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Capitolo 2: Caratteristiche dell'estetica del Visual-Kei I Introduzione e struttura del secondo capitolo

II. L'importanza dei testi nel Visual-Ke

2.2. Temi generali all’interno del Visual-Kei 1 Estetica dell'oscurità

2.2.5. Illusioni, Alice nel Paese delle Meraviglie e fuga dalla realtà

Come abbiamo accennato nella sezione 2.2.1., vengono inclusi all'interno del Visual-Kei artisti che, attraverso il role-playing e le loro canzoni, dipingono mondi fantastici, lontani dalla realtà. Questo accorpamento non si è limitato solo all’unificazione di due filoni musicali (quello degli X e quello dei MALICE MIZER) sotto l’etichetta del Visual-Kei, ma ha influito anche sulle modalità di interazione tra fan e artisti e sull’immaginario collegato ai rapporti fra queste due controparti.

Abbiamo visto come uno dei punti d'attrazione del Visual-Kei era ed è ancora oggi la ricerca di uno spazio alternativo a quello della società comune.83 Questo aspetto, che ha attirato numerosi artisti, ha avuto un significato simile per un grande numero di ragazze che, incontrandosi ai concerti e agli eventi dei loro beniamini, hanno intrecciato legami che sono poi andati a costituire il supporto per le comunità dei fan del Visual-Kei dagli anni '00 in poi. In altre parole, laddove per molti uomini i palchi hanno rappresentato il 82 “Otokomae na V-Kei bando, exist†trace ga 'joshi toshite no yume' o katatta”, in “barks.jp”, 2011, https://www.barks.jp/news/?id=1000070929, 03/10/2020.

luogo in cui potersi esprimere liberamente attraverso il Visual-Kei, le donne, visto anche il loro maggior numero tra i fan, hanno avuto la possibilità di creare uno spazio “libero” sotto il palco, tra il pubblico. Questa ricostruzione è sostenuta anche da Johnson, che vede i concerti Visual-Kei come luoghi in cui le donne possono esprimersi senza sentirsi oppresse dalle imposizioni della società:

At a live, a bangya is not mother, nor wife, nor daughter: she is herself, and acting on personal desires. More importantly, the men on stage are the main, if not only, masculine presence. Constituting only a tiny minority of the live audience, men cannot exert their dominance over bangya, creating a rare space where women are both the majority and the default. Bangya are therefore at liberty to break free of outside expectations, including those that would render them passive or docile. Their wild and otherwise “aggressive” activity comes to represent an escape that can be indulged while maintaining a personal sense of safety.84

Col tempo, questo spazio neutro si è via via definito attraverso delle norme, spesso formulate in opposizione a quelle normalmente accettate al di fuori della comunità Visual-Kei. Ad esempio, mentre in altri generi musicali viene rispettata una certa distanza fra artisti e fan,85 nel Visual-Kei vi è una tendenza contraria: è molto comune infatti che le fan degli artisti Visual-Kei facciano regali ai membri delle loro band preferite nella speranza di poter avere una relazione amorosa con loro.86 Anche se non è chiaro quanto siano diffuse queste pratiche e quanto di tutto ciò sia solo frutto di dicerie, rimane il fatto che esiste un vero e proprio gergo per identificare queste attività,87 così come esistono nomenclature speciali per indicare i fan di una band o di un'altra. Il grado di complessità di queste pratiche evidenzia dunque la voglia del pubblico di marcare la distanza dalla quotidianità, e dipinge i live come un’occasione per fuggire dalla vita quotidiana.

Come sottolinea Murota, è importante notare le numerose sovrapposizioni fra le regole di questi spazi (costruiti secondo l’immagine di uno spazio ideale per i fan) e le 84 Adrien Renee JOHNSON, “From Shoujo to Bangya(ru): Women and Visual-Kei”, Berndt J., Nagaike K., Ogi F. (a cura di), Shōjo Across Media. East Asian Popular Culture, Palgrave Macmillan, 2019, p.314-315.

