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LINGUAGGIO E PRASSI DISCORSIVA LA TEORIA DI ROBERT B BRANDOM

10. L’HEGELISMO BRANDOMIANO

Il tema del rapporto tra la teoria del linguaggio elaborata da Brandom ed il pensiero di Hegel è tanto affascinante quanto complesso e certamente meritevole di una riflessione a se stante di ampio respiro, come dimostra la produzione brandomiana a riguardo e la ricchezza della letteratura secondaria sull’argomento282. Mentre il rapporto con il pensiero di Kant è reso ben

282 Tra gli numerosi scritti di Brandom dedicati a Hegel si rimanda almeno a: BRANDOM, Robert. B., Georg Hegel’s

Phenomenology of Spirit, “Topoi”, Vol. 27, 2008, pp. 161-164; BRANDOM, Robert. B., Hegel e la Filosofia Analítica,

“Veritas: Revista de Filosofia”, Vol. 56, N. 1, 2011, pp. 78-94; BRANDOM, Robert. B., Olismo e idealismo nella

Fenomenologia di Hegel, in RUGGIU, Luigi; TESTA, Italo (a cura di), Hegel Contemporaneo, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, 2003, pp. 247-289; BRANDOM, Robert. B., Some Hegelian Ideas of Note for Contemporary Analytic Philosophy, “Hegel Bulletin”, Vol. 35, N. 1, 2014, pp. 1-15; BRANDOM, Robert. B., The Structure of Desire

and Recognition: Self-Consciousness and Self-Constitution, “Philosophy and Social Criticism”, Vol. 33, N. 1, 2007,

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evidente e ampiamente tematizzato in numerosi passaggi cruciali di Making It Explicit, in quest’opera, per contro, Hegel è menzionato solo di sfuggita: solo successivamente Brandom svilupperà una compiuta riflessione sulle radici hegeliane della propria filosofia, in particolare per quanto concerne il pragmatismo normativo e l’inferenzialismo, e più in generale la natura dei concetti e sul ruolo del riconoscimento per il possesso dello status di soggetto razionale.

In Some Pragmatist Themes in Hegel's Idealism283, Brandom focalizza l’attenzione su due tesi:

una pragmatico-semantica, secondo la quale il contenuto concettuale è dato dall’uso, e una tesi idealista, che indentifica la struttura del concetto con la struttura del Sé.

Nella lettura di Brandom, l’impegno profuso da Hegel nell’elaborazione dei concetti puri, come particolarità, universalità e individualità, e nella distinzione tra le cose in se stesse e come appaiono alla coscienza è finalizzato a rendere esplicito il funzionamento dei concetti ordinari284.

In particolare, il Concetto è letto interpretato come: “the holistic inferential system of determinate concepts and commitments articulated by means of those concepts”285.

Per Brandom, Hegel avrebbe mutuato da Kant la tesi del carattere normativo dei concetti, assumendo una posizione pragmatista di tipo monistico, che non distingue, nell’ambito dell’esperienza, tra giudizi e azione. Il passaggio merita una citazione estesa: “For Hegel, empirical judgement and action is not […] just the selection of concepts to apply, or the replacement of one fully formed concept by another. It is equally the alteration and development of the content of those concepts. Conceptual content arises out of the process of applying concepts

Hegel Normativista. La Prioridad De La Práctica, La Autoconciencia Como Logro Social Y Como Sujeto De Estados Normativos, En El Cap IV De La 'Fenomenología Del Espíritu', “Ideas y Valores: Revista Colombiana de Filosofia”,

Vol. 64, N. 158, 2015, 61-84; BAVARESCO, Agemir, On Articulating Reasons of Robert Brandom and His Hegelian

