in questo caso, l'influenza simbolica sul genere) per queste band non era dunque abbastanza appetibile per far sì che vi fosse qualcuno interessato a rischiare la propria nicchia di mercato (capitale economico).

Molto diversa era la posizione invece di tutte le rimanenti nuove generazioni di artisti Visual-Kei. Partendo praticamente da zero e non avendo nessuna iniziale nicchia di mercato da mettere a rischio, essi si trovarono in una scena in cui la concorrenza era quasi nulla e le istanze di legittimazione erano nettamente indebolite. Inoltre, la compattezza del rinnovato fanbase e la volontà di queste fan di sostenere economicamente gli artisti del genere135 permisero a questi artisti di radunare in breve tempo una solida fanbase. Questo stesso “spirito materno”136 delle fan fu anche un grande motore della diversificazione di temi e sound all'interno della nuova scena Visual-Kei in via di formazione: la fidelizzazione di queste fan non era ormai quasi più 134 ICHIKAWA, Watashi ga..., cit., pp.56-57.

135Nel 2018, Kani Menma, intervistata da Ichikawa dichiara: “Nessuna fan compra i CD delle band perché deve, ma perché le piacciono, tuttavia le fan della nostra generazione [l'era del Neo-Visual-Kei] sentono una certa pressione perché hanno il timore che non comprando il CD la loro band preferita finirà per sciogliersi.” (ICHIKAWA, FUJITANI, Subete wa V-Kei e..., cit., p.227).

136 Ichikawa definisce così (in giapponese bosei) l'atteggiamento di queste fan che si preoccupano dei minimi dettagli della vita pubblica della band, come potenziali segnali di rottura tra i membri delle band o addirittura di un calo di vendite dei loro CD. (ICHIKAWA, FUJITANI, Subete wa V-Kei e..., cit., p.230).

basata sul sound o sui temi delle band, ma sulle figure degli artisti in sé, permettendo così alle nuove band di spaziare in nuovi generi.

Ad essere precisi, questo processo di diversificazione era già iniziato nelle fasi finali dell'epoca d'oro, quando l'influenza di Yoshiki e della Extasy sulla scena era stata più limitata; tuttavia, dopo la fine dell'epoca d'oro, con la mancanza di una leadership simbolica da parte di altre band più preponderanti sul lato delle vendite, queste band si ritrovarono nella posizione di ritrattare il canone del Visual-Kei, fino a riformarlo. Di conseguenza, qualunque band con abbastanza volontà (illusio) per prendere posizione nella scena, poteva raggruppare attorno a sé una comunità di fan e re-intrepretare il genere a proprio piacimento: in questo senso, gli artisti Visual-Kei che emersero intorno al 2000 furono degli innovatori, per il loro rifarsi al canone del Visual-Kei ma comunque re-interpretandolo, sottolineando la propria volontà riformatrice ribattezzandosi con il nome di “Neo-Visual-Kei”. Per citare anche solo alcuni di questi artisti, vanno ricordati i The Gazette, i Nightmare e i D che reinterpretarono alcune tematiche dark e gothic all'interno del genere; i Sid che introdussero sonorità jazz e pop sulla scena; i Plastic Tree che fecero delle ballad dal sound più pacato il proprio simbolo; i Kaggra, che proposero un mix tra Visual-Kei, pop ed enka; gli Psyco Le Cemù che portarono avanti la tradizione dell'impatto visivo del genere fino ad arrivare a livelli mai visti, e molti altri. Tale fu il fermento di questa nuova ondata di artisti che essi, pur avendo ritorni economici a volte anche decisamente minori dei loro senpai, furono i veri protagonisti sulla scena, portando avanti il nome del Visual-Kei in loro vece.

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