85 Carolyn S. STEVENS, “Buying Intimacy: Proximity and Exchange at a Japanese Rock Concert”, in Kelly W. (a cura di), Fanning the flames: Fans and consumer culture in contemporary Japan, New York, State University of New York Press, 2004, pp.59-78.

86 Esistono dei termini specifici per varie pratiche (consegna di regali da parte dei fan, flirt o incontri segreti con i membri delle band) in questo tipo di iterazioni. Ad esempio i regali o altre forme di sostegno economico vengono chiamati mitsu (scritto con il kanji di miele, anche se l'origine della parola è il verbo

mitsugu che significa “sostenere finanziariamente qualcuno o qualcosa”) mentre il flirt in sé è chiamato niowase.

caratteristiche dell'universo shōjo:88 non a caso, una delle parole chiave legate alla figura di questi personaggi femminili è “illusione” (mōsō),89 strettamente connessa anche al mondo del Visual-Kei. Questo elemento di illusione pervade numerosi aspetti della prospettiva delle fan, influendo anche sulla percezione di alcune pratiche comuni al fandom. Prendiamo ad esempio il furitsuke, tipiche coreografie a tempo di musica messe in atto dalle fan durante i concerti. Questa attività, intesa normalmente come una componente aggiuntiva all’esperienza live, diventa molto di più se si pensa che alcune fan creano coreografie originali col preciso scopo di distinguersi dalle altre fan agli occhi dei loro artisti preferiti. L'illusione sfuma anche i confini fra reale e immaginario: se il desiderio di frequentare un artista Visual-Kei è comune ad un numero non indifferente di fan, è piuttosto inverosimile che gli artisti scelgano eventuali partner sulla base delle loro coreografie. Gli stessi artisti sono ben consapevoli di queste dinamiche di attrazione, come dimostrano alcuni passi della canzone Mōsō nikki (Il diario delle illusioni) dei SID, celeberrima all’interno della scena e pubblicata nel 2004: 手紙に添えた電話番号 かけてくれると信じているわ あなたはシャイな人だから きっと勇気がないのね そんなに見つめないで 周りに気づかれちゃうわ あなたと 私は 秘密の関係 声も 身体も 指も 髪も 寝顔も 心さえも全部 一つ残らず愛してるの 私だけの物だわ 人は妄想だとか言って 私をバカにするでしょう あなたは 私の 顔も知らないの90

Sono convinta che chiamerai il numero di telefono che ho allegato alla mia lettera Ma tu sei una persona timida, quindi di sicuro non avrai il coraggio di farlo Non guardarmi così, quelli attorno potrebbero accorgersi

della relazione segreta tra me e te

La tua voce, il tuo corpo, le tue dita, i tuoi capelli, il tuo viso addormentato, perfino il cuore, tutto 88 MUROTA Naoko, “Shōjotachi no ibasho sagashi – Vijuaru rokku to shōjo manga”, in Takako Inoue (a cura di), Vijuaru kei no jidai – rokku, keshō, jendā, Tōkyō, Seikyūsha, luglio 2003, pp.163-205. 89 MUROTA, “Shōjotachi no ibasho sagashi …, cit., p.170.

90 Il brano verrà analizzato anche nel capitolo 3 dell’elaborato (“Lyrics Mousou Nikki (妄想日記) by Sid (romaji) from album – Renai”, in “JpopAsia, 2010,

https://www.jpopasia.com/sid/lyrics/12344/renai/mousou-nikki-%E5%A6%84%E6%83%B3%E6%97% A5%E8%A8%98/, 03/10/2020).

amo tutto di te, senza esclusione, sei solo mio

Le persone mi prenderanno in giro dicendo che è solo una mia illusione Ma tu non conosci nemmeno il mio viso

In questa canzone in cui, come suggerisce il titolo, vengono riportate le fantasie di una fan come se fossero scritte in un diario, l'illusione nasce dagli atteggiamenti del cantante che, agli occhi della fan protagonista, pare ammiccare ad un interesse amoroso nei suoi confronti. Tuttavia, nel finale i fatti che la fan riporta nel suo diario si rivelano pura invenzione: i due nemmeno si conoscono di vista.