Methodology, “International Journal of Humanities and Social Science”, Vol. 2, N. 19, 2012, pp. 74-86; BORDIGNON, Michela, Contradiction Or Non-Contradiction? Hegel's Dialectic Between Brandom And Priest, “Verifiche”, Vol. 41, N. 1-3, 2012, pp. 221-245; DE VRIES, Willem A., Brandom and the Spirit of Hegel, in STURM, Holger; BARTH, Christian (a cura di), Robert Brandoms Expressive Vernunft: Historische und Systematische Untersuchungen, Paderborn, Mentis Verlag Gmbh, 2011, pp. 141-156; FERRARIN, Alfredo, What Must We Recognize? Brandom's Kant And Hegel, “Verifiche”, Vol. 41, N. 1-3, 2012, pp. 203-219; HOULGATE, Stephen, Phenomenology and 'De Re' Interpretation: A

Critique of Brandom's Reading of Hegel, “International Journal of Philosophical Studies”, Vol. 17, N. 1, 2009, pp. 29-

47; PIPPIN, Robert. B., Brandom’s Hegel, “European Journal of Philosophy”, Vol. 13, N.3, 2006, pp. 381- 40; REDDING, Paul, (2011) The Analytic Neo-Hegelianism of John McDowell and Robert Brandom, in S. HOULGATE; M. BAUR (a cura di), A Companion to Hegel, Oxford, Wiley-Blackwell, 2011; SEDDONE, Guido, Condivisione ed Impegno.

Linguaggio, Pratica E Riconoscimento In Brandom, Hegel E Heidegger, Milano, Polimetrica, 2006, pp. 129-165;

TURKEN, Alper, Brandom's Hegel: The Missing True Infinite, “Clio: A Journal of Literature, History, and the Philosophy of History”, Vol. 44, N.1, 2014, pp. 147-172; ZARĘBSKI, Tomasz, Hegelian Background Of Brandom's

Account Of Logic, “Hegel – Jahrbuch”, Vol. 19, N.1, 2013, pp. 285-290.

283 BRANDOM, Robert. B., Some Pragmatist Themes in Hegel's Idealism: Negotiation and Administration in Hegel's

Account of the Structure and Content of Conceptual Norms, “European Journal of Philosophy”, Vol. 7, N. 2, 1999, pp.

164-189.

284 Ivi pp. 164-8. 285 Ivi p. 165.

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– the determinate content of concepts is unintelligible apart from the determination of that content, the process of determining it. Concepts are not fixed or static items. Their content is altered by every particular case in which they are applied or not applied in experience. At every stage, experience does presuppose the prior availability of concepts to be applied in judgement, and at every stage the content of those concepts derives from their role in experience”286.

Hegel, inoltre, trarrebbe da Kant l’ulteriore tesi secondo cui trattare un ente come un “Io” ammonta ad assumere un atteggiamento normativo, consistendo nell’attribuire la capacità di essere responsabile, come soggetto conoscente e come agente. Gli status normativi che afferiscono all’adozione di questo atteggiamento hanno un carattere sociale: nella terminologia hegeliana, questo atteggiamento assume il nome di “riconoscimento” e deve avere un carattere di reciprocità. Detto più chiaramente, essere un “Sé” è essere riconosciuto da qualcuno che si riconosce, e questo meccanismo vale anche nella costituzione di una società, intesa come struttura normativa in cui si crea una rete di mutui riconoscimenti287.

Pertanto, il contenuto concettuale dipende da un processo di negoziazione con gli altri, cui si garantisce una implicita autorità che, tuttavia, non riduce l’autonomia ad eteronomia288.

Brandom ritiene che la tesi della articolazione inferenziale dei contenuti concettuali sia presente in Hegel nelle nozioni di mediazione e negazione determinata: la mediazione riguarda il ruolo del termine medio nel sillogismo, la capacità di apparire nelle premesse e nella conclusione di inferenze; la negazione determinata riguarda le relazioni di incompatibilità materiale tra i concetti: in questo senso, l’uso di un concetto preclude normativamente l’uso di un altro concetto che sia inferenzialmente precluso dal primo. Ciò detto, la tesi idealistica sulla identificabilità dell’istituzione del Sé e della comunità con l’istituzione e applicazione dei concetti opera su due livelli: nel primo, si considerano le relazioni di autorità reciproca che determinano l’istituzione del Se e dei concetti allo stesso modo; al secondo livello si ha una descrizione delle relazioni dei concetti determinati l’uno rispetto all’altro e rispetto al Concetto, inteso come sistema inferenziale