Poiché l'illusione di per sé non ha un confine prestabilito, può essere portata ad una distanza ancora maggiore dalla realtà: ad esempio i fan, in alcuni spazi, possono fare

role-play nei panni di entità sovrannaturali o fantastiche.

Ed è proprio a seguito di questa considerazione che, soprattutto verso la fine degli anni '00, si è sviluppata una narrativa interna ad alcuni gruppi riguardo alla figura di Alice nel Paese delle Meraviglie. Il fenomeno si è diffuso a partire da alcune cantanti soliste della scena pop rock mainstream, ma ha trovato un terreno fertile nel Visual-Kei, coinvolgendo un gran numero di artisti della scena. Infatti, se da un lato la figura di Alice ha avuto successo tra alcune cantanti (come ad esempio Kawase Tomoko, più conosciuta come Tommy february6, e Mizuki Alisa) per via dell'insieme di significati legati alla cultura shōjo,91 gli artisti Visual-Kei hanno sfruttato la potenziale sovrapposizione tra Alice e le fan per aggiungere un ulteriore elemento alla propria narrativa. Entrando più nel dettaglio, Alice non è solo un simbolo shōjo nella cultura giapponese in cui le fan del Visual-Kei si possono immedesimare, ma è anche il personaggio principale di una storia in cui una giovane ragazzina vive un'esperienza fantastica. In questa ottica, si può dunque affermare che l'immagine di Alice sia una perfetta metafora dei fan delle band che hanno creato una narrativa fantastica attorno a sé: non a caso, nelle canzoni in cui si parla di Alice, ci si riferisce ai fan. Questa ulteriore metafora permette alle fan di immergersi ulteriormente in questa narrativa, in quanto esse non vengono indicate direttamente come fan (e soprattutto non vengono indicate come gruppo) ma come una singola persona speciale (e ciò viene percepito come più personale). Possiamo vedere un esempio di questa metafora nel ritornello della canzone Yami no kuni no Arisu (Alice nel Paese dell'Oscurità, ovviamente un 91 Tendenzialmente interpretata da questi artisti come una cultura femminile nata dall’unione di

giovinezza, femminilità, innocenza, sessualità edulcorata e indipendenza (MONDEN Masafumi, “Being Alice in Japan: performing a cute, ‘girlish’ revolt”, Japan Forum, vol.26, 2014, pp.265-285).

riferimento al titolo dell'opera di Carroll) dei D, pubblicata nel 2009: I wanna take you away, Alice.

手を繋いだら 真実が解るから Are you gonna believe in me? Alice.

君の望む場所ならば何処へでも さあ92

I wanna take you away, Alice.

Perché se mi darai la mano conoscerai la verità Are you gonna believe in me? Alice.

Qualunque sia il luogo che tu desideri visitare, ti ci porterò, vieni

Come è anche visibile dal video promozionale della canzone, il cantante impersona il Cappellaio Matto e cerca di invitare Alice (ossia i fan) ad esplorare il mondo, che altro non è che l'universo narrativo della band.

Il fenomeno di Alice si è esaurito pochi anni dopo la sua comparsa sulla scena, ma non è stato completamente dimenticato. Infatti, nonostante non vi siano più riferimenti diretti alla figura di Alice, permangono ancora nell'immaginario di alcuni artisti delle reminiscenze della sua figura che vengono trasferite su altre figure femminili più o meno letterarie. In altre parole, anche la figura di Alice è stata “fagocitata” attraverso il metodo onnivoro degli artisti Visual-Kei, perdendo il suo contesto originale, ma mantenendo la sua figura di giovane ragazza (shōjo) che muove i suoi passi in un mondo parallelo e alternativo a quello reale.

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