286 Ivi p. 168.

287 Ivi pp. 168-73. Scrive Brandom: “In recognizing others, I in effect institute a community – a kind of universal

common to those others, and if all goes well, to me too. If they recognize me in turn, they constitute me as something more than just the particular I started out as – a kind of individual (self), which is that particular (organism) as a member of the community, as characterized by that universal. The (recognizing) particular accordingly exercises a certain sort of authority over the universal, and the universal then exercises a certain sort of authority over the individual. It is at something like this level of abstraction that we will find a common structure between the social institution of selves and communities by reciprocal recognition, and the relation between concepts, as universals, and the particulars that fall under them, yielding the characterized individuals (particulars as falling under universals) that are presented by judgements” (p. 170).

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olistico di concetti e giudizi289. In questo quadro, lo Spirito altro non è se non la comunità di

mutuo riconoscimento, o da un differente angolo visuale, l’intero sistema di pratiche sociali, che possiede la struttura e l’unità del Sé autocosciente: in quanto tale lo Spirito è individuo.

Nell’esperienza, le norme concettuali si sviluppano attraverso un processo dinamico di cui fanno parte i giudizi che esprimono gli impegni dei soggetti rispetto alla corretta applicazione di essi. L’esperienza, inoltre, possiede una dimensione storica che ne determina la struttura come il prodotto della mutua autorità esercitata dai soggetti sia per quanto riguarda le applicazioni passate dei concetti in relazione a quelle future, sia con riferimento alle applicazioni future dei concetti rispetto a quelle passate. Nelle parole di Brandom: “All there is to institute conceptual norms, to determine what we have committed ourselves to by applying a concept, is other applications of the concept in question, together with applications of concepts inferentially related to it. Thus the applications of the concept (and its relatives) that have actually been made already have a certain sort of authority over candidate future applications of that concept (and so of its relatives). The prior applications are authoritative regarding the meaning or content of the concept. This is the authority of the past (applications of concepts) over the future (applications of concepts) – providing a sense in which future applications are responsible for their correctness to the past ones” 290. Ciò significa, in conclusione, che il carattere normativo dei concetti è intellegibile solo

collocandolo all’interno di una tradizione caratterizzata dalla negoziazione tra soggetti che si riconoscono autorità reciproca e che amministrano le norme concettuali lungo le dimensioni sociale, inferenziale e storica291.

Nel saggio A Hegelian Model of Legal Concept Determination292, Brandom si avventura nel

territorio del diritto, offrendo alcune riflessioni sui concetti giuridici a partire dalla posizione sulla natura dei concetti che egli attribuisce ad Hegel, prendendo come spunto la metafora della chain novel che occupa una posizione centrale nella teoria di Ronald Dworkin.

289 Ivi pp. 173-6. Il passaggio, che potrebbe sembrare oscuro, viene da Brandom illustrato nei seguenti termini: “one is

obliged by the incompatibility of one’s judgements, by the commitments one has oneself undertaken, to adjust either the authority of the particulars or of the universal. Making an adjustment of one’s conceptual commitments in the light of such a collision is what is meant by negotiating between the two dimensions of authority. The process of adjusting one’s dispositions to make immediate and mediate judgements in response to actual conflicts arising from exercising them is the process Hegel calls ‘experience’. It drives the development of concepts. It is the process of determining their content. It is how applying conceptual norms is at the same time the process of instituting them. Conceptual contents are determinate only because and in so far as they are the products of such a process of determining them by applying them in inferential concert with their fellows” (p. 175).

290 Ivi p. 179. 291 Ivi pp. 176-182.

292 BRANDOM, Robert. B., A Hegelian Model of Legal Concept Determination: The Normative Fine Structure of the

Judges’ Chain Novel, in HUBBS, Graham; LIND, Douglas (a cura di), Pragmatism, Law, and Language, Routledge, New York, 2014.

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Non è questa la sede per discutere i dettagli della proposta dworkiniana, oggetto, peraltro, di innumerevoli critiche, bastando ai nostri fini ricordare che, secondo Dworkin, ogni giudice, di fronte ad un caso concreto, ricopre il ruolo di continuatore di una tradizione cui deve aggiungere, come se si trattasse, appunto, di un romanzo, un nuovo capitolo, che deve consapevolmente proseguire il discorso dei suoi predecessori – costituito da un corpus di applicazioni – di modo che quanto deciso sia coerente con esso, per quanto possibile, e mostri nella luce migliore il diritto, offrendone la migliore interpretazione alla luce di una teoria politica e morale che va implementata nell’interpretazione.

Secondo Brandom, il modello diacronico hegeliano di istituzione dei concetti completa e rafforza la tesi di Dworkin, che non riesce a dare pienamente conto del contesto istituzionale e del ruolo dell’autocoscienza. Per quanto l’argomentazione brandomiana abbia ad oggetto i sistemi di common law, essa è di grande interesse anche per i sistemi di civil law.

Innanzitutto, osserva Brandom, i giudici sono responsabili per il diritto e verso il diritto: ognuno determina ulteriormente il contenuto dei concetti giuridici attraverso l’opera di selezione del diritto rilevante e di qualificazione della fattispecie concreta, esercitando così autorità sul contenuto concettuale ereditato dalla tradizione, verso cui è responsabile, e, quindi, sulle decisioni future, nel cui contesto i giudici dovranno, a loro volta, rispondere rispetto al contenuto concettuale emergente dalla prassi precedente293. Brandom parla a tal proposito di un processo di integrazione razionale sequenziale dei nuovi impegni concettuali-inferenziali nella costellazione degli impegni precedenti: è questo processo o pratica che istituisce gli status normativi dell’autorità e della responsabilità conformemente al modello hegeliano del mutuo riconoscimento294. In questa prospettiva, ogni giudice riconosce al contempo l’autorità di coloro

che lo hanno preceduto e di coloro che gli saranno successori. Dai giudici futuri, in particolare, deriva l’autorità connessa alla valutazione del soddisfacimento degli obblighi che il giudice attuale ha nei confronti dei giudici passati: “Because the future stands to the present as the present does to the past, and there is no final authority, every judge is symmetrically recognized and recognizing”295.

293 Ivi pp. 31-2.

294 Così Brandom sul punto: “Each deciding judge recognizes the authority of past decisions (and so of the contents

they both acknowledge and help institute) over the assessment of the correctness of the decision being made. That judge also exercises authority over future judges, who are constrained by that judge’s decisions, insofar as they are precedential. But the currently deciding judge is also responsible to (and held responsible by) future judges, who can (by their practical attitudes) either take the current decision (and rationale) to be correct and precedential, or not. For the current judge actually to exercise the authority the decision implicitly petitions for recognition of, it must be recognized by future judges. And if that precedential authority is recognized by the later judges, then it is real (a normative status has been instituted by those attitudes), according to the model of reciprocal recognition”. Ivi p. 33.

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La responsabilità per i concetti e verso i concetti si lega all’aspetto dinamico del loro uso: gli usi precedenti, infatti, non determinano la correttezza di tutti gli usi futuri ed il loro contenuto è in chiave diacronica sempre ulteriormente determinabile, ferme le dimensioni dell’autorità e della responsabilità. Protagonista è la Ragione e non la Comprensione (Verstand) in senso hegeliano, la dinamica del concettuale e non la statica.

L’adozione del paradigma hegeliano rispetto all’istituzione dei concetti, e quindi dei concetti giuridici, implica che le concezioni realiste del diritto, che secondo Brandom pongono l’accento sull’aspetto creativo dell’interpretazione giudiziale, e quelle che negano, al contrario, ogni ruolo creativo del giudice, obbligato a ricostruire ed applicare solo il diritto vigente, siano inadeguate in quanto unilaterali. Le une enfatizzano la dimensione dell’autorità, le altre quella della responsabilità296: “What is needed is an account that does justice to both, to their essential interrelations with one another, and to the way the process of which both are aspects determines conceptual contents. Hegel’s new notion of determinateness, made possible by the intricate diachronic reciprocal recognition model of the relations of authority and responsibility in an evolving tradition of legal construction, is offered as a response to just these criteria of adequacy”297.